John Bolton: Il burattinaio nascosto che ha sabotato la diplomazia di Trump in Corea e Siria

C’è un articolo di Grey Zone letto oggi, che mi ha lasciato con un sapore decisamente amaro, e non posso fare a meno di mettere sotto i riflettori l’inquietante figura di John Bolton. Il pezzo ruota attorno al libro di Anya Parampil, Corporate Coup: Venezuela and the End of US Empire, che ci offre una lente d’ingrandimento su alcuni degli eventi più turbolenti e sinistri della politica internazionale recente.

Immaginate un mondo in cui le decisioni politiche non sono guidate da ideali come libertà e democrazia, ma piuttosto da freddi calcoli economici e ambizioni personali. Sembra il plot di un film distopico, ma purtroppo è la cruda realtà. Bolton, con il suo comportamento da perfetto war hawk, non solo ha giocato un ruolo chiave nei tentativi falliti di destabilizzare il Venezuela, ma ha anche orchestrato una delle pagine più buie della politica estera degli Stati Uniti, con una spietatezza che lascia senza parole.

Questo articolo mette in luce quanto Bolton sia stato un vero e proprio burattinaio nell’ombra, spingendo Trump verso decisioni catastrofiche. Non è un segreto che Bolton abbia sempre avuto un debole per i colpi di stato, e non si è mai tirato indietro quando si trattava di pianificare interventi violenti in paesi lontani, senza curarsi delle conseguenze umane e politiche. Lo stesso Maduro, presidente del Venezuela, ha apertamente accusato Bolton di essere la mente dietro il tentato assassinio a suo danno nel 2018. E non possiamo certo ignorare la confessione di Bolton durante un’intervista con Jake Tapper, in cui ha candidamente ammesso di aver partecipato a colpi di stato all’estero. Un’affermazione che suona quasi come una medaglia d’onore per lui, ma che rivela una mentalità che definire pericolosa è poco.

Parampil non risparmia dettagli sull’intrigo che Bolton ha tessuto per sabotare un possibile incontro tra Trump e Maduro. Trump, forse ingenuemante o forse no (perchè la fiducia reciproca e la diplomazia, il contatto personale è centrale) credeva di poter risolvere la situazione con un faccia a faccia, ma Bolton, insieme a Pompeo, ha lavorato dietro le quinte per far deragliare ogni tentativo di dialogo. Non sorprende che Maduro, in un commento recente, abbia definito Bolton e Pompeo “falsi consiglieri” che hanno portato Trump al fallimento.

L’articolo prosegue mettendo in luce la sconcertante mancanza di scrupoli di Bolton, che pur di vedere realizzati i suoi piani, non ha esitato a sfruttare la credulità e l’ignoranza di Trump in materia di politica estera. La verità, evidenziata da Parampil, è che Bolton non è mai stato interessato a ciò che era meglio per gli Stati Uniti o per il mondo, ma solo a portare avanti la sua agenda personale, a qualsiasi costo.

Un altro aspetto inquietante della figura di John Bolton – ma non contemplato da Grey Zone –  riguarda i suoi intrighi per sabotare i successi diplomatici di Trump, in particolare dopo il sorprendentemente positivo incontro con il leader nordcoreano Kim Jong-un. Trump, nel tentativo di aprire una strada verso la denuclearizzazione della penisola coreana, ha messo in gioco la sua reputazione e quella degli Stati Uniti per promuovere un dialogo che, sebbene fragile, aveva il potenziale per avviare un cambiamento storico. Ma chi c’era dietro le quinte, pronto a far deragliare ogni passo avanti? Proprio Bolton. Con la sua tipica freddezza, ha seminato dubbi, alimentato tensioni e promosso una linea dura che ha ostacolato qualsiasi progresso reale (1).

Ma non è finita qui. Bolton ha avuto un ruolo altrettanto distruttivo nel processo di pace in Siria. Ogni volta che sembrava possibile aprire uno spiraglio verso la fine del conflitto, Bolton si è assicurato di chiudere quella finestra con la sua retorica bellicosa e la sua inflessibile opposizione a qualsiasi accordo che non prevedesse un cambio di regime. Il suo approccio, volto unicamente a mantenere gli Stati Uniti coinvolti in conflitti interminabili, ha contribuito a prolungare la sofferenza del popolo siriano, minando ogni sforzo per raggiungere una soluzione diplomatica (2).

In definitiva, Bolton ha dimostrato di essere un ostacolo costante non solo per i tentativi di Trump di cambiare rotta nella politica estera americana, ma anche per qualsiasi processo di pace che minacciasse il suo rigido e pericoloso dogma interventista.

In conclusione, se c’è una lezione da imparare da questa lettura, è che Bolton rappresenta tutto ciò che di sbagliato c’è nella politica di intervento americana. Un uomo che ha trattato la politica estera come un gioco di scacchi, dove le pedine sono vite umane e i premi sono il potere e il profitto. Se volete davvero capire fino a che punto può spingersi l’ambizione umana, vi consiglio di leggere il libro di Parampil, ma preparatevi a fare i conti con una realtà più oscura di quanto avreste mai immaginato.

Note a margine:

Per quanto riguarda gli intrighi di John Bolton che hanno contribuito a far fallire i tentativi di Donald Trump di raggiungere accordi significativi con la Corea del Nord e di portare avanti il processo di pace in Siria, ci sono diverse fonti che evidenziano il ruolo negativo e ostruzionista di Bolton.

  1. Corea del Nord: Bolton è stato ampiamente criticato per aver sabotato i negoziati di pace tra Trump e Kim Jong-un, in particolare dopo che ha suggerito pubblicamente l’adozione del “modello libico” per la denuclearizzazione della Corea del Nord. Questo approccio, che implicava il disarmo totale da parte della Corea del Nord prima di qualsiasi concessione degli Stati Uniti, ha scatenato la furia di Pyongyang e ha portato alla cancellazione di un vertice cruciale. Trump stesso ha riconosciuto l’errore, attribuendo a Bolton la responsabilità per il fallimento del summit​ (Consortium News) (POLITICO).
  2. Siria: Bolton è stato un ostacolo significativo anche nel processo di pace in Siria. Ha costantemente promosso una linea dura, impedendo ogni tentativo di ridurre il coinvolgimento militare degli Stati Uniti nella regione. Il suo approccio interventista e la sua resistenza a qualsiasi forma di accordo con il governo siriano hanno contribuito a prolungare il conflitto, nonostante gli sforzi di altri membri dell’amministrazione Trump di perseguire una strategia più diplomatica​ (Consortium News).

 

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