La proposta di pace di Putin presentata in occasione del G7 ha scatenato reazioni furibonde, sia da parte della leadership europea che dai media. Questi ultimi si dividono tra coloro che spingono la propaganda all’inverosimile, utilizzando gergo e paragoni estremi, come chi paragona Putin a Michael Corleone che punta la pistola alla tempia del suo interlocutore per ottenere consenso, e altri che, pur mostrando pregiudizi verso la Russia, espongono i fatti in modo corretto, anche se parziale.
Oggi risponderò a queste obiezioni, prendendo spunto dall’articolo “Tutte le insidie del piano di pace proposto da Putin“, apparso sulla Nuova Bussola Quotidiana il 17/06/2024.
Cito: “Il 14 giugno scorso Vladimir Putin ha tenuto un lungo discorso al meeting dei più alti funzionari del ministero degli affari esteri della Federazione Russa. [Quello di Putin è stato] un discorso molto lungo e complesso che, nella stampa occidentale, è stato così riassunto: «Putin ha proposto la pace definitiva in Ucraina. Pone come precondizioni il ritiro immediato dalle province annesse dalla Russia, la neutralità dell’Ucraina, insieme alla denuclearizzazione, smilitarizzazione e denazificazione. I leader occidentali e Zelensky ritengono irricevibili le proposte».”
“Questa sommaria ricostruzione in realtà è parziale e fuorviante, e legittima la lettura che fa il Cremlino circa la volontà occidentale di continuare la guerra, costringendo a ciò leader ucraini delegittimati in quanto il loro mandato sarebbe scaduto (…)”. (fine citazione – segue su La Nuova Bussola Quotidiana).
Non risponderò punto per punto a tutte le questioni poste, ma affronterò i seguenti punti:
- L’offerta di Putin parte dal presupposto che l’Ucraina sia già sconfitta;
- Violazione del Memorandum di Budapest;
- Richiesta di adesione alla NATO;
- I fatti di Maidan
- Accordi di Minsk;
- Rapporti OSCE.
Secondo i media moderati, Putin avrebbe fatto all’Ucraina una proposta di resa. Secondo questa narrativa, l’Occidente e l’Ucraina desiderano davvero un negoziato. Eppure, è stata la Russia ad essere esclusa dal congresso di pace in Svizzera, con i fondi europei per la pace utilizzati in modo orwelliano per acquistare armi, mentre la leadership ucraina ha fatto fallire gli accordi di Minsk, arrivando anche a uccidere un negoziatore separatista e violando gravemente gli accordi dal 2021.
Tutto ciò dovrebbe indurre a una riflessione sulle loro affermazioni.
In realtà, Putin ha sostenuto per lungo tempo che un negoziato non dovrebbe avere precondizioni. Bisogna sedersi intorno a un tavolo e trattare senza precondizioni. La domanda è: perché allora oggi il leader russo pone condizioni così severe per l’Ucraina?
La risposta è molto semplice: dobbiamo considerare che l’Ucraina ha finora rifiutato qualsiasi negoziato. Invece, dal rifiuto del piano di pace di Istanbul in poi, ha lanciato il proprio esercito al contrattacco per riprendere i territori persi, inclusa la Crimea, ma senza successo.
In particolare, il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha firmato il decreto 117 del 24 marzo 2021 (vedi qui), che afferma “l’impossibilità di avviare negoziati con il presidente russo Vladimir Putin”. Il documento, datato 30 settembre, è stato pubblicato sul sito web del Presidente dell’Ucraina. Questo accadeva quando ripetutamente Mosca, attraverso la Turchia, chiedeva la riapertura dei negoziati avviati a marzo, che avevano trovato una prima intesa ma che poi erano stati bruscamente interrotti, probabilmente per le pressioni di Gran Bretagna e Stati Uniti.
Ebbene Putin ne ha preso atto. Ed ecco la sua proposta ‘definitiva’.
E’ significativo che mentre ha emanato il decreto, Zelensky ha richiesto la resa della Russia, compresa la restituzione di Crimea e Donbass. Una posizione impossibile da raggiungere dati i centinaia di migliaia di morti da entrambe le parti e l’ostinato rifiuto a non dare garanzie di sicurezza alla Russia, compresa la rinuncia dell’azione alla NATO.
L’offerta di Putin parte dal fatto che l’Ucraina è già sconfitta
Per sostenere la tesi che l’Ucraina sia già stata sconfitta nella guerra contro la Russia, si possono considerare diversi elementi evidenziati da varie fonti:
1 – Logoramento delle risorse e del morale: l’Ucraina sta affrontando una crescente scarsità di risorse militari e un calo del morale (POLITICO). Le continue perdite sul campo e la distruzione delle infrastrutture critiche, come le reti elettriche, stanno indebolendo la capacità di resistenza del paese. (Atlantic Council).
2 – Supporto occidentale insufficiente: nonostante gli ingenti aiuti ricevuti, l’Ucraina dichiara ancora di non aver ricevuto alcune capacità militari chiave, come gli aerei F-16 e un numero sufficiente di sistemi di difesa avanzati, necessari per respingere efficacemente l’offensiva russa. Questa limitazione compromette la capacità dell’Ucraina di riconquistare i territori occupati e di mantenere una difesa sostenibile nel lungo periodo (Atlantic Council).
3 – Impossibilità di sconfiggere la Russia: l’Ucraina, anche con il massimo sostegno occidentale, difficilmente potrà sconfiggere completamente la Russia, una potenza nucleare con risorse militari superiori (POLITICO). Il prolungamento del conflitto non farebbe altro che aumentare la distruzione su entrambi i lati, senza cambiare sostanzialmente il risultato finale (Atlantic Council).
4 – Rischio di Escalation del Conflitto: la continuazione della guerra non solo prolunga le sofferenze e le perdite umane, ma aumenta anche il rischio di un’escalation del conflitto che potrebbe coinvolgere ulteriori attori internazionali e portare a una destabilizzazione ancora maggiore nella regione e nel mondo (Atlantic Council).
5 – Legittimità della Presidenza di Zelensky: a fronte di taluni teorie spesso ripetute sui media , secondo le quali la ‘denazificazione’ pretesa da Putin è irrealizzabile perchè “…può significare soltanto la destituzione di Zelensky a favore, ad esempio, di un personaggio discutibile come Yanukovich,” è importante notare che il mandato di Zelensky è scaduto alla fine del mese di maggio scorso. Secondo la costituzione ucraina, in sede vacante dovrebbe essere il presidente del Parlamento ucraino a governare. Pertanto, la permanenza di Zelensky al comando può essere considerata incostituzionale. (Atlantic Council).
In merito alle altre questioni fornirò ora alcuni elementi chiarificatori:
Violazione del Memorandum di Budapest
Violazione del memorandum di Budapest da parte della Russia: altra obiezione molto frequente è che la Russia è stata inadempiente anche rispetto alla denuclearizzazione , ovvero al memorandum di Budapest del 1994, che prevedeva garanzie di sicurezza per l’Ucraina in cambio della rinuncia al suo arsenale nucleare (Wikipedia). Questo accordo, firmato da Ucraina, Stati Uniti, Regno Unito e Russia, prometteva di rispettare l’indipendenza, la sovranità e le attuali frontiere dell’Ucraina e di astenersi dall’uso della forza contro di essa (Brookings).
La posizione della Russia riguardo alla validità del Memorandum di Budapest è influenzata da vari fattori che Mosca considera rilevanti per la legittimità dell’accordo e delle attuali autorità ucraine:
– Desiderio dell’Ucraina di Entrare nella NATO: La Russia ha sostenuto che il desiderio dell’Ucraina di aderire alla NATO rappresenta una minaccia alla sua sicurezza nazionale. Questo desiderio, secondo Mosca, contraddice gli impegni presi nell’ambito del Memorandum di Budapest, che prevedeva il mantenimento di una posizione neutrale da parte dell’Ucraina. La Russia vede l’espansione della NATO verso est come una violazione implicita delle assicurazioni di sicurezza originali (RadioFreeEurope/RadioLiberty) (Atlantic Council).
– Colpo di Stato di Maidan: La Russia considera gli eventi del 2014 in Ucraina, noti come “Rivoluzione di Maidan”, come un colpo di stato orchestrato dall’Occidente per rovesciare il governo filo-russo di Viktor Yanukovich. Mosca ritiene che questo cambiamento di governo sia illegittimo e, di conseguenza, ritiene che gli accordi precedenti, inclusi quelli stipulati nel Memorandum di Budapest, siano stati resi nulli dalla nuova leadership ucraina che, secondo la Russia, non rappresenta più l’accordo originale sottoscritto .
– Violazione dei Principi del Memorandum: La Russia ha argomentato che l’Ucraina ha violato i principi del Memorandum attraverso la sua politica estera e le sue decisioni interne, come la richiesta di adesione alla NATO e la modifica delle sue alleanze strategiche. Da questa prospettiva, la Russia vede la sua azione in Crimea e nel Donbass come una risposta necessaria per proteggere i suoi interessi di sicurezza e i cittadini russofoni in Ucraina (RadioFreeEurope/RadioLiberty) (Atlantic Council).
Richiesta di adesione alla NATO e MAIDAN
La questione, dell’adesione alla NATO ha aggravato la comprensione reciproca ed ha portato la Russia ad annettere la Crimea.
– Partnership NATO-Ucraina Pre-2014: L’Ucraina ha avviato la cooperazione con la NATO già nel 1991 attraverso il programma del Consiglio di Cooperazione del Nord Atlantico e, successivamente, ha aderito al programma Partnership for Peace (PfP) nel 1994. Nel 1997, l’Ucraina e la NATO hanno firmato la Carta sulla Partenariato Distintivo, che ha ulteriormente intensificato la cooperazione tra le due parti.
– Richieste di adesione: Il desiderio dell’Ucraina di aderire alla NATO è stato espresso in diverse occasioni (vedi “adesione alla NATO“) , specialmente dopo la Rivoluzione Arancione del 2004, quando l’allora presidente Viktor Yushchenko ha fortemente spinto per una maggiore integrazione euro-atlantica. Questo orientamento è continuato anche sotto la presidenza di Petro Poroshenko, eletto dopo la Rivoluzione di Maidan nel 2014 (Atlantic Council)
– Annessione della Crimea: L’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014 è stata una risposta a diversi fattori, tra cui la percezione di Mosca di un’influenza crescente dell’Occidente in Ucraina e il timore di perdere il controllo su una regione strategicamente importante.
I fatti di Maidan
Altro fatto dirompente che ha fatto decidere la Russia ad annettere la Crimea (dopo aver proposto un referendum il cui esito era abbastanza scontato dato la stragrande presenza di popolazione di origine russa) è stato la cosiddetta “Rivoluzione di Maidan” del 2014 , considerata dalla Russia come la “goccia che ha fatto traboccare il vaso”. Questo evento violento, che ha portato alla destituzione del presidente legittimante eletto Viktor Yanukovich, è vista da Mosca come un colpo di stato sostenuto dall’Occidente (vedi qui), volto a portare l’Ucraina più vicina all’Unione Europea e alla NATO.
Di quegli eventi ricordo in particolare che solo il mese successivo ci sarebbero state nuove elezioni democratiche , ma si instaurò con la forza una giunta che fu subito riconosciuta da UE ed USA.
Il rovesciamento di un governo legalmente eletto, ha avuto il sostanziale appoggio dell’attuale sottosegretario di stato USA Blinken e di Vittoria Nuland che al tempo era inviata speciale del governo Obama in Ucraina per favorire la crisi. Quest’ultima è famosa per la sua frase “fuck the EU “, in riferimento all’intenzione americana di escludere la UE nella ricerca di una soluzione alla crisi ucraina. Lo stesso Obama ha riconosciuto il ruolo avuto dagli Stati Uniti nel regime change ucraino.
La ‘Rivoluzione di Maidan’ come una minaccia diretta ai suoi interessi strategici e alla sua influenza nell’ex spazio sovietico e un tentativo di allontanare violentemente l’Ucraina dalla sfera di influenza russa e di integrarla nelle strutture occidentali, come la NATO e l’UE (RadioFreeEurope/RadioLiberty) (Atlantic Council).
E’ quindi in seguito alla Rivoluzione di Maidan ed alle crescenti tensioni che la Russia ha annesso la Crimea, giustificando l’azione come necessaria per proteggere i diritti dei russofoni e per garantire la propria sicurezza nazionale.
Dopo questi eventi, la Russia ha supportato più decisamente i separatisti nelle regioni del Donbass, contribuendo ulteriormente all’instabilità in Ucraina (Brookings) (CityUniLondon)..
Accordi di Minsk
Per chiarire l’ambiguità riguardo alle violazioni degli accordi di Minsk (vedi qui), è importante esaminare le osservazioni e i rapporti disponibili delle missioni di monitoraggio, come quelli dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE).
– Violazioni degli Accordi di Minsk: Gli accordi di Minsk (vedi qui), firmati per stabilire un cessate il fuoco e porre fine al conflitto nell’Ucraina orientale, sono stati ripetutamente violati da entrambe le parti (CityUniLondon) (Atlantic Council) “Gli osservatori OSCE hanno documentato migliaia di violazioni del cessate il fuoco, molte delle quali attribuite alle forze separatiste, ma anche le forze ucraine sono state coinvolte in violazioni significative” , ma dal 2021 soprattutto dalla parte ucraina, che ha cominciato ad accumulare armi pesanti proibite dall’accordo sulla linea di demarcazione e, naturalmente, ad usarle.
– Incidenti specifici come Debaltseve: l’episodio di Debaltseve nel 2015 è emblematico delle violazioni del cessate il fuoco. Durante questo scontro, le forze separatiste, supportate dalla Russia, hanno lanciato un’offensiva contro le truppe ucraine, portando a pesanti perdite e alla cattura della città da parte dei separatisti. Questo evento è spesso citato come una delle principali violazioni degli accordi di Minsk da parte russa (Atlantic Council).
– Bilancio delle Vittime Civili: secondo i rapporti OSCE, il conflitto ha causato migliaia di vittime civili. Le violazioni del cessate il fuoco hanno comportato bombardamenti su aree residenziali, causando la morte di molti civili. Anche se entrambe le parti sono state responsabili, i rapporti indicano che le aree sotto controllo separatista hanno subito un numero significativo di attacchi da parte delle forze ucraine, contribuendo alla maggior parte del bilancio di vittime civili.
In conclusione, mentre è corretto affermare che la Russia e le forze separatiste hanno violato gli accordi di Minsk in episodi come Debaltseve, è altrettanto importante riconoscere che specialmente le forze ucraine hanno commesso numerose violazioni, contribuendo con le loro azioni al più alto numero di vittime civili. Inoltre è significativo che sia Francia che Germania hanno dichiarato che gli accordi di Minsk erano solo un pretesto per far armare l’Ucraina per la guerra.
I rapporti OSCE
Uno dei casi più noti riguarda il bombardamento di aree civili nelle regioni di Donetsk e Luhansk. I rapporti dell’OSCE hanno documentato numerose violazioni del cessate il fuoco da entrambe le parti, ma spesso le forze ucraine sono state ritenute responsabili di attacchi che hanno causato un alto numero di vittime civili. Ad esempio, durante l’estate del 2014 e i mesi successivi, ci sono stati diversi episodi in cui bombardamenti intensi delle forze ucraine su aree controllate dai separatisti hanno causato morti e distruzioni significative (OSCE) (OSCE).
Inoltre, nel 2016, l’OSCE ha riportato un aumento delle violazioni del cessate il fuoco da parte ucraina, inclusi attacchi con armi pesanti proibite dagli accordi di Minsk, che hanno contribuito a un alto numero di vittime tra i civili nelle aree di conflitto. Questi attacchi hanno portato a gravi conseguenze umanitarie, con migliaia di persone costrette a fuggire dalle loro case (US Mission to OSCE) (US Mission to OSCE).
Nel 2022 ha intensificato gli attacchi contro Donetsk, accumulando una considerevole forza che si preparava allo sfondamento del fronte. In proposito l’OSCE riporta i seguenti rapporti in cui indica le violazione delle truppe ucraine sul lato russo (nelle le mappe quotidiane di queste esplosioni è chiaro che la stragrande maggioranza delle esplosioni si è verificata sul lato separatista russo della linea del cessate il fuoco):
14 febbraio : 174 violazioni del cessate il fuoco, 41 esplosioni
15 febbraio : 153 violazioni del cessate il fuoco, 76 esplosioni
16 febbraio : 509 violazioni del cessate il fuoco, 316 esplosioni
17 febbraio : 870 violazioni del cessate il fuoco, 654 esplosioni
18 febbraio : 1.566 violazioni del cessate il fuoco, 1.413 esplosioni
19-20 febbraio : 3.231 violazioni del cessate il fuoco, 2.026 esplosioni
21 febbraio : 1.927 violazioni del cessate il fuoco, 1.481 esplosioni
21 febbraio : la Russia riconosce l’indipendenza di Donetsk e Luhansk
22 febbraio : 1.710 violazioni del cessate il fuoco, 1.420 esplosioni
24 febbraio: la Russia lancia “operazione militare speciale” [o invasione che dir si voglia].
Mentre i media occidentali hanno trascorso l’ultimo anno a riferire sull’accumulo di truppe russe al confine ucraino, non hanno informato il pubblico sul fatto che l’Ucraina ha accumulato “metà del suo esercito o 125.000 soldati ” lungo la zona di conflitto del Donbass durante lo stesso periodo di tempo.
Sebbene , come sempre , questi episodi non abbiano la stessa risonanza mediatica dell’offensiva di Debaltseve citata da NBQ, essi rappresentano comunque violazioni gravi degli accordi di cessate il fuoco e hanno avuto un impatto significativo sulla popolazione civile.
Considerazioni finali
Se gli accordi di Minsk fossero stati rispettati, una soluzione negoziata sarebbe stata possibile. Tuttavia, Kiev ha rifiutato per anni una soluzione simile a quella adottata in Alto Adige, preferendo l’uso dell’esercito contro le popolazioni del Donbass. Questo approccio ha aggravato ulteriormente la situazione, invece di adottare una linea che tenesse conto delle particolarità storiche e culturali del paese.
Personalmente, desidererei che questo conflitto non fosse mai avvenuto, così come gli eventi di Maidan e tutto ciò che ne è seguito per un popolo che, come tutti i popoli, non ha fatto nulla per meritarsi una guerra così sanguinosa. Il presidente Zelensky, eletto con la promessa di portare la pace, avrebbe dovuto mantenere questo impegno invece di procedere nella direzione opposta.
Oggi, Putin ha dichiarato che la Russia è disposta a negoziare un compromesso. Questo compromesso dovrebbe partire dalla situazione attuale sul campo e riconoscere le realtà emerse durante il conflitto..
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Fonti utilizzate:
1 – POLITICO
2 – RadioFreeEurope/RadioLiberty
3 – Atlantic Council
4 – CityUniLondon
5 – Brookings
6 – OSCE 1
7 – OSCE 2
8 – US Mission to OSCE 1
9 – US Mission to OSCE
Correlati:
“Per l’amor di Dio, quest’uomo non può rimanere al potere!” Dopo aver negato che l’allargamento della NATO abbia qualcosa a che fare con la destabilizzazione della Russia, Biden ha concluso il suo discorso in Polonia con una forte richiesta di cambio di regime a Mosca. Il che sarebbe chiaramente l’obiettivo finale di Washington.
“For god’s sake this man can not remain in power!”
After denying NATO enlargement has anything to do with destabilizing Russia, Biden closes his Poland address with a stentorian demand for regime change in Moscow.
Washington’s ultimate goal, made plain. pic.twitter.com/vjg6Vxs7dw
— Max Blumenthal (@MaxBlumenthal) March 26, 2022
20 marzo 2022. Il Consiglio di sicurezza e difesa nazionale dell’Ucraina, guidato dal presidente Volodymyr Zelensky, ha bandito tutti i partiti di sinistra e socialisti nel paese.
Tra loro:
– “Opposizione di Sinistra”;
– “Unione delle Forze di Sinistra”;
– Partito Socialista Progressista dell’Ucraina;
– Partito Socialista d’Ucraina;
– “Socialisti”.
D’ora in poi, tutti i partiti politici di sinistra, di centrosinistra e socialisti saranno banditi in Ucraina.
– Riferimento storico. (Cosa è successo prima)
Sotto il presidente Yushchenko:
– 14 ottobre 2007 – Il presidente dell’Ucraina Viktor Yushchenko ha emesso un decreto sulla celebrazione del 65° anniversario della creazione dell’Esercito ribelle ucraino (UPA) e ha assegnato a Roman Shukhevych il titolo di Eroe dell’Ucraina (postumo).
– 22 gennaio 2010 – Yushchenko ha assegnato il titolo di Eroe dell’Ucraina al leader dell’OUN-UPA Stepan Bandera (postumo);
Sotto il presidente Yanukovich:
– 2 aprile 2010 – Il tribunale amministrativo distrettuale di Donetsk (Ucraina orientale) ha dichiarato illegale il decreto del precedente presidente del paese Viktor Yushchenko di conferire il titolo di “Eroe dell’Ucraina” a Stepan Bandera e ha deciso di annullarlo;
– 2 agosto 2011 – La Corte amministrativa suprema dell’Ucraina ha confermato le sentenze delle corti amministrative e d’appello del distretto di Donetsk sull’abolizione dell’assegnazione dei titoli di Eroi dell’Ucraina al leader dell’Organizzazione dei nazionalisti ucraini (OUN) Stepan Bandera e il comandante in capo dell’esercito ribelle ucraino (UPA) Roman Shukhevych;
Sotto il presidente Poroshenko:
– 15 maggio 2015 – Il presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko ha firmato una legge che vieta i simboli sovietici e condanna il regime comunista;
– 16 dicembre 2015 – Bandito il Partito Comunista d’Ucraina, che da allora opera clandestinamente, e i comunisti vengono perseguitati e arrestati.
Adesione alla NATO:
Il 29 agosto 2014 Yatsenyuk annuncia che l’Ucraina chiederà ufficialmente di entrare nella NATO.
Il 21 novembre 2014 la coalizione di governo ucraina annuncia che la NATO è la loro priorità.
Il 23 dicembre 2014, il parlamento di Kiev mette fine allo stato di non-allineamento dell’Ucraina, condizione necessaria per iniziare il processo di ammissione alla NATO.
Nel marzo 2015, il presidente Poroshenko approva un piano di esercitazioni militari multilaterali con la NATO. Fra queste, l’operazione “Guardiano Impavido”, con duemiladuecento soldati di cui 1000 americani, l’operazione “Brezza di mare”, con mille militari americani e 500 della NATO, e l’operazione “Tridente rapido”, con 500 militari americani e 600 della NATO. L’11 di aprile 2015 arriva in Ucraina il primo convoglio militare della NATO, per l’operazione “Guardiano Impavido”, partito da Vicenza.
Nell’aprile 2016 Joe Biden (allora vice di Obama) promette a Poroshenko 335 milioni di dollari in aiuti “per la sicurezza”. Questi andranno ad aggiungersi ad un terzo prestito da un miliardo di dollari.
Nel giugno 2017 la Rada, il parlamento di Kiev, vota una legge che ristabilisce l’ingresso nella NATO come priorità per la politica estera ucraina. La legge è firmata dal presidente della Camera Andrij Parubij, che è stato il cofondatore del partito neonazista Svoboda. Parubij è stato indagato per la strage di Odessa, ed ha pubblicamente lodato Hitler in televisione, dicendo che è stata la più grande persona a praticare la democrazia diretta. Questo era il presidente del parlamento Ucraino sotto Poroshenko.
Nel luglio 2017 Poroshenko incontra il segretario della nato Stoltemberg e chiede ufficialmente che venga iniziato il percorso di ammissione alla NATO.
Nel settembre 2018 Poroshenko chiede al parlamento di emendare la costituzione, in modo da rendere più facile l’ingresso dell’Ucraina nella NATO.
Il 7 Febbraio 2019 il parlamento approva i cambiamenti richiesti alla costituzione e conferma il percorso dell’Ucraina verso l’Unione Europea e la NATO, con un totale di 334 voti a favore su 385.
Il 21 febbraio 2019 entra ufficialmente in vigore in Ucraina la modifica della Costituzione che prevede l’ingresso nell’UE e nella NATO.
Nel maggio 2019 Zelensky vince le elezioni e prende il posto di Poroshenko. Appena eletto, Zelensky vola a Bruxelles e incontra Stoltemberg, segretario della NATO.
Nel giugno 2020, la NATO concede all’Ucraina lo status di “partner con accresciute opportunità”.
Nel settembre 2020, il presidente Zelensky approva la nuova strategia di sicurezza nazionale, che prevede lo sviluppo della speciale partnership con la NATO, allo scopo di diventarne membro.
Il 24 marzo 2021 Zelensky firma un decreto presidenziale per “attuare la decisione del consiglio di sicurezza e difesa nazionale dell’Ucraina, sulla strategia di disoccupazione e reintegrazione del territorio temporaneamente occupato della repubblica autonoma di Crimea e della città di Sebastopoli.” “Strategia di disoccupazione e reintegrazione del territorio” significa riprendersi militarmente la Crimea e Sebastopoli.
Nel maggio 2021, il senatore americano Chris Murphy visita Kiev e incontra Zelensky. Dopodichè annuncia che “aprire all’Ucraina il percorso di adesione sarà il prossimo passo logico verso l’ingresso nella NATO”.
Un mese dopo, al summit di Bruxelles, i leader della NATO riconfermano la decisione presa nel 2008 al summit di Bucharest: l’Ucraina diventerà un membro dell’alleanza, con il Piano di Adesione che farà parte integrante della procedura.
Il 28 giugno 2021 l’Ucraina e la NATO lanciano una esercitazione militare congiunta nel Mar Nero.
Il 28 novembre 2021 Mosca chiede garanzie legali che l’Ucraina non entrerà mai nella NATO. Queste garanzie non le vengono date.
Il 30 novembre 2021 Putin dichiara ufficialmente quale sia la linea rossa dei russi sull’Ucraina: “Qualunque ulteriore posizionamento di forze o di materiali NATO in Ucraina rappresenterebbe la linea rossa per il suo paese.” Putin ha sottolineato soprattutto le sue preoccupazioni per il potenziale arrivo di missili ipersonici a lunga gittata, che potrebbero colpire Mosca in 5 minuti. “Spero che non arriveremo a questo – ha detto Putin – e che il buon senso e la responsabilità verso i propri paesi e verso la comunità globale alla fine prevalgano”.
Il primo dicembre 2021, Putin chiede ufficialmente garanzie che la NATO non si espanderà verso Est. Ma gli stati Uniti rispondono che “per l’Ucraina le porte sono sempre aperte”.
Il 23 dicembre 2021, in conferenza stampa, Putin torna a ripetere che per loro un’ulteriore espansione della NATO verso est è inaccettabile, e torna per l’ennesima volta a spiegarne i motivi: “Abbiamo detto chiaramente che ogni ulteriore movimento della NATO verso est è inaccettabile. Non c’è niente di poco chiaro al riguardo. Noi non stiamo mettendo i nostri missili ai confini degli Stati Uniti. Mentre gli Stati Uniti stanno piazzando i loro missili vicino a casa nostra, davanti al cortile di casa. Quindi, stiamo forse chiedendo troppo? Gli stiamo semplicemente chiedendo di non piazzare i loro sistemi di attacco a casa nostra. Cosa c’è di così strano in questo?”
Il 31 gennaio 2022, alle nazioni Unite, l’ambasciatore russo accusa pubblicamente gli Stati Uniti di fomentare le tensioni e di provocarli verso la guerra, come se quello fosse davvero il loro desiderio nascosto: “I nostri colleghi [americani] dicono che bisogna ridurre le tensioni. Ma sono loro i primi ad aumentare le tensioni e alzare i toni, e stanno provocando una escalation. Parlare di una minaccia di guerra è una provocazione in sè stessa. Sembra quasi che voi la stiate cercando. E come se voleste che succedesse, lo state aspettando. E come se voi voleste che le vostre parole si avverassero.”
L’8 febbraio 2022 Putin lancia un ultimo avviso tramite i media occidentali: “Lo voglio sottolineare ancora una volta. Lo vado dicendo da tempo, ma voglio davvero che finalmente mi ascoltiate, e lo comunichiate al vostro pubblico su stampa, tv e internet. Vi rendete conto che se l’Ucraina entra nella NATO e cerca di riprendersi la Crimea per via militare, i paesi europei si troveranno automaticamente coinvolti in un conflitto militare con la Russia? Non ci saranno vincitori. Vi ritroverete coinvolti in questa guerra contro la vostra volontà.”
Subito dopo la Russia fa un’ultima richiesta ufficiale agli Stati Uniti, di mettere per iscritto che l’Ucraina non entrerà a far parte della NATO, e che non ospiterà armi balistiche della NATO. Da Washington, Blinken risponde picche: “Dal nostro punto di vista non posso essere più chiaro. La porta della NATO è aperta, rimane aperta, e questo è il nostro impegno”.
24 febbraio 2022: rimasto senza opzioni, Putin è costretto ad invadere l’Ucraina.
E oggi, dopo oltre un anno di guerra, il segretario della Nato Stoltemberg non trova nulla di meglio da fare che andare a Kiev e dire a Zelensky che “Il posto dell’Ucraina è nella Nato. E nel tempo, il nostro sostegno contribuirà a renderlo possibile”.
(vedi anche giornale ucraino NV)
Liquidazione chiesa ortodossa russa
Il 30 marzo 2022 è stato presentato al Parlamento ucraino (Verkhovna Rada), il disegno di legge n. 7204 del 22 marzo 2022 “Sulla proibizione del Patriarcato di Mosca sul territorio dell’Ucraina” (https://itd.rada.gov.ua/billInfo/Bills/Card/39276).
Il progetto di legge si chiama “Sugli emendamenti alla legge dell’Ucraina “Sulla libertà di coscienza e sulle organizzazioni religiose” sul divieto delle attività delle organizzazioni religiose (associazioni) che fanno parte della struttura di un’organizzazione religiosa il cui centro di governo (gestione) si trova al di fuori dell’Ucraina, in uno stato riconosciuto dalla legge per aver commesso un’aggressione militare contro l’Ucraina e/o una parte del territorio dell’Ucraina occupata temporaneamente”.
il 1° dicembre 2022 il Consiglio di sicurezza e difesa nazionale ucraino ha deciso di “proibire alle organizzazioni religiose affiliate ai centri di influenza della Federazione Russa di operare in Ucraina”, annunciato dal presidente Zelensky durante la firma del decreto 820/2022.
Lo stesso giorno Zelensky ha realizzato un videomessaggio, in cui ha di fatto annunciato il divieto delle attività – leggi la liquidazione – della Chiesa ortodossa ucraina (UOC) e la confisca di proprietà ecclesiastiche