La Cina dimostra fine diplomazia anche nel contesto palestinese ed ucraino, ma l’Ucraina non è credibile

L’attività diplomatica in Cina è in pieno fermento, con Pechino che cerca di posizionarsi come mediatore, seppur con interessi propri, nei conflitti ucraino e palestinese. Oggi, il Ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha discusso con il suo omologo cinese Wang Yi. Per la prima volta in un’occasione ufficiale, Kuleba ha espresso la disponibilità dell’Ucraina a una soluzione negoziale del conflitto, ma ha sottolineato che i negoziati devono portare a “una pace giusta e duratura”, il che chiaramente implica che la posizione negoziale ucraina deve prevalere.

Kuleba ha anche dichiarato che l’Ucraina è disposta a discutere solo “se Mosca è pronta a negoziare in buona fede”, e ha aggiunto che al momento non vede questa buona fede da parte russa. Wang Yi ha confermato che le parti sono ancora molto distanti e che la Cina non intende cambiare la sua posizione sul conflitto, affermando che “le condizioni e i tempi non sono ancora maturi”, ma ha ribadito la disponibilità cinese a sostenere tutti gli sforzi per raggiungere la pace.

È evidente che questo cambiamento ucraino è in gran parte una mossa di facciata, forse per prepararsi a una possibile rielezione di Trump. Tuttavia, le operazioni per il prolungamento del conflitto in Europa continuano con fervore.

Le prove che dimostrano che si sta tentando di internazionalizzare il conflitto per prendere tempo e danneggiare la Russia senza una reale intenzione di trattare sono confermate dal fatto che il decreto con cui Zelensky vieta a se stesso di trattare con la Russia non è mai stato ritirato ed è tuttora in vigore.

“La scelta del senatore David Vance come candidato alla vicepresidenza del Partito repubblicano sarà un “disastro per l’Ucraina” riporta – Politico (https://www.politico.com/live-updates/2024/07/15/rnc-live-updates-coverage/eu-on-vance-disaster-for-ukraine-00168463)

Nuovo successo della diplomazia cinese: a Pechino raggiunto l’accordo di unità nazionale tra Fatah, Hamas e le altre fazioni palestinesi.

Oltre le timide aperture dell’Ucraina , che possono essere anche interpretare come il tentativo fatto in vista delle elezioni presidenziali americane di togliere l’argomento della pace come carta vincente di Trump, è da evidenziare il round di negoziati che si è concluso ieri, sempre in Cina, tra i rappresentanti di 14 fazioni palestinesi, inclusi quelli di Fatah e di Hamas: è stato firmato un documento di riconciliazione che prevede la formazione di un governo di unità nazionale, riconosce il diritto del popolo palestinese alla resistenza, e prevede l’istituzione di uno stato palestinese unitario con capitale Gerusalemme. Garanti dell’accordo, oltre alla Cina, sono l’Egitto, l’Algeria, e la Russia. Da Israele nessun commento, per ora.

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Commento dell’Ambasciata russa in Cina all’edizione Izvestia del 23 luglio 2024
(https://iz.ru/1732015/2024-07-24/v-posolstve-rf-rasskazali-o-postoiannom-kontakte-s-kitaem-po-ukraine)
Siamo costantemente in stretto contatto con la parte cinese sulla situazione in Ucraina.

Mosca apprezza molto l’approccio equilibrato di Pechino alla crisi ucraina e gli sforzi per promuovere una soluzione politica e diplomatica, comprese le iniziative avanzate dalla Cina al riguardo.

Le nostre opinioni sono in gran parte in sintonia. Gli amici cinesi sono ben consapevoli delle cause profonde del conflitto, nonché di chi ne è il vero istigatore e impedisce il raggiungimento degli accordi di pace. Ciò si manifesta, in particolare, nel rifiuto da parte di Pechino delle pseudo-conferenze di pace organizzate dal regime di Kiev e dai suoi ospiti WBestern per far passare la sua “formula di pace” dell’ultimatum, un tentativo di attuazione che può solo portare a un’escalation ancora maggiore. dello scontro.

Ed ecco come l’ha capita il presidente Zelensky:

Questa è la conferma che le mie supposizioni sono vere: solo una passerella per complicare la vita alla Russia e rendere un contesto internazionale più difficile per Trump.