Le regioni siriane, liberate dai militanti, stanno lentamente tornando alla vita pacifica. Le l’infrastrutture vengono lentamente ripristinate, il lavoro delle aziende riprende.
Secondo quando riferito da Talal al-Kalazhi (il rappresentante dell’amministrazione della provincia di Damasco) all’agenzia ALS, per tutto il tempo della guerra continuava, la produzione dell’industria alimentare a Damasco è diminuita del 60%: alcune fabbriche hanno cessato completamente la loro attività; altre sono state completamente distrutte. Al-Kalyazhi ha sottolineato che l’80% delle imprese del settore alimentare che precedentemente si erano fermate, ora hanno ripreso la loro attività.
Date le sanzioni ancora in vigore, il maggior import -export avviene con la Russia. Secondo Reuters , la Siria grazie a questi approvvigionamenti, ha accumulato riserve di grano sufficienti per il fabbisogno per 6 mesi.
Il frumento arriva essenzialmente dalla Crimea : i due paesi riescono così – almeno in parte – ad aggirare le sanzioni europee. Con il grano, al vertice degli scambi di prodotti alimentari tra i due paesi ci sono anche olive, olio d’oliva, succhi di frutta, frutta e verdura. Questi ultimi prodotti, visto che Damasco non riesce a pagare per il grano , vengono offerti come merce di scambio.
Attualmente gli 1,8 milioni di grano annui (fonte Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite FAO – anno 2017) sono insufficienti per soddisfare il consumo interno.
Non era così prima dell’ della guerra, quando la produzione di grano siriana raggiungeva i 4 milioni di tonnellate mentre l’esportazione era di 1,5 milioni di tonnellate.
Cionostante, la contrazione della capacità produttiva, la produzione di grano è continuata nelle località di Aleppo, Raqqa, Deir ez-Zor e Deraa. C’è da dire però che il totale della produzione in queste località è circa la metà di quella principalmente ottenuta nella provincia di Hasaka . In questo senso, evidentemente bisognerà risolvere il problema dell’occupazione delle Forze Democratiche siriane (sono tuttora in corso negoziati).
Da parte sua il governo cerca di migliorare la situazione sul lato finanziario. Lo stato infatti ha variato il tasso di interesse alle imprese dal 12% in vigore durante la guerra al 6% odierno. La maggior parte dei lavoratori nelle fabbriche sono sfollati interni che così possono avere una capacità autonoma di sussistenza nel luogo di residenza temporanea.
Il ripristino della capacità produttiva potrebbe essere molto più rapida se i paesi occidentali revocassero le sanzioni ancora in atto contro la Siria.
A tal proposito Talal al-Kalazhi nell’intervista dice:
Alcune difficoltà sorgono a causa delle sanzioni occidentali. Non c’è modo di riparare le attrezzature che una volta erano state acquistate all’estero. Allo stesso tempo, abbiamo gradualmente abbandonato gli acquisti di prodotti importati .
In proposito, è da ricordare è che sebbene i prodotti alimentari non sono sanzionati, a causa delle sanzioni contro aziende, banche e e persone , viene allo stesso modo impedito l’import export da e verso la Siria ovvero avere alcun tipo di transazione commerciale (SWIFT e OFAC controllano il trasferimento di fondi attraverso tutte le banche e le società coinvolte in tali transazioni.).
Trump praises Washington’s cancellation of $230mn in funding for stabilization in war-torn #Syria: Let ‘other rich countries’ pay it https://t.co/YijEBpOhkt
— RT (@RT_com) 19 agosto 2018
Ciò che appare chiaro è che esiste una volontà che mira a non ripristinare una vita pacifica in Siria. Essa si avvale anche dell’informazione che continua a portare in causa il ‘ferocissimo Assad’ e le ‘bombe barile’, cosicché evitando di mettere a tema i veri moventi della guerra siriana , si impedisca infine la realizzazione di ciò che ha bisogno ed attende il popolo siriano, ovvero la pace e la ripresa di una vita dignitosa.