Ieri sera Mario Giordano ha onorato in pieno il nome della sua trasmissione, davvero un bel “Fuori dal coro”.
Tralascio la questione relativa alle responsabilità delle stragi di cui si parla in questi giorni, ma anche su questo ha dato la possibilità di farsi un quadro critico, decisamente lontano dalla versione “ufficiale” del nostro partito della guerra Draghi-Letta-Di Maio.
Intendo invece soffermarmi sull’interessante servizio dedicato a come vede questa crisi il resto del mondo. Una carrellata di televisioni di paesi non “occidentali”. Be’, lì la musica è del tutto diversa da quella suonata qui, cambia del tutto la prospettiva, rovesciata di 180 gradi rispetto a quella imposta dal partito americano.
Dall’Egitto alla Cina, dall’India al Medio Oriente fino ad arrivare all’America latina. Alcuni esempi. In Egitto si parla di una guerra voluta dagli Usa. In India si fanno attacchi precisi all’Occidente, non parlano di guerra ma di “Missione militare”; nelle loro tv c’è chi dice tranquillamente «conosciamo il metodo americano, sono loro il vero mandante della guerra». In Cina si accusa la Nato e gli Usa di aver spinto il conflitto tra Russia e Ucraina fino al punto di rottura (come ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian). In Venezuela si mette in evidenza il ruolo giocato dalle formazioni naziste nell’Ucraina di Zelensky…
Tanto che in conclusione del servizio Mario Giordano si domanda: «Noi pensiamo di aver isolato la Russia, ma non è che siamo noi ad essere stati isolati dal resto del mondo?». Un po’ come accade nel bel film “The others”, dove gli abitanti dell’antico palazzo credono di essere assediati dai fantasmi, ma alla fine scoprono di essere loro i fantasmi, in quanto morti da tempo.
Un quadro che mette chiaramente in evidenza come il mondo sia nei fatti già multipolare, solo che gli Usa non vogliono accettare questa realtà storica. Hanno dovuto abbandonare l’Afghanistan non perché sia stato un insuccesso, come qui banalmente quasi tutti hanno detto, ma semplicemente perché ormai in Asia non avevano più erba da brucare, non restava quindi che togliere le tende, dopo l’ennesima terra bruciata.
Oltre alla Cina e all’India, il Giappone non ne vuole sapere di interrompere le relazioni con la Russia, e la stessa Israele non sembra essere così allineata come lo è sempre stata. In Africa poi gli Usa sono costretti sempre più a retrocedere (Cina e Russia esprimendo invece una capacità di aumentare la propria presenza, ognuno a suo modo). E In America latina la situazione non è che sia così scontata come si potrebbe pensare.
Ecco perché gli Usa stringono sull’Europa, dove ha dei subalterni molto fedeli (l’Italia eccelle in questa qualità), ma dove c’è anche una Germania recalcitrante e altre realtà non proprio del tutto affidabili. Basti pensare all’Ungheria del rieletto Orban, che non ne vuole assolutamente sapere di interrompere i rapporti commerciali con la Russia e di mandare armi all’Ucraina di Zelensky. L
a qual cosa fa andare letteralmente ai matti il Pd nostrano, che a urne chiuse urla di elezioni non svolte regolarmente (Orban ha preso il 53%), con ciò dimostrando che il loro concetto di democrazia parlamentare è abbastanza elastico. Due giorni fa Letta era col fiato sospeso sperando in un miracolo nelle urne in Ungheria, insieme a Hillary Clinton che aveva esortato gli ungheresi a combattere «l’autocrazia e difendere società libere e democratiche», quindi votare contro Orban. Il quale, nel suo primo discorso post-elettorale, ha incluso nell’elenco dei suoi avversari i «media internazionali», i «burocrati di Bruxelles» e «Volodymyr Zelensky».
Il governo italiano mostra di essere tra i più servili (e per questo tra i più aggressivi): utilizza in modo vergognoso i fatti di Bucha, decidendo sulla fiducia come siano andate le cose e chi siano i responsabili (naturalmente i russi). Lo scolaretto Di Maio espelle 30 diplomatici russi per motivi di «sicurezza nazionale»; il diligente banchiere Draghi (sempre in attesa di essere promosso a segretario Nato) sentenzia che la «Russia ne renderà conto»; l’elmettato Letta chiede un embargo totale di gas e petrolio russi; il pariolino Calenda strepita che l’Ungheria è la quinta colonna dei russi, bisogna mandarla fuori dall’Ue.
Perché, in nome degli interessi americani dovremmo razionare i beni alimentari e il gas, chiudere migliaia di aziende, far morire l’agricoltura e la zootecnia, veder galoppare l’inflazione, avere milioni di licenziamenti? Why?
Come giustamente chiede la maggioranza della popolazione italiana: niente armi, niente sanzioni!
Fonte: Antonio Catalano