La follia non si ferma mai, cosa ci dice la morte del nostro ambasciatore in Congo?

La Repubblica Democratica del Congo (RDC) è stata per molti anni al centro di una brutale ‘guerra civile’ che ha coinvolto diversi paesi vicini.

In realtà la guerra si svolge perchè al centro è lo sfruttamento delle risorse (coltan, cobalto, diamanti e altre molte altre risorse minerali). Questo avviene ove il Ruanda lo stato confinante – pur non avendo nel sottosuolo il Coltan – risulta essere il primo produttore mondiale. Ciò che succede è facilmente intuibile.

Piccole Notedescrive questa situazione e la mette direttamente in collegamento con la vicenda dell’uccisione dell’ambasciatore Luca Attanasio, e direi ne risulta un quadro più che realistico.

Infatti l’autore Davide Malacaria, pone l’accento sugli interessi: tutti stanno cercando di prendere piede nella RDC. Stati Uniti, Cina, Russia, Regno Unito. Per questi paesi rinunciare a questo angolo di mondo vuol dire  mettere all’angolo un’enorme sezione del mercato della produzione tecnologica che richiede materiali di ‘terre rare’ che si trovano principalmente nella RDC per il 70% o più.

Oltre a questi punti,  ‘Piccole Note’ mette a tema anche alcuni altri punti interrogativi.

Il contesto dell’instabilità del paese e degli interessi economici funzionali a questo, è abbastanza chiaro. Basti pensare che, come riporta la BBC“il conflitto ha portato alla perdita di circa cinque milioni di vite tra il 1994 e il 2003, con alcuni osservatori che lo hanno etichettato come la Grande Guerra d’Africa”.

Sta a dire che questa è la guerra più sanguinosa in corso da 30 anni.

Formalmente il conflitto sarebbe finito ma – dice l’articolo della BBC – “la fine del conflitto non ha segnato la fine della violenza. Dozzine di milizie e gruppi ribelli continuano ad operare nelle aree orientali”.

Ebbene la zona del parco del Virunga è immerso in queste zone orientali. La zona dove è stato ucciso il nostro ambasciatore, è una delle aree più pericolose ed è proprio lì che passava il convoglio con l’ambasciatore”.

Molti di noi conoscono il parco del Virunga. In questo parco si è fatta la serie per Amazon Prime ‘Widow‘ che racconta di una moglie che cerca il marito scomparso, tra storie di bambini scomparsi e sfruttamento delle risorse. Inoltre, sempre nel Congo è stato girato anche il film- documento ‘Virunga‘ in cui viene riferito delle centinaia di guardaparco locali uccisi dai guerriglieri. Sì, centinaia di rangers che custodiscono il parco, sono stati uccisi dalle bande armate che vi si aggirano e vi trovano una buona base da cui eseguire azioni illecite. Insomma anche il grande pubblico, sa della pericolosità di questa zona.

Basti pensare che nonostante gli 800 ranger siano siano numerosi nulla possono (in 12 anni ne sono stati uccisi 200). Non possono certo riuscire a ristabilire la sicurezza, e ben 17.000 soldati dell’Onu sono impegnati in questo.

Ma  a fronte di queste evidenze – più acute nella parte orientale del paese – viaggiava senza scorta. L’articolo della BBC dice testualmente: “L’attacco … è avvenuto su una strada che era stata precedentemente autorizzata per viaggiare senza scorta di sicurezza”,

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Luca Attanasio

Certo la sua funzione non era solo politica, svolgeva anche una funzione umanitaria, il convoglio apparteneva al Programma alimentare mondiale (WFP) delle Nazioni Unite ed era diretto in uno dei tanti villaggi aiutati, forse non era il caso che portare con sé delle mitragliatrici. Ma la questione non è questa; ovviamente, la scorta si poteva fermare all’entrata del villaggio…

Il Congo orientale è la sede di molte miniere e minerali ed è sempre stato oggetto di conflitti e sfruttamento. Un asset politico si muove senza scorta? Senza uomini armati fino ai denti? No, è pazzesco autorizzare il trasferimento di un ambasciatore straniero in RDC, senza una scorta militare adeguata.

Alcuni dicono che comunque quella era una strada sicura. Ma questo non ha senso, ove i gruppi armati si muovono continuamente. Nell’Africa equatoriale le strade sono spesso circondate da boschi profondi in cui chiunque può nascondersi. Controllare se una strada è libera è per lo più verificare la presenza di barricate da “coupeurs-de-route” (tagliatori di strade), ma è comunque impossibile sorvegliare l’area circostante.

Quindi seppure alcuni ritengono che la maggior parte del Congo è sicuro , questo non accade per il Congo orientale, ove viaggiava il nostro ambasciatore. Tant’è che i convogli di aiuti che viaggiano nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo sono pesantemente sorvegliati dalle truppe delle Nazioni Unite e per questo dovrebbero  essere poste domande sul livello di sicurezza del convoglio di Attanasio. Specialmente considerando che stava viaggiando nell’est, la parte più instabile della Repubblica Democratica del Congo.

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Altra questione è poi la missione delle Nazioni Unite con i suoi 17.000 uomini sul campo. In proposito non voglio fare speculazioni . Ma mi pare evidente che se la situazione migliorasse dovrebbero andarsene. E mi risulta che il personale militare Onu prenda molto di più che nel loro paese d’origine.

Osservando i fatti, ci si pone delle domande, si fanno delle considerazioni che anche se non pretendono di essere certezze descrivono scenari plausibili. Allora, mi appare abbastanza evidente che in questa circostanza, se all’ONU interessasse veramente il Congo, riconoscerebbe il suo ruolo nell’accettare di far depredare la regione e la sua complicità nell’assassinio di Patrice Lumumba. Quantomeno per non aver denunciato i mandanti. Ma del resto questo non lo fa in tutto il mondo con i nemici o permangono forti interessi per gli Stati Uniti (come non lo fanno in Siria, anzi in questo caso butta anche un po’ di benzina sul fuoco) in Siria.

In altre parole, se l’Onu e gli Stati Uniti avessero avuto intenzione di promuovere la stabilità regionale dagli anni ’60 lo avrebbero fatto. Ma le società occidentali traggono enormi profitti dalla situazione instabile che affligge la Repubblica Democratica del Congo da decenni; lo fanno per mantenere a buon mercato risorse preziose; per questo gli stati e l’Onu non hanno nessun motivo per fare qualcosa di serio per migliorare la situazione: altrimenti avrebbe voluto dire lasciare che la loro riserva di denaro sarebbe scomparsa tornando  sotto il controllo popolo del popolo congolese.

Quindi, in definitiva,  – come dice Piccole note –  la situazione è il riflesso del modo cinico di agire delle potenze straniere che combattono tra loro per un pezzo di quella torta neocoloniale.

E’ disgustoso.

Ed è proprio questa la conclusione di ‘Piccole Note’, ovvero la conclusione è che certe evidenze sembrerebbero asseverare che qualcuno volesse sbarazzarsi di una persona scomoda.

L’unica cosa certa è che non sono stati uccisi a caso. La ricostruzione ufficiale dice che l’ambasciatore e il carabiniere non sono periti nel conflitto a fuoco: sono stati portati nella foresta e uccisi a sangue freddo.
Piccole Note

Una persona scomoda sensibile con una moglie che è fondatrice e direttrice dell’ong Mama Sofia, quindi una persona estremamente sensibile al contesto ed alla corruzione, alle connivenze internazionali ed allo sfruttamento.

Questi sentimenti erano condivisi con il marito.

E’ difficile non essere coinvolti emotivamente per un uomo. Per questo La maggior parte delle nazioni europee pone un limite alla durata del servizio di un ambasciatore in un determinato paese, al fine di mantenere “l’obiettività” che tradotto vuol dire evitare intralci.

Poi ci sono altri particolari, gli uomini che hanno compiuto l’agguato, sapevano quando e dove sarebbero passati. C’è un video di Repubblica che lo testimonia. Si tratta di una ripresa di locali che hanno effettuato con il telefonino e dicono “Eccoli, eccoli. Sono loro. Si stanno togliendo l’uniforme“.

Si riferiscono agli assalitori che indossavano uniformi dei rangers del parco: è così che fanno a volte , quando attaccano.

La strada in cui Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo, hanno trovato la morte è relativamente sicura ma il contesto e la sua posizione diplomatica costituiva un asset politico quindi , da proteggere. In quella zona del parco del Virunga è consentito l’accesso anche ai turisti, ma la circostanza, certo non può essere paragonata.

Il Congo è noto per non essere totalmente sotto il controllo del governo centrale. L’ambasciatore stava attraversando un territorio noto per essere pattugliato dai militanti. E’ plausibile che se ne sia imbattuto almeno un’altra volta, uscendone indenne.

In Congo gli stranieri che sono lì per lavoro, vivono abbastanza appartati, c’è la capitale ed un’altra località abbastanza sicura per loro. Questo è almeno la testimonianza di un un europeo che per ragioni di lavori è espatriato nel Congo:

“Da quello che ho capito Kinshasa è una delle città più costose per gli espatriati al mondo. Ci sono alcuni ristoranti molto carini, tra cui un’incredibile pizzeria napoletana con uno chef italiano e ingredienti volati dall’Italia. La mia pizza preferita lì la pago $ 33 USD. Non tutto è costoso, tuttavia, e puoi acquistare frutta e verdura coltivate localmente a un prezzo molto economico. Molti stranieri vivono in complessi residenziali, anche se ne conosco molti che vivono in condomini. Però c’è sempre la sicurezza e muri intorno.

La parte di Kinshasa in cui vive la maggior parte degli stranieri, Gombe, non è affatto pericolosa.  Puoi vivere e uscire negli stessi posti dei congolesi, ma nelle zone che sarebbero l’élite. La maggior parte delle interazioni che la maggior parte delle persone hanno con i congolesi sono quelle con le persone che lavorano nel tuo complesso / edificio, autisti, ecc.

La DRC è uno dei pochi paesi al mondo con controlli interni sull’immigrazione. Potresti smettere di viaggiare internamente se non hai documenti che documentano il motivo del tuo viaggio, a meno che il tuo visto non consenta viaggi interni illimitati. Viaggiare via terra è quasi impossibile a causa della mancanza di infrastrutture stradali, ma ci sono voli interni tra i centri principali. Anche viaggiare sul fiume è teoricamente possibile, anche se sarebbe lento e con molte seccature”.

Queste alcune pennellate del contesto non facile e di insicurezza latente.

Ma allora se questa è la situazione, cosa potrebbe giustificare il passaggio attraverso un territorio ostile per portare aiuti personalmente? E questo, a maggior ragione, quando quel ‘qualcuno’ è un ambasciatore. Non poteva rimanere nell’ambasciata del proprio paese ??

La risposta straziante e che commuove riporta alla grande umanità ed alla passione di Luca Attanasio, lo descrive senza bisogno di ulteriori parole.

Ci sono uomini che vogliono essere in un territorio ostile e coordinare gli aiuti per conto del loro paese. Sono morti facendo ciò che amavano fare. La loro missione nella vita.

Che risposta darà la UE ? Nessuna. La UE invierà / pubblicherà una lettera con parole forti in cui condanna l’attacco.

E l’Italia che risposta darà? Nessuna. Il governo italiano già ha segregato la sua popolazione e fa un pessima politica estera da un pezzo. Non ha né la sensibilità, ne la forza né la voglia per cambiare mentalità e fare qualcosa di diverso rispetto agli altri.

Quindi non avverrà niente. Le nostre Forze armate non hanno capacità di effettuare alcun tipo di risposta. Soprattutto quando il gruppo che ha effettuato questo attacco è mal definito. Qualsiasi risposta sarà probabilmente eseguita dai militari congolesi o dalla MONUSCO. Può darsi che si libererà l’area ed altri prenderanno il posto dei primi.

Sono le contraddizioni in cui viviamo e che non guardiamo mai.  Non guardiamo che quel paese che si definisce Repubblica Democratica Popolare del Congo, è amante della Libertà , ma metà della sua popolazione vive come in un gulag.

patrizioricci by @vietatoparlare


AGGIORNAMENTO: fonti della Stampa – vedi qui  – affermano che l’ambasciatore aveva chiesto al nostro ministero degli esteri il raddoppio della scorta ma che gli era stata negata. Altra notizia diffusa successivamente alla pubblicazione di questo articolo è che Attanasio aveva chiesto anche una vettura blindata e temeva per la propria vita.

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