L’Europa ha ancora una gran una voglia di ‘tutelare’ la Libia come ha fatto nel 2011 distruggendola. Ora senza alcun atto di rimorso e giustizia verso quei fatti scellerati e criminali, l’establishment europeo – che scatenò quella guerra che chiamò “umanitaria” -, vuole nuovamente aiutare.
La stessa ‘intellighentia’ – che ha esattamente la stessa mentalità e comprensione delle cose di allora quando venne ” a difendere il popolo libico” – vuol replicare dall’alto della propria ‘superiorità morale’ e minaccia con truppe e sanzioni a manciate. Addirittura si propone un embargo delle armi, quando nel 2011 fu violato proprio dall’Italia a favore di al Qaeda e affini (tali erano le forze anti-Gheddafi).
Ma allora di quale superiorità morale si parla , se sono proprio gli stessi paesi aggressori , a farsi avanti!? L’unica giustizia che conosce l’Europa è la fame e la disperazione che infligge in Siria. È quello che succederà sempre, fin quando si metteranno in discussione le ‘strategie’, non sè stessi.
@vietato parlare
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Agela Algaml presidente del Consiglio sociale Werfalla: “La Libia non ha bisogno di una soluzione esterna”
Di Vanessa Tomassini.
“Ciò che è importante per i cittadini libici che soffrono delle complicazioni delle guerre, in particolare per coloro che sono stati costretti a lasciare le proprie case, è un cessate il fuoco di fatto. E’ importante l’impegno dei partiti nell’annunciare la loro decisione di cessare il fuoco. Crediamo in una soluzione raggiunta dai libici, dalla volontà libica, senza internazionalizzazione o dettatura di Paesi stranieri”.
A dirci questo è Agela Algaml, presidente del Consiglio sociale della tribù Werfalla, una delle più grandi in Libia.
Algaml parlando del vertice di Berlino ci dice: “Una soluzione che sia motivata dall’interesse libico e non basato sull’accordo e l’armonia degli interessi dei paesi stranieri. In ogni caso, speriamo che Berlino non sia un incontro come Roma e Parigi. Speriamo che riesca a frenare come minimo gli interventi stranieri, e che la Libia venga lasciata ai libici, e che non sarà limitato a coloro che si sono incontrati a Skhirat e nelle asce da combattimento altre volte, poiché un ampio segmento del popolo libico è stato assente a Skhirat ed è stato però gettato dai partecipanti nelle guerre e nel loro flagello”.
-Cosa ne pensa della decisione del presidete turco Recep Tayyip Erdogan di inviare truppe in Libia su richiesta del Governo di Accordo Nazionale?
“Il nostro rifiuto delle interferenze straniere è assoluto e riguarda qualsiasi Paese. La dichiarazione di intervento della Turchia sucita provocazione, condanna e scontro con essa. Tratteremo le truppe turche come forze invasori dei territori libici. Questa è la nostra prima e ultima parola, per quanto riguarda coloro che hanno preso questa decisione, si può dire molto, ad esempio, Erdogan ha potuto procedere verso l’attuazione di questa decisione solo dopo l’approvazione del Parlamento turco, il parlamento libico ha discusso questa domanda e ha presentato la sua approvazione per l’arrivo di queste forze?”.
Nei giorni scorsi è stata avanzata l’idea di una forza d’interposizione Onu a guida italiana in Libia. Come vede un’iniziativa simile?
“Vorremmo che il settimo oggetto venga rimosso dallo Stato libico, anzichè rafforzare la tutela con forze di monitoraggio esterne o internazionali perchè gli interventi codificati si trasformeranno come gli interventi stranieri del 2011”.
Il presidente del Parlamento libico aveva anche chiesto all’Egitto e ad altri Paesi arabi di intervenire. La Libia ha davvero bisogno di un intervento esterno per raggiungere una soluzione?
“La Libia non ha bisogno di un intervento esterno come soluzione, ma non ha bisogno di interferenze esterne da alcuni Paesi perchè questo è il principale problema, che separa e impedisce i comuni denominatori tra i libici divergendo i loro interessi poichè gli interessi nani dei partiti locali ruotano nell’orbita di quei Paesi”.
Qual’è la situazione sul terreno riguardo al processo di riconciliazione?
“La riconciliazione rimane un obiettivo da raggiungere inevitabilmente, non importa quanto gravi siano le crisi, e non importa quale intervento cerchi di renderlo un obiettivo impossibile o fantasioso. Ha i suoi tempi, i suoi strumenti e le sue fasi che lo precedono. Se verrà lasciato ai libici gestire i loro affari lontano da ogni interferenza negativa alla fine ci sarà la riconciliazione, che prevede diverse fasi dalla convivenza alla consegna in giudizio dei detenuti o il loro perdono per le riparazioni e via dicendo”.
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