Nel contesto di un conflitto che sta rapidamente degenerando in uno scontro diretto tra superpotenze nucleari, la gestione della deterrenza assume un ruolo cruciale ma sempre più fragile. L’analisi di Fyodor Lukyanov, affiancata alle riflessioni di Thomas Poetter, offre una prospettiva inquietante su come l’assenza di una diplomazia discreta e l’escalation mediatica stiano spingendo il mondo verso una potenziale catastrofe. Di seguito, un’analisi dettagliata dei pericoli legati a questa nuova era di tensioni globali:
(Al momento in cui scrivo, siamo nel mezzo di una potente risposta russa in tutta l’Ucraina). Fyodor Lukyanov [Esperto russo nel campo delle relazioni internazionali e degli affari esteri], nella sua analisi incisiva, sottolinea come l’attuale stallo sull’Ucraina si sia trasformato di fatto in uno scontro diretto tra Russia e NATO (USA), due potenze dotate di armi nucleari che operano oggi senza le garanzie della diplomazia della Guerra Fredda. Il crollo della comunicazione privata e segreta, un tempo pietra angolare della gestione della deterrenza nucleare, è stato sostituito da un dialogo condotto attraverso dichiarazioni pubbliche e una guerra mediatica. Questo cambiamento pericoloso ha aumentato drasticamente la probabilità di errori di calcolo catastrofici.
Durante la Guerra Fredda, un sistema imperfetto ma funzionale di diplomazia discreta permetteva di inviare e ricevere segnali con chiarezza. La comprensione reciproca, anche tra nemici, contribuiva a prevenire incomprensioni che avrebbero potuto portare a un conflitto nucleare. Oggi questo cuscinetto critico è scomparso. Dall’Occidente, fughe di notizie contraddittorie e rumore mediatico generano confusione (come distinguere i segnali effettivi dal semplice rumore?). La Russia, invece, ha adottato un approccio diretto e inequivocabile, delineando pubblicamente le sue linee rosse in assenza di una diplomazia di backchannel affidabile. Tuttavia, la deterrenza si basa sulla credibilità e, quando questa si manifesta agli occhi del pubblico, il rischio che i leader si sentano obbligati a dimostrare la validità delle loro minacce aumenta esponenzialmente.
La decisione dell’Occidente di abbandonare la diplomazia privata a favore di una comunicazione pubblica amplificata rivela un mix pericoloso di arroganza e miopia. I leader occidentali non stanno solo giocando con Mosca; stanno giocando anche con i loro stessi elettori, i partner della NATO e l’industria militare (MIC), che prospera grazie a conflitti perpetui.
La Russia, al contrario, è stata costretta a posizioni di chiarezza estrema, con le sue linee rosse rese pubbliche non per cercare l’escalation, ma perché l’ambiguità si è dimostrata letale di fronte alla duplicità dell’Occidente.
Ciò che rende questo momento particolarmente rischioso è la trappola psicologica in cui i leader di entrambe le parti si trovano ora intrappolati. Gli impegni pubblici sulla “credibilità” impediscono che ritirarsi o cercare un compromesso venga percepito come una dimostrazione di forza, alimentando invece la narrativa della debolezza.
L’assenza di diplomazia privata non solo mina la fiducia, ma elimina anche meccanismi essenziali per evitare l’escalation delle crisi. Un singolo errore — un attacco missilistico mal interpretato, un comandante militare eccessivamente zelante o un politico intrappolato dalla propria retorica — potrebbe innescare una reazione a catena incontrollabile.
Le azioni della NATO, come l’autorizzazione di Biden all’uso dei missili ATACMS in profondità nei territori riconosciuti internazionalmente come russi, o il via libera di Francia e Regno Unito all’utilizzo di Storm Shadow e SCALP, sono esempi lampanti di una postura sempre più avventata. Ogni mossa spinge il conflitto più vicino al baratro, sfidando la Russia a rispondere, nella convinzione ingenua che non lo farà.
Ma la Russia ha risposto. L’impiego del missile ipersonico-balistico Oreshnik, capace di trasportare testate nucleari, non è stato un semplice “test di combattimento”. È stato un messaggio calcolato, un segnale della determinazione di Mosca a difendere le sue linee rosse con forza decisiva. La strategia dell’Occidente, fondata sull’illusione che la Russia eviterà di intensificare il conflitto, rappresenta un errore di calcolo potenzialmente fatale. Mosca è consapevole della posta in gioco e le sue azioni riflettono una valutazione chiara della minaccia esistenziale rappresentata dalle provocazioni della NATO.
Questa non è più una partita a scacchi in cui le mosse sono dettate dalla strategia e dal rispetto reciproco per le linee rosse. È una partita a poker giocata con fiches nucleari, dove il bluff e il rischio hanno preso il posto della logica e della moderazione. Gli USA e la NATO, alimentati dalla loro stessa propaganda, scommettono che la Russia non intensificherà il conflitto. Ma la Russia, con una memoria storica radicata nella difesa esistenziale, non sta giocando secondo le regole dell’Occidente: è pronta per la sopravvivenza.
La storia non sarà clemente con chi scommette sul futuro dell’umanità per il proprio tornaconto politico. È giunto il momento per l’Occidente di fare un passo indietro, non come segno di debolezza, ma come atto di riconoscimento della realtà.
autore: Thomas Poetter
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