La dittatura delle parole, scelte per confondere

*Michela Murgia è una scrittrice, blogger, drammaturga e critica letteraria italiana, autrice del bestseller Accabadora e vincitrice dei premi Campiello, Dessì e SuperMondello

In questa clip di Michela Murgia possiamo comprendere la strategia perseguita dagli immigrazionisti, strategia che poi è la stessa di molti altri ambiti.

Cambiare nome alle cose, utilizzare un diverso registro lessicale è propedeutico a impostare il dibattito e cambiare la percezione del pubblico sulle varie questioni.

Per la Murgia il termine “clandestino” evoca qualcosa di negativo, mentre “migrante” fa una diversa impressione. In realtà, usano il termine “migrante” per rendere accettabile ciò che non lo è, ovvero l’immigrazione clandestina, e per rendere normale una posizione che è da respingere in toto, ovvero il sostegno all’immigrazione illegale.

Il trucco della Murgia è lo stesso dell’Azzeccagarbugli e di Don Circostanza di Silone, giocare con le parole per fregare gli altri. Chiamare le cose col loro nome è il primo e più importante atto di consapevolezza

Replies and Quotes

La grave confusione mentale della sinistra, che non sa distinguere tra profughi e immigrati clandestini, e non capisce che il diritto di chiunque a migrare va bilanciato con il diritto/dovere di ogni paese ad avere una politica di immigrazione, manda in malora il nostro paese.

Umberto Molini

TRECCANI: clandestino = passeggero imbarcatosi su una nave o su un aereo senza essere munito di un biglietto di viaggio (anche sostantivato: un c., una clandestina); immigrato c., che entra in un paese illegalmente

babetta123

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