La ferma volontà di creare la pace è una grande forza

[ad_1]Intervista a Daniele Ganser, storico e irenologo svizzero

ZeitFragen – N ° 31, dicembre 2017
Intervista di Jean-Paul Vuilleumier
(Traduzione dal francese per OraproSiria di Gb.P.)
Alla fine del 2016, è stata pubblicata in tedesco la prima edizione del libro “Le guerre illegali della NATO. Una cronaca da Cuba alla Siria.” di Daniele Ganser, storico svizzero e specialista in scienze della pace. Nel frattempo, questo libro è alla sua 7ª edizione con oltre 50.000 copie vendute. In occasione della recente pubblicazione dell’edizione francese di questo bestseller, Horizons and Debates ha parlato con l’autore di alcuni aspetti della sua analisi su guerra e pace, l’ONU, il Consiglio di sicurezza e i media.
Horizon et débats: signor Ganser, lei è uno storico, uno specialista nella storia contemporanea dal 1945 e un esperto di politica internazionale. All’interno dell’Istituto SIPER* che lei ha creato e gestito, si interessa a molti argomenti come energia e geostrategia, conflitti per le risorse e la politica economica, l’implementazione di guerre segrete. Lei è impegnato per la pace.
E’ un irenologo (specialista delle scienze della pace). Il suo libro “The Illegal Wars of NATO” è stato appena pubblicato in francese. Tutte le guerre sono illegali?
Daniele Ganser: Sì, in generale, tutte le guerre sono illegali. La Carta delle Nazioni Unite, firmata nel 1945, afferma esplicitamente che gli Stati devono risolvere le loro divergenze senza ricorrere alla violenza o alle armi. Le guerre sono quindi chiaramente illegali. Tuttavia ci sono due eccezioni a questa regola: primariamente la legittima difesa; se un paese viene attaccato, ha il diritto di difendersi militarmente. Secondariamente, una guerra è legale se il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha votato un mandato esplicito in questo senso.
Horizon et débats: L’esempio della disfatta sovietica in Afghanistan avrebbe dovuto far riflettere gli Stati Uniti nel 2001; il fallimento della cosiddetta “esportazione della democrazia” in Iraq, avrebbe dovuto far riflettere due volte anche i francesi e gli inglesi, prima di intervenire in Libia nel 2011, o aiutare i jihadisti in Siria. Non è possibile imparare dalla storia?
Daniele Ganser: Penso che sia assolutamente possibile. La lezione più importante è che non possiamo risolvere i nostri problemi con la violenza. Questo è stato appurato molte volte. La guerra e la violenza non fanno che aggravare i problemi. Ecco perché, nel mio libro, sottolineo l’importanza di aderire ai princìpi fondatori dell’ONU, non bombardare o invadere altri paesi, non armare segretamente gruppi all’estero allo scopo di rovesciare un governo. Certamente noi stiamo affrontando grandi sfide, ma la violenza non aiuterà in nulla la loro soluzione.
Horizon et débats: Eppure, personaggi politici come Barack Obama e David Cameron non sono criticati dagli organi ufficiali per le loro guerre illegali.
Daniele Ganser: Esatto: il presidente Obama e il primo ministro britannico Cameron hanno usato la forza contro la Libia nel 2011, e possiamo vedere, anche adesso, che il Paese è ancora in preda alla violenza. Le guerre creano nuove difficoltà. In Siria, gli Stati Uniti e il Regno Unito, insieme ad altri Stati, hanno segretamente fornito armi ai nemici di Bashar al-Assad, come ho indicato nel libro. Ancora una volta, non è stata una buona idea: molte persone sono morte, molte altre hanno sofferto e continuano a soffrire.
Horizon et débats: Nel suo ruolo di studioso della pace, sembra che lei rimanga decisamente ottimista! Il suo libro mostra davvero una constatazione terribile, ma è realista, umanitario, potente e talvolta personale. Cosa la rende ottimista?
Daniele Ganser: Sono fermamente convinto che il desiderio di creare la pace sia una forza primaria per il ventunesimo secolo. Quando abbiamo la scelta tra uccidere e non uccidere, sono convinto che la seconda opzione sia sempre la migliore. Slobodan Milošević non era un nuovo Hitler. La verità storica è che Hitler fece bombardare Belgrado. È scandaloso che nel 1999 la Germania, insieme ad altri Paesi, abbia di nuovo bombardato la Jugoslavia. Questo è contrario alla Carta delle Nazioni Unite. So che alcuni in Francia si opposero alla decisione di Nicolas Sarkozy di bombardare la Libia nel 2011. Io li sostengo perché avevano ragione. Immaginate per un momento che la situazione fosse rovesciata, che la Libia avesse bombardato Parigi: non sarebbe stato giusto sostenere quelli tra i libici che si fossero opposti ai bombardamenti?
Horizon et débats: Lei menziona Martin Luther King, Albert Einstein e Mahatma Gandhi in diverse occasioni. Cosa rappresentano per lei?
Daniele Ganser: Queste tre personalità ebbero, ciascuna a suo modo, una grande importanza. Gandhi diede questo consiglio ispiratore: “Sii tu stesso il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. La gente cerca dei veri leader e li cerca tra i capi di stato o di governo; ma non è tra questi che bisogna cercarli, perché i politici hanno troppo spesso fatto le guerre. E questo non è certo il tipo di valori che vogliamo inculcare nei nostri figli, nelle nostre scuole! Noi non consiglieremo loro l’uso della violenza, ma l’esatto opposto: in caso di problemi, guardati dalla violenza, preferisci il dialogo e rifletti sulle tue emozioni e sui tuoi pensieri!
Horizon et débats: L’edizione francese del suo libro è annunciata come “un’accusa contro la NATO e un appello a favore dell’ONU”. Molte persone che sono assai critiche o addirittura contrarie alla NATO sono anche scettiche o persino sospettose nei confronti dell’ONU. Perché l’ONU è importante?
Daniele Ganser: Nel mio libro, dimostro chiaramente come la Carta delle Nazioni Unite sia un documento meraviglioso perché impone a tutti i membri dell’organizzazione (193 Stati in totale) la proibizione dell’uso della forza nelle relazioni internazionali. Questa è la parte migliore dell’ONU, ma questo non mi impedisce di vedere i suoi difetti e capisco le voci critiche che non hanno più fiducia in essa. Nel mio libro, mostro che il Consiglio di Sicurezza non funziona in modo ideale. Se un membro permanente del Consiglio viola la Carta, non sarà punito perché dispone del diritto di veto per bloccare una eventuale risoluzione. Chiaramente, questo non è giusto.
Horizon et débats: L’impotenza delle Nazioni Unite è forse la conseguenza del fatto che non dispone di un vero esercito? Come dovrebbe essere trasformata l’ONU per diventare più efficace?
Daniele Ganser: Non penso che il problema principale dell’ONU sia che manca di un potente esercito. Immaginiamo per un momento il contrario, che ne sia dotato. Chi deciderà riguardo al suo uso, per inviarlo a combattere? Sarebbe il Consiglio di Sicurezza. La mia opinione personale, basata sulle mie ricerche, è che gli ultimi 70 anni dimostrano che i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (in particolare gli Stati Uniti e gli altri paesi membri della NATO) hanno condotto troppe guerre illegali, proteggendosi poi dalle possibili sanzioni, proprio grazie al loro diritto di veto.
Horizon et débats: Il progetto originario delle Nazioni Unite era di stabilire un diritto internazionale in base al quale tutti i Paesi sarebbero stati uguali. Tuttavia, l’esistenza stessa delle Nazioni Unite è stata accettata dalle grandi potenze solo perché hanno potuto arrogarsi un potere di blocco (diritto di veto) in contraddizione con l’uguaglianza tra gli Stati. Quali scenari possono essere previsti per il futuro delle Nazioni Unite in questa situazione paradossale? Come potrebbe l’Organizzazione evolvere verso una maggiore uguaglianza, giustizia e pace tra i suoi membri?
Daniele Ganser: In effetti, c’è un paradosso. Le Nazioni Unite comprendono 193 Paesi membri, ma solo 5 (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Regno Unito) hanno il diritto di veto. Di conseguenza, detengono ciascuno più potere rispetto agli altri 188 Stati messi insieme. È quindi un sistema a due classi, una che gode di privilegi, mentre l’altra ne è priva. Delle riforme sarebbero benvenute. Il diritto di veto potrebbe e dovrebbe essere abolito; ma gli Stati che ne dispongono rifiuteranno di rinunciare a questo potere. Da un punto di vista pratico e pragmatico, è quindi della massima importanza dimostrare che le grandi potenze combattono guerre illegali.
Horizon et débats: A cosa potrebbe assomigliare un mondo senza la NATO? L’Europa non sarebbe quindi minacciata dalla Russia?
Daniele Ganser: No, non mi sembra realistico pensare che la Russia invaderebbe e occuperebbe l’Europa se la NATO dovesse essere sciolta. Lo scioglimento dell’Alleanza Atlantica fu auspicata da molti in seno al movimento per la pace quando cadde il Muro di Berlino e il Patto di Varsavia scomparve. Ma i “dividendi della pace” annunciati non si sono mai materializzati. Al contrario, la spesa militare è addirittura aumentata. Tanto che ora abbiamo stabilito dei record al riguardo e realizzato un arsenale altamente sofisticato senza precedenti. Ban Ki-moon, allora Segretario Generale dell’ONU, si premurò di avvertirci: “Il mondo è troppo armato e la pace è sotto-finanziata”.
Horizon et débats: Leggendo il suo libro, si comprende davvero che l’uso della forza non è mai una buona soluzione; o meglio, è sempre la peggiore. Per fare solo un esempio, senza l’intervento militare degli Stati Uniti in Iraq, l’ISIS non esisterebbe: la “guerra al terrore” non solo genera violenza, ma aumenta anche il terrorismo. Una fine per questa spirale di violenza non è in vista.
Daniele Ganser: Lei riassume bene la situazione in cui ci troviamo. Finché i mass media daranno voce soprattutto ai signori della guerra e ad altri guerrafondai, a quelle persone che credono nella violenza e la promuovono regolarmente in televisione e sulla stampa, non si interromperà mai il ciclo delle guerre. I media producono consenso, formano l’opinione pubblica. Se agli amici della pace si fosse dato un tempo di parola maggiore, una più ampia tribuna sia nei media istituzionali che alternativi, allora sempre più persone avrebbero capito che non possiamo risolvere i nostri problemi con la violenza. I media svolgono un ruolo cruciale perché possono mettere a tacere alcune voci o opinioni o amplificarne altre. È illusorio pensare che nelle nostre società democratiche tutte le voci abbiano la stessa importanza. Il più delle volte, sentiamo chiedere dai “falchi” l’aumento dei bilanci per gli armamenti e le operazioni militari, solo e sempre questo genere di discorsi. E allo stesso tempo, le voci di coloro che studiano le guerre e la violenza e che con cognizione di causa avvertono che le guerre non sono una soluzione, queste voci il più delle volte sono zittite o ignorate. Così, ben pochi conoscono il generale americano Smedley Butler (1881-1940), all’epoca il più alto in grado del Corpo dei Marines e alla sua morte il Marine più decorato della storia. Purtroppo ciò che dichiarò è ancora attuale, ma non rischierete di sentirlo in TV. Cito: “La guerra è un racket. Lo è sempre stato. È forse il più vecchio, di gran lunga il più redditizio e certamente il più vizioso. È l’unico di portata internazionale. È l’unico affare in cui i guadagni vengono contati in dollari e le perdite in vite umane.”
Horizon et débats: Mentre le persone in qualsiasi parte del mondo semplicemente aspirano a vivere in pace, la propaganda di guerra presenta coloro che vi si oppongono come vigliacchi o sostenitori di “regimi autoritari o dittatoriali”.
Daniele Ganser: Sì, è la regola del “gioco” sul fronte interno. Per fronte interno, intendo il Paese (o i Paesi), dove vivono i cittadini che finanziano con le loro tasse le navi e gli aerei da guerra, i missili e le armi usate per uccidere, e dove vivono anche le madri dei soldati che sono inviati a combattere. Quindi, il fronte interno deve essere assolutamente convinto che la guerra sia giusta oltre che necessaria. Come si ottiene questo consenso? Grazie ai mass media. È l’unico modo, non c’è altro modo.
Horizon et débats: A differenza del teatro delle operazioni, la lotta sul fronte interno non è fatta con bombe e altre munizioni, ma a colpi di editoriali ed articoli, con foto e immagini. La cosa più sorprendente e più scioccante è che la maggior parte della gente non conosce nemmeno il termine “fronte interno”, né è a conoscenza della massiccia propaganda alla quale viene sottoposta per ogni nuova guerra.
Daniele Ganser: Albert Camus, scrittore, premio Nobel per la letteratura e filosofo, ha sottolineato che noi possiamo sempre influenzare la storia: “Nulla è più imperdonabile della guerra e dell’incitamento all’odio razziale. Ma una volta che la guerra è iniziata, è futile e codardo non fare nulla con il pretesto che non ne siamo responsabili. […] Ognuno ha una sfera di influenza di dimensioni diverse […] Ci sono quelli che ci mandano alla morte oggi – perché non dovrebbe spettare agli altri creare la pace nel mondo? […] Tra il momento della nascita e quello della morte, quasi nulla è predeterminato: possiamo cambiare tutto e persino mettere fine alla guerra, e stabilire la pace, se la volontà è abbastanza forte e duratura.”
Horizon et débats: Quale sarà il ruolo del progresso tecnologico nelle guerre future? I robots guideranno la guerra?
Daniele Ganser: Oggi ci sono robots armati capaci di uccidere. È stato saggio sviluppare e produrre tali robot killer? I droni che sorvolano l’Afghanistan e il Pakistan sono macchine e uccidono la gente. Questa è già la realtà. Attualmente, la rivoluzione digitale viene messa al servizio del complesso militare-industriale. Da qui a 10 e 20 anni, film di fantascienza come “Terminator” (1984) o “Robocop” (1987) diventeranno realtà nel senso che le macchine uccideranno la gente quasi in modo autonomo. La questione della violenza è lungi dall’essere risolta, si è fatta più complessa. Si deve parlarne apertamente. Il mio ruolo di storico è di ricordare alla gente che la guerra e la violenza sono state usate a più riprese e che non è mai stato possibile porre fine alla violenza con la forza. Dobbiamo evolvere e trovare altri mezzi, altre soluzioni ai nostri problemi.
Horizon et débats: Nel suo libro lei scrive che “i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, che sono anche responsabili della pace mondiale, sono i maggiori esportatori di armamenti”, sottolineando che “non appena scoppia un conflitto, questi cinque Stati ne beneficiano perché le loro esportazioni di armi vanno ad aumentare”.
Daniele Ganser: Questo è uno dei grandi paradossi del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Il suo scopo e la sua responsabilità sono promuovere la pace. Eppure, questi cinque Stati membri sono i principali fornitori di armi e le loro spese militari sono enormi. Il loro complesso militare-industriale è molto potente. Ma ognuno può decidere se vuole usare la forza o no. Come esseri umani, dobbiamo rafforzare la benevolenza e l’umanità.
Horizon et débats: Lei scrive che alla luce della storia umana, il divieto della guerra nella Carta delle Nazioni Unite ha solo 72 anni. Nella sua prospettiva, quindi è piuttosto giovane. Questo è uno dei motivi per cui il progresso che implica non è ancora stato acquisito e integrato dal genere umano?
Daniele Ganser: Sì, la Carta delle Nazioni Unite, che ha messo fuorilegge le guerre e le ha rese illegali, è stata firmata nel 1945. Quindi è un documento giovane. Nello sguardo di uno storico, 70 anni rappresentano un breve periodo. Ma possiamo constatare che abbiamo progredito: nei secoli precedenti, non è mai esistito un documento del genere. Questo è il primo. Il prossimo passo sarà rispettare la Carta delle Nazioni Unite, far parlare i media sull’illegalità delle guerre e spiegare come funziona la propaganda di guerra (piuttosto che diffonderla). Penso davvero che tutti abbiamo un interesse comune per la pace, indipendentemente dal nostro genere, religione, educazione o ceto. Ho scritto questo libro sperando di rafforzare il movimento per la pace e sono molto lieto che sia ora disponibile in francese.
Horizon et débats: Grazie mille per questa intervista.
* SIPER (Schweizer Institut für Friedensforschung und Energie / Istituto svizzero per la ricerca sulla pace e l’energia) è stato creato nel 2011 come istituto indipendente a Basilea. Sotto la guida di Daniele Ganser, SIPER esamina da un punto di vista geopolitico la lotta globale per il petrolio e il potenziale delle energie rinnovabili. Questo istituto trasmette i suoi dati a un pubblico interessato. È supportato da partner economici e mantiene scambi scientifici con partner nel campo della ricerca. Il prodotto principale di SIPER sono le conferenze pubbliche. Altri risultati sono interviste, studi e pubblicazioni. Nel campo della ricerca sulla pace (irenologia), SIPER difende la visione di un mondo in cui il conflitto si risolve attraverso la negoziazione e il rispetto – senza violenza, tortura, terrorismo e guerra.

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