In un’intervista al quotidiano Parisien, il ministro degli Esteri francese Catherine Colonna – con riferimento alla richiesta italiana di redistribuire i migranti – ha affermato che l’Italia non rispetta né il diritto internazionale né quello marittimo e che a Roma dovrebbe ricordare che l’accoglienza è un obbligo morale e, quindi, mostrare umanità e speranza. Dopodiché le minacce di ritorsione: “Dopo il rifiuto dell’Italia di accettare la nave di migranti Ocean Viking, Roma dovrà affrontare le conseguenze se non cambia posizione”, ha detto la titolare del dicastero degli esteri francese.
E ha aggiunto: “Da parte nostra, abbiamo sospeso il meccanismo per il reinsediamento dei migranti dall’Italia e abbiamo rafforzato il controllo sui confini tra Francia e Italia“.
Ovviamente, questo modo di rapportarsi con uno stato amico e alleato è sopra le righe e fuori da ogni consuetudine. Il ministro degli esteri francese Catherine Colonna è indifendibile e le sue parole sono arroganti e di una gravità assoluta, soprattutto considerando che l’argomento è minore, meno importante di come sembra, rispetto alle sfide che ci attendono. Purtroppo il governo italiano ha risposto a tono e la crisi tra i due paesi è andata alle stelle.
Aver ragione però non è fare bene ed il problema come spesso accade, è di comprensione. In questo caso, sarebbe stato più utile fare da sé e costruire autonomamente una risposta al problema. Innanzitutto ricostruendo e correggendo i nostri rapporti correggendo i nostri rapporti con i paesi rivieraschi africani, specialmente con la Libia che abbiamo abbandonato dopo averla bombardata, perseguendo la politica altrui, anche se per noi controproducente e ingiusta.
Più chiaramente: avremmo dovuto capire che questa è una fase in cui in Europa ognuno farà da sé. Seguire pedissequamente la UE non ci fa più giusti, né più rispettabili, tantomeno assicura che i nostri interessi nazionali costituzionali, siano soddisfatti. Inoltre, questa vicenda distoglie dal vero problema: la vera cartina al tornasole della nostra identità e dignità come soggetto politico, è la guerra in atto sul suolo europeo. E purtroppo il nostro paese verso la guerra ucraino-russa, il cui effetto ricercato è essenzialmente portare nocumento al vecchio continente (con estremo beneficio degli USA), ha assunto una posizione irragionevole e autolesionista. Possiamo auto lodarci e fare discorsi roboanti circa l’aggressione russa, ma è un fatto che paesi giudicati dai nostri politici antidemocratici ed autoritari – come la Turchia -, abbiano assunto di gran lunga posizioni più coerenti ed equilibrate.
Detto questo, sul tema migranti con la Francia: sarebbe bello un mondo ove potessimo sempre far valere le nostre ragioni, insistere fino ad ottenere l’equo ed il giusto, ma non è sempre possibile. Tra l’altro dovremmo riconoscere – se siamo sinceri con noi stessi – che non agiamo sempre così. Forse non possiamo, ma non agiamo sempre per la pace. Lo ripeto, questo è un argomento centrale, la cui comprensione è del tutto assente. I nostri governanti in tema di guerra sono totalmente appiattiti alle tesi di altri, che (credono) di portare pericolosamente avanti i loro interessi globali.
La guerra è sempre centrale, ed il suo ricorso è sempre un fallimento di un percorso compiuto. È sempre il frutto di azioni pregresse che hanno avuto una responsabilità nel generare divisioni, di una burocratizzazione dei rapporti tra stati
Dire il contrario, vivere una confusione mentale e di menzogna, dare la colpa alle “fake news” mentre il mondo crolla, è solo il patetico tentativo di nascondere le responsabilità e mettere i picchetti ad un’opera distruttiva che noi stessi stiamo compiendo.
Gli stessi migranti descrivono esattamente i processi degenerativi in atto in cui noi abbiamo precise responsabilità. La guerra di Libia dovrebbe essere un utile vademecum, invece paventiamo tribunali speciali per “nuovi mostri”, senza aver detto una sola parola sui disastri a cui abbiamo partecipato attivamente.
Dovremmo fare allora una casistica delle ragioni che noi come paese, vogliamo decidere di portare avanti; decidere a cosa dare priorità per risollevare il paese e per relazionarci con gli altri paesi vicini territorialmente.
Da parte sua Macron ha il merito – unico in Europa tra i capi di stato – di aver detto chiaramente che non è giusto che gli USA vendano agli alleati il GNL ad un prezzo 4 volte più alto rispetto al mercato interno. Questa presa di posizione ha il suo valore, ma non è stata ripresa e valorizzata dal governo italiano ed è stata lasciata cadere. Invece, approfondire la questione, avrebbe potuto essere un buon punto di partenza per una migliore comprensione della realtà odierna e delle dinamiche in atto.
E’ possibile chiedere un cambiamento, ma a patto che alcuni stati europei si coalizzino su comuni interessi. Ma per fare questo bisogna riconquistare una propria individualità e abbandonare la retorica. Se invece da un lato abbiamo un Giorgetti che vuol accettare il MES e dall’altra ci mettiamo la Francia contro – mettendo in atto una diatriba effervescente con accenti molto forti e inusuali tra stati europei -, allora c’è veramente poca speranza che le cose possano cambiare.
La vicenda attuale di grave attrito con Parigi assomiglia molto al processo distruttivo in corso da anni con l’Egitto (caso Regeni) e se ancora la nostra politica non l’ha capito, vuol dire che ha dimenticato come si fa politica estera.
Cosa non va con il problema migranti, che ciclicamente riesplode? Non va che a distanza di anni ancora si pensi di risolvere il problema con i ricollocamenti. A distanza di anni ancora si crede alla “solidarietà europea” e si vive in una perenne bolla, in attesa di ricevere briciole, palliativi. Intanto, la nostra economia degrada perché da anni affrontiamo sempre allo stesso modo i medesimi problemi, in modo inconcludente. Indossando abiti buoni, ma con la misura di altri, che non ci vanno. In una parola, continuiamo ad agire applicando decisioni che non hanno mai prodotto gli effetti sperati.
Così ci troviamo in una situazione di degrado oggettivo. Ed ora il deterioramento arriva ai rapporti tra stati vicini. La Russia ha superato con la Turchia situazioni gravissime come l’abbattimento di un aereo militare e l’assassinio dell’ambasciatore in Turchia, ma questi due paesi sono riusciti a mantenere un dialogo costruttivo, anche nei momenti immediatamente successivi a quegli episodi gravissimi: oggi tra i due paesi ci sono ottime relazioni. Noi invece non riusciamo a stabilire rapporti con i nostri vicini se non tramite l’intermediazione distruttiva dell’Unione Europea.
La Fancia poteva essere un utile alleato in UE per fare valere al vertice situazioni simili, invece ci ritroviamo quasi in un contesto di lite condominiale. Non immaginavamo la risposta? E’ stata la stessa del tempo di Savini ministro degli Interni, con variazioni al tema, ma i contenuti sono stati sempre quelli. Vediamo ora di non giocarci allo stesso modo anche la Germania…
VPNews
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Aggiornamento:
Sui social, qualche amico mi ha scritto che non è giusto accusare questo governo in carica per gli errori di altri.
Veramente, non l’ho fatto ma, visto che mi si tira ‘per la giacchetta’, ecco la mia risposta:
Questo governo sui grandi temi – guerra, economia (Giorgetti vuole chiedere il MES) – non è in dissonanza con gli altri, altrimenti al MEF ora ci sarebbe Borghi o Bagnai. Perciò se non ci sono, è evidente che dalla pandemia in poi in Italia si è registrata una torsione autoritaria che nulla ha a che fare con il lato sanitario e che ha ristretto la possibilità di esprimere politiche nazionali indipendenti.
Per capirci: non si ricomincia con la dittatura pandemica solo perché non è a tema. Rimane comunque nell’agenda 2030, che è l’agenda europea sottoscritta da tutti gli stati, che prevede un preciso percorso in tema vaccinazioni. Nei documenti europei è anche stabilita una precisa politica migratoria. Non c’entrano quindi solo i partiti, è un problema del paese collettivo. E la lettura della Costituzione in senso restrittivo facendo primeggiare il rispetto dei trattati su ogni altro articolo, ci pone in una situazione di totale assoggettamento alle decisioni esterne. Non ci si può quindi dichiarare di essere ‘europeisti’ e poi scontrarsi sul tema migranti, proprio perché le politiche migratorie di Bruxelles sono proprio quelle che permettono alle Ong di operare in un certo modo.
Proprio non si capisce che essere ‘europeisti’ sottendente aderire alla ideologia della sinistra progressista? È un bias cognitivo, direi, oppure ingenuità.
Bene il governo Meloni se cambia marcia e ricuce, ma ci vuole il recupero di una generale consapevolezza, e la diatriba con la Francia è un utile campanello d’allarme, ci viene presentato il conto degli altrui errori. Spero che ora ci sia un percorso di consapevolezza.