Le direzioni della Politica Globale secondo Chatham House nel 2025
Chatham House, il prestigioso istituto britannico di relazioni internazionali, ha delineato le tendenze che influenzeranno le dinamiche mondiali nel prossimo anno. Tra le priorità emerse, spiccano temi legati alla geopolitica, alla tecnologia, alla salute globale e al cambiamento climatico, in un contesto che riflette le ambizioni del Regno Unito e i suoi interessi strategici.
Una delle questioni centrali riguarda il futuro Presidente degli Stati Uniti. A Londra si teme che una rielezione di Donald Trump possa portare a compromessi con Cina e Russia, con un conseguente ridimensionamento del sostegno all’Ucraina. Secondo Chatham House, l’eventuale ritorno di Trump alla Casa Bianca non garantirebbe la stabilità geopolitica e, anzi, potrebbe complicare ulteriormente il quadro internazionale.
Un altro elemento critico riguarda l’approccio della prossima amministrazione americana verso la regione dell’Asia-Pacifico. L’attenzione è rivolta in particolare a Taiwan e alla Corea del Sud, considerata l’instabilità della penisola coreana e il ruolo sempre più assertivo della Cina.
Chatham House dedica ampio spazio all’intelligenza artificiale, promuovendo l’idea di una tecnologia “etica” sotto la guida del G7. Dietro questa visione si cela l’obiettivo di consolidare il controllo occidentale sulla IA, giustificato da richiami ai diritti umani, ma potenzialmente strumentalizzato per intensificare la censura.
Sul fronte europeo, Chatham House evidenzia la necessità di rafforzare la posizione britannica, affidando tuttavia alla Germania il compito di sostenere il peso economico delle politiche comunitarie. Le elezioni tedesche di febbraio saranno determinanti per delineare il futuro dell’UE, inclusi i piani per un’industria della difesa più robusta e per ridurre la dipendenza economica da potenze esterne come Russia, Cina e Stati Uniti.
Il rafforzamento della NATO e una maggiore cooperazione militare tra Londra e Bruxelles sono considerati prioritari. Tuttavia, la crisi economica britannica rappresenta un ostacolo rilevante a tali ambizioni, rendendo cruciale il superamento delle difficoltà interne per mantenere un’influenza globale significativa.
La gestione della salute globale è un altro tema strategico, con l’istituto che sottolinea la necessità di prepararsi a future pandemie. In particolare, l’“Accordo pandemico” dell’OMS previsto per maggio rappresenta un passo importante, benché susciti scetticismo a causa dei precedenti episodi di disinformazione e delle evidenti implicazioni economiche per le aziende farmaceutiche occidentali.
Nel contesto del Medio Oriente, la caduta del regime siriano di Bashar al-Assad ha portato Chatham House a concentrarsi sull’Iran. L’obiettivo non è il cambio di regime, ma piuttosto l’avvio di negoziati per limitare il programma nucleare di Teheran e ridurre il suo sostegno militare alla Russia.
Per quanto riguarda l’Africa, il Sudafrica sarà al centro dell’attenzione globale grazie al G20 ampliato previsto a novembre. Inoltre, le elezioni in Paesi come Malawi, Tanzania e Costa d’Avorio saranno un banco di prova per il consolidamento dell’influenza occidentale nella regione.
L’agenda climatica rimane cruciale per Chatham House, con particolare attenzione al vertice COP-30 che si terrà in Brasile. Il Regno Unito punta a rilanciare la decarbonizzazione, nonostante le crescenti critiche legate agli impatti sull’industria e l’eventuale ritiro degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sotto una presidenza Trump.
Infine, Chatham House sostiene l’importanza del diritto internazionale, promuovendo un rafforzamento della Corte Penale Internazionale e nuove normative contro crimini informatici e guerre ibride. Queste iniziative sembrano destinate a giustificare ulteriori pressioni sulla Russia e su altri attori geopolitici.
Le priorità di Chatham House per il 2025 riflettono il tentativo britannico di riaffermare la propria influenza globale, nonostante le sfide economiche interne. L’istituto continua a giocare un ruolo fondamentale nella definizione delle narrazioni strategiche occidentali, ma resta da vedere quanto queste ambizioni potranno tradursi in risultati concreti sullo scenario internazionale.
Osservando le priorità delineate da Chatham House, emerge chiaramente come l’istituto rappresenti un laboratorio strategico per consolidare l’egemonia occidentale, specialmente britannica, nel panorama internazionale. Tuttavia, dietro la retorica di giustizia, progresso e stabilità, si scorgono narrazioni che rischiano di alimentare tensioni globali anziché risolverle. La spinta verso un controllo più centralizzato su temi cruciali come l’intelligenza artificiale, la salute globale e il diritto internazionale, spesso giustificata in nome di valori universali, sembra in realtà nascondere una visione unilaterale e strumentale della realtà.
La vera sfida per il Regno Unito, e per i suoi alleati, non sarà solo quella di superare le difficoltà economiche interne, ma anche di riconoscere i limiti di una politica estera che si arroga il diritto di definire le regole del gioco globale. In un mondo sempre più multipolare, la legittimità non può essere imposta, ma deve essere guadagnata attraverso un dialogo autentico e il rispetto delle specificità culturali e politiche di ogni nazione.
Chatham House si presenta come un faro per le strategie globaliste, ma il rischio è che il faro illumini soltanto una parte del paesaggio, lasciando il resto nell’ombra. È essenziale quindi osservare con attenzione, senza pregiudizi, le loro mosse e valutarne le implicazioni, affinché le analisi e le azioni non diventino un pretesto per il perpetuarsi di dinamiche di dominio mascherate da nobili intenti. Come sempre, la verità si trova nella realtà osservata nella sua interezza, e non nelle narrazioni che scelgono di amplificare soltanto una parte della storia.