La ministra Trenta difende gli insuccessi della missione Sophia e la indica come soluzione

Tutti ci siamo chiesti dove fosse finita la ministra della difesa Trenta durante tutto il periodo di crisi derivato dal braccio di ferro del ministero degli interni con la SEA WATCH.  Infatti, durante l’intera vicenda, il ministro non ha rilasciato una sola dichiarazione in merito e si è data latitante insieme a tutto il naviglio della marina militare italiana, assente intorno all’isola di Lampedusa.

La mancata collaborazione tra i ministeri ha dato come risultato che  altre Ong hanno pensato bene di ”fare come la SEA WATCH” e replicare l’impresa di Carole Rackete.

Ma oggi finalmente dal ministro Trenta è arrivata qualche notizia. Alle proteste della maggior parte degli italiani infastiditi per l’assenza della Marina Militare sia nella vicenda SEA Watch (come pure in questi giorni  in cui il rischio di un secondo fallimento è alto),  la ministra Trenta ha replicato che la colpa è di Salvini, reo di aver voluto che la missione Sophia cessasse:

“Lo avevo detto a Matteo Salvini: senza la missione Sophia torneranno le Ong. Non ha voluto ascoltare e adesso si lamenta» (AGI)

Quindi – secondo la Trenta – l’operazione Sophia è stata una missione militare efficiente.

Questa sua convinzione è però assai singolare e non supportata dai fatti: i migranti recuperati in 3 anni dalle navi italiane sono stati circa 50.000. I  trafficanti non si sono per nulla intimiditi dalla presenza di navi militari aventi una missione assai nebulosa.  Anzi,  la presenza sicura di navi militari atte a trasbordare al sicuro migliaia di migranti, hanno incentivato il fenomeno migratorio.

[su_panel]Durante il periodo del progetto SOPHIA,  i vettori illegali sono diventati sempre più attivi, perché in ogni caso i trafficanti di esseri umani erano fiduciosi che i soccorritori europei non avrebbero permesso  alle persone di morire: i trafficanti convincevano i migranti ad andare in mare con mezzi galleggianti sempre più fatiscenti, dicendo loro che i soccorritori di “Sophia” in ogni caso li avrebbero presi in consegna.

Inoltre, è cosa di non poco conto  che  tutti i migranti soccorsi venivano portati in Italia: questo è il secondo motivo per cui l’Italia ha chiesto l’interruzione dell’operazione Sophia.[/su_panel]

Di questi fatti la ministra dicendo “[Salvini] Non ha voluto ascoltare e adesso si lamenta”, sembra essersene dimenticata:  il rifiuto italiano di non prolungare la missione derivava dalla decisione di non voler  ricevere più migranti clandestini soccorsi dalle navi militari dell’UE (si calcola che i rifugiati politici siano solo il 2% del totale dei migranti).

Ma perchè la UE non ha collaborato sufficientemente? La mancata collaborazione dell’Europa deriva da un fatto ideologico: se il business dei contrabbandieri di persone fosse stato significativamente  interrotto, sarebbe stato interrotto l’afflusso di migranti verso l’Europa. Ma questo per vasti settori della politica UE è un fenomeno utile che non deve essere evitato. Detto più chiaramente: per le lobby che detengono il potere a Bruxelles,  i migranti sono una risorsa per il calo demografico della UE. Inoltre, la sostituzione della popolazione europea in un meticciato di popoli, e la creazione di una società multietnica – divisa secondo lungo linee etniche e religiose , conflittuale al proprio interno –  è il sogno di ogni potere.

Quindi, da parte delle istituzioni UE c’era la totale consapevolezza che la missione SOPHIA fosse una missione prettamente ‘umanitaria’, di quelle che spesso preannunciano catastrofi. Ciò è chiaro anche dalla denominazione stessa scelta per l’operazione : infatti, “SOPHIA” è il nome di una ragazza che provvidenzialmente ha partorito a bordo di una nave da guerra italiana dopo essere stata salvata in mare. Questo fatto naturalmente ci rallegra ma è chiaro che dare questo nome ad una missione che si diceva destinata soprattutto a contrastare l’immigrazione clandestina, è cosa assai singolare.

Come accade sempre, il risultato derivante alla poca chiarezza dei compiti affidati ai militari si è riversata sui risultati: si sono sequestrati migliaia di gommoni utilizzati per portare i migranti a poca distanza dalle coste libiche ma gli scafisti sapevano che questi erano ‘vuoti a perdere’, pertanto erano passati all’utilizzo di mezzi più precari ed ad abbandonare ‘il carico’ a poche miglia dalle coste da cui erano partiti.

[su_panel]Un altro aspetto di non poco conto è che la missione Sophia non ha contrastato in alcun modo le Ong. Di conseguenza alle persone recuperate dalle Ong si sono aggiunte quelle recuperate dalle unità militari delle varie marinerie coinvolte.[/su_panel]

Come potete notare, anche da una breve trattazione della vicenda, emerge l’inconsistenza delle giustificazioni della ministra Trenta. Mentre se la ministra intendesse davvero svolgere pienamente il proprio compito istituzionale, non dovrebbe far altro che attuare il decreto sicurezza per come è stato pensato. Ciò vuol dire essenzialmente che dovrebbe evitare di adattarlo alla propria mentalità  ‘inclusiva’ ,  contraria alle motivazioni a cui lo stesso provvedimento legislativo  si è ispirato.

@vietatoparlare

[su_panel]nota a margine:
Ulteriore prova [del fatto che la missione Sophia prevedeva il trasporto dei migranti solo nei porti italiani ] è una nota del Senato (NOTA N. 113 L’OPERAZIONE EUNAVFOR MED SOPHIA) che reca testualmente “Sulla base di disposizioni interne (non pubblicate) applicabili all’operazione EUNAVFOR MED, per quanto riguarda il soccorso in mare si fa rinvio al piano operativo (ugualmente non pubblicato) dell’operazione TRITON dell’agenzia FRONTEX che, come è noto, prevede che i migranti soccorsi siano condotti nei porti italiani” (la voce del Patriota).[/su_panel]

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