L’avanzata israeliana verso Damasco
Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) stanno portando avanti senza sosta la loro offensiva terrestre verso Damasco, registrando un’avanzata rapida e incontrastata. Attualmente, le truppe israeliane si trovano a meno di 3 chilometri dalla città di Qatana, situata nella campagna meridionale della capitale siriana. Durante l’avanzata, le IDF hanno occupato diverse località che non hanno opposto resistenza, incluse quelle sotto il controllo dei gruppi ribelli definiti “moderati”.
Dopo aver assicurato il controllo sulla porzione siriana del Monte Hermon e aver attraversato la provincia di Quneitra, l’esercito israeliano ha continuato l’incursione, spingendosi fino alla periferia orientale della città di Khan Arnabah. Parallelamente, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha riaffermato la sovranità di Israele sulle alture del Golan, annesse ufficialmente al Paese. In una dichiarazione simbolica, Netanyahu ha proclamato che il territorio sarà parte integrante di Israele “per l’eternità”, sottolineando il valore strategico dell’area.
Offensiva aerea senza precedenti
L’aviazione israeliana ha intensificato le sue operazioni, effettuando oltre 100 attacchi aerei concentrati su Damasco e altre regioni siriane. Gli obiettivi principali includono basi militari, depositi di munizioni, sistemi di difesa antiaerea e infrastrutture strategiche. Secondo le dichiarazioni ufficiali dell’IDF, l’obiettivo delle operazioni è “neutralizzare” minacce strategiche e armi avanzate che potrebbero compromettere la sicurezza di Israele. In particolare, sono stati colpiti numerosi siti considerati critici per il regime siriano.
Fonti della sicurezza siriana hanno confermato che almeno tre basi aeree dell’esercito sono state bombardate, subendo danni significativi. Si tratta della più massiccia serie di attacchi contro installazioni aeree da quando il regime di Assad è stato rovesciato. Tra le strutture colpite figurano:
- Base aerea di Qamishli, nel nord-est della Siria;
- Base di Shinshar, nelle zone rurali di Homs;
- Aeroporto di Aqraba, situato a sud-ovest di Damasco.
Secondo le fonti, le basi colpite ospitavano decine di elicotteri e aerei da combattimento.
Distruzione delle capacità belliche siriane
Gli attacchi degli ultimi giorni hanno incluso operazioni contro depositi di missili avanzati, sistemi di difesa aerea, impianti per la produzione di armi chimiche e mezzi corazzati. Fonti di intelligence occidentali riportano che l’aviazione israeliana ha effettuato circa 300 raid contro obiettivi militari siriani. Il sito di notizie Ynet sottolinea che, mantenendo il ritmo attuale, l’aviazione siriana potrebbe essere completamente annientata entro pochi giorni.
Questo scenario, secondo gli analisti, ridurrebbe a zero la capacità dei gruppi ribelli o di un eventuale futuro governo siriano di rappresentare una minaccia aerea per Israele. Inoltre, il controllo esercitato su questi territori garantirebbe a Tel Aviv un vantaggio strategico a lungo termine, eliminando potenziali rischi derivanti dalla vicinanza con forze ostili.
L’escalation rappresenta uno dei più significativi sviluppi della crisi siriana, sottolineando come Israele stia perseguendo una strategia di sicurezza preventiva attraverso operazioni su larga scala e mirate alla neutralizzazione di ogni capacità militare residua del Paese.
Risposte internazionali
Al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il rappresentante russo Vassily Nebenzia ha sottolineato la necessità di preservare l’integrità territoriale della Siria, mentre il rappresentante siriano Koussay Aldahhak ha condannato gli attacchi israeliani. Tuttavia, l’ambasciatore israeliano Danny Danon ha descritto l’incursione come “misure limitate e temporanee”.
La crisi a nord-est e l’accordo Turchia-Stati Uniti
La situazione è altrettanto complessa nel nord-est, dove i curdi delle SDF hanno riconquistato momentaneamente il controllo di Manbij, solo per cederlo a seguito di un accordo tra Stati Uniti e Turchia. I curdi si stanno ritirando verso aree sotto il controllo statunitense, mentre la Turchia ha intensificato gli attacchi con droni contro obiettivi curdi nella campagna di Kobane e nella provincia di Raqqa, causando la morte di 11 persone.
La frammentazione della Siria
Il gruppo terroristico Hayat Tahrir al-Sham (HTS), sostenuto dalla Turchia, cerca di consolidare il controllo su alcune regioni, ma rimangono tensioni con i curdi e con i proxy della NATO. A est, nella provincia di Deir Ezzor, si registrano scontri violenti tra le SDF e i dimostranti locali, mentre convogli HTS hanno occupato la città di Al-Mayadeen.
Le province di Latakia e Tartus sono sotto il controllo di gruppi terroristici, con l’eccezione delle basi russe ancora operative. Tuttavia, disaccordi interni all’HTS sul futuro delle basi russe e il possibile intervento statunitense o britannico potrebbero cambiare gli equilibri.
Sempre nela zona di Latakia e Tartus, l’ IDF ha colpito le ex strutture della SAA . Soluiman Al Assad, cugino di Bashar, è stato impiccato in una piazza pubblica a Latakia .
Implicazioni geopolitiche
Mentre Hezbollah richiama il mondo arabo e islamico a opporsi a Israele, la situazione nel sud della Siria potrebbe ulteriormente destabilizzare la regione. Israele sembra perseguire una guerra non dichiarata contro i nuovi governanti della Siria, ponendo interrogativi sul futuro delle basi russe (soprattutto per la presenza di gruppi di terroristi caucasici ostili a Mosca e probabili pressioni degli anglosassoni) e sul ruolo delle potenze occidentali .
La Siria, già devastata da anni di conflitto, si trova ora sull’orlo di una nuova crisi geopolitica, con alleanze mutevoli e una frammentazione territoriale che lascia poche prospettive di pace a breve termine.