Israele – Oltre che ripartire sempre da zero si può ripartire dalla pace?

Leggo articoli allucinanti e analoghi commenti di media che tentano a giustificare l’ingiustificabile, ovvero l’uccisione in un paese straniero dello scienziato nucleare iraniano Mohsen Fahrizade  del centro di ricerca innovazioni tecnologiche militare iraniano.

Stimo il popolo israeliano ma devo dire che la politica che lo rappresenta, è veramente incomprensibile e cinica. Essendo uno stato in cui la fede è molto importante, non capisco come lo stato israeliano possa concepire di uccidere in maniera così illegale ed efferata uomini che diventano obiettivi che non fanno altro che servire il proprio paese. Allo stesso modo è incomprensibile come i suoi dirigenti pretendano che gli altri subiscano i frutti delle proprie paure.

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[su_section border=”3px double #ffe01c” margin=”20px 0″]  Intendo dire, è noto a tutti che negli ultimi anni Israele si è avvicinata molto all’Arabia Saudita ed ai paesi del Golfo in genere, ma pochi riflettono sul fatto che non ha messo in atto alcun tentativo di parlamentare con l’Iran e la Siria.

Inoltre, non dobbiamo dimenticare che l’Iran è stata tirata per i capelli in Siria, vista la guerra asimmetrica iniziata dai paesi atlantici, Israele, Stati del Golfo e Turchia contro Damasco, un paese pacifico che con Assad aveva ottime prospettive di realizzare ulteriori progressi.

Questo è sconcertante perchè gli Stati Uniti con Trump sono riusciti persino a realizzare lo storico incontro con il presidente nord coreano  Kim Jong-un. Perché non sono stati fatti passi analoghi passi verso l’Iran o la Siria? [/su_section] 

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[su_section border=”3px double #ffe01c” margin=”20px 0″] Sono convinto che con un differente approccio, anche le crisi in corso (non iniziate dall’Iran o dalla Siria), sarebbero risolte velocemente.  Tuttavia non si va verso questa direzione,  il Segretario di Stato americano Pompeo ha appena fatto un lungo giro in Medioriente per affilare le lame. Sembra sia conosciuta solo una strada e non è quella della diplomazia che persegue la via verso la pace.[/su_section] 

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[su_section border=”3px double #ffe01c” margin=”20px 0″] Ma torniamo a Israele: attualmente Israele possiede circa 100 testate nucleari e non ha aderito agli accordi di non proliferazione nucleare. La capacità nucleare di Tel Aviv è nota da tempo. “Verso la fine del 1958, durante una crisi in Medio Oriente, un aereo da ricognizione americano U-2 scattò una serie di fatidiche fotografie in un angolo tranquillo del deserto del Negev, nel sud di Israele. Analizzate da esperti a Washington, le immagini hanno mostrato i primi segni rivelatori di quello che sarebbe stato il reattore nucleare israeliano e il centro armi di Dimona” (Los Angeles Times).

Per dare un giudizio su cosa Tel Aviv pretende dagli altri ma non applica per sé stessa, è il caso di ricordare il piano  The Samson Option” citato nel summenzionato articolo del Los Angeles Times, che come rivelò il premio Pulitzer Seymour Hersh nel suo libro omonimo, prevedeva che in caso di attacco di paesi arabi confinanti – se vicino ad un esito negativo del conflitto – Israele avrebbe effettuato un attacco indiscriminato con testate nucleari verso paesi terzi, tra cui l’Unione sovietica.[/su_section]

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[su_quote cite=”Nukes in the Negev: THE SAMSON OPTION: Israel’s Nuclear Arsenal and American Foreign Policy” url=”https://www.latimes.com/archives/la-xpm-1991-11-10-bk-2225-story.html?fbclid=IwAR1stY5XHZTGXbPXS1MFdtyrDnKhuFmmHmo3b-7CJqCpEOcjsA2tsmZsBBA”](…) Tra quei primi avvistamenti di U-2 del 1958 e un conto alla rovescia quasi per l’attacco atomico durante la guerra del Golfo Persico dello scorso inverno, Israele divenne furtivamente una potenza termonucleare, i suoi missili e bombardieri mirarono all’Unione Sovietica e agli stati arabi in un raggio di 6.000 miglia radius, il suo arsenale innescante aiutato, condonato e volontariamente ignorato da una lunga serie di amministrazioni statunitensi.

(…) Quasi dall’inizio, come documenta in modo agghiacciante Hersh, la strategia nucleare di Israele si sarebbe basata su una minaccia deliberata e una provocazione dell’Armageddon planetario. In extremis, di fronte alla prospettiva della sconfitta e del presunto sterminio da parte degli arabi, gli israeliani si sarebbero lanciati contro i sovietici e ogni altro avversario a portata di mano, innescando una guerra nucleare generale. Con attitudine biblica, le testate e le bombe sarebbero state chiamate armi “del tempio”, la politica “L’opzione Sansone”.[/su_quote]

Gli ispettori statunitensi riuscirono nel 1962 ottenere il permesso di visitare gli impianti nucleari di DIMONA, ma Israele affermò che il sito era stato costruito solo per ragioni pacifiche:

[su_quote cite=”Nukes in the Negev: THE SAMSON OPTION: Israel’s Nuclear Arsenal and American Foreign Policy” url=”https://www.latimes.com/archives/la-xpm-1991-11-10-bk-2225-story.html?fbclid=IwAR1stY5XHZTGXbPXS1MFdtyrDnKhuFmmHmo3b-7CJqCpEOcjsA2tsmZsBBA”]Episodio dopo episodio, man mano che le scorte aumentano, c’è un senso paralizzante dell’ipocrisia e del tradimento che hanno avvelenato le politiche sia di Israele che degli Stati Uniti. Mentre proclamano pubblicamente la loro devozione al controllo degli armamenti e alla non proliferazione delle armi nucleari, i presidenti americani abitualmente mentono e vengono smentiti [dai fatti] sulla questione. Quando gli ispettori statunitensi hanno finalmente il permesso di vedere Dimona sotto un accordo segreto nel 1962, gli israeliani affermano che è solo per scopi pacifici e ogni anno per otto anni costruiscono un elaborato villaggio di Potemkin per nascondere il lavoro sulle armi.[/su_quote]

Gli Stati Uniti sanno bene il potenziale atomico di Israele e la sua crescita e perfezionamento avvenuta anno dopo anno, ma hanno sempre fatto finta di niente:

Nel frattempo, l’intelligence americana accumula prove, fotografie, file, dossier, ma rimane tutto secretato “per assecondare la codardia politica dei superiori”.  Seymour Hersh , l’autore del libro The Samson Option“cita la riposta ottenuta da un analista dell’intelligence, “faresti meglio a stare attento. Soprattutto se hai una carriera. ” In altri termini, “c’è poco da guadagnare trasmettendo informazioni che chi è al vertice non vuole sapere”.

E così conclude:

[su_quote cite=”Nukes in the Negev: THE SAMSON OPTION: Israel’s Nuclear Arsenal and American Foreign Policy” url=”https://www.latimes.com/archives/la-xpm-1991-11-10-bk-2225-story.html?fbclid=IwAR1stY5XHZTGXbPXS1MFdtyrDnKhuFmmHmo3b-7CJqCpEOcjsA2tsmZsBBA”]Alla fine, naturalmente, questa sordida storia è la materia dei titoli di domani, è il fantasma tra le travi dei colloqui di pace in Medio Oriente, la beffa che viaggia nel bagaglio degli ispettori delle Nazioni Unite mentre danno la caccia al pericolo nucleare iracheno. Nel frattempo, Dimona passa a una nuova generazione di armi: laser a raggi X pompati con bombe, idrodinamica, trasporto di radiazioni. Israele è sempre più prigioniera di partiti marginali che rappresentano una manciata di elettori (…)[/su_quote]

Ovviamente tutto questo porterà solo a fare terra bruciata intorno e non alla pacifica convivenza tra popoli. “Gran parte di questo pericolo inutile – chiarisce Seymour Hersh – si è verificato negli Stati Uniti”. “Se un giorno i bambini ebrei o arabi del Medio Oriente devono essere inceneriti in un lampo di luce accecante, almeno non dovremo cercare lontano i responsabili”.

patrizioricci by @vietatoparlare


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nota a margine: “Israel’s Secretive Nuclear Facility Leaking as Watchdog Finds Israel Has Nearly 100 Nukes

Lo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI) ha pubblicato lunedì un nuovo rapporto in cui si afferma che Israele ha quasi un centinaio di testate nucleari, più di quanto si pensasse in precedenza.
Il rapporto SIPRI descrive l’arsenale nucleare israeliano come segue: 30 bombe a gravità in grado di consegnare armi nucleari da caccia; altre 50 testate che possono essere consegnate da missili balistici terrestri; e un numero imprecisato di missili da crociera lanciati dal mare e dotati di armi nucleari che garantirebbero a Israele una capacità di secondo attacco in mare.

Come risultato di una politica di “ambiguità nucleare”, il numero effettivo di armi nucleari israeliane è sconosciuto. Alcune altre organizzazioni, come la Nuclear Threat Initiative con sede negli Stati Uniti, hanno stimato che Israele ha prodotto abbastanza plutonio per armi da armare tra 100 e 200 testate nucleari. Israele è una delle sole cinque nazioni al mondo che si rifiutano di firmare il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari, un trattato internazionale volto a porre fine alla proliferazione delle armi nucleari e raggiungere il disarmo nucleare globale. (…) Mintpress – June 17th, 2019 By Whitney Webb[/su_section]

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