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La Germania spera che Trump perda le elezioni

DW – La Germania può difendere i propri interessi strategici?

E’ la domanda che si pone la Deutsche Welle, testata online pubblica e da sempre molto vicina alle posizioni del governo di Berlino, dopo gli ultimi scontri fra tedeschi ed americani. A Berlino si augurano apertamente una sconfitta di Trump alle elezioni di novembre, e stanno facendo di tutto per agevolarla, consapevoli che se l’attuale presidente dovesse essere confermato, il livello dello scontro salirebbe ancora e Berlino non potrebbe perseguire i propri interessi strategici. Dalla Deutche Welle, emittente radio-televisiva e testata online pubblica.

La Germania può avere dei propri interessi e perseguirli? La risposta di Washington sembra essere chiara: solo con la benedizione del governo americano! Minaccia sanzioni per le aziende europee che partecipano alla costruzione del gasdotto Nord Stream 2, già completato al 96 %. Ricordiamo che il gasdotto servirà a trasportare sul fondo del Mar Baltico il gas naturale dalla Russia alla Germania, e da lì verso altri paesi dell’UE, bypassando tutti gli altri stati.
 
La Germania vive di esportazioni. La sua industria ha bisogno di sicurezza energetica. Per questo motivo l’industria e il governo federale sostengono la realizzazione del gasdotto. Ma Washington sta anche cercando di convogliare nella sua politica tutte quelle riserve che su questo progetto arrivano dagli altri paesi – soprattutto quelle provenienti dalla Polonia e dall’Ucraina.
 
Un ambasciatore come un agitatore
 
Ma niente di tutto ciò sembra aver convinto la Casa Bianca. Il Presidente Trump è determinato a fermare questo gasdotto con ogni mezzo possibile. Uno dei suoi agitatori è Richard Grenell, l’ex ambasciatore americano a Berlino. Nel frattempo, il diplomatico poco diplomatico ha dato un contributo significativo alle relazioni bilaterali: si è dimesso il 1° giugno lasciando la Germania.
 
Un altro forte agitatore contrario all’oleodotto è Ted Cruz, il senatore repubblicano di estrema destra del Texas. Un uomo che alcuni dei suoi compagni di partito definiscono “l’incarnazione del diavolo”. Altri dicono: se Cruz dovesse sentirsi male al Congresso, nessuno chiamerebbe il pronto soccorso. Ted Cruz da anni viene sponsorizzato dall’industria  americana del fracking… che vorrebbe vendere il suo gas in Europa. Il loro problema: il gas americano, che tecnicamente può essere prodotto solo con grandi costi, è più caro di quello russo. Washington – chi l’avrebbe mai pensato dell’ex sostenitore dell’economia di libero mercato? – preferisce sottrarsi alla concorrenza. E’ molto più facile sventolare il bastone delle sanzioni. Una politica che Trump chiama “America first”. Così facendo, però, rischia di danneggiare i rapporti con uno dei suoi alleati più fedeli.
 
Sebbene elogi pubblicamente la Cancelliera Merkel, sia i media che i rappresentanti del governo invece continuano a ripetere che i loro colloqui sono molto duri. La Cancelliera probabilmente è di tutt’altro calibro rispetto a un capo di governo montenegrino che il Presidente degli Stati Uniti semplicemente spinge da parte quando si mette in mezzo o disturba. Con Merkel questo non è possibile. Lei non si fa intimidire. Il che sembra infastidire molto Trump.
 
Ritiro di quasi un terzo dei soldati americani
 
E ora vorrebbe punirla per la sua insubordinazione e ritirare quasi 10.000 soldati americani dalla Germania entro l’anno. La maggior parte dei tedeschi non sembra neanche esserne particolarmente colpita, almeno fino a quando il paese non sarà esposto a una minaccia militare esterna. Dopo tutto, da anni il rumore e l’inquinamento ambientale causato dalle truppe americane sono oggetto di forti critiche. Solo i sindaci e i dirigenti delle imprese presenti nelle città che ospitano le basi americane temono realmente un ritiro delle truppe. Ma soprattutto: gli americani sono presenti in Germania perché è nel loro interesse (da qui vengono controllate tutte le missioni in Iraq e in Afghanistan), ed è anche nell’interesse della NATO. Se Trump ora dovesse ritirare un contingente ancora più grande, farebbe soprattutto del male a se stesso e allontanerebbe ulteriormente gli Stati Uniti dall’Europa.
 
Il terzo che gode invece sarà la Cina. Ogni conflitto all’interno dell’Occidente rafforza la posizione di Pechino nei confronti di Washington. Per il modo in cui gli americani si stanno comportando, difficilmente potranno contare sull’aiuto dell’UE nella disputa commerciale con la Cina. Al contrario. Berlino a luglio assumerà la presidenza del Consiglio UE. La cancelliera Merkel continua ad attenersi al piano di voler tenere un incontro di tutti i capi di Stato e di governo dell’UE con il presidente Xi Jinping – anche se la data originaria di metà settembre nel frattempo è stata annullata a causa della pandemia di Coronavirus. Tenere un tale incontro immediatamente prima delle elezioni presidenziali americane, sarebbe stata ovviamente una provocazione diplomatica. Trump non sarebbe stato invitato. E come osservatore avrebbe solo potuto twittare.
 
Sperando per il 3 novembre
 
Se la sua amministrazione a novembre dovesse essere bocciata dagli elettori, le relazioni tra gli Stati Uniti e la Germania tornerebbero rapidamente alla normalità. Lo sfidante democratico Joe Biden semplicemente capisce che anche la Germania ha i suoi interessi, e che può perseguirli.[su_spacer]
Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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