La menzogna diventa verità e passa alla storia

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DI ROSANNA SPADINI

comedonchisciotte.org

Il New York Times sta preparando un futuro  di «democrazia» sempre più orwelliana, con la prospettiva di  algoritmi sapienti, in grado di eliminare rapidamente quelle che i network tradizionali definiscono «fake news», ecco perché ha proposto  in una sua ultima edizione un elogio appassionato  alla produzione di un’intelligenza artificiale in grado di dare la caccia alle presunte fake.

Insieme al Washington Post, Google, le reti televisive,  praticamente tutti i network dell’informazione, hanno unito le forze al fine di bloccare tutte le dichiarazioni di internet che «sembrano  contraddirsi», e in particolare le notizie che smentiscono ciò che essi stabiliscono collettivamente debba essere «vero», naturalmente affermando che il loro unico scopo è quello di evitare che la «disinformazione» inquini  le menti.

Usano come scusa l’esistenza di alcuni rapporti palesemente fabbricati su siti web oscuri, ma se la stampa mainstream può vietare rapporti come quelli, poi si possono anche vietare le notizie reali. In altre parole, si arrogano il potere di decidere il vero e il falso, come una vera dittatura da Grande Fratello

Così, come nelle migliori distopie orwelliane, solo una parte della storia verrebbe raccontata, e l’altro lato scomparirebbe semplicemente dalla vista. Il sistema è già in atto da decenni, basti pensare al 9/11, ma ora verrebbe istituzionalizzato. Per quanto i media mainstream si vedano come la fonte di ogni verità, la realtà è che tutti hanno fatto significativi errori giornalistici, a volte contribuendo anche a crisi internazionali.

Per esempio nel 2002 il Times aveva riferito che l’acquisto iracheno di tubi di alluminio aveva rivelato un programma segreto di armamenti nucleari (quando i tubi erano davvero per l’artiglieria); il Post aveva scritto che Saddam Hussein stesse nascondendo scorte di WMD (che in realtà non esistevano); Bellingcat aveva travisato la gamma di un razzo siriano che aveva emesso sarin in un quartiere vicino a Damasco nel 2013 (accusando il governo siriano quando il razzo a quanto pare era arrivato dal territorio controllato dai ribelli).

Queste fake sono state contrastate in tempo reale da informazioni contrarie su Internet. Ma se fossero stati funzionanti i depuratori d’informazione, avrebbero potuto purgare le valutazioni dissidenti come «notizie false» o «disinformazione».

Il Times cita i promotori di questa alta tecnologia, senza alcun imbarazzo: «Gli algoritmi dovranno fare un sacco di sollevamento di carichi pesanti, quando si tratta di combattere la disinformazione» ha detto Claire Wardle, responsabile della strategia di ricerca presso First Draft Notizie , un’organizzazione no-profit che ha collaborato con aziende tecnologiche, che hanno avuto la funzione di sfatare false notizie sulle elezioni negli Stati Uniti e in Europa.

«Finora, le notizie ritenute false sono state relativamente rare in Europa, invece i falsi rapporti provengono più spesso da social media europei, come pure da affermazioni false diffuse dai state-backed groups come Sputnik, l’organizzazione di stampa russa».

Intanto il Stratcom Center della NATO, che sovrintende la guerra dell’informazione contro gli avversari politici, sta conducendo una «hackathon» alla ricerca di programmatori che possano sviluppare la tecnologia per dare la caccia a notizie che la Nato considera fake.

Del resto nel 2008, il New York Times scriveva: «Durante i primi anni della guerra fredda, scrittori di spicco e artisti, da Arthur Schlesinger Jr. a Jackson Pollock,  sono stati finanziati, a volte in maniera consistente, ma sempre in segreto, dalla CIA , per la sua guerra di propaganda contro l’Unione Sovietica. E stato forse l’uso più efficace del soft power  nella storia americana».

 Sul Watergate invece il giornalista Carl Bernstein scriveva nel 1977: «Più di 400 giornalisti americani, negli ultimi venticinque anni hanno segretamente svolto incarichi per la Central Intelligence Agency, secondo i documenti del fascicolo presso la sede centrale della CIA.  In molti casi  esistono documenti  che dimostrano che  i giornalisti erano impegnati a svolgere questi compiti con il consenso delle gestioni dei principali organi di informazione americani.

Un memorandum declassificato
 del 1965 rivela una rete di giornalisti che avevano ricevuto regolarmente l’intelligenza da Ray S. Cline , uno degli analisti senior della CIA e in quel momento Vice Direttore della Direzione di Intelligence. Molti di questi giornalisti erano ex funzionari dei servizi segreti.

La CIA aveva anche un programma di formazione fin dal 1950 per insegnare ai suoi agenti ad essere giornalisti. Ufficiali dei servizi segreti sono stati addestrati per «fare rumore come i giornalisti», ha spiegato un alto funzionario, e sono stati poi collocati nei principali organi di informazione.

John Pilger, un giornalista molto apprezzato a livello mondiale, diceva nel 2007, in un discorso pronunciato in occasione della Conferenza sul Socialismo 2007 a Chicago, come la propaganda avesse assunto una tale potenza nella nostra vita, che rappresentava «un governo invisibile».

Il titolo di questo discorso è «Libertà Next Time», che è anche il titolo del libro di Pilger, inteso come un antidoto alla propaganda che è così spesso travestita da giornalismo.  Edward Bernays, uno dei primi spin doctor, il cosiddetto padre delle pubbliche relazioni, ha scritto che il vero potere dominante degli USA è il giornalismo. Una storia iniziata con l’arrivo della pubblicità aziendale, e così è stato inventato quello che si chiama il «giornalismo professionale». Per attirare grandi inserzionisti, la nuova stampa aziendale doveva apparire rispettabile, obiettiva, imparziale, equilibrata, così è stata mistificata una sorta di mitologia del  giornalismo moderno, obiettivo e indipendente.

Trascorrere il New York Times in un giorno qualsiasi, e verificare le fonti delle principali vicende politiche, nazionali ed estere, ci mostra che sono dominate dal governo e dagli altri interessi consolidati. Questa è l’essenza del giornalismo professionale, mentre quello indipendente è rimasto un’onorevole eccezione.  Non molto dissimile dal lavoro di molti famosi giornalisti del Times è l’esempio del celebre WH Lawrence, che ha contribuito a coprire i veri effetti della bomba atomica sganciata su Hiroshima nell’agosto 1945. «No Radioattività a Hiroshima» è stato il titolo della sua relazione, ed era falso.

La potenza di questo governo invisibile è cresciuta nel tempo, nel 1983 i media globali erano di proprietà di 50 aziende, la maggior parte delle quali americane, nel 2002 era scesa a sole nove aziende, oggi sono probabilmente scesi a cinque. Rupert Murdoch ha previsto che ci saranno solo tre giganti dei media a livello mondiale, e la sua azienda sarà uno di loro. La BBC ha annunciato che sta espandendo le sue trasmissioni per gli Stati Uniti, perché ritiene che gli americani abbiano diritto ad un giornalismo neutrale e obiettivo.

La BBC fu fondata nel 1922 da Lord John Reith, che veniva accreditato di professionalità imparziale e obiettiva. Nello stesso anno i sindacati avevano indetto uno sciopero generale e i Tories erano terrorizzati per  una possibile prossima rivoluzione. Allora la BBC venne in loro soccorso, Lord Reith scrisse discorsi anti-sindacali per il primo ministro Tory Stanley Baldwin, mentre cercava di oscurare i leader sindacali fino alla fine dello sciopero.

Sull’invasione dell’Iraq, ci sono due studi di segnalazione della BBC. Uno mostra che la BBC ha dato solo il 2% della sua copertura sull’Iraq, mentre un secondo studio della University of Wales mostra che negli articoli per l’invasione, il 90% dei riferimenti della BBC sulle armi di distruzione di massa ha suggerito che Saddam Hussein in realtà le possedeva, e che Bush e Blair avevano completamente ragione. Ora sappiamo che la BBC e altri media britannici sono stati utilizzati dal servizio di intelligence segreto britannico MI-6, in quella che veniva chiamata «Operation Mass Appeal», i suoi agenti diffondevano storie sulle armi di distruzione di massa di Saddam, come le armi nascoste nei suoi palazzi e nei bunker sotterranei segreti.

L’uomo della BBC a Washington, Matt Frei, poco dopo l’invasione disse: «Non c’è dubbio, che il desiderio di portare i valori americani al resto del mondo, e specialmente ora in Medio Oriente, è particolarmente legato con la potenza militare americana». Nel 2005 lo stesso giornalista lodò l’architetto dell’invasione, Paul Wolfowitz, come qualcuno che «credeva fermamente nella forza della democrazia». La BBC News poi descriveva l’invasione come un errore di calcolo, non era illegale, non provocato, non basato su bugie, ma semplicemente un errore di calcolo.

Mentre in Urss durante la guerra fredda la dittatura imperversava e i dissidenti venivano spediti nei gulag, in Usa diversamente il controllo delle coscienze veniva esercitato attraverso la propaganda dei media e l’hollywoodismo sistematico. Qual è il segreto? Semplice … il giornalismo inganna costantemente il pubblico di lettori o telespettatori, e risponde esattamente ai diktat degli editori.

Uno dei più antichi luoghi comuni della guerra è che la verità è la prima vittima. Direi che il giornalismo è la prima vittima. Quando finì la guerra in Vietnam, la rivista Encounter pubblicò un articolo di Robert Elegant, un corrispondente di guerra: «Per la prima volta nella storia moderna, l’esito di una guerra era stato deciso non sul campo di battaglia, ma sulla pagina stampata, e soprattutto sullo schermo tv».

La grande storia del Vietnam raramente è diventata una notizia, per esempio la parola «invasione» non è mai stata utilizzata, invece si diceva che l’America era stata «coinvolta» nella guerra. L’immagine di un gigante goffo, bloccato in un pantano asiatico, è stata ripetuta incessantemente. C’erano 649 giornalisti in Vietnam il 16 marzo 1968, il giorno in cui avvenne il massacro di My Lai, eppure nessuno di loro riferì nulla.

Il massacro di Mỹ Lai, a circa 840 chilometri a nord di Saigon, fu un massacro di civili inermi, in cui i soldati statunitensi della 23ª Americal Division di fanteria, agli ordini del tenente William Calley, uccisero 347 civili, principalmente vecchi, donne, bambini e neonati. I soldati si abbandonarono anche alla tortura e allo stupro degli abitanti.

In Vietnam avvenne anche l’espropriazione forzata di milioni di persone e la creazione di zone di fuoco libero; in Iraq, un embargo americano imposto  come un assedio medievale, provocò mezzo milione di bambini morti al di sotto dei cinque anni. In entrambe le guerre, in Vietnam e in Iraq, sono state utilizzate armi proibite contro i civili come esperimenti intenzionali.

Per non parlare dell’Hollywoodismo della guerra, normalizzazione dell’impensabile. Tranne alcuni film critici, tutti gli altri sono stati attenti a concentrarsi sull’angoscia degli invasori. Il cacciatore celebrava l’eroismo americano contro la barbarie orientale. L’acclamato film di Oliver Stone Platoon ha mostrato scorci di umanità dei vietnamiti, ma ha promosso anche l’invasore americano come vittima.

Berretti verdi di John Wayne è stato il film più influente che ci sia mai stato, e il ruolo fasullo di Wayne ha spedito migliaia di americani verso la morte in Vietnam, con la notevole eccezione di George W. Bush e Dick Cheney e dei loro figli.

L’opinione pubblica occidentale crede nella bontà dell’imperialismo Usa, crede che i milioni di morti imposti dall’imperialismo inglese sull’India siano giustificati dall’esportazione della «democrazia», così come i milioni di morti imposti da quello americano.  Se neghiamo dunque i pericoli del liberalismo, il suo progetto di società aperta, il potere divorante della sua propaganda, allora neghiamo il nostro diritto di vera democrazia, perché il liberalismo e la democrazia non vanno d’accordo. Il liberalismo ha sempre combattuto ed ostacolato l’affermarsi di una vera democrazia.

Ma il silenzio più pericoloso è sulle armi nucleari e il ritorno della guerra fredda. I russi capiscono chiaramente che il cosiddetto scudo di difesa americano in Europa orientale è stato progettato per sottometterli  e umiliarli. Eppure le prime pagine parlano della nuova guerra fredda di Putin, e c’è silenzio totale circa lo sviluppo di un nuovo sistema nucleare americano chiamato Reliable Weapons Replacement (RRW), che è stato progettato per offuscare la distinzione tra guerra convenzionale e guerra nucleare, un’ambizione di lunga data.

L’informazione attuale si dimostra insomma la forza sovversiva più potente, quindi non si dovrebbe cedere all’illusione che i media parlino per svelare la «verità» al pubblico. Questo non era vero nella Cecoslovacchia stalinista e non è vero nemmeno per le fake democrazie occidentali.

Infine il Joint Threat Research Intelligence Group ( JTRIG ) è un’unità del gruppo di Comunicazione del governo britannico (GCHQ), relativo alla British Intelligence Agency.  I rapporti in gran parte provengono da una cache top secret di documenti rivelati dall’ex-NSA contractor Edward Snowden, che riuscì a scovarli mentre lavorava per Booz Allen Hamilton, uno dei più grandi appaltatori per la difesa e l’intelligence degli Stati Uniti.

Lo scopo della missione del JTRIG include l’utilizzo di «trucchi sporchi» per «distruggere nemici, opporsi al discredito», diffondendo disinformazione e impedendo le comunicazioni libere. Le diapositive indicano anche il dispiegamento di Honey trapping  di natura sessuale, usato da parte dei servizi segreti britannici.

Le campagne gestite da JTRIG sono ampiamente rappresentate da due categorie tipiche: attacchi informatici e sforzi di propaganda. Gli sforzi di propaganda (Online Covert Action) utilizzano messaggistica di massa e la spinta di storie attraverso diverse piattaforme, Twitter, Flickr, Facebook e YouTube.  E poi anche le false flag operations sono utilizzate all’occasione, insieme al cambio di fotografie sui social media, così come e-mail e sms a colleghi e vicini di casa con informazioni sgradevoli sui singoli target.

Gli strumenti comprendono metodi invasivi per la sorveglianza on-line, così come alcune delle tecniche stesse che gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno costantemente perseguito per l’impiego di giovani attivisti online, tra cui «distributed denial of service» attacchi e «call bombing».

Ma hanno anche usato tattiche sconosciute per manipolare e distorcere i discorsi politici e la diffusione di propaganda di stato, così come l’apparente capacità di monitorare attivamente gli utenti Skype in tempo reale. Ecco un elenco di come JTRIG descrive le sue capacità:

  • Cambio risultato di sondaggi on-line (UNDERPASS)
  • Requisizione completo di e-mail di messaggistica (BADGER) e quella di messaggi SMS per sostenere una campagna di Information Operations (WARPARTH)
  • Turbativa di siti web di video-based che ospitano contenuti estremisti (SILVERLORD)
  • Capacità di Active skype. Fornitura di registrazioni in tempo reale delle chiamate SkypeOut (e SkypetoSkype) e instant messaging bidirezionale.(HERO MINIATURA)
  • Trova fotografie private di obiettivi su Facebook (SPRING BISHOP)
  • Disabilitazione permanente dell’account di un bersaglio sul proprio computer (ANGRY PIRATE)
  • Aumento artificiale del traffico verso un sito web (GATEWAY) e aumento del numero di pagine viste sui siti web (SLIPSTREAM)
  • Amplificazione di un dato messaggio, normalmente video, su siti web multimediali popolari, come Youtube (GESTATOR)
  • Monitoraggio dell’uso di destinazione del sito di aste eBay UK (www.ebay.co.uk) (ELATE)
  • Spoofing di qualsiasi indirizzo di posta elettronica e invio di e-mail sotto tale identità (CHANGELING)
  • Collegamento di due telefoni insieme per una sola chiamata di destinazione (IMPERIAL BARGE)

Ecco come la dittatura della disinformazione  di massa si è fatta sempre più serrata, a partire dagli anni ’50, e credo che ormai non ci sia più alcun rimedio o soluzione di sorta, perché si è rivelata lo strumento più potente della finanza neoliberista e mondialista, che solo così può rispondere alle proprie istanze di controllo delle coscienze.

«Raccontare deliberatamente menzogne e nello stesso tempo crederci davvero, dimenticare ogni atto che nel frattempo sia divenuto sconveniente e poi, una volta che ciò si renda di nuovo necessario, richiamarlo in vita dall’oblio per tutto il tempo che serva, negare l’esistenza di una realtà oggettiva e al tempo stesso prendere atto di quella stessa realtà che si nega, tutto ciò è assolutamente indispensabile» (George Orwell, 1984)

Rosanna Spadini

Fonte: www.comedonchisciotte.org

L’articolo La menzogna diventa verità e passa alla storia è pubblicato su Come Don Chisciotte – Controinformazione – Informazione alternativa.

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