La misericordia contraffatta e il percorso autodistruttivo dei vescovi tedeschi

Un’arguta riflessione di Chad Pecknold sul “processo sinodale vincolante” dei vescovi tedeschi pubblicata sul Catholic Herald. Eccola nella traduzione del blog di Sabino Paciolla.

Chiunque abbia mai studiato la disputa di Agostino con Pelagio saprà che a volte si può usare una parola per indicare il suo opposto. Pelagio usava spesso la parola “grazia”, ammettendo sempre “il bisogno di grazia”. Di conseguenza, molti vescovi gli diedero il beneficio del dubbio. Agostino non era così convinto. Approfondì senza sosta ciò che Pelagio intendeva con la parola “grazia”. Non si disperava per quanti stavano dando all’eresia un ampio appoggio. Rimase semplicemente con la questione della grazia, e finalmente rivelò la verità che ciò che Pelagio intendeva per grazia non era altro che le nostre “capacità naturali”. In altre parole, Agostino ha usato la ragione per aiutare tutti i suoi fratelli vescovi a vedere che Pelagio, quando usava la parola “grazia”, intendeva qualcosa come il suo opposto. È grazie ad Agostino che ora possiamo vedere come un’opinione tollerata sia stata compresa per quello che era, una dannata eresia.

Ai nostri giorni, molte parole sono usate per indicare il loro contrario, e quindi il nostro compito è, per certi versi, più difficile. Se qualcuno parla delle “benedizioni della libertà”, si può benissimo sentire il brivido della libertà che scorre nella nostra vena patriottica. Ma se ad un esame più attento si scopre che ciò che l’oratore veramente intende per ‘libertà’ è la ‘licenza’ – il decadente inganno della scelta senza limiti – allora si sarà più vigili, e interessati a sapere quante volte quell’oratore usa la libertà per indicare il suo opposto.

Vediamo questa stessa dinamica con la misericordia, e le sue contraffazioni. La misericordia è una sorta di compassione per il peccatore, ma la sua contraffazione prende quasi sempre la forma di compassione per il peccato. Nel gergo della nostra cultura terapeutica, la misericordia viene a significare qualcosa come “affermazione”. Per mostrare compassione verso un peccatore, si suppone che al peccato stesso debba essere mostrata grande compassione. Sotto un significato così falso, la misericordia per il peccatore non significa liberare il peccatore dal peccato vero e proprio, ma solo dare ai peccati reali un significato opposto: “guai a coloro che chiamano il male bene e il bene il male”.

In breve, il linguaggio della misericordia può sottilmente, quasi impercettibilmente, cominciare a significare il suo contrario. Diventa immediatamente assurdo nel momento in cui viene identificato. Nessuno sosterrebbe mai seriamente che il tempo [passato] dal Signore con le prostitute sia stato veramente un accompagnamento pastorale con le svantaggiate “lavoratrici del sesso” che lavorano in un sistema ingiusto! Assurdità! E tuttavia simili assurdità sono proposte frequentemente nella Chiesa, e sorgono quando non siamo attenti a ciò che le parole significano. La grazia non è la natura. La libertà non è licenza. La misericordia non è compassione per il peccato.

In Germania, proprio contro la volontà del Santo Padre, i vescovi hanno portato avanti un programma di misericordia contraffatta. Vogliono liberalizzare il celibato non per santificare il sacerdozio, ma per rimuovere una regola che ordina la santità. Vogliono cambiare l’insegnamento sull’omosessualità non perché hanno misericordia per i pesanti fardelli del peccato, ma per dire che il peccato non è più peccato. Vogliono abbracciare il sesso al di fuori del matrimonio non perché siano “favorevoli al sesso”, ma perché hanno rifiutato il matrimonio stesso come istituzione che da sola sanziona il comportamento sessuale come voluto da Dio.

Il cardinale Rainier Woelki, arcivescovo di Colonia, è un’eccezione molto significativa. La Chiesa in Germania ha bisogno di più vescovi come lui per alzarsi. Ha notato la scorsa primavera che coloro che spingono per questi cambiamenti non si sono mai nemmeno preoccupati di porsi la questione sociologica più elementare: “Perché i cristiani protestanti in Germania non sono fiorenti?”. Coloro che hanno già attuato tutte quelle proposte non hanno trovato alcuna misericordia, ma solo nuova miseria. Il cardinale Woelki scrive che, pur avendo attuato tutto quanto attualmente proposto dai vescovi cattolici in Germania, i protestanti “non sono in una posizione migliore, vista la loro pratica di fede, la scarsità di reclutamento per il ministero pastorale e il numero di persone che lasciano le loro chiese. Questo non indica forse che i veri problemi si trovano altrove, e che tutto il cristianesimo deve affrontare una crisi di fede e di comprensione, piuttosto che adattarsi a una ‘nuova realtà di vita’ che viene presentata come irresistibile?” Proprio questo.

La mia sensazione è che non si pongono l’eccellente domanda del cardinale Woelki perché non sono interessati alla risposta. Lavorano sotto una definizione contraffatta di misericordia che inganna loro e il loro gregge. Questa settimana scorsa, il Vaticano ha detto che il piano dei vescovi tedeschi per un “processo sinodale vincolante” è, infatti, “non valido dal punto di vista ecclesiologico”. Questa non è una cosa da poco.

In giugno, il Papa stesso ha avvertito i vescovi: “Ogni volta che la comunità ecclesiale ha cercato di risolvere i suoi problemi da sola, confidando e concentrandosi esclusivamente sulle sue forze o sui suoi metodi, la sua intelligenza, la sua volontà o prestigio, ha finito per aumentare e perpetuare i mali che ha cercato di risolvere”. Anche questa non è cosa da poco.

I vescovi in Germania dovrebbero iniziare ad ascoltare il Papa piuttosto che coloro che vogliono essere Papa. Il Santo Padre ha dato loro un progetto ordinato all’evangelizzazione. Purtroppo, come per tutte le contraffazioni della grazia, libertà e misericordia, i vescovi tedeschi sembrano avviati su una strada autodistruttiva. La “Priorità dell’evangelizzazione” che il Santo Padre li ha chiamati ad abbracciare per il loro processo sinodale potrebbe dover cominciare dai vescovi stessi in Germania.

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