Come introdotto nel precedente articolo sul ‘piano Feltman-Bandar‘ , proponiamo una seconda chiave di lettura degli attuali eventi, nel contesto del Piano per il ‘Grande Medio Oriente’ , o meglio il ‘Grande Israele’. A questo ‘piano’ si riferiscono le parole dell’ambasciatore siriano presso le Nazioni Unite Bachar al-Jaafari, pronunciate il 18 settembre 2018 all’indomani dell’attacco israeliano sulla città di Latakia :
“Questi governi hanno voluto questa guerra contro il mio paese per influenzare la politica adottata dal suo governo e per cambiare la sua identità nazionale, al fine di servire il progetto di un nuovo Medio Oriente composto da entità o stati deboli e permanentemente in conflitto, fondati su una base religiosa, settaria o etnica, che imita il progetto sionista di uno Stato-nazione del popolo ebreo in Israele, che nega il diritto del popolo palestinese a uno Stato indipendente. Quindi tutta la storia si riassume nella Palestina. L’intera storia si riassume a Palestina e Israele!”
Introduzione di Michel Chossudovsky
Il seguente documento relativo alla formazione della “Grande Israele” costituisce la pietra angolare di potenti fazioni sioniste all’interno dell’attuale governo Netanyahu, del partito Likud, nonché all’interno dell’establishment militare e dell’intelligence israeliani .
Il presidente Donald Trump ha confermato senza mezzi termini il suo sostegno agli insediamenti illegali di Israele (ivi compresa la sua opposizione alla risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, relativa all’illegalità degli insediamenti israeliani nella West Bank occupata). Inoltre, spostando l’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme e permettendo l’espansione degli insediamenti israeliani nei territori occupati e non solo, il presidente degli Stati Uniti ha fornito una approvazione di fatto del progetto “Greater Israel” (Grande Israele) come formulato nell’ambito del Piano Yinon.
Tenete a mente: questo progetto non è strettamente un progetto sionista per il Medio Oriente, esso è parte integrante della politica estera degli Stati Uniti, ovvero l’intento di Washington di fratturare e balcanizzare il Medio Oriente. La decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele ha lo scopo di innescare l’instabilità politica in tutta la regione.
Secondo il padre fondatore del sionismo Theodore Herzl, “l’area dello Stato ebraico si estende: “Dal ruscello dell’Egitto fino all’Eufrate”. Secondo Rabbi Fischmann, “La Terra Promessa si estende dal fiume dell’Egitto (il Nilo) fino all’Eufrate, includendo parti della Siria e del Libano”.
Visto nel contesto attuale, compreso l’assedio su Gaza, il Piano Sionista per il Medio Oriente intrattiene uno stretto rapporto con l’invasione dell’Iraq del 2003, la guerra del Libano del 2006, la guerra in Libia del 2011, le guerre in corso in Siria, Iraq e Yemen, per non parlare della crisi politica in Arabia Saudita.
Il progetto “Greater Israel” consiste nell’indebolire ed infine nel fratturare i vicini stati arabi come parte di un progetto espansionista israeliano-statunitense, con il sostegno della NATO e dell’Arabia Saudita. A questo proposito, il riavvicinamento tra Arabia Saudita e Israele è dal punto di vista di Netanyahu un mezzo per espandere le sfere di influenza di Israele nel Medio Oriente e affrontare l’Iran. Inutile dire che il progetto “Greater Israel” è coerente con il disegno imperiale americano.
“Greater Israel” consiste in un’area che si estende dalla Valle del Nilo fino all’Eufrate. Secondo Stephen Lendman : “Un secolo fa, il piano dell’Organizzazione Sionista Mondiale per uno Stato Ebraico includeva:
• La Palestina storica;
• Il Libano meridionale fino a Sidone e al fiume Litani;
• Le alture del Golan in Siria, la pianura di Hauran e Deraa; e
• il controllo della ferrovia Hijaz da Deraa ad Amman, Giordania e il Golfo di Aqaba.
Alcuni sionisti volevano di più – terra dal Nilo ad Ovest all’Eufrate nell’Est, comprendente Palestina, Libano, Siria occidentale e Turchia meridionale “.
Il progetto sionista sostiene il movimento degli insediamenti ebraici. Più in generale si tratta di una politica di esclusione dei Palestinesi dalla Palestina giungendo all’eventuale annessione della Cisgiordania e di Gaza allo Stato di Israele.
La Grande Israele creerebbe un numero di Stati proxy. Che comprenderebbero parti del Libano, della Giordania, della Siria, del Sinai, nonché parti dell’Iraq e dell’Arabia Saudita. (Vedi mappa).
Secondo Mahdi Darius Nazemroaya in un articolo di Global Research del 2011, [Preparare la scacchiera per lo “scontro di civiltà”: dividere, conquistare e dominare il “nuovo Medio Oriente”] il Piano Yinon era una continuazione del progetto coloniale britannico in Medio Oriente:
“[Il piano Yinon] è un piano strategico israeliano per garantire la superiorità regionale israeliana. Insiste e afferma che Israele deve riconfigurare il suo ambiente geopolitico attraverso la balcanizzazione degli Stati Arabi circostanti in Stati più piccoli e più deboli.
Gli strateghi israeliani consideravano l’Iraq come la loro più grande strategica sfida da uno Stato arabo. Questo è il motivo per cui l’Iraq è stato delineato come il fulcro della balcanizzazione del Medio Oriente e del mondo arabo. In Iraq, sulla base dei concetti del Piano Yinon, gli strateghi israeliani hanno chiesto la divisione dell’Iraq in uno Stato Curdo e due Stati arabi, uno per i musulmani sciiti e l’altro per i musulmani sunniti.
Il primo passo verso la creazione di questo è stata la guerra tra Iraq e Iran, che il Piano Yinon studia. The Atlantic, nel 2008, e il Giornale delle Forze Armate dell’Esercito degli Stati Uniti, nel 2006, hanno entrambi pubblicato mappe ampiamente diffuse che seguivano da vicino le linee del piano Yinon. A parte un Iraq diviso, che anche il Piano Biden richiede, il Piano Yinon prevede la divisione di Libano, Egitto e Siria. Anche la partizione di Iran, Turchia, Somalia e Pakistan segue in linea con questa visione.
Il Piano Yinon prevede anche la disgregazione del Nord Africa e la prefigura con partenza dall’Egitto per poi riversarsi nel Sudan, in Libia e nel resto della regione.”
La “Grande Israele “richiede la disgregazione degli Stati Arabi esistenti in piccoli stati.
“Il piano opera su due premesse essenziali. Per sopravvivere, Israele deve 1°) diventare un potere regionale imperiale e 2°) deve effettuare la divisione dell’intera area in piccoli Stati mediante la dissoluzione di tutti gli Stati arabi esistenti. Quanto piccoli, dipenderà dalla composizione etnica o settaria di ogni Stato. Di conseguenza, la speranza sionista è che Stati basati sul settarismo diventino satelliti di Israele e, ironia della sorte, la sua fonte di legittimazione morale…
Questa non è una nuova idea, né emerge per la prima volta nel pensiero strategico sionista. In effetti, frammentare tutti gli Stati Arabi in unità più piccole è stato un tema ricorrente. “(Piano Yinon, oppure vedi QUI la versione originale edita da Israel Shahak)
Viste in questo contesto, la guerra alla Siria e all’Iraq sono parte del processo di espansione territoriale israeliana.
A questo proposito, la sconfitta dei terroristi sponsorizzati dagli Stati Uniti (ISIS, Al Nusra) da parte delle forze siriane con il sostegno di Russia, Iran e Hezbollah costituisce una battuta d’arresto significativa per Israele.
Michel Chossudovsky, Global Research, 6 settembre 2015, aggiornato il 18 settembre 2018
Traduzione in italiano di Gb.P.
[ad_2]