La Mennais: educatore per una nuova società cristiana

Cristo senso della vita è ciò che mobilitava i “fratelli dell’istruzione cristiana”: l’istruzione è comunicare essenzialmente la fede, comunicare quello che serve ad un uomo. Patrizio Ricci ci parla della biografia di Gian Maria de La Mennais ad opera di Dino De Carolis edita dalle Edizioni Paoline

Nella storia molti non hanno seguito Cristo, ma solo con l’avvento della modernità, con la rivoluzione francese, si è deciso che Dio non esiste. La fede, agli occhi dei rivoluzionari, impediva alla società di progredire e all’uomo di autodeterminarsi e realizzarsi… anche se, come vedremo anni dopo, il “trionfo della ragione” porterà l’umanità al comunismo e al nazismo. Le conseguenze di quest’atteggiamento miope nella Francia rivoluzionaria sono atroci e vanno molto lontano dalle iniziali proclamazioni di “libertà, fraternità e uguaglianza”: nel 1793, nella fase più sanguinosa della rivoluzione, su tutto il territorio nazionale si contano 20.000 comitati di sorveglianza rivoluzionaria; tutte le chiese e i monasteri sono chiusi; la sola pena per chi contravviene alle idee rivoluzionarie è quella di morte. Sono aboliti i difensori, basta la sola delazione, frequentare sacerdoti o aristocratici oppure dissentire con le idee rivoluzionarie per essere portati al patibolo. A Parigi nel giugno 1790 le esecuzioni sono 2.000, la ghigliottina funziona ininterrottamente 6 ore al giorno. I conventi sono sottratti al clero, trasformati in prigioni piene di arrestati, le chiese sono trasformate in teatri, magazzini e stalle. Le statue della Madonna sono sostituite con quelle della dea ragione. La degenerazione violenta ha rischiato di spazzare completamente anche ciò che di buono esisteva. Non è accaduto del tutto perché il popolo è rimasto sostanzialmente cristiano: a rischio della vita, negli anni più bui ha aiutato i sacerdoti a proseguire il proprio ministero sacerdotale nella clandestinità.

Questo è il clima in cui il ragazzo Gian Maria de La Mennais cresce, ma decide di difendere la sua famiglia, la sua tradizione, di servire la Chiesa che il potere stava distruggendo. Dall’educazione ricevuta, dall’affetto e della profonda religiosità di sua madre capisce che per guardare alla vita bisogna che il popolo sia sollecitato a quel “prima”, a riconoscere la propria origine. Gli è evidente che la vita è una sollecitazione continua e solo la fede è adeguata a rispondere a questa sollecitazione: questo era il motivo della persecuzione, la fede rappresentava il limite alla assoluta invadenza rivoluzionaria sulla vita di ogni uomo. Al giovane Gian Maria è evidente che alla pretesa del distacco tra fede e ragione che si andava diffondendo nel popolo francese si doveva rispondere tornando a evangelizzare, per combattere contro questa menzogna .

A 20 anni chiede al suo Vescovo di essere consacrato sacerdote e si forma a Parigi. Tornato in Bretagna, vede che i rivoluzionari, nella foga di distruggere ogni riferimento alla Chiesa di Roma, hanno lasciato uno spettacolo desolante, ed è così in tutta la Francia. Migliaia di bambini poveri, specialmente nei villaggi, erano abbandonati a se stessi e senza istruzione religiosa. Nelle scuole statali, insufficienti per numero e presenti solo nei grandi centri, s’impartiva un’educazione nozionistica, un’istruzione che confinava la religione ad un semplice aspetto della vita, sottraendole il suo vero significato di “principio animatore di tutta l’esistenza”. Dopo la distruzione dell’uomo operata dai miti della rivoluzione francese, per Gian Maria si poteva ripartire solo dall’istruzione e dalla fede come metodo di conoscenza. Portare l’istruzione è come portare il pane che Gesù ha moltiplicato alle folle, e per questo l’evangelizzazione dei bambini era la pietra di base. Cominciò soprattutto da loro, che amava profondamente, perché gli era evidente che l’evangelizzazione dei giovani è il fondamento dell’evangelizzazione della società, la speranza per il domani.
Mosso da questa chiarezza, Gian Maria scopre la vocazione dell’educazione come comunicazione dell’essenziale per vivere: comincia prima egli stesso ad insegnare, in seguito coinvolge anche gli adulti, e poi saranno anche i suoi allievi migliori a farlo. Grazie alla Provvidenza e all’incontro con altri abati la sua opera educativa cresce e si diffonde in tutta la Francia: ben presto avrà la sua regola e sarà riconosciuta come la congregazione dei “Fratelli dell’Istruzione Cristiana”.

Gian Maria rivoluzionò il metodo d’insegnamento di quel tempo, che, come detto, era fondato sostanzialmente sul nozionismo, prediligendo invece un’esperienza che si comunica tramite l’amicizia ed il rapporto personale. Le visite continue in tutti i borghi di Francia testimoniano il suo amore e la profonda amicizia con i confratelli, la cui preparazione curava personalmente. Per capire che Gesù Cristo non è astratto e la sua presenza nella storia è reale, bisogna saperlo riconoscere, bisogna poter guardare uomini santi che vivono un “già e non ancora” e che esprimono un gusto e un amore sconosciuto a chi è immerso solo nelle cose da fare. Questo è ciò che Gian Maria con i suoi “fratelli dell’istruzione cristiana“ ha comunicato ai più poveri, specialmente ai bambini, tra i ragazzi dei piccoli villaggi nelle numerose missioni che il suo carisma ha generato. L’ha fatto trasmettendo un sapere in cui tutto il mondo ruota intorno alla presenza di Cristo, che ha cambiato la storia dell’uomo. Alla sua morte, le scuole fondate saranno decine in Francia e in tutto il mondo, provvidenziali per tanti popoli.

Anche noi abbiamo bisogno di maestri ed esempi positivi, e per questo la lettura del libro di Dino De Carolis è avvincente e quanto mai attuale. Poiché cristiani, non possiamo non essere provocati a riflettere sul senso dell’educazione e condividere la profonda preoccupazione di Gian Maria de Le Mennais: anche oggi la pretesa, tipica dell’illuminismo, di laicità e neutralità è ancora profondamente radicata nell’attuale sistema educativo. Quest’uomo immaginario, quest’uomo più “garantito” e “neutrale” in realtà non fa neanche un piccolo passo in più verso la scoperta della propria dignità e la comprensione del suo destino. E’ evidente quando questa concezione sia in netta antitesi con la chiara percezione che si ha leggendo il libro che “ il compito primario dell’istruzione” sia “dare innanzitutto alle nuove generazioni una visione del mondo secondo il piano di Dio”.

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