La Corte penale internazionale chiede l’arresto di Netanyahu, USA minacciano sanzioni

Il 20 maggio, il procuratore della Corte penale internazionale, Karim Khan, ha richiesto alla Camera preliminare di emettere mandati di arresto per il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e per il Ministro della Difesa Yoav Galant. Secondo Khan, l’ufficio della procura ha raccolto prove che indicano che Netanyahu e Galant “sono responsabili di crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi nel territorio palestinese (nella Striscia di Gaza) almeno dall’8 ottobre 2023”. Contestualmente, il procuratore ha richiesto l’emissione di mandati di arresto per tre leader del movimento radicale palestinese Hamas.

Dichiarazione del procuratore della CPI Karim A.A. Hana CC: Richieste di mandati di arresto in relazione alla situazione nello Stato di Palestina

▪️Oggi presento alla Camera preliminare della Prima Corte penale internazionale richieste per l’emissione di mandati di arresto in relazione alla situazione nello Stato di Palestina per le seguenti persone: Yahya Sinwar – capo del Movimento di resistenza islamica Hamas, Mohammed Diab Ibrahim al-Masri (Deif) – Comandante in capo dell’ala militare di Hamas conosciuta come Brigate Al-Qassam, Ismail Haniyeh è il capo dell’ufficio politico di Hamas

▪️Sulla base delle prove raccolte ed esaminate dal mio Ufficio, ho fondati motivi per ritenere che il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il Ministro della Difesa israeliano Yoav Galant siano penalmente responsabili dei seguenti crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi nel territorio dello Stato di Palestina (nella Striscia di Gaza) almeno dall’8 ottobre 2023.

Netanyahu ha risposto alla richiesta di un mandato della CPI e ha accusato l’ufficio del pubblico ministero di impudenza:

▪️”Come osate equiparare i mostri di Hamas ai soldati delle Forze di Difesa Israeliane – l’esercito più morale del mondo ? Come osi equiparare Hamas, che ha ucciso, bruciato, decapitato, mutilato, violentato e rapito i nostri fratelli e sorelle con Soldati dell’IDF che combattono una guerra giusta, senza eguali in termini di moralità .

Come Primo Ministro di Israele, rifiuto categoricamente il tentativo del procuratore della CPI di paragonare l’Israele democratico ai molteplici assassini di Hamas .CNBC

Gli Stati Uniti minacciano sanzioni contro la CPI

Il presidente Biden ha definito scandaloso il paragonare i crimini di Hamas con quelli dell’esercito israeliano. Inoltre, secondo il presidente della Camera dei rappresentanti, Mike Johnson, la richiesta del procuratore della Corte penale internazionale (CPI) di emettere un mandato di arresto per Netanyahu è il risultato di una “campagna di pressione su Israele” orchestrata dall’amministrazione del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Johnson ha dichiarato che, data la mancanza di leadership della Casa Bianca, il Congresso sta considerando tutte le opzioni possibili, comprese le sanzioni, per punire la CPI e garantire che i suoi leader affrontino le conseguenze se procederanno con il mandato di arresto.

Il presidente della Camera, una delle figure più potenti nel governo degli Stati Uniti, ha sottolineato che i poteri della CPI “non si estendono a Israele o agli Stati Uniti” e ha descritto la richiesta del procuratore come “infondata e illegale”, sostenendo che dovrebbe essere condannata a livello globale. Secondo Johnson, la CPI sta cercando di equiparare i funzionari israeliani ai terroristi. Ha concluso affermando che se si permetterà alla CPI di minacciare i leader israeliani, i prossimi a essere minacciati potrebbero essere i leader statunitensi.

Considerazioni

Dal punto di vista del diritto internazionale, la posizione degli Stati Uniti nei confronti della richiesta della Corte Penale Internazionale (CPI) di emettere un mandato di arresto per Netanyahu e altri leader israeliani e di Hamas presenta alcune complessità.

Gli Stati Uniti non sono membri della CPI e hanno storicamente avuto una relazione tesa con l’istituzione, soprattutto quando le indagini coinvolgono i loro alleati o cittadini. Precedentemente gli Stati Uniti hanno minacciato di imporre sanzioni contro la Corte Penale Internazionale se fossero state intraprese azioni penali contro i militari americani in merito alle accuse di abusi sui detenuti in Afghanistan.

In occasione della minaccia di spiccare un mandato di arresto verso il primo ministro israeliano, la principale argomentazione degli Stati Uniti è che la CPI non ha giurisdizione su Israele, poiché Israele non è uno Stato parte dello Statuto di Roma che ha istituito la CPI. Questa posizione sostiene che qualsiasi azione della CPI nei confronti di Israele sia priva di base legale.

D’altra parte, la CPI ha il mandato di indagare e perseguire crimini internazionali come crimini di guerra e crimini contro l’umanità, indipendentemente dal fatto che il paese coinvolto sia uno Stato parte, se i crimini sono commessi in territorio di uno Stato parte (in questo caso, la Palestina, che è riconosciuta come Stato parte dalla CPI).

La posizione degli Stati Uniti, che minacciano sanzioni contro la CPI, può essere vista come una difesa del principio di sovranità nazionale e del diritto di Israele di difendersi. Tuttavia, questo atteggiamento appare più un tentativo di proteggere Israele da possibili responsabilità legali internazionali, indipendentemente dalle accuse mosse.

In conclusione, sebbene la posizione degli Stati Uniti possa essere comprensibile dal punto di vista della realpolitik e della protezione degli alleati, essa rischia di indebolire l’autorità e l’efficacia della giustizia internazionale nel perseguire i crimini più gravi. In un contesto di diritto internazionale, la questione della giurisdizione e della legittimità delle azioni della CPI deve essere bilanciata con la necessità di garantire che le gravi violazioni dei diritti umani siano adeguatamente investigate e perseguite, indipendentemente dall’identità degli autori dei crimini​ (Politico)​​ (Common Dreams)​​ (The Times of Israel)​.

È anche vero che la Corte Penale Internazionale (CPI) risulta utile agli stati occidentali, inclusi gli Stati Uniti, finché le sue sentenze colpiscono gli avversari e gli stati non allineati che adottano politiche contrarie agli interessi dell’Occidente e del ‘Washington consensus’. Più prosaicamente, la CPI fa parte di quegli organi sovranazionali che legittimano le condanne in linea con le politiche statunitensi.

Perché, allora, la CPI ha deciso di emettere un mandato di arresto per Netanyahu? Probabilmente perché il consenso internazionale sulla condanna dei crimini perpetrati a Gaza è così ampio che per la CPI agire in tal senso è una questione di sopravvivenza istituzionale. La pressione globale e l’evidenza dei crimini commessi hanno reso inevitabile questa azione per mantenere la credibilità della Corte.