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La Corea del Sud impone limiti al THAAD, rifiuta l’alleanza tripartita con gli Stati Uniti e il Giappone, e inizia colloqui sulla Difesa con la Cina
La grande notizia in Asia questa settimana non è l’imponente, ma in definitiva inutile, visita in Cina di Trump. Sono i passi silenziosi che la Cina e la Corea del Sud hanno cominciato a fare l’una verso l’altra.
In un recente articolo per The Duran [in inglese] ho discusso di come la politica estera russa sembrasse mirata verso una soluzione alla crisi coreana che prevedesse colloqui diretti a guida russo-cinese tra la Corea del Nord e la Corea del Sud, che non coinvolgessero gli Stati Uniti.
Ho anche riferito dei progetti russi, iniziati tempo fa, per costruire linee ferroviarie e gasdotti tra la Corea del Nord verso la Corea del Sud, per fornire alla Corea del Sud, tramite la Corea del Nord e la Russia, un ponte continentale verso l’Europa, connettendo le due Coree e avvicinandole sia economicamente che politicamente alle due grandi potenze euroasiatiche, vale a dire Russia e Cina.
Ho anche ipotizzato che questi piani russi – che ho affermato che sono stati senza dubbio elaborati in accordo con la Cina – potrebbero coinvolgere anche l’unione delle due Coree in una qualche forma di confederazione tra loro, un’idea per la prima volta espressa dal presidente nordcoreano Kim Il-sung negli anni ’70, e che da allora in poi è riemersa di tanto in tanto.
Nel mio articolo ho riassunto tutto questo come segue:
Dopotutto non è che i contorni di un possibile accordo coreano siano difficili da vedere: un patto di non aggressione tra le due Coree, un ritiro delle truppe statunitensi dalla Penisola coreana, e un accordo da parte della Corea del Nord per rinunciare alle armi nucleari in cambio di garanzie formali di sicurezza da parte delle grandi potenze (in questo caso le due grandi potenze euroasiatiche, la Russia e la Cina).
Non esiste alcuna ragione logica per cui ognuna di queste opzioni dovrebbe richiedere l’accordo degli Stati Uniti, e se le due Coree dovessero accettarle, gli Stati Uniti non sarebbero in grado di impedirlo.
I sudcoreani al momento non sono pronti per questo, ma i russi – che in privato probabilmente già pensano a tutte queste cose – potrebbero calcolare che se attendono e aspettano il momento giusto, i sudcoreani saranno più disposti ad ascoltare, nel caso diventasse chiara la vera estensione dell’intransigenza statunitense.
Dopotutto è così che è arrivata la grande svolta nella crisi siriana, con la Russia e la Turchia che hanno stilato un accordo tra loro [in inglese] dopo la caduta della roccaforte jihadista di Aleppo, un accordo che non ha coinvolto gli Stati Uniti.
Siamo vicini a questo punto, nella crisi coreana. I nordcoreani avranno bisogno di molta persuasione prima di essere pronti a parlare coi sudcoreani, il cui governo viene considerato un burattino degli Stati Uniti. I sudcoreani avranno bisogno di molta persuasione prima di essere disposti a rompere con gli Stati Uniti ed essere pronti ad agire senza il previo accordo degli Stati Uniti.
Tuttavia, tenuto conto dei forti interessi che tutte e tre le parti hanno in un accordo, se gli Stati Uniti non stanno attenti, potrebbe non volerci così tanto prima che ciò avvenga.
In quel caso potremmo vedere i diplomatici russi a Pyongyang e Seul, e i leader della Corea del Nord e della Corea del Sud – Kim Jong-un e Moon Jae-in – a Mosca, con gli Stati Uniti completamente tagliati fuori dai colloqui – mediati dalla Cina e dalla Russia – per una soluzione globale della crisi coreana, che senza di loro sarebbe andata avanti.
Va da sé che la Cina sarà coinvolta in ogni fase del percorso. I russi indubbiamente informano i cinesi in anticipo circa ogni passo che stanno facendo, proprio come l’Iran è stato informato e coinvolto in ogni passo che i russi e i turchi facevano insieme per porre fine alla crisi siriana, ed è poi stato nominato co-presidente dei colloqui di Astana.
Il coinvolgimento e l’accordo della Cina è di fatto essenziale. In definitiva, a causa della storia di diffidenze tra le due Coree, la Cina e la Russia dovranno quasi certamente agire come co-firmatari e garanti di qualunque accordo che alla fine le due Coree concludessero tra di loro. Quasi certamente ciò richiederà che la Cina e la Russia forniscano garanzie formali non solo alla Corea del Nord, ma probabilmente anche alla Corea del Sud.
Ne viene fuori che mentre i russi parlavano con i nordcoreani – come ho discusso a lungo nel mio articolo – i cinesi hanno parlato con i sudcoreani, e le proposte che hanno fatto sono state esattamente in linea con quello che ho previsto nel mio articolo.
Inoltre queste discussioni stanno portando frutti. Ecco come il Global Times [in inglese] il ha descritto il loro esito:
La visita di Trump in Corea del Sud è arrivata nel momento in cui Pechino ha deciso di riallacciare i legami con Seul. Il 30 ottobre, il Ministro degli Esteri sudcoreano Kang Kyung-wha ha escluso la possibilità di schierare ulteriori batterie di Terminal High Altitude Area Defense [THAAD], il sistema di difesa missilistico a guida americana adottato dalla Corea del Sud, e di entrare in una formale alleanza militare trilaterale con Washington e Tokyo.
I forti commenti di Kang sono rari per il diplomatico tradizionale, il cui linguaggio è generalmente dotato di sfumature e ambiguità strategiche per garantire maggiori manovrabilità e leve diplomatiche, evidenziando la solida volontà del presidente sudcoreano Moon Jae-in [in inglese] di migliorare i rapporti con la Cina…
Il 14 ottobre Moon ha chiesto un freno alle azioni militari a tutte le parti, affermando che avrebbe “bloccato la guerra con tutti i mezzi”, e che l’azione militare contro la Corea del Nord [in inglese] doveva essere decisa solo dai sudcoreani e “da nessun altro”.
… La recente decisione della Corea del Sud e della Cina di riprendere il dialogo militare giunge in un momento opportuno. Il 24 ottobre, i ministri della Difesa dei due paesi hanno tenuto la loro prima riunione faccia a faccia in due anni. I colloqui ufficiali e il meccanismo del dialogo tra i Capi di Stato Maggiore si erano interrotti rispettivamente dal gennaio 2016 e dal giugno 2013, e verranno ripresi in un secondo tempo. Questi canali militari forniscono una nicchia per migliorare la qualità delle relazioni bilaterali e possono aggiungere sia contenuti che sostanza alla loro attuale “partnership strategica e cooperativa”.
Per quanto riguarda gli obiettivi ultimi della Cina nei negoziati con la Corea del Sud, ecco come li descrive l’articolo [in inglese] del Global Times:
In questo contesto, la Corea del Sud è in una posizione unica per diventare un fulcro strategico per la Cina, almeno sotto le amministrazioni Trump e Moon. È fondamentale che entrambi i paesi utilizzino questo momento storico per costruire sostanza strategica e militare, affinché eventuali future frizioni nella sicurezza non erodano la loro difficile amicizia.
Il professor Yan Xuetong dell’Università Tsinghua ha affermato una volta che la Corea del Sud potrebbe e dovrebbe essere un alleato naturale della Cina. Sebbene la visione di Yan non sia fattibile nel breve o medio termine, i due paesi hanno abbastanza potere economico, diplomatico e militare collettivo sufficiente per portare la pace in Asia orientale e fornire beni pubblici globali per la regione sotto forma di sicurezza tradizionale e non-tradizionale. Tali obiettivi strategici sono vantaggiosi sia per la Cina, che cerca di diventare una potenza importante con caratteristiche cinesi, che per la Corea del Sud, che ha bisogno di rafforzare la sua diplomazia.
(corsivo e grassetto aggiunti)
Confrontate queste parole con la mia descrizione, nel mio articolo, degli obiettivi ultimi della Russia nella penisola coreana:
Se le due Coree – con una popolazione totale di quasi 80 milioni di persone, altamente addestrata e ben istruita, abbondanti risorse naturali e industrie avanzate (tra cui alcune in Corea del Nord) – si unissero, il risultato sarebbe essere un colosso economico che potenzialmente rivaleggerebbe con il Giappone per il ruolo di seconda economia più grande dell’Asia orientale dopo la Cina.
Per i russi – con i loro buoni rapporti con entrambe le Coree – è una prospettiva seducente, specialmente se possono utilizzare la prospettiva di migliori legami economici e politici tra loro stessi e le due Coree – e tra le due Coree l’una con l’altra – per allontanare la Corea del Sud dagli Stati Uniti e per dare alle due Coree relazioni più strette e forse, col tempo, integrarle pienamente con le potenze eurasiatiche (cioè con la Cina e la Russia).
(corsivo e grassetto aggiunti)
Gli obiettivi cinesi e russi sono in linea di massima identici, confermando definitivamente che le due grandi potenze eurasiatiche stanno agendo di concerto per raggiungere lo stesso obiettivo.
Chiaramente c’è una divisione del lavoro concordata tra loro, con i cinesi che parlano ai sudcoreani, su cui hanno una forte leva economica (si veda questo articolo [in inglese] della Reuters) e con i russi che parlano ai nordcoreani, con i quali – a differenza dei cinesi – tradizionalmente hanno sempre avuto buone relazioni.
Quali sono le prospettive di queste mosse sino-russe?
Un viaggio che ho fatto in Corea del Sud nel 2004 mi ha reso molto consapevole dell’enorme influenza culturale sulla Corea del Sud da parte della Cina, rispetto alla quale la presenza statunitense in Corea del Sud sembrava effimera.
Mi ha anche fatto capire la portata dell’orgoglio del popolo sudcoreano dei risultati della nazione coreana – che sono grandi e poco noti in Occidente – e del profondo sospetto che la maggior parte di esso ha ancora verso il Giappone, che ha colonizzato la Corea dal 1910 al 1945.
In questo contesto, uno sviluppo fondamentale delle ultime due settimane – affrontato dal Global Times – è che il governo sudcoreano ha escluso in modo esplicito qualsiasi idea che la Corea del Sud aderisca ad un’alleanza trilaterale fra Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone, diretta in teoria contro la minaccia della Corea del Nord, ma in realtà diretta anche contro le potenze eurasiatiche: la Cina e la Russia.
Infine, il mio viaggio nel 2004 mi ha reso vividamente cosciente della nostalgia del popolo coreano – sia del sud che del nord – per la pace e l’indipendenza, e per almeno una qualche forma di riunificazione della nazione coreana, divisa contro i suoi desideri alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Alla luce di tutto questo la possibilità di un eventuale riallineamento della Corea del Sud con la Corea del Sud, che accettano di diventare parte di una sorta di struttura regionale che riunisce però in modo non stringente le due Coree con la Cina e la Russia, non mi sembra del tutto folle.
Se Kim Jong-un e i suoi funzionari sono interessati o meno ad un accordo simile, è un’altra cosa. Senza dubbio i russi stanno lavorando sodo per cercare di scoprirlo, e con il tempo indicheranno senza dubbio a Kim Jong-un i suoi vantaggi evidenti.
Un simile accordo ovviamente allontanerebbe la Corea del Sud dagli Stati Uniti. Tuttavia ciò non significa che la Corea del Sud potrebbe diventare un nemico degli Stati Uniti.
I cinesi e i russi sanno che è qualcosa con la quale i sudcoreani non sarebbero d’accordo, e dal loro punto di vista non sarebbe comunque auspicabile.
Tuttavia, la Corea del Sud – a differenza della Germania o della Turchia – non è membro di un’alleanza a guida americana strettamente strutturata come la NATO in Europa. Un allontanamento della Corea del Sud dalla sua attuale relazione di sicurezza con gli Stati Uniti non richiederebbe quindi una rottura formale con gli Stati Uniti. Ciò rende più facile il riallineamento.
Come dimostra l’articolo del Global Times, i cinesi e i russi – essendo gente molto pratica e realistica – al momento non stanno proponendo un simile riallineamento a Seul.
Piuttosto, stanno spingendo Seul e Pyongyang ad iniziare i colloqui diretti tra loro. Nel profondo sperano che quando inizieranno questi colloqui, da essi emerga naturalmente l’idea di un riallineamento.
Le prospettive sono infatti migliori adesso più di quanto non siano mai state.
Un riavvicinamento che riunisca le due Coree a Cina e Russia sarebbe stato inconcepibile durante la Guerra Fredda, quando Kim Il-sung lo propose per primo a causa delle dure divisioni ideologiche di quell’epoca.
Nei primi anni 2000, quando venne ribadito, gli Stati Uniti erano ancora l’iperpotenza con potere di veto effettivo su qualsiasi mossa della Corea del Sud, e i cinesi e i russi avevano poco da offrire.
Invece, oggi, l’enorme crescita del potere cinese e il forte recupero della Russia fanno sì che per la prima volta un ravvicinamento tra le due Coree, la Cina e la Russia sia attraente e fattibile.
Se i negoziati attualmente in corso tra cinesi e sudcoreani, e nordcoreani e russi, alla fine porteranno a questo risultato, resta da vedere.
Tuttavia la diplomazia cinese ha già raggiunto un successo importantissimo, con l’accordo della Corea del Sud per limitare il dispiegamento del THAAD nella penisola coreana, i sudcoreani che hanno escluso l’idea di un’alleanza trilaterale tra essi, gli Stati Uniti e il Giappone, e con i sudcoreani che hanno accettato anche di riprendere i negoziati sulla difesa con la Cina.
La mia ipotesi è che un riavvicinamento che riunisca le due Coree e le riallinei più vicine alla Cina e alla Russia è sia assolutamente fattibile che molto più vicino di quanto pensino molti.
In effetti è così logico che se, o piuttosto quando, le due Coree finalmente cominceranno a dialogare tra loro, mi aspetto che venga prontamente messo sul tavolo.
La sfida è quella di avviare quei colloqui.
I russi hanno fatto una forte proposta ai nordcoreani, mentre il successo cinese con i sudcoreani suggerisce che l’inizio dei colloqui diretti tra Seul e Pyongyang potrebbe non essere lontano come la maggior parte delle persone pensa.
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Articolo di Alexander Mercouris pubblicato su The Duran il 20 novembre 2017.
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.
[le note in questo formato sono del traduttore]
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