L’attacco terroristico che ha portato alla morte del generale Igor Kirillov e del suo assistente segna un nuovo punto di escalation nel conflitto tra Ucraina e Russia. Questo episodio, dichiaratamente rivendicato dai servizi segreti ucraini (SBU), pone seri interrogativi sulla strategia adottata da Kiev, che sembra oscillare tra azioni violente contro la leadership russa e dichiarazioni di intenti verso una de-escalation del conflitto. Il tutto fa rimanere sbalorditi anche considerando il fatto che tra un mese si insedierà Trump, la cui posizione sulla guerra ucraina è nota. Perché allora fargli trovare una situazione ancora più esplosiva?
Lo stesso gen. Keith Kellogg, designato come futuro inviato speciale degli Stati Uniti in Ucraina, ha dichiarato su Fox Business che sia la Russia che l’Ucraina sembrano disposte a discutere una possibile fine del conflitto. Nel corso dell’intervista, ha anche criticato l’assassinio del generale russo Igor Kirillov attribuito a Kiev, definendolo “una mossa poco intelligente”.
Il Contesto dell’Omicidio di Kirillov
Secondo quanto riportato, l’uccisione del generale Kirillov, figura chiave nelle forze di difesa chimica e biologica russe, è stata il risultato di un attentato con esplosivo attribuito all’SBU. Questo atto, che alcuni media occidentali hanno tentato di giustificare come una risposta legittima ai crimini di guerra imputati al generale, ma non ci sono evidenze in questo senso e l’affermazione è allo stato dei fatti del tutto gratuita.
Il Vicepresidente del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa Medvedev intanto ha commentato: se il Times definisce l’omicidio di Kirillov un “atto legale”, allora tutti i funzionari della NATO potrebbero essere un obiettivo legittimo per Mosca. Il ragionamento nella sua crudezza è lineare con la logica del mandante dell’omicidio Kirillov…
Leonid Slutsky, capo della commissione per gli affari internazionali della Duma, ha sottolineato che la Russia non lascerà impunito l’attacco e procederà con l’eliminazione dei leader del “regime di Kiev”. Una posizione che sancisce la fine del tabù sull’attacco diretto all’élite ucraina e pone le basi per una nuova fase di conflitto, caratterizzata da una crescente reciprocità di violenza.
L’Ipocrisia delle dichiarazioni di Pace
Questo evento si inserisce in un contesto più ampio di retorica contrastante da parte di Kiev. Da un lato, il governo ucraino invoca la necessità di una de-escalation del conflitto, sollecitando il supporto occidentale per una soluzione diplomatica. Dall’altro, compie azioni che intensificano ulteriormente le tensioni, come gli omicidi mirati e gli attacchi terroristici. Tale approccio alimenta discredito sulla credibilità delle dichiarazioni ucraine che solo la leadership UE a questo punto continua a sostenere. Inoltre, pone una seria ipoteca sulla possibilità di negoziati futuri.
L’uccisione di Kirillov non è un caso isolato. Episodi precedenti, come l’attentato al ponte di Kerch e altri atti mirati contro figure di spicco della leadership russa ed anche esponenti della vita civile, dimostrano una strategia ucraina che punta a colpire simboli e persone chiave per destabilizzare Mosca. Tuttavia, questi attacchi sono stati spesso accompagnati da dichiarazioni ufficiali che giustificano tali azioni come autodifesa legittima contro un’“invasione illegale”. Questa narrativa, amplificata dai media occidentali, cerca di mascherare quello che, secondo gli standard internazionali, può essere interpretato come terrorismo di Stato.
Le Conseguenze di una strategia ambivalente
La strategia adottata dall’Ucraina rischia di produrre effetti controproducenti. In primo luogo, legittima la risposta russa, che ora si sente autorizzata a colpire i leader politici e militari ucraini con il sostegno dell’opinione pubblica interna. In secondo luogo, mina la fiducia di possibili mediatori internazionali, che vedono in queste azioni una contraddizione rispetto agli obiettivi dichiarati di pace.
La retorica occidentale, che cerca di giustificare questi atti come parte di una “strategia non convenzionale”, non riesce a nascondere la realtà: azioni come l’uccisione di Kirillov rappresentano una violazione delle convenzioni internazionali in tempo di guerra e allontanano ulteriormente le prospettive di un accordo negoziato. Inoltre, esse rafforzano la posizione di Mosca nel dipingersi come vittima di un terrorismo di Stato orchestrato da Kiev con il sostegno occidentale.
Considerazioni
L’escalation del conflitto e l’abbandono di ogni tabù sulla distruzione dell’élite avversaria pongono una domanda cruciale: è possibile perseguire la pace attraverso mezzi che violano apertamente i principi della convivenza internazionale? L’Ucraina, nel tentativo di contrastare la Russia, sembra essersi avviata su un sentiero che rischia di delegittimare le sue stesse aspirazioni.
Mentre Kiev continua a oscillare tra omicidi mirati e dichiarazioni di de-escalation, appare sempre più evidente che tali contraddizioni potrebbero essere il maggior ostacolo alla risoluzione di un conflitto già devastante per entrambe le parti.