La Conferenza episcopale tedesca ha risposto all’intervento del Vaticano riguardo la preparazione di un processo sinodale vincolante da tenersi in quel paese a partire dall’Avvento. La conferenza ha detto venerdì che le critiche dettagliate del dipartimento legale del Vaticano riguardano vecchie bozze di documenti e non tengono conto delle modifiche apportate ai piani tedeschi.
Ma qualcosa non quadra. Il perché ce lo spiega Ed Condon nel suo articolo pubblicato sul Catholic News Agency (CNA).
Eccolo nella traduzione di Sabino Paciolla:
La Conferenza episcopale tedesca ha risposto all’intervento del Vaticano riguardo la preparazione di un processo sinodale vincolante da tenersi in quel paese a partire dall’Avvento. La conferenza ha detto venerdì che le critiche dettagliate del dipartimento legale del Vaticano riguardano vecchie bozze di documenti e non tengono conto delle modifiche apportate ai piani tedeschi.
Ma un’analisi dei documenti della conferenza indica che le questioni segnalate dal Vaticano non sono state affrontate dal progetto di statuto dei vescovi tedeschi, approvato provvisoriamente il 19 agosto, e ancora invariato il 30 agosto, 5 giorni prima dell’intervento del Vaticano.
Il 4 settembre, il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, ha scritto al cardinale Marx come capo della Conferenza episcopale tedesca, esprimendo le preoccupazioni riguardo i piani tedeschi di formare un’Assemblea sinodale come parte del “processo vincolante” annunciato da Marx all’inizio di quest’anno.
La CNA ha riferito che la lettera, e una valutazione giuridica di quattro pagine dei piani tedeschi da parte della Pontificia Commissione per i testi legislativi, ha espresso riserve sui piani tedeschi, in particolare sull’intenzione di prendere in considerazione e adottare risoluzioni vincolanti su questioni di insegnamento e disciplina della Chiesa universale.
Il 13 settembre, la Conferenza episcopale tedesca ha pubblicato sia la lettera di Ouellet che la valutazione giuridica di accompagnamento, ma ha respinto le preoccupazioni in esse espresse, affermando che la critica del Vaticano non si basava sulla versione attuale dei piani tedeschi.
“Il parere del Pontificio Consiglio per i testi legislativi affronta la bozza degli Statuti del giugno 2019 e non tiene conto della versione aggiornata a luglio e dopo la riunione del Consiglio permanente di agosto, che già non contiene più alcuni passaggi a cui si riferisce il parere”, secondo una dichiarazione rilasciata dalla conferenza venerdì.
Il cardinale Marx si recherà a Roma la prossima settimana per incontrare Ouellette e “dissipare ogni malinteso” sui piani tedeschi, ha detto la Conferenza episcopale tedesca il 13 settembre.
Diverse “incomprensioni” chiave che potrebbero essere affrontate in quella riunione sembrano riflettersi nella versione del piano sinodale approvato dal comitato esecutivo dei vescovi tedeschi il 19 agosto.
Quel documento, ottenuto dalla CNA, mostra che quasi tutte le disposizioni segnalate come problematiche dalla valutazione del PCLT ( Pontificio Consiglio per i testi legislativi, ndr) rimangono parte dei piani dei vescovi tedeschi.
La critica giuridica del Vaticano, datata 1 agosto, ha spiegato che sia le aree di contenuto proposte che il metodo proposto per affrontarle superano l’autorità dei vescovi tedeschi.
L’analisi richiama l’attenzione sull’intenzione che l’Assemblea sinodale adotti risoluzioni su quattro aree riguardanti l’insegnamento e il governo della Chiesa universale: “autorità, partecipazione e separazione dei poteri”, “morale sessuale”, “la forma di vita sacerdotale” e “le donne nei ministeri e negli uffici della Chiesa”.
Tutte e quattro le aree tematiche rimangono intatte nella versione di agosto, approvata dal comitato esecutivo.
La valutazione del Pontificio Consiglio per i testi legislativi ha anche risposto alla proposta che il Sinodo avrebbe avuto potere deliberativo, dicendo che il piano tedesco sembrava convocare un consiglio particolare “ma senza usare questo termine”.
“Come può una Chiesa particolare deliberare in modo vincolante se i temi trattati riguardano tutta la Chiesa?” ha chiesto l’arcivescovo Filippo Iannone, capo del Pontificio Consiglio per i testi legislativi.
“La Conferenza episcopale non può dare effetto giuridico alle risoluzioni, questo esula dalle sue competenze”, ha detto la sua analisi.
Nonostante l’insistenza dei vescovi tedeschi riguardo il fatto che il Vaticano aveva criticato una versione precedente degli statuti proposti, la versione approvata dal comitato esecutivo in agosto prevede, all’articolo 3, che “L’Assemblea sinodale è l’organo superiore e ha potere deliberativo. I membri dell’Assemblea sinodale hanno pari diritto di voto nelle questioni decisionali”.
Nella bozza di agosto sono state mantenute anche le disposizioni per la rappresentanza paritetica nell’assemblea della Conferenza episcopale tedesca e del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK).
L’analisi di Iannone ha detto che questa particolare disposizione non sarebbe stata accettabile.
“Si ha l’impressione che la Conferenza episcopale e la ZdK siano uguali tra loro: inviano un numero uguale di partecipanti, appartengono con uguali diritti alla presidenza [dell’Assemblea], hanno un voto deliberativo, e così via”.
“Questa parità tra vescovi e laici non è ecclesiologicamente valida”, ha concluso Iannone.
Un altro punto chiave di preoccupazione nella valutazione del Vaticano è la mancanza di coinvolgimento del Vaticano nella ratifica e nelle risoluzioni presentate.
“L’articolo 12 stabilisce, per quanto riguarda la pubblicazione delle decisioni, che quelle che riguardano questioni che sono riservate alla Chiesa universale devono essere trasmesse alla Sede Apostolica. Come è già stato detto, i suddetti temi vanno oltre le competenze di una Chiesa particolare”, scriveva Iannone, prima di richiamare l’attenzione sull’intento di “trasmettere” le decisioni a Roma.
“Ci si chiede: cosa significa “trasmettere”? Si tratta solo di rendere note le deliberazioni, o si tratta di una richiesta di recognitio [formale riconoscimento] come previsto dai decreti di un determinato Consiglio? Il progetto di statuto lascia molte questioni aperte”.
Nella bozza riveduta, approvata dal comitato esecutivo dei vescovi tedeschi il 19 agosto, l’articolo 11, 2, afferma che “Le risoluzioni che riguardano questioni che ricadono sotto l’autorità della Chiesa universale saranno inoltre trasmesse alla Sede Apostolica”.
La dichiarazione della Conferenza episcopale tedesca di venerdì afferma che le preoccupazioni della PLCT sono in gran parte dovute alle revisioni degli statuti sinodali di “luglio e dopo la riunione del Consiglio permanente di agosto”. Ma i documenti interni della Conferenza episcopale tedesca, ottenuti dalla CNA, dicono che la versione più recente degli statuti è stata “redatta il 1° agosto 2019” con “nessuna modifica fino al 30 agosto 2019”.
Non si sa se sono state apportate modifiche rilevanti tra il 31 agosto e il 4 settembre, quando Ouellet ha inviato la sua lettera al cardinale Marx.
L’articolo La Conferenza Episcopale Tedesca risponde alle preoccupazioni del Vaticano. Ma qualcosa sembra non quadrare. proviene da Il blog di Sabino Paciolla.