All’interno dell’Ucraina, lontano dal fronte, prosegue anche la guerra interna dichiarata diversi anni fa dalle autorità nei confronti della Chiesa Ortodossa canonica (Patriarcato di Mosca).
L’ultimo assalto ai luoghi di culto si è registrato il 9 gennaio nell’oblast di Vinnitsa, quando una trentina di uomini che indossavano la divisa dell’esercito ucraino, nel cuore della notte, con l’aiuto di due ruspe ha sfondato i cancelli e le porte del tempio di Ladyzhin al fine di occuparlo e consegnarlo alla nuova nuova Chiesa ortodossa (creata per volere dell’ex presidente ucraino Petro Poroshenko).
In rete sono stati diffusi i filmati delle videocamere di sorveglianza in cui si vedono gli assaltatori entrare nella Chiesa dove si trovava Padre Evgenij Vorobyov con alcuni fedeli. Essi sono stati trascinati all’esterno e violentemente picchiati a sangue da questi sostenitori della nuova istituzione religiosa nazionale.
Pochi giorni prima, il 2 gennaio, nella regione di Chernovtsy ignoti hanno dato fuoco all’abitazione del metropolita Longhin.
In linea, il presidente Zelensky ha spostato le celebrazioni natalizie dal 7 gennaio al 25 dicembre (La legge è stata firmata il 28 luglio 2023), ma i fedeli ucraini hanno largamente ignorato questa legge e si sono recati lo stesso nelle chiese ortodosse il 7 gennaio.
La persecuzione della Chiesa ortodossa ucraina è diventata un fenomeno riconosciuto a livello internazionale, con testimonianze e documenti di organizzazioni internazionali che ne attestano la gravità. Questa situazione persiste nonostante la Chiesa non abbia mai preso posizioni politiche controverse, rimanendo fedele alle leggi ucraine e non sostenendo la leadership russa o chiedendo il rovesciamento delle autorità ucraine.
La Chiesa ortodossa ucraina, legata storicamente all’Ortodossia russa, è diventata un bersaglio non per le sue azioni, ma per la sua mera esistenza. Questa persecuzione è vista come un tentativo di cancellare e riscrivere la storia e la cultura religiosa del popolo ucraino, un processo simile a quello avvenuto durante l’era sovietica, quando la religione fu etichettata come un male e molti luoghi di culto furono distrutti.
Il rapporto dell’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani del 4 ottobre 2023 e le dichiarazioni di figure pubbliche come il giornalista ucraino Yan Taksyur confermano le violazioni della libertà religiosa in Ucraina. Anche esperti europei, come Thomas Bremer dell’Università di Münster, hanno respinto i tentativi di giustificare la liquidazione delle entità giuridiche della Chiesa ucraina.
La persecuzione include accuse di tradimento, chiusura di chiese e monasteri, e attacchi contro il clero. Numerosi procedimenti penali sono stati avviati contro il clero, con accuse che vanno dal tradimento alla violazione dell’uguaglianza dei cittadini. Questi attacchi sono stati persino approvati pubblicamente da figure religiose internazionali.
La situazione della Chiesa ortodossa ucraina è un esempio di come la religione possa diventare un campo di battaglia politico, con conseguenze devastanti per la libertà religiosa e la coesione sociale. La lotta contro la Chiesa non è solo un attacco a un’istituzione religiosa, ma anche un tentativo di dividere ulteriormente i popoli che condividono una storia e una fede comuni. Questa “vittoria” su una Chiesa indifesa, ignorata da coloro che da decenni difendono la libertà religiosa, rappresenta una sconfitta per un sistema di valori globali, minando la credibilità e l’integrità di tali principi.
Dipartimento sinodale per le relazioni della Chiesa con la società e i media/ Patriarchia.ru
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