La fake news del laboratorio di Wuhan, spacciato per epicentro dell’epidemia coronavirus

Ad oggi 213 persone sono morte in CINA a causa del virus Corona e sono oltre 9.600 i casi di infezione. Come ormai tutti sappiamo, l’epicentro dell’infezione è la città di Wuhan, provincia di Hubei in Cina. Oltre ai dati reali, di pari passo, come era prevedibile aumentano anche le teorie della cospirazione a livello globale.

In particolare, molti hanno ripreso la notizia che l’infezione potrebbe essere sfuggita inavvertitamente in un laboratorio di ricerca batteriologica sito nel Whuan. Ma la teoria non è basata su nessun solido fondamento,

In realtà la notizia è stata per la prima volta lanciata dal Washington Times . Il giornale (precisamente il 26 gennaio) ha pubblicato un articolo che ipotizzava che il focolaio del virus Corona poteva essere collegato a un laboratorio militare a Wuhan. Ora la base di questa congettura parte dal fatto che nel novembre 2019 una simulazione svolta negli stati Uniti immaginava una infezione scappata via da un laboratorio sito nel Whuan. Cos’altro avrebbero dovuto immaginare se non lo stesso luogo dove si è manifestata anche la Sars e varie infezioni polmonari?

Ma se così possiamo definirlo, di concreto in questa vicenda c’è solo una esercitazione. Questa esercitazione organizzata a il 18 ottobre 2019, a New York che ha illustrato gli sforzi necessari per ridurre le conseguenze economiche e sociali su larga scala di una grave pandemia. Come tutte le esercitazioni immagina scenari su cui costruire gli eventi, più verosimili possibili, per addestrare i partecipanti.  Ebbene, nel novembre del 2019, collaborando con il World Economic Forum, la Bill & Melinda Gates Foundation ha ospitato “Event 201”, dove è stata eseguita una simulazione di una pandemia di coronavirus.
Nella simulazione si immaginava che  una infezione iniziata a Wuhan in Cina sfugga al controllo e alla fine facesse 63 milioni di morti. (Vedi qui: https://www.nature.com/news/inside-the-chinese-lab-poised-to-study-world-s-most-dangerous-pathogens-1.21487 ).

Insomma uno scenario apocalittico. Ciò che si ipotizzava è che siccome “Un laboratorio a Wuhan è in procinto di essere autorizzato a lavorare con i patogeni più pericolosi del mondo”, un virus potesse sfuggire dal laboratorio.

Poi, come sappiamo il resto è cronaca:  a gennaio la pandemia è effettivamente iniziata a Wuhan  e si presuppone avrà una grande diffusione.

Ma al di fuori di quella simulazione, l’unica base di questa affermazione si basa sulla dichiarazione da un ex funzionario dell’intelligence israeliana di nome Dany Shoham, esperto di guerra biologica. Shoham disse al Washington Times: “Alcuni dei laboratori del Wuhan Virological Institute potrebbero essere stati coinvolti nella ricerca e nello sviluppo delle armi biologiche” .

Sebbene Shoham si sia detto poi in disaccordo con la conclusione data dal Washington Post nell’articolo , ovvero che l’attuale scoppio del virus Corona provenga da armi biologiche, molti giornali si sono affrettati a usare questa opinione per titolare e riferire.

Radio Texas KPRC ha pubblicato la notizia sul sito Web, concludendo che ”alcuni esperti di intelligence ritengono che potrebbe essere coinvolta l’agenzia di guerra biologica dell’esercito cinese”. Pertanto, la congettura generale di un ex funzionario israeliano – mal interpretrata – è stata distorta nell’opinione di molti esperti di intelligence.

Da lì alla diffusione della notizia come vera, il passo è stato breve: il giornalista Candice Malcolm del Toronto Sun ha anche gonfiato la teoria della cospirazione su una trasmissione personale su YouTube: “Perché i media mainstream non parlano della fonte di questo virus mortale? Il virus ha qualcosa a che fare con il programma di guerra biologica cinese?

Anche qui in Italia altre testate giornalistiche hanno riportato la teoria, senza specificare però ulteriormente la fonte.  Si arriva quindi a cercare solo i dati che confermano il pregiudizio; non importa se presi da contesti diversi.

Ebbene le fonti sono quelle che ho citato. Tutto qui. Direi un po’ poco per raccontare certe cose come vere e verificate. In queste ore occorre essere giornalistici veramente. Non occorre aggiungere panifico finto al panico vero.

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