La Bandiera Svizzera e le vacanze pasquali in Belgio. Ormai l’Europa sta cadendo in basso, perdendo la sua identità nel peggiore dei modi: viene scambiato il dialogo, con il permissivismo rincarato con una buona dose di relativizzazione culturale. Gli islamici protestano in Svizzera a causa della bandiera: la quale porta nel sottofondo rosso una croce bianca. Da cosa nasce l’accanimento? Da una presunta violazione del multiculturalismo. Ivica Petrusic, presidente di Second@plus e i musulmani svizzeri di seconda generazione, in sua sostituzione propongono una bandiera con i colori verde, rosso e giallo, poiché rappresenterebbe “una Svizzera più progressista e aperta”. Mentre a Roggwil, località della Svizzera tedesca, la Commissione scolastica ha vietato agli studenti di indossare “gadget di abbigliamento provocatori”, tra i quali il simbolo nazionale della Confederazione Elvetica, la croce bianca nella bandiera. Che dire? Tra poco aboliranno la Croce Rossa, -tra le altre cose la struttura paritetica islamica porta il simbolo della mezza luna-, e non si potrà portare la croce al collo perché provocatoria. Ci avviciniamo sempre di più al baratro, alla fine della cultura Europea.
Per Pasqua tutte le scuole chiudono per le “vacanze pasquali”, ma d’ora in avanti in Belgio è vietato dirlo: sarà obbligatorio chiamarle “vacanze di primavera”. A stabilirlo è una circolare ministeriale che recepisce un decreto governativo concernente la materia delle festività nel mondo della scuola. Lo zampino è della solita sinistra distruttiva ed aggressiva. La giustificazione è sempre quella della “laicità” delle istituzioni pubbliche che non devono mettere in difficoltà gli immigrati non cristiani. Così la festa di Ognissanti a novembre, si chiamerà “congedo di autunno”, le vacanze di natale “vacanze di inverno”. I nazionalisti fiamminghi e valloni hanno denunciato l’ennesimo tentativo di distruggere l’identità culturale del Belgio. Il governo ha deciso e i leader islamici, sempre più presenti nel dibattito politico belga, applaudono.
La memoria corta di Hollande. Quando in Francia come del resto in tutta Europa parla la Chiesa e i cristiani, vengono accusati di ingerenza. Invece quando aprono bocca altre confessioni religiose non riconducibili al Cristianesimo, tutti sono pronti ad ascoltare e ringraziare. Siamo giunti al ridicolo. Ecco cosa succede in Francia: Hollande, secondo i sondaggi è il presidente della Repubblica più impopolare della storia francese. Il calo nei consensi non è dovuto solo alla crisi economica, all’aumento della disoccupazione e alle scelte controverse come quelle fatte sul matrimonio e l’adozione gay. Il presidente socialista si è dimostrato carente anche da punti di vista più istituzionali. Ha fatto scalpore il silenzio dell’inquilino dell’Eliseo per Pasqua: non una parola, non un augurio ai tanti cristiani, che in Francia costituiscono oltre il 60 per cento della popolazione. L’atteggiamento di Hollande ha suscitato polemiche visto che lo scorso agosto si era rivolto così alla comunità musulmana: “In occasione dell’Eid el Fitr, che consacra la fine del mese di Ramadan, indirizzo tutti i miei auguri di felicità, di salute e di successo ai musulmani di Francia”. Auguri per il calendario lunare-. Non è un caso unico, Hollande ha anche fatto uscire quest’altro comunicato a febbraio: “Per celebrare il nuovo anno del calendario lunare, il presidente della Repubblica, Francois Hollande, ha ricevuto all’Eliseo, lunedì 18 febbraio, dei membri delle comunità asiatiche di Francia. Si è intrattenuto con rappresentanti associativi e ha espresso a tutti gli auguri di successo all’interno della nostra Repubblica”.
Silenzio su Natale e Pasqua. I cinesi sì, i musulmani sì i cristiani no. Perché, si chiedono in molti? Probabilmente Hollande si è semplicemente dimenticato della Pasqua. Possibile, ma bisogna ricordare che lo scorso dicembre si è anche dimenticato del Natale. Non ci sono altre parole per commentare episodi simili. E’ in atto una campagna feroce contro la Chiesa e il Cristianesimo. Si consuma sotto i nostri occhi la cristianofobia nella civilissima e secolarizzata Europa, senza provocare in nessuna organizzazione sociale e politica nessun tipo di reazione. Quando ci sveglieremo dal sonno, sarà sempre troppo tardi!
L’insabbiamento della coppia gay pedofila da parte dei servizi sociali. Non solo la Chiesa Cattolica – bersaglio mediatico nei fatti di pedofilia -, “ha nascosto” nel silenzio le violenze sui minori. I servizi sociali inglesi, hanno taciuto sugli abusi a danno di Andy Cannon, ventitreenne. Il calvario del minore è cominciato a 8 anni tra silenzi e coperture. La sentenza è arrivata solo dopo dieci anni. Andy, affidato ad una coppia gay fin dall’infanzia, ha spiegato di non avere nulla contro gli omosessuali. Ha posto però a tal riguardo alcune domande: “i servizi sociali avrebbero dovuto essere lì per evitare che questo accadesse, invece hanno preferito tacere”. Perché? Forse accusare una coppia dello stesso sesso non è politicamente corretto? Continuando il suo racconto afferma: “dopo un anno di convivenza hanno cominciato a violentarmi. Per questo cercai di suicidarmi almeno sei volte”. Ai tempi degli abusi i servizi sociali gli diagnosticarono erroneamente una malattia mentale e gli prescrissero degli psicofarmaci.
Solo dopo dieci anni, la coppia omosessuale è stata condannata a due anni e mezzo di carcere. Dal dossier di 160 pagine scritto da un avvocato dei diritti dei bambini, Patrick Ayre, è emerso che i documenti dei servizi sociali riportavano i fatti in maniera incompleta, censurando quei fatti che avrebbero potuto svelare il comportamento della coppia di pedofili. La pedofilia non è un male che affligge solo la Chiesa cattolica. E’ qualcosa di orribile che si annida nei meandri più oscuri della perversione umana. Prevenire con corsi di formazione agli adulti ed ai bambini aiuta ad affrontare meglio eventuali episodi di violenza. Ricordiamoci comunque che la medicina più efficace è la famiglia. Quando in un ambiente familiare si vive bene, la percentuale degli abusi si abbassa. La società deve porre più attenzione all’istituto familiare. Perché chi salva una famiglia, salva l’intera umanità.
di don Salvatore Lazzara
I commenti sono chiusi.