La NATO si tuffata nella battaglia per la Crimea, solo nominalmente la battaglia è ucraina

La fonte russa censurata in occidente e sanzionata dal ministero del Tesoro degli Stati Uniti, ovvero l’ottimo e informato sito Southfront (con sede in CRIMEA) che ho avuto modo di apprezzare durante la guerra di Siria dopo aver effettuato opportune analisi comparative, riferisce ‘la NATO si è tuffata nella guerra in Crimea’:

“Nel contesto degli intensi attacchi russi mirati alle infrastrutture militari ucraine, Kiev ha intrapreso azioni offensive contro la penisola di Crimea.

Il 3 gennaio, si è assistito a un significativo dispiegamento di aerei da ricognizione NATO nei cieli della Crimea. Velivoli quali il Bombardier Challenger, l’RQ-4B Global Hawk e il Boeing P-8A Poseidon hanno condotto una vasta operazione di sorveglianza sul Mar Nero. Altri aerei sono stati rilevati vicino alle coste della Romania e della Turchia.

Questi aerei da ricognizione dell’Alleanza avevano come obiettivo il monitoraggio degli attacchi missilistici e dei droni ucraini.

Come era prevedibile, quel giorno si è verificato un primo tentativo di attacco alla penisola. Secondo fonti locali, almeno 6 missili, tra cui probabili S-200 e Neptunes, sono stati intercettati e neutralizzati da sistemi di guerra elettronica vicino a Sebastopoli. Si ritiene inoltre che un Su-24 ucraino, partecipante all’attacco, sia stato abbattuto.

Tuttavia, l’esercito russo non ha fornito commenti ufficiali o dettagli sull’incidente.

Il 4 gennaio, le forze ucraine, coordinate dall’esercito NATO, hanno lanciato un altro attacco su larga scala sulla penisola, nel tentativo di sovraccaricare le difese aeree russe.

Nel corso della serata, almeno 10 missili ucraini sono stati distrutti lungo la costa occidentale. Si ritiene che la maggior parte fossero missili Storm Shadow, affiancati da diversi missili esca.

“Dopo il fallimento di questo attacco missilistico, le forze ucraine hanno intensificato gli attacchi con droni.

Nella notte, 36 UAV ucraini sono stati abbattuti in Crimea e un altro è stato distrutto vicino alla città russa di Novorossijsk, sede della flotta russa.

Fonti militari russe hanno suggerito che caccia F-16 della NATO gestiti da piloti non ucraini abbiano partecipato agli attacchi recenti, lanciando missili dallo spazio aereo rumeno. Questo potrebbe innescare ritorsioni russe sul territorio NATO.

Nonostante la netta sconfitta subita nella battaglia contro le forze di difesa aerea russe, Kiev continua i suoi tentativi di attacco alla penisola.

Nel pomeriggio del 5 gennaio, un missile antinave Neptune ucraino è stato abbattuto sulle acque nordoccidentali del Mar Nero. È probabile che l’Ucraina e la NATO continuino a pianificare attacchi su larga scala nei giorni a venire”. (fine citazione)

Crimea Bridge
Crimea Bridge

Considerazioni

Ci troviamo di fronte a una nuova fase del conflitto russo-ucraino, caratterizzata da un ruolo particolarmente attivo dell’Occidente, e in modo specifico della Gran Bretagna, che sembra puntare a obiettivi strategici decisivi. Il Regno Unito, infatti, mira a neutralizzare la flotta russa nel Mar Nero e a ridurre significativamente le capacità navali della Russia. Questo obiettivo, più che essere un interesse diretto dell’Ucraina, sembra essere una strategia specifica del Regno Unito, finalizzata a limitare l’influenza russa nel Mar Nero e nel Mediterraneo.

Un altro aspetto di questa strategia britannica è quello di costringere la Russia a incrementare le proprie difese aeree in Crimea, sottraendo risorse e attrezzature che sarebbero necessarie sul fronte di guerra e in altri punti strategici. Tuttavia, dal punto di vista strategico, dato che il conflitto russo-ucraino si svolge principalmente via terra e aria, queste mosse non sembrano destinate a influenzare l’esito finale della guerra. Anche un’eventuale interruzione del ponte di Crimea non avrebbe un impatto significativo sui rifornimenti al fronte, considerando le alternative terrestri disponibili per il trasporto di materiali.

La Gran Bretagna sta conducendo la battaglia di Crimea come un “conflitto nel conflitto”, una sorta di sfida personale con anche implicazioni politiche. L’obiettivo sembra essere quello di dimostrare alla Russia e all’opinione pubblica internazionale che nessuna conquista è sicura e che la Russia è costretta a mantenere ‘i nuovi territori’ in uno stato di precarietà e insicurezza. Questa situazione porta con sé il rischio di un’escalation: con i jet F16 che decollano dai territori della NATO (non è chiaro se pilotati da ucraini, membri della NATO o mercenari) e con l’uso di armamenti NATO, il conflitto appare sempre meno come una guerra puramente ucraina.

La Russia ha già messo in guardia la Gran Bretagna, affermando di sentirsi libera, in risposta a queste azioni, di attaccare una nave da guerra britannica nel Mar Rosso, magari tramite missili forniti agli Huthi, e di affondarla (il ministero degli esteri russo ha convocato l’ambasciatrice inglese a Mosca spiegando che la GB è troppo coinvolta nella guerra in Ucraina e se non questo cesserà rischierà vedersi colpite le navi nel mar Rosso – vedi generale Cesare Dorliguzzo:”I russi potrebbero colpire la flotta inglese“). Inoltre, se questo tipo di azioni da parte della NATO dovesse continuare, aumenta la probabilità che la Russia inizi a prendere di mira le basi di partenza degli F16 utilizzati per lanciare missili NATO sulla Crimea.

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