Josep Borrell: una politica estera UE ostaggio di interessi terzi e disconnessa dalla realtà dei cittadini

La sconfitta della Russia, è la migliore garanzia di sicurezza per l’Europa, afferma Borrel.

Josep Borrell, il ministro della polita estera dell’UE*, sembra essere fermamente deciso a perpetuare il conflitto in Ucraina, ignorando ostinatamente qualsiasi possibilità di negoziati di pace e un qualunque accordo che assicuri la sicurezza condivisa tra Ucraina e Russia.

La sua recente dichiarazione ha dell’incredibile, probabilmente conscio di non aver alcun contraddittorio. In un suo intervento riportato dalla rivista francese L’Obs egli esorta i membri dell’UE a rifiutare qualsiasi forma di conciliazione con la Russia:

Il suo intervento rivela un atteggiamento che privilegia la continuazione del confronto militare ed economico, piuttosto che cercare vie pacifiche. Borrell, con un’ostinazione quasi provocatoria, insiste sul fatto che l’Ucraina debba essere armata con missili a lungo raggio e altri sistemi d’arma avanzati, ignorando le conseguenze di una tale escalation.

È sorprendente come Borrell, nonostante ammetta il fallimento parziale delle sanzioni contro la Russia, continui a sostenere che queste abbiano indebolito la macchina da guerra russa. Questa contraddizione evidenzia una mancanza di coerenza nella politica estera dell’UE, che sembra più orientata a soddisfare gli interessi degli Stati Uniti, piuttosto che quelli dei propri stati membri. La richiesta di Borrell di una rinascita dell’industria europea della difesa, mentre la spesa per la difesa nell’UE è aumentata senza un corrispondente aumento della produzione di armi, solleva interrogativi sulla reale efficacia e sulle intenzioni dietro queste politiche.

Le alternative trattate come ‘pericolose per la UE’

La posizione di Borrell sembra deliberatamente ignorare le correnti di pensiero all’interno dell’UE che propendono per una soluzione negoziata, come evidenziato dall’approccio del primo ministro ungherese Viktor Orban. È notevole osservare come le opinioni divergenti dalle linee guida promosse da Borrell non solo vengano trascurate, ma siano anche oggetto di una sistematica delegittimazione attraverso una censura e una disinformazione istituzionale, finanziata paradossalmente dai cittadini europei stessi.

L’esempio del fastidio della UE per l’Ungheria, un esempio da manuale della libertà di pensiero nella UE

In questo contesto, l’atteggiamento assunto dall’UE nei confronti dell’Ungheria emerge come un esempio lampante. L’Ungheria, con la sua posizione pragmatica e orientata alla salvaguardia della sovranità e degli interessi nazionali nel conflitto tra NATO e Russia tramite l’Ucraina, si trova in netto contrasto con un’illusoria unità europea. Quest’ultima sembra essere costruita più sul consenso imposto dagli Stati Uniti e dalle élite globali ultraliberali, illuminate e transumaniste, piuttosto che su una genuina condivisione di valori e obiettivi tra i paesi membri.

Questa dinamica mette in luce una preoccupante tendenza all’interno dell’UE, dove il dialogo costruttivo e il rispetto delle diverse prospettive nazionali vengono sacrificati in favore di un’agenda politica che privilegia interessi esterni e visioni ideologiche distanti dalla realtà e dalle esigenze dei cittadini europei.

Circolo di autocelebrazione autocompiacimento

La postura adottata da Borrell e dal suo circolo di autocelebrazione e autocompiacimento, che manifesta costantemente una trascuratezza verso la ricerca di una soluzione pacifica, non è priva di conseguenze dirette sui cittadini europei. Questa insensibilità alle effettive necessità dei popoli dell’UE, che stanno affrontando ripercussioni economiche significative a causa delle sanzioni imposte alla Russia, si traduce in impatti tangibili e sempre più gravi. Tali effetti sono ulteriormente esacerbati dagli obiettivi di ‘net-zero’ e dalle ideologie che influenzano la percezione dell’essere umano e il suo ruolo nella società. Questa dinamica evidenzia una preoccupante disconnessione tra le politiche adottate a livello europeo e le reali esigenze dei cittadini, i quali si trovano a pagare il prezzo di decisioni politiche che sembrano ignorare le loro voci e le loro necessità quotidiane.

Infine, la rappresentazione della Russia come un partito disinteressato alla pace da parte di Borrell è discutibile, soprattutto considerando che Mosca ha espresso la disponibilità a negoziati di pace, a condizione che i suoi obiettivi militari siano raggiunti. Questa narrazione unilaterale serve solo a giustificare ulteriormente la politica aggressiva dell’UE, che sembra essere più concentrata sul confronto che sulla ricerca di una soluzione pacifica e sostenibile al conflitto.

NOTA

* = Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza e Vicepresidente della Commissione Europea

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