La libertà del junior partner: l’attivismo di Parigi osservato da Berlino

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I tedeschi osservano con molta attenzione l’attivismo di Macron in Europa e in Grecia, dove il presidente francese si è recato questa settimana per rilanciare il suo progetto europeo e per contrastare l’espansionismo economico tedesco e cinese. Da German Foreign Policy una riflessione molto interessante sulla strategia politica francese in Europa. 

Al centro dell’offensiva politica europea recentemente avviata dal Presidente francese Macron c’è il piano, da tempo annunciato, per la trasformazione dell’Eurozona. Il piano francese sostanzialmente non sarebbe una completa retromarcia nei confronti della politica dell’austerità tedesca. Tuttavia con la proposta francese gli spazi di manovra, soprattutto per i paesi in crisi del sud-Europa, dovrebbero ampliarsi. L’obiettivo è quello di sviluppare misure di sostegno permanenti necessarie ad evitare il crollo dei singoli paesi europei, come la Grecia o l’Italia, stabilizzando in questo modo l’Euro nel lungo periodo. Per questa ragione Macron vorrebbe creare un budget specifico per la zona Euro. L’assegnazione delle risorse non dovrebbe quindi piu’ dipendere dai soliti diktat di austerità di Berlino, ma essere gestita attraverso decisioni politiche. A tal fine dovrebbe essere istituito un Ministro delle Finanze dell’area Euro e un Parlamento dell’Eurozona. Per poter portare avanti il dibattito in maniera piu’ decisa, Parigi pretende la guida dell’Eurogruppo che il Ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire dovrebbe assumere dal prossimo gennaio; nella prospettiva della riforma, il capo dell’Eurogruppo dovrebbe quindi corrispondere con il ruolo di Ministro delle Finanze Europeo. Parigi sarebbe quindi disposta ad appoggiare la candidatura alla presidenza della BCE dell’attuale Presidente della Bundesbank Jens Weidmann.[1] Macron tuttavia deve fare i conti con una forte opposizione, proveniente dalla Germania, contraria ad ogni ulteriore forma di redistribuzione attraverso un budget comune dell’Eurozona. L’opposizione è ancora piu’ forte nella misura in cui Macron per questo budget chiederebbe un contributo pari a diversi punti di PIL dell’Eurozona. Un punto percentuale corrisponde a 107 miliardi di Euro; l’intero bilancio dell’UE è attualmente di circa 150 miliardi di euro all’anno.
A porte chiuse
Lo scorso fine settimana Parigi ha dato un primo schiaffo verbale alla politica di gestione della crisi dettata da Berlino: il Commissario agli Affari Monetari dell’UE Pierre Moscovici l’ha apertamente criticata definendola “non democratica”. I suoi sforzi politici sono dettati dal tentativo di aprire una breccia per le riforme dell’Eurozona proposte da Macron, che in questo quadro vengono quindi rivendute come una presunta reintroduzione della democrazia nell’UE; le dichiarazioni di Moscovici sulla materia, insolitamente taglienti, sembrano aver colpito il centro del problema. Come dichiarato dal Commissario francese, nell’UE ci sarebbe “uno scandaloso deficit democratico“. Cio’ riguarda soprattutto le misure che Bruxelles nel corso della crisi ha imposto alla Grecia: si tratta “di misure decise a porte chiuse, prese da tecnocrati, senza alcun controllo da parte del Parlamento”. Provvedimenti che “hanno coinvolto anche il piu’ piccolo dettaglio nella vita del paese colpito, decisioni fondamentali sulle pensioni, oppure sul mercato del lavoro”. Non c’è stato “alcun critierio costante”, nemmeno “una linea guida comune”; anche i media non hanno mai saputo quello che realmente stava accadendo. [2]  Un tale stato di cose non puo’ andare avanti, è necessario un vero cambiamento.
La ricostruzione della democrazia
Il presidente Macron sta cercando di ottenere il sostegno dei paesi dell’Europa del sud nei confronti della sua iniziativa politica. Nel fare questo puo’ sicuramente riallacciarsi al lavoro preliminare del suo predecessore François Hollande che in qualità di leader aveva partecipato a tre “vertici dei paesi del sud-Europa” nel settembre 2016 e nel gennaio e aprile 2017. Al vertice erano presenti i leader di Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro e Malta. [3] Macron questa settimana si recherà ad Atene per promuovere pubblicamente la sua iniziativa. E’ annunciato un discorso con cui il presidente francese – coerentemente con gli argomenti enunciati dal Commissario UE – intende promuovere “la ricostruzione di una Europa democratica”. Con cio’ intende essenzialmente la trasformazione dell’Eurozona secondo le proposte di Parigi. Macron per annunciare il suo progetto ha scelto la capitale greca dato il suo alto valore simbolico in quanto luogo di origine della democrazia europea nonché sito di esecuzione dei piu’ estremi diktat di austerità ordinati da Berlino. [4]
La Francia contro la Cina
Accanto a cio’ il presidente francese intende lanciare una prima offensiva economica contro la Cina. Macron viaggia ad Atene accompagnato da una delegazione economica di circa 40 rappresentanti di grandi aziende francesi, fra questi i dirigenti esecutivi di grandi aziende come Total, Engie, Vinci, Sanofi e L’Oreal. I dirigenti francesi arrivano in un paese che da decenni si trova sotto una notevole influenza economica tedesca. Un paese che pero’ ha perso rilevanza dopo essere entrato in una profonda crisi economica: molte aziende tedesche si sono ritirate dal paese, altre si sono concentrate sui pochi pezzi buoni rimasti, ad esempio nell’industria del turismo [5]. Macron non solo spera di poter utilizzare  a vantaggio delle aziende francesi gli spazi lasciati vuoti dai tedeschi, ma si schiera di fatto anche contro la crescente influenza cinese. La compagnia marittima cinese COSCO ha recentemente assunto la maggioranza del porto del Pireo che vorrebbe trasformare in una stazione fondamentale sulla “Nuova via della seta”.[6] Non possiamo incassare l’espansionismo economico cinese senza difenderci, si dice a Parigi in preparazione al viaggio di Macron verso Atene: è necessario rafforzare le posizioni europee in Grecia. Recentemente un consorzio franco-tedesco ha acquisito la maggioranza del porto di Salonicco [7]: Macron per impostare la sua strategia vorrebbe ripartire da questa acquisizione. Se dovesse riuscire a trasformare il suo piano in realtà, allora si potrebbe delineare una forte rivalità fra Berlino e Parigi, da un lato, e sull’altro lato della contesa, Pechino.
Meno professorale, piu’ amico
Cio’ presuppone che Berlino lasci la strada libera a Macron senza pregiudicare i suoi piani per la zona Euro. I consiglieri governativi di Berlino suggeriscono caldamente di non far andare via a mani vuote ancora una volta un presidente francese – diversamente da quanto accaduto con i suoi due predecessori [8]. Macron in Francia ha avviato una riforma del mercato del lavoro che fondamentalmente si basa sul modello dell’Agenda 2010 tedesca: la sua euro-iniziatva è la necessaria contropartita a queste riforme. Se le riforme del lavoro avranno successo, Macron continuerà a trasformare la Francia secondo il modello tedesco. In realtà il suo successo è tutt’altro che scontato: già la prossima settimana sono annunciate le prime proteste di massa, il 68% della popolazione non ha alcuna fiducia nelle riforme, mentre il consenso verso la presidenza di Macron è drasticamente diminuito. Il capo dell’Istituto demoscopico Ifop dice: “l’umore generale è quello della vigilia di una grande battaglia”.[9] In una situazione cosi’ difficile per Macron, Berlino “dovrebbe allentare le briglie” e lasciare strada libera al suo tentativo di trasformare l’Eurozona, in modo da poterlo rafforzare internamente. Cosi’ è scritto in una recente presa di posizione della Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik (DGAP); diversamente ci sarebbe il rischio di vederlo cadere. L’UE nel lungo periodo puo’ funzionare solo “se Parigi non sarà piu’ considerato come un un junior partner dei tedeschi”, sempre secondo la DGAP. Berlino deve cambiare il suo approccio: “meno professorale, e piu’ amico fedele”. [10]
Il consiglio della DGAP di non spingere al massimo l’egemonia tedesca all’interno dell’UE e di lasciare che altri paesi possano almeno in parte essere coinvolti nella gestione del potere, al fine di evitare la disintegrazione dell’UE, sicuramente non è una novità. Sarebbe certamente una novità se questa volta Berlino dovesse ascoltare il consiglio. 

[1] S. dazu Vom deutschen Euro zur deutschen EZB.
[2] Moscovici: “L’Italia contenga il debito. Sì al ministro delle Finanze Ue”. www.corriere.it 02.09.2017.
[3] S. dazu Spalte und herrsche.
[4] Grèce: Macron veut reconstruire une Europe démocratique. www.lepoint.fr 06.09.2017.
[5] S. dazu Die letzte Boombranche.
[6] S. dazu Die Grenzen der Diktate.
[7] S. dazu Wer hat, dem wird gegeben.
[8] S. dazu Sarkozy, der Deutsche und Le modèle Gerhard Schröder.
[9] Martina Meister: “Eine Stimmung wie am Vorabend einer großen Schlacht”. www.welt.de 31.08.2017.
[10] Claire Demesmay, Jana Puglierin: What Germany Needs To Do Next… On France and the EU. berlinpolicyjournal.com 05.09.2017.o4mR S hTiM

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