La marcia ‘delle donne’ ed i legami con i donatori di Hillary

[su_heading style=”modern-2-blue” size=”18″ align=”left”]I legami tra Soros e la marcia delle donne su Washington[/su_heading]

dal blog del New York Times – di Asra Q. Nomani, 20.01.2017 

Qual è il legame tra uno dei maggiori donatori di Hillary Clinton e la marcia delle donne? Viene fuori che è un legame piuttosto significativo

Nel buio che precede l’alba del giorno dell’inaugurazione presidenziale di oggi, ho dovuto affrontare una scelta, come femminista liberal da tutta una vita e che ha votato per Donald Trump come Presidente: indossare le mie scarpe da ginnastica Nike rosa per recarmi in metropolitana verso la capitale della nazione all’inaugurazione del nuovo Presidente degli Stati Uniti, o aspettare e andare domani all’after-party, la “Marcia delle donne su Washington”?

The Guardian ha promosso la “Marcia delle donne su Washington” come un’azione “spontanea” per i diritti delle donne. Un altro organo di stampa liberal, Vox, parla della “enorme ondata spontanea” dietro la marcia. Sul loro sito web, gli organizzatori della marcia stanno promuovendo il loro lavoro come “uno sforzo dal basso” da parte di organizzatori “indipendenti”. Anche la mia palestra di yoga, Beloved Yoga, sta affittando un autobus e offrendo posti a sedere per $35. Il Manifesto della Marcia proclama con enfasi, “L’ascesa delle donne = L’ascesa della Nazione.”

E’ un’idea che io, femminista liberale, abbraccerei. Ma io so – e la maggior parte dell’America sa – ciò che gli organizzatori della marcia non hanno detto nel loro manifesto: la marcia non è in realtà una “marcia delle donne”. E’ una marcia delle donne che sono anti-Trump.

Come elettrice di Trump, non mi sento benvenuta, così come molte altre donne che rifiutano le politiche identitarie liberal che sono le basi fondamentali della marcia, finora, e che fanno sentire le donne bianche non benvenute, respingendo le donne che si oppongono all’aborto e impadronendosi dell’agenda.

Per capire meglio la marcia, questa settimana ho passato le notti a studiare le fonti di finanziamento, la politica e gli argomenti di alcuni dei 403 gruppi “partner” della marcia. Si tratta di una “Marcia delle donne” apartitica?

Roy Speckhardt, direttore esecutivo della American Humanist Association, un partner della marcia, mi ha detto che la sua organizzazione era “apartitica“, ma nutre “molte preoccupazioni sulla nuova amministrazione Trump, che riguardano quello che noi riteniamo essere un approccio misogino verso le donne.” Nick Fish , direttore nazionale degli Atei Americani, un altro partner della marcia, mi ha detto: “Questo non è un evento ‘di parte’“. Dennis Wiley, pastore della Covenant Baptist United Church of Christ, un altro partner della marcia, mi ha richiamata e ha detto “Questa non è una marcia di parte“.

Veramente? UnitedWomen.org, un altro partner, presenta dei video con gli hashtag #ImWithHer, #DemsInPhily e #ThanksObama. Seguendo i soldi, ho esaminato attentamente i documenti del miliardario George Soros e della sua società filantropica Open Society, perché mi sono chiesta: Qual’è il legame tra uno dei maggiori donatori di Hillary Clinton e la “Marcia delle donne”?

Quello che ho scoperto: Tanto.

Secondo la mia ricerca, che sto aprendo al crowd-sourcing su GoogleDocs, Soros ha finanziato, o ha stretti rapporti con almeno 56 dei partner della marcia, incluso il “partner chiave” Planned Parenthood, che si oppone alle politiche anti-aborto di Trump, e il National Resource Defense Council, che si oppone alle politiche ambientali di Trump. Gli altri legami di Soros con le organizzazioni della “Marcia delle donne” includono la schierata MoveOn.org (che era ferocemente pro-Clinton), la National Action Network (che ha un ex direttore esecutivo – promosso dal Senior Advisor di Obama, Valerie Jarrett, come “un leader di domani” – col ruolo di co-presidente della marcia e “capo della logistica”). Altri “partner” della marcia beneficiari di Soros sono l’American Civil Liberties Union, Center for Constitutional Rights, Amnesty International e Human Rights Watch. Gli organizzatori della marcia e le organizzazioni individuate qui non hanno risposto alle richieste per un commento.

Sulle questioni che mi interessano in quanto musulmana, la “Marcia delle donne,” purtroppo, ha preso posizione a favore della politica partigiana che ha offuscato la questione dell’estremismo islamico nel corso degli otto anni dell’amministrazione Obama. Partner della “Marcia delle donne” è anche il Council on American-Islamic Relations, che non solo ha evitato di affrontare la questione dell’estremismo islamico post-9/11, ma si oppone alle riforme musulmane che consentirebbero alle donne di poter essere Imam e di pregare nella parte anteriore delle moschee, senza indossare il velo come simbolo di castità. Tra i partner c’è anche il Southern Poverty Law Center (SPLC), che in un rapporto fazioso pubblicato prima delle elezioni ha indicato, a torto, Maajid Nawaz, un riformatore islamico, come “un estremista anti-islamico”. Il SPLC mi ha confermato che Soros ha finanziato il suo report sugli “estremisti anti-islamici”, che prendeva di mira Nawaz. (Ironia della sorte, anche il CAIR si oppone all’aborto, ma il suo leader ha comunque un posto d’onore fra gli oratori della marcia)

Un altro beneficiario di Soros e “partner” della marcia è l’Arab-American Association of New York, il cui direttore esecutivo, Linda Sarsour, è una co-presidente della marcia. Quando ho collaborato ad un articolo sostenendo che le donne musulmane non devono indossare il velo come simbolo di “pudore”, Linda ha attaccato me ed il secondo autore come “radicali”.

In precedenza, almeno 33 delle 100 “donne di colore”, che inizialmente si sono opposte all’elezione di Trump con proteste di piazza, hanno lavorato per organizzazioni che ricevono finanziamenti da Soros, in parte per l’attivismo “black-brown”. Naturalmente, Soros è un “filantropo ideologico”, i cui interessi si allineano con quelli di molti di questi gruppi, ma è anche un importante finanziatore della politica. A Davos, ha detto ai giornalisti che Trump è un “aspiranti dittatore”.

Una portavoce della Open Society Foundations di Soros ha detto in un comunicato, “Ci sono stati molti falsi rapporti sul fatto che George Soros e la Open Society Foundations finanzino le proteste a seguito delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti. Non c’è alcuna verità in questi rapporti ” Ha aggiunto:” Noi sosteniamo una vasta gamma di organizzazioni – incluse quelle che supportano le donne e le minoranze cui sono stati storicamente negati uguali diritti. Molte di queste  sono preoccupate riguardo a quali cambiamenti di politica si possono arrivare. Siamo orgogliosi del loro lavoro. Sosteniamo ovviamente il diritto di tutti gli americani di riunirsi pacificamente e di presentare richieste al loro governo – un pilastro vitale, e costituzionalmente tutelato, di una democrazia funzionante. “

Proprio come non erano “spontanee” le proteste dopo le elezioni, dove secondo alcuni media c’era un cartello con su scritto “Uccidete Trump, la “Marcia delle donne” è un’estensione della politica identitaria strategica che ha così tanto diviso l’America di oggi, dai campus universitari alle comunità. Siano di sinistra o di destra, è sbagliato. Ma, per quel che riguarda l’inaugurazione, sappiamo le mosse politiche. Con la marcia, il termine “donne” è stato appropriato per una giornata chiaramente anti-Trump. Quando ho condiviso i miei pensieri con lei, il proprietario della mia palestradi yoga ha detto che è “triste” che gli organizzatori della marcia abbiano nascostoo le loro idee politiche. “Voglio amore per tutti,” ha detto.

Le feroci politiche identitarie della sinistra e il suo fallimento sull’estremismo islamico gli hanno fatto perdere il mio voto a queste ultime elezioni e così, con la prima luce dell’alba che mentre scrivo rompe l’oscurità del mattino, prendo la mia decisione: mi allaccerò le le mie Nike rosa e mi dirigerò all’inaugurazione, saltando la “marcia delle donne”, dove non c’è posto per le donne come me.

NOTA DEL REDATTORE: Questa storia è stato aggiornata per includere una dichiarazione della Open Society Foundations.

Asra Nomani D. è un ex reporter del Wall Street Journal.

Per contattarla [email protected]  o su Twitter @AsraNomani

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