Seguendo le informazioni sulle drammatiche vicende siriane sono sconcertato. Sì lo so, sono il frutto del male e dall'avidità umana, dalla sete di potere sugli altri uomini… Ma non sono sconcertato di queste cose che conosco, bensì sono sconcertato dalla reazione davanti a tutto questo, da parte del 'mio' mondo. Sì, del mondo dove sono cresciuto, e in quando italiano, dell'Italia.
Nel mio paese sembra tutto reggersi su alcuni punti fermi: la libertà, i diritti, la giustezza della scelta repubblicana, le 'garanzie costituzionali e il ripudio degli assolutismi passati, di qualsiasi genere.
Ma detto questo, ognuno dovrebbe avere il diritto di scegliere la propria strada. Ma non è così. Il mio paese ha le sue priorità, la Repubblica 'è fondata sul lavoro' ma evidentemente si è dimenticata del 'soggetto' per cui è stata istituita. Il soggetto umano non viene facilitato, non è all'ordine del giorno, è una cosa estranea alle istituzioni.
Eppure nella mia città c'è piazza della 'Rinascita'.. Ma come? Di chi? Sì, 'rinascita' è l'espressione dell'unico tipo di pensiero che è facilitato.. che ha una sua idea precisa di storia e dell'uomo. No non sono contento del nome di quella piazza (prima si chiamava piazza 'Salotto') . Non ne sono contento perché non guardo con simpatia alle 'rinascite laiciste' che portano a casa qualche diritto in più ma a prezzo di meno coscienza di sè e di meno umanità.
E la prima 'rinascita' che viene celebrata in Italia è il Risorgimento: beh, io non guardo al Risorgimento come una 'gioiosa vittoria' del 'nuovo' sul passato ma piuttosto come l'ateismo di stato contro il cattolicesimo. Una finta rivoluzione appoggiata dalla potenza egemonica di allora con la sua ideologia protestante.
E' storia che conosciamo: l'annessione italiana è avvenuta con la forza e con l'intrigo internazionale, è stata l'invasione di uno stato sovrano (Regno delle due Sicilie) da parte di un altro stato (Regno di Sardegna). Poi l'attacco a San Pietro ha completato questa grande Unità… è la nostra storia con i suoi conflitti e contraddizioni mai risolti per mancanza di un pensiero libero ed una scuola libera (e non è che 'libera' vuol dire religiosa ma leale con la storia ed attenta al presente).
Il modo con cui sono state fatte le celebrazioni dei 150 anni ''dall'unità d'Italia'' nel 2011 è la prova del disfacimento presente. Sono state fatte in un modo molto ideologico senza verità, memoria e coscienza della propria storia. Non si può partire dalle bugie e dalla retorica. Comunque sappiamo com'è andata: l'imprevisto nella storia dell'uomo continua ad accadere ed i cristiani e gli onesti, nell'esempio di don Bosco, hanno pensato a costruire ed a cercare il positivo.
Ma naturalmente il potere non ha accolto quell'esempio positivo e si è arroccato nella sua retorica. Perchè senza capire il passato, senza essere animati da una preoccupazione positiva per il reale non si può avre simpatia per il presente ma si sceglie la ragion di stato, la scelta ideologica. Ed allora se ancor oggi siamo radicati in quell'idea, così cara anche al fascismo, che cosa vogliamo fare? Dove vogliamo andare? Senza comprensione del nostro passato, non possiamo capire il presente ed il disastro che abbiamo creato. Quella 'rivoluzione' ha voluto scientemente 'tagliare' con una cultura e una tradizione che metteva al centro il dato umano, e cioè l'essere dipendenti da altro, le nostre esigenze ultime.
Si sà: chi dice una bugia è portato a dirne altre. Non è questione di buona volontà: nell'esistenza si tratta di concezione dell'uomo e di stabilire di cosa ha realmente bisogno l'uomo. Vale per il singolo e vale per la collettività. E' il punto di partenza per il pluralismo, per guardare con simpatia ciò che non nega questa possibilità (quindi è escluso il relativismo che non afferma nulla). Siamo lontani da questo: il modo in cui nel nostro paese si obbligati a pensare alla 'rivoluzione' ed avere una certa visone della storia è scritto persino nell'inno nazionale.
Il punto di rottura di un popolo che benchè diviso si riconosceva nella fede cattolica è stato il Risorgimento. Allora abbiamo imparato che se si vuol attaccare un altro stato si decide che è governato da un tiranno, si aspettano le coperture, ci si assicura delle alleanze dei forti, poi si usano i sotterfugi e infine si fomenta una guerra civile.
Si giustifica di fare il gioco sporco: si trovano infiltrati, altre alleanze (sempre più bieche), si promettono ricompense.
Allora lo abbiamo fatto per noi e lo abbiamo fatto ancora oggi per gli altri. Una furia devastatrice 'umanitaria' che si è abbattuta prima in Libia e poi in Siria. E' chiaro che abbiamo peggiorato le cose in quei paesi, ma vedete qualcuno che lo abbia detto?… Eppure era tutto evidente: cosa potevamo aspettarci dopo aver raso al suolo un paese , comprese le sue istituzioni, il suo sistema produttivo e aver saccheggiato le sue banche?
E' chiaro abbiamo peggiorato la situazione in questi paesi, dandoli in mano a delinquenti che hanno ucciso e terrorizzato la gente cacciandola di casa e imponendogli una vita da inferno. E non abbiamo sollevato obiezioni. Poi in Siria 'è arrivato' ISIS (dal nulla ) che ha un'anima dannata propria (anch'essa nata dal nulla) ed allora il gioco sporco non ci è piaciuto più perché non era più contro il 'nemico giurato'.
Così si è deciso di cambiare scena ma non il gioco, che è lo stesso di prima.
Questo è la nostra idea e di civiltà. I 'distinguo' e tutta la malsana dialettica tra ribelli buoni e ribelli cattivi è un ulteriore passo verso l'oscenità e la perversione del pensiero.
La guerra siriana è solo una questione di cattiva coscienza di sè, e si muore anche qui di questo. Senza la coscienza di sè, senza umanità, non si ha più risorse per un cammino.