La Presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, è arrivata a Kiev, accompagnata da figure di spicco quali Ursula Von der Leyen, Alexander De Croo, Justin Trudeau e Boris Johnson, in occasione del secondo anniversario del conflitto in Ucraina. La sua visita ha segnato un momento significativo, poiché ha visto la conduzione della riunione del G7, sotto la presidenza italiana, direttamente nella capitale ucraina. L’obiettivo dichiarato di questa mossa era di assicurare il sostegno europeo alla posizione adottata da Zelensky, la quale si caratterizza per un netto rifiuto della via negoziale e l’ottenimento della vittoria militare, come unica via per uscire dalla grave crisi in atto.
Prima di proseguire, è utile ricordare che, a dispetto dalla narrativa dei media mainstream e della stessa retorica delle nostre istituzioni, il conflitto in atto avrebbe potuto essere evitato, trovando soluzioni pacifiche se non fosse stato per le tensioni e gli antagonismi preesistenti. Inizialmente, ci fu una chiara pressione esterna, in particolare dagli Stati Uniti, che propendeva per un approccio bellico e ingannevole alla risoluzione del problema. Di fronte a tale scenario, la Russia ha reagito solo dopo aver constatato queste mosse, intervenendo militarmente prima che l’Ucraina potesse attuare un’azione ancora più decisa nel Donbass, una regione già teatro di una gestione problematica da parte di Kiev nei confronti di una significativa porzione della sua popolazione che rifiutava il colpo di stato del Maidan e aspirava a una maggiore autonomia. Questa escalation ha tragicamente portato a migliaia di vittime, un preludio all’intervento russo. Sfortunatamente, la narrazione di questi eventi e delle loro cause profonde è spesso omessa o distorta, lasciando in ombra le dinamiche che hanno portato alla situazione attuale.
Solo attraverso la negazione dei fatti si può perseverare nella direzione scelta dal nostro governo, culminata nella spettacolare manifestazione di solidarietà in Ucraina, in corso a Kiev. Inutile dire che questa visita, con lo scopo di ravvivare un racconto propagandistico, avrebbe potuto essere evitata attraverso l’impiego di una basilare diplomazia ed il rispetto della nostra Costituzione. Pare ora evidente che le direttive provenienti dagli Stati Uniti abbiano delineato un ruolo per l’Unione Europea e per altri alleati di sostenere finanziariamente il conflitto per procura, specialmente in un momento in cui il Congresso americano mostra esitazioni nel garantire ulteriori fondi.
Di fronte a ciò che sta affrontando il nostro paese, vedere la Meloni a Kiev sotto le spoglie belliciste è deludente. La facilità con cui la responsabilità della continuazione della guerra è stata trasferita al nostra paese, e , più in generale, all’Europa evidenzia la posizione della Meloni che, lungi dall’essere paladina di un sovranismo autentico, sembra piuttosto agire in sintonia con gli interessi statunitensi (peraltro solo del partito democratico) , assai recepiti all’interno delle istituzioni europee.
Dichiarazioni Controverse
Le dichiarazioni di Meloni, soprattutto l’associazione degli attacchi di Hamas contro Israele con l’azione militare della Russia in Ucraina, riflettono una comprensione notevolmente riduttiva e alterata della percezione dei fatti.
“Era inevitabile che una violazione così grave del sistema internazionale basato sul diritto, e da parte di un membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, avrebbe avuto conseguenze a cascata per altre regioni e partecipanti al mondo: dal Medio Oriente ai Balcani, tutti la via per l’Africa: questa è una partita che stiamo giocando e dobbiamo esserne consapevoli”, ha detto la Meloni in un’intervista al Giornale.
Per sostenere queste parole, prive di un fondamento logico e storico, sembra necessario distorcere la realtà. La Russia, rispetto alla crisi a Gaza, ha mantenuto un atteggiamento più misurato e bilanciato rispetto a quello di Israele e degli Stati Uniti, mostrando questa postura anche nel suo intervento in Siria. D’altra parte, l’Italia sembra aver seguito un percorso di adesione a politiche che hanno contribuito alla destabilizzazione, a partire dagli eventi in Serbia. Questo trend ha evidenziato un declino progressivo nella politica estera italiana, culminato nell’ignorare principi costituzionali fondamentali, con la complicità delle istituzioni di controllo.
È altamente improbabile che Giorgia Meloni non possieda una conoscenza approfondita della storia delle relazioni tra arabi e israeliani o degli sforzi degli Stati Uniti per destabilizzare il Medio Oriente, cadendo nell’errore di credere che i conflitti siano iniziati solamente il 7 ottobre, ignorando così le complesse dinamiche storiche che hanno condotto a tali eventi. Tuttavia, si profila una preoccupazione ancora maggiore: l’approccio superficiale a questioni di tale gravità suggerisce una mancanza di coraggio politico da parte di Meloni. Questa tendenza a trattare argomenti di significativa importanza con una leggerezza, potenzialmente amplificata dalla conformità degli altri leader convitati, rivela una carenza di coraggio politico e di coerenza, in netto contrasto con le sue precedenti posizioni sovraniste.
Meloni porta il G7 a Kiev. E firma con Zelensky le garanzie di sicurezza: aiuti per i prossimi 10 anni https://t.co/gFnYGEEqG3
— Repubblica (@repubblica) February 24, 2024
Una questionabile interpretazione della Sovranità
Poi c’è ‘affermazione di Meloni secondo cui “l’Ucraina è parte della nostra casa e per questo la difenderemo”. Questo trascura i necessari processi democratici e parlamentari che dovrebbero sostenere una simile posizione. Inoltre, la firma di un accordo bilaterale di difesa con l’Ucraina solleva dubbi sulla sua legalità senza un’adeguata discussione e approvazione parlamentare, ponendo in evidenza una mancanza di rispetto verso l’articolo 11 della Costituzione italiana ed anche un totale rinnegamento della posizione sovranista del suo partito.
Rischi di isolamento
In definitiva, la politica estera adottata da Meloni, evidenziata da questa visita, rischia di compromettere ancor di più la posizione internazionale dell’Italia, la cui leadership sembra non rendersi conto che siamo in un momento di cambiamento epocale che va verso il multilateralismo, rispetto all’unilateralismo in cui la Meloni risulta arroccata sicura della sua prevalenza anche nel futuro prossimo. Le critiche mosse da figure internazionali come Dmitry Medvedev, che ha ironicamente commentato le dichiarazioni di Meloni, evidenziano la crescente preoccupazione per una politica estera che sembra sempre più allineata agli interessi di potenze esterne piuttosto che ai valori fondamentali dell’Italia.
La decisione di Giorgia Meloni di visitare Kiev e le sue dichiarazioni successive indicano la direzione definitiva della politica estera italiana, mantenuta ormai dai governi di qualunque colore. Questa viaggio e le dichiarazioni politiche fatte, oltre a sollevare dubbi sulla sua coerenza rispetto al programma ed alla posizione del suo partito che gli italiani hanno votato, mette in luce una pericolosa inclinazione sempre più stabile dell’Italia verso posizioni unilaterali e militarizzate in contesti internazionali complessi.
È fondamentale ricordare che la difesa della pace e del diritto internazionale deve prevalere su ogni scelta politica, rispettando i valori costituzionali e promuovendo soluzioni pacifiche ai conflitti. La visita di Meloni a Kiev, pertanto, non dovrebbe essere vista come un gesto di leadership, ma piuttosto come un momento che necessita la nostra seria riflessione sulla necessità di aderire strettamente ai principi (traditi) che definiscono l’Italia come nazione rispettosa del diritto internazionale e della naturale inclinazione del popolo italiano sovrano.