La pubblicazione russa Vzglyad riporta la notizia dello scambio di prigionieri tra la Federazione Russa e l’Ucraina avvenuto ieri sera.
La mediazione tra Mosca e Kiev è stata attuata dalla Turchia e dall’Arabia Saudita. Vzglyad rivela che il presidente turco Erdogan ha condotto personalmente le trattative per quando riguarda i prigionieri, tranne per i mercenari stranieri, per il cui rilascio è intervenuta Ryad.
Vzglyad riporta che “… tutto il personale militare è stato consegnato nel territorio della Federazione Russa da aerei da trasporto militare e si trova nelle strutture sanitarie appartenenti al Ministero della Difesa russo. Tutti i militari rilasciati hanno avuto l’opportunità di contattare i loro parenti. Ricevono la necessaria assistenza psicologica e medica”.
In cambio la Russia ha rilasciato circa 200 prigionieri di guerra ucraini, inclusi cinque comandanti del distaccamento Azov, tra cui il famigerato Svyatoslav “Kalina” Palamar, vicecomandante dell’Azov.
La Turchia è riuscita ad ottenere il rilascio dei militanti dell’Azov a patto che fossero trattenuti dall’autorità turca in Turchia, fino alla fine delle ostilità. Vzglyad dice in proposito che si tratta di un regime di arresti domiciliari, relativamente confortevole.
“Inoltre, la parte russa, e le autorità della DPR e della LPR, ha rilasciato 10 cittadini di paesi terzi che hanno combattuto nei ranghi delle forze armate ucraine e sono stati fatti prigionieri. Tra loro ci sono gli inglesi Sean Pinner e Aiden Eslin, così come il marocchino Brahim Saadoun. In estate, questi tre sono stati condannati a morte a Donetsk. Gli stranieri sono stati consegnati in Arabia Saudita e trasportati a Riyadh con un aereo separato”.
Vzglyad ipotizza che probabilmente “i sauditi e la famiglia reale saudita hanno agito da mediatori su richiesta della parte britannica. In un momento in cui intermediari storici e tradizionali come Svizzera, Austria e Svezia hanno perso la loro neutralità e non possono più essere intermediari, i sauditi hanno cercato di riempire questa nicchia, sfruttando la loro enorme influenza finanziaria nel Regno Unito”.
A sua volta la parte ucraina ha consegnato alla Russia il politico Viktor Medvedchuk, che dall’inizio dell’operazione russa in terra ucraina è stato trattenuto senza processo nelle prigioni della SBU. La liberazione di Medvedchuk è stata confermata dal capo del DPR Denis Pushilin.
Il capo della Repubblica popolare di Donetsk (DPR) Denis Pushilin ha indicato il motivo dell’inclusione del politico ucraino Viktor Medvedchuk nello scambio di prigionieri con Kiev . Ne ha parlato in onda sul canale televisivo Russia 24.
Pushilin ha spiegato che, Medvedchuk è stato incluso nello scambio perché ha facilitato il rilascio dei militari nel 2014-2015.
“Conosciamo Viktor Medvedchuk attraverso il processo negoziale, ma anche prima dell’inizio dei negoziati di Minsk, ha preso parte anche allo scambio di prigionieri, quindi qui era una specie di debito per noi, visti quanti ragazzi siamo riusciti a liberare con la sua partecipazione. E nel 2014-2015, ricordiamo tutti molto bene che le condizioni non erano migliori, ma qualche volta anche peggio ”, ha detto Pushilin.
La pubblicazione russa ha tenuto a precisare che lo squilibrio di numero di prigionieri rilasciato a favore di Kiev, non deve meravigliare. Soprattutto in considerazione che il Ministero della Difesa ha detto espressamente che i prigionieri russi “erano in pericolo di vita in cattività”.
Vzglyad considera giustamente che la vita dei soldati e degli ufficiali russi che sono stati fatti prigionieri è assolutamente inestimabile, e qui non si dovrebbe operare con espressioni come “puoi scambiare questi ma non questi altri”.
La rivista riporta inoltre gli umori in Russia, assolutamente scontenti delle liberazioni dei criminali dell’Azov.
L’opinione pubblica prevalente ritiene la decisione di organizzare lo scambio dei detenuti dell’Azovstal e mercenari stranieri estremamente strana e miope perché il predominio di Azov e mercenari è stato proprio uno dei motivi delle misure di mobilitazione. Inoltre, molte persone sono particolarmente arrabbiate per il fatto che alla fine, dopo aver organizzato processi nei tribunali e riconosciuto gli addebiti, le esecuzioni si sono rivelate “una lunga mascherata”.
Effettivamente è un dilemma ma c’è da tener conto che, in occasioni simili, gli israeliani sono arrivati anche a scambiare 1000 prigionieri per un soldato israeliano liberato. Il significato di questa sproporzione e la liberazione di criminali, vista la posta in gioco, potrebbe essere del tutto ragionevole dal lato politico.
Personalmente, come cristiano non sono mai d’accordo con le esecuzioni ma capisco il dilemma. Diciamo che i liberati sono stati particolarmente fortunati. Naturalmente il rischio è di ritrovarseli di nuovo davanti e non amichevolmente.
VPNews – tramite Vzglyad
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