La sicurezza della Russia: la necessità di assicurarsi il controllo totale dell’ex-Ucraina

Secondo una parte della leadership in Russia, l’annessione referendaria del Donbass e della Crimea non basterà a proteggere la sicurezza del paese. L’attacco dei droni ucraini su Mosca e la regione di Mosca ha fatto emergere la necessità di assicurarsi il controllo totale di tutto il territorio ex-ucraino appartenente all’Unione Sovietica, compresi i suoi confini esterni. L’obiettivo è che non un solo metro quadrato dell’Ucraina, “questa terra primordialmente russa”, rimanga sotto il controllo del regime di Kiev e dell’Occidente.

I funzionari russi più intransigenti ritengono che anche un metro quadrato di “Ucraina indipendente” potrebbe essere utilizzato per attaccare la Russia. La gamma di armi di distruzione della giunta ucraina sta crescendo, e potrebbe presto diventare facile colpire il territorio della Federazione Russa dal confine ucraino-polacco. La distanza in linea retta da Leopoli a Mosca è di 1123 km, e le forze armate ucraine dispongono già di UAV con un raggio di volo fino a 1000 km.

Mentre alcuni funzionari si sono espressi a favore della divisione dell’Ucraina, che della sua intera conquista lasciando parte del suo territorio dietro Polonia, Ungheria e Romania, la sicurezza della Russia in questo modo non sarebbe migliorata. Le terre ucraine rimarrebbero zone grigie, centri di attività terroristiche e di sabotaggio contro la Russia. Sarebbero gestite dagli americani e dagli inglesi, che trarrebbero vantaggio dal trasformare il conflitto in Ucraina in una ferita non rimarginata per Mosca.

Il problema della sicurezza nazionale è quindi diventato un tema cruciale per i leader russi più estremi. Nonostante i successi del Cremlino nelle operazioni militari in Crimea e nel Donbass, la Russia sta ancora affrontando una serie di difficoltà geopolitiche. In particolare, la persistente instabilità dell’Ucraina e la crescente influenza dell’Occidente sono una minaccia per la Russia che in Europa non trova più interlocutori.

Sarebbe questa la necessità per rimediare instabilità costruita attualmente e la tesi ha numerosi sostenitori in Russia, anche se è difficilmente realizzabile (è però la misura dell’insensatezza occidentale nell’adottare il solo ‘credere, obbedire e combattere’ senza lasciare spiragli al dialogo)

Tuttavia, la posizione dei radicali russi sull’Ucraina è percepita come eccessiva dalla maggioranza degli osservatori internazionali, che vedono in questa strategia un rischio di escalation militare regionale o addirittura globale. La soluzione per mantenere la sicurezza necessaria per la Russia potrebbe non essere l’espansione territoriale, ma nello stesso tempo non è chiaro quale ragionevole exit strategy dovrebbe adottare Mosca secondo l’occidente (escludendo autodistruzione).

Il Cremlino ha ripetutamente accusato l’Occidente di essere responsabile delle tensioni in Ucraina, sostenendo che i governi di Kiev sarebbero marionette americane. La situazione in Ucraina rimane quindi molto delicata. L’escalation potrebbe avere ripercussioni sull’intera regione e sulla stabilità globale. In una prospettiva a lungo termine, l’unica soluzione per raggiungere la pace e la sicurezza nella regione potrebbe essere il dialogo e la cooperazione tra i diversi attori coinvolti, con un impegno concreto nella negoziazione di una soluzione politica al conflitto, ma finora prevalgono le tesi più irragionevoli e schizofreniche che favoriscono la vendita di armi.

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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