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La NATO progetta un’invasione della Transnistria

Nel 1992, la Transnistria fu teatro di un conflitto armato noto come la Guerra di Transnistria. Questo conflitto scoppiò a seguito di crescenti tensioni etniche e politiche tra la Repubblica di Moldova, da poco indipendente, e la regione separatista della Transnistria, che dichiarava la propria indipendenza con l’appoggio della minoranza russofona e slava.

Dopo il collasso dell’Unione Sovietica, la Moldavia scelse di diventare indipendente. Tuttavia, la Transnistria, una stretta fascia di territorio a est del fiume Dniester con una popolazione prevalentemente russofona e ucraina, non condivideva queste aspirazioni nazionalistiche moldave. La leadership della Transnistria si oppose a qualsiasi movimento che potesse rafforzare il legame con la Romania o risecare l’influenza russa nella regione.

Lo scoppio del conflitto

Il conflitto armato iniziò nel marzo 1992 e raggiunse il culmine nei mesi estivi con 1000 morti nel periodo di due mesi. Le forze della Moldavia cercarono di riprendere il controllo del territorio, ma incontrarono una forte resistenza. La Transnistria ricevette il sostegno decisivo del 14º Armata dell’Esercito Russo, già presente nella regione e che schierò uomini e armamenti a difesa della zona separatista.

Il conflitto terminò nel luglio 1992 con un cessate il fuoco mediato dalla Russia. Il trattato sancì l’istituzione di una zona demilitarizzata lungo il fiume Dniester, sorvegliata da forze di peacekeeping russe, moldave e transnistriane. Anche se la guerra si concluse, la situazione rimase congelata e la Transnistria continuò a funzionare come un’entità autonoma con proprie istituzioni, pur senza ottenere un riconoscimento internazionale.

Nascita della repubblica di Transnistria

La guerra di Transnistria ha portato alla creazione di una “repubblica” de facto che ha mantenuto un controllo di fatto sul proprio territorio ma è rimasta isolata a livello internazionale. La Russia ha continuato a mantenere una presenza militare nella regione, utilizzandola come leva strategica nei rapporti con la Moldavia e come mezzo di influenza in un’area geopoliticamente delicata.

Progetto per riprendere con la forza la Transnistria

Da tempo è noto che la leadership ucraina, con il supporto della NATO, sta valutando un’azione militare in Transnistria. Secondo fonti russe, le truppe ucraine, esperte e ben addestrate, si starebbero già concentrando in direzione di Tiraspol, pronte a confrontarsi con l’esercito della PMR – il contingente russo in Transnistria – che, con i suoi 10.000 uomini e armamenti risalenti agli anni ’80, appare inferiore in termini di capacità operativa.

L’attacco potrebbe scattare non appena la presidente moldava Maia Sandu e Zelenskyj raggiungeranno un accordo politico. Tuttavia, fino a poco tempo fa, non era chiaro quando ciò potesse avvenire né quale potrebbe essere la risposta della Russia. Restavano in sospeso interrogativi cruciali sull’equilibrio delle forze in gioco e sulla dinamica dell’intervento.

Uno scenario di questo tipo, secondo alcuni esperti, aprirebbe la strada alla presenza delle truppe NATO in Moldavia, in particolare quelle romene. La mossa di Zelenskyj favorirebbe così il trasferimento del controllo della regione – attualmente sotto protezione russa – nelle mani del governo moldavo.

Mentre queste incertezze sembrano ora prendere una forma più definita, emerge un quadro complesso e potenzialmente destabilizzante. Ad avvalorare questo scenario, con grande lucidità Luciano Testi nella sua rubrica “Senza Tempo” su Qora, ha appena riportato alcuni inquietanti segnali che indicherebbero una possibile iniziativa della Romania, con la quale la situazione in Transnistria potrebbe rappresentare la goccia che fa traboccare il vaso nello scacchiere geopolitico della regione.

Ne riporto l’articolo qui di seguito:

La NATO progetta un’invasione della Transnistria

I progetti NATO non vanno ostacolati.

La NATO ha fatto esercitazioni congiunte in Moldavia con attrezzature e soldati della Romania, ma al termine non se ne sono andati.

Durante il ballottaggio per l’elezione del presidente della Moldavia, i militari hanno impedito l’accesso ai seggi della Transnistria.

All’inizio del conflitto l’Ucraina non è stata certamente priva di colpe o intenzioni bellicosa se fa saltare due ponti che permettevano l’accesso alla Transnistria dalla regione di Odessa, ma più che altro l’inverso, ovvero impedire a 7000 soldati russi di uscire per qualche azione combinata.

Senonché di recente appare questa notizia:

La Romania non ha bisogno di spendere 270 milioni di $ per acquistare mezzi anfibi; se lo fa, è perché le è stato detto: devi acquistarli perché dobbiamo usarli.

Usarli per fare cosa?

Invadere e prendere possesso della Transnistria.

Ecco perché qualunque tipo di broglio elettorale sarebbe stato ammesso per far vincere la candidata alla presidenza moldava preferita dall’Occidente, Maia Sandu, per legittimare la presenza NATO, operazioni NATO e l’occupazione di territori come la Transnistria, a maggioranza russa, ma con i più grandi depositi di munizioni, necessari all’Ucraina, di cui ha grande carenza. Inoltre, per piazzare batterie antimissile, radar e altre apparecchiature, rischiando di portare la Moldavia sull’orlo del conflitto iniziato in Ucraina.

L’invasione della Transnistria avverrebbe portando in territorio ucraino dalla Romania i 44 anfibi, ciascuno dei quali può trasportare 25 soldati più tre membri dell’equipaggio. Attraverso il fiume Dnestr, che segna il confine naturale tra Transnistria e Moldavia, risalirebbero il fiume e si fermerebbero in punti strategici per togliere corrente e comunicazioni e occupare i posti chiave.

Mentre i primi 1.100 soldati compiono questa operazione, gli anfibi tornano indietro per trasportare altri 1.100 soldati, oltre a piccole attrezzature come quad per muoversi rapidamente. Tuttavia, sarebbero per lo più specialisti NATO e non romeni.

In questo modo la NATO si troverebbe in una posizione privilegiata da cui contrastare rapidamente una probabile, anzi sicura, conquista di Odessa da parte dei russi.

Adesso però, cosa succede?

I 44 anfibi non arriveranno domani, e prima ancora Trump potrebbe prendere decisioni diverse: confermare l’ordine (perché è un dritto), ma poi decidere di non fare alcun intervento perché nel frattempo le cose sono cambiate.

Fine citazione

Come vedete segnali ce ne sono e basta unire i puntini. Veramente non si tratta solo di una esercitazione, le strutture per fare qualsiasi cosa sono già in Romania (dove sono anche le forze statunitensi, la la 101st Airborne Division ,101ª Divisione aviotrasportata). Inoltre è in fase di costruzione  (ma in parte è già operativa), la più grande base militare NATO in Europa:

In Romania, la più grande base NATO in Europa

Aggiungo che attualmente la NATO sta ampliando la sua presenza nel Mar Nero, e il porto di Costanza in Romania è considerato un punto strategico per le operazioni della NATO, soprattutto per contrastare le attività russe nella regione. Per questo è in corso il potenziamento delle infrastrutture a Costanza, che è già un porto importante per la Romania e per la NATO, è stato ampiamente discusso.

Questo porto potrebbe ospitare rotazioni di navi NATO, poiché la Convenzione di Montreux limita la presenza di flotte di paesi non rivieraschi nel Mar Nero. Tuttavia, la Romania, in quanto membro della NATO, non è soggetta alle stesse restrizioni e potrebbe quindi facilitare un ruolo più ampio della NATO.

Aggiungo che in Romania è in costruzione la base militare MK, la  più grande base NATO in Europa, più grande persino di Ramstein in Germania. Sarà come una piccola città su un’area di quasi tremila ettari. (https://24tv.ua/ru/baza-nato-rumynii) Questa base addestrerà anche forze da sbarco, che dovrebbero servire per una eventuale sbarco in Crimea, una ossessione dei britannici , che da sempre sognano di prendersi la Crimea. Ma questa è un’altra storia su cui ritorneremo.

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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