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La storia della conquista degli USA da parte dei Neocon

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Prefazione del Saker: i quattro articoli seguenti, riuniti qui in uno solo, sono un’eccezione alla regola del Saker, cioè quella di non ripubblicare nel blog  articoli già pubblicati in passato. In questo caso, su richiesta di Paul Fitzgerald e Elizabeth Gould, ho deciso di fare un’eccezione per l’importanza e l’interesse del tema trattato: le origini del movimento Neoconservatore. Sono particolarmente grato a Paul e Elizabeth,  che hanno accettato la mia richiesta di rimuovere le restrizioni originali del copyright su questo materiale per consentirne la pubblicazione sul blog del Saker. L’analisi che hanno scritto, propone un approfondimento molto prezioso sulle radici e sulla storia del fenomeno Neocon.

Parte 1 – L’imperialismo americano porta il mondo verso la visione dell’Inferno di Dante

“Le Porte dell’Inferno” di Gustave Doré per l’ “Inferno” di Dante.

Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate.

– Dante, “Divina Commedia,” Inferno (Parte 1), Canto 3, Verso 9

Prima che i missili Tomahawk comincino a volare tra Mosca e New York, gli Americani dovrebbero auto-informarsi meglio e più velocemente sulle forze e sulle persone che affermano che la Russia abbia coperto [in inglese] l’attacco chimico da parte del Governo siriano contro il proprio popolo.  La prova non sembra aver più importanza nella corsa per trasformare ulteriormente il mondo nella visione dell’Inferno di Dante: sono diventate sufficienti le accuse mosse da fonti anonime e false, basate su vere e proprie truffe. La paranoia e la confusione di Washington hanno una incredibile somiglianza con gli ultimi giorni del Terzo Reich, quando la leadership a Berlino era diventata completamente scollata dalla realtà . Le tensioni si sono sviluppate sin dall’autunno con le accuse che i media russi abbiano interferito [in inglese] nelle nostre elezioni presidenziali e che costituiscono una crescente minaccia alla sicurezza nazionale americana. L’ultimo comunicato [in inglese] di WikiLeaks ha fortemente insinuato che c’erano degli hacker sotto contratto con la CIA, e non i Russi, dietro la fuga di notizie riguardanti le email della Clinton. Gli Stati Uniti hanno una tradizione di lunga data nell’accusare [in inglese] gli altri di cose che non hanno fatto e nel diffondere notizie false per dare sostanza alle accuse, con la finalità di fornire una motivazione per la guerra. Il lavoro dei servizi segreti di controspionaggio è disinformare il pubblico e condizionare l’opinione pubblica, e questo è ciò che è. L’attuale campagna governativa statunitense per diffamare la Russia su ogni cosa che fa, ha tutti i segni di una classica campagna di disinformazione ma questa volta ancora più folle.

Considerato che Washington ha messo Russia, Cina e Iran nella sua lista nera degli anti-globalisti da cui nessuno è autorizzato a sfuggire, non dovrebbero sorprendere le accuse lanciate contro di loro.  Ma l’accusa  ai Russi di minare la democrazia americana e di interferire in un’elezione, equivale a un atto di guerra [in inglese], che semplicemente non si potrà cancellare. Questa volta gli Stati Uniti non stanno demonizzano un nemico ideologico (l’URSS) o religioso (al Qaeda, ISIS, Daesh ecc.). Di questa ultima avventura nella più buia propaganda ne stanno facendo invece una guerra di razza, come i Nazisti nel 1941 fecero dell’invasione della Russia una guerra di razza, una guerra che gli Stati Uniti non possono giustificare o vincere.

Il livello e la veemenza della recente campagna di disinformazione sono andati via via crescendo. Ma il pubblico americano ha vissuto per così tanto tempo in un contesto culturale di notizie false (precedentemente definito propaganda) che molti sono cresciuti accettandole [in inglese] proprio come se fossero vere. George Orwell aveva previsto che sarebbe successo ed ora è così. Come grande sostenitore dell’intervento militare statunitense a Cuba e noto praticante [in inglese] della cosiddetta “stampa gialla” [stampa scandalistica], nel 1897 William Randolph Hearst rimproverò [in inglese] l’illustratore che aveva inviato a Cuba e che non aveva trovato nessuna guerra da illustrare, dicendo “Tu dammi le immagini e io ti darò una guerra”. Hearst alla fine ha ottenuto la sua guerra e l’esperimento americano sull’imperialismo è cominciato [in inglese].

Gli Americani ora dovrebbero sapere che le guerre del loro paese sono terreno fertile per notizie faziose, di parte, xenofobe e false, e che gli Stati Uniti sono in uno stato permanente di guerra dal 1941. Anche se gli obiettivi sono cambiati negli anni, non è invece cambiato lo scopo della propaganda. Durante la guerra, gran parte delle culture sono costrette, persuase o semplicemente minacciate di dover accettare le risapute falsità che demonizzano i nemici, ma non importa quanto spesso siano state ripetute e dette chiaramente: nessuna bugia può reggere se la guerra non finisce mai. Henry Luce del Time and Life Magazine, il leggendario “paladino della Guerra Fredda”,  considerava la sua lotta personale contro il comunismo “una dichiarazione di guerra privata”. Aveva perfino chiesto [in inglese] a uno dei suoi superiori se l’idea potesse essere o no “probabilmente illegale e probabilmente folle”? Tuttavia, nonostante i suoi dubbi sulla propria sanità, Luce ha permesso alla CIA di utilizzare il suo Time/Life Magazine come una copertura [in inglese] per le operazioni dell’Agenzia e di fornire credenziali al personale della CIA.

Luce non era il solo ad essere al servizio delle guerre di propaganda della CIA. Alcuni documenti [in inglese], resi pubblici di recente, rivelano che la propaganda della CIA riguardava tutti i principali mezzi di comunicazione. Durante la Guerra Fredda decine tra i più rinomati giornalisti e opinionisti consideravano un privilegio evitare che l’opinione pubblica americana si allontanasse dal controllo della CIA.

Ora che la nuova Guerra Fredda è diventata calda, ci vogliono far credere che i Russi abbiano violato questo muro di giornalisti non così attendibili e abbiano scosso le fondamenta di tutto ciò che dovremmo avere a cuore, cioè la correttezza del processo elettorale statunitense e la “libertà di stampa” in America.

La propaganda nera non è altro che mentire. I governi autoritari mentono regolarmente. I governi totalitari lo fanno così spesso che nessuno ci crede. Un governo basato su principi democratici, come gli Stati Uniti, dovrebbe dire la verità, ma quando i documenti [in inglese] dello stesso governo statunitense rivelano che ha mentito più e più volte per decenni, il gioco è finito.

Gli imperi hanno già seguito in precedenza questa strada, una che non finisce bene. Oggi agli Americani è stato detto di considerare il punto di vista russo come falso e di ignorare qualsiasi notizia che sfidi i media ufficiali ed il governo degli Stati Uniti su ciò che è vero e ciò che è falso. Ma per la prima volta a memoria d’uomo gli Americani sono diventati consapevoli del fatto che quelle persone, definite [in inglese] una volta “i folli” dal Segretario di Stato Colin Powell,  hanno portato il paese sul precipizio.

I sicari [in inglese], uomini e donne, neoconservatori  di Washington hanno una lunga lista di bersagli che passano da una generazione all’altra. La loro influenza sul governo americano è stata catastrofica, tuttavia non sembra avere mai finire. Il senatore J. William Fulbright aveva identificato 45 anni fa il loro sistema irrazionale per  portare avanti una guerra senza fine in Vietnam, nell’articolo [in inglese] del New YorkerRiflessioni prigioniere della paura”:

La cosa veramente eccezionale di questa psicologia della Guerra Fredda è il “transfer” totalmente illogico dell’onere della prova da chi accusa a chi li interroga … I “paladini” della Guerra Fredda, invece di dire come potevano sapere che il Vietnam fosse una parte del piano di espansione mondiale del Comunismo, hanno  manipolato i termini della discussione pubblica così tanto da poter pretendere dagli scettici la dimostrazione che non lo fosse. Se gli scettici non potevano allora continuare la guerra,  fermarla sarebbe stato rischiare sconsideratamente la sicurezza nazionale.

Fulbright si era reso conto che “i folli” residenti a Washington avevano capovolto il mondo e concluse dicendo: “Arriviamo al massimo livello illogico: la guerra è la via della prudenza e della sobrietà fino a quando la causa della pace non viene dimostrata con impossibili regole di prova (o mai) o fino a quando il nemico si arrende. Gli uomini razionali non possono confrontarsi gli uni con gli altri su questa base.” Ma questi non erano uomini razionali e il bisogno di aumentare la loro ricerca irrazionale è solo aumentato con la sconfitta in Vietnam.

Avendo dimenticato la lezione del Vietnam e dopo un tragico bis in Iraq,  che lo stimatissimo Generale William Odom [in inglese] considerava “equivalente ai Tedeschi a Stalingrado[in inglese], i folli sono nuovamente in azione. Senza nessuno che li fermi, hanno lanciato una versione aggiornata della Guerra Fredda contro la Russia, come se nulla fosse cambiato da quando è finita l’ultima nel 1992. L’originale Guerra Fredda è stata immensamente costosa per gli Stati Uniti e condotta al picco del potere militare e finanziario americano. Gli Stati Uniti non sono più quel paese. Dato che si trattava della cosiddetta “minaccia” ideologica del Comunismo, gli Americani devono questa volta chiedersi, prima che sia troppo tardi, che tipo di minaccia possa essere stavolta una Russia capitalista/cristiana per i leader del “mondo libero”?

Intorbidendo le acque in un modo mai visto dall’epoca del senatore Joe McCarthy e all’altezza della “Paura Rossa” degli anni ‘50, la “legge contro la disinformazione e la propaganda” emanata [in inglese] senza fanfare da Obama nel dicembre 2016, autorizza ufficialmente una burocrazia di censura governativa paragonabile solo al Ministero della Verità del romanzo 1984 di George Orwell.  Riferendosi al “Global Engagement Center” [in inglese, Centro di Impegno Globale], lo scopo ufficiale della nuova burocrazia sarà quello di “riconoscere, capire, esporre e contrastare gli atti di propaganda e disinformazione di stati stranieri e non governativi.” Ma il vero scopo di questo  Centro Orwelliano sarà quello di gestire, eliminare e censurare le opinioni dissidenti che sfidano la nuova versione della verità di Washington, e di intimidire, aggredire e imprigionare chiunque ci provi. La criminalizzazione del dissenso non è nulla di nuovo in tempo di guerra, ma dopo 16 anni di guerra incessante in Afghanistan, una sconfitta simil-Stalingrado in Iraq e con Henry Kissinger che consiglia il Presidente Trump sulla politica estera, il Global Engagement Center ha già assunto le caratteristiche di una pericolosa farsa.

Il brillante cantautore satirico americano degli anni Cinquanta e Sessanta, Tom Lehrer, attribuì il suo ritiro anticipato dalle scene ad Henry Kissinger, dicendo che “la satira politica è diventata obsoleta nel 1973, quando Kissinger è stato insignito del Premio Nobel per la Pace”. I tentativi ipocriti di Kissinger di assicurare una “pace onorevole” nella guerra in Vietnam sono da considerare quantomeno ridicoli. Le sue lunghissime negoziazioni prolungarono la guerra per altri 4 anni, costando la vita a ventiduemila americani e un numero indefinito di vietnamiti. Secondo Larry Berman, ricercatore dell’Università della California e nel 2001 autore di [in inglese] Niente pace, niente onore: Nixon, Kissinger e il tradimento in Vietnam, non ci si aspettava che gli accordi di pace di Parigi organizzati da Kissinger funzionassero davvero: sarebbero dovuti servire solo come giustificazione per una guerra aerea brutale e permanente una volta violati. Berman scrive [in inglese]:

Nixon capì che ottenere la pace sarebbe stato impossibile, così come vincere la guerra, quindi programmò una fase di stallo indefinita con l’utilizzo dei B-52 per sostenere il governo del Vietnam del Sud fino alla fine della propria presidenza… ma il Watergate rovinò il piano.

La guerra in Vietnam aveva interrotto la presa dell’establishment orientale sulla politica estera molto prima dell’entrata in scena di Nixon e Kissinger. La distensione con l’Unione Sovietica era avvenuta durante l’amministrazione Johnson, nel tentativo di portare un po’ di ordine nel caos, e Kissinger l’aveva portata avanti durante le presidenze Nixon e Ford. Ma la distensione, pur attenuando una crisi, ne creò una ancora peggiore, scardinando la lunga lotta interna allo “stato profondo” per il controllo della politica americana nei confronti dell’URSS. Il Vietnam rappresentò molto più di una semplice sconfitta strategica: fu un fallimento concettuale [in inglese] all’interno della battaglia cinquantennale per contenere il comunismo di stampo sovietico. I Pentagon Papers [i “Documenti del Pentagono”] rivelarono l’entità della doppiezza e dell’incompetenza del governo statunitense ma, piuttosto di riconoscere la sconfitta e tracciare una nuova rotta, i suoi proponenti ribatterono con una campagna ideologica machiavellica conosciuta come l’esperimento nell’analisi competitiva o, in breve, Team B [in inglese].

Lawrence J. Korb, ricercatore del Center for American Progress e viceministro della Difesa dal 1981 al 1985, in un articolo [in inglese] del Los Angeles Times dell’agosto 2004 intitolato “È tempo di mettere da parte il Team B”, presentò ciò che lui riteneva essere la vera tragedia rappresentata dall’11 Settembre:

I resoconti della Commissione sull’11 settembre e del Comitato del Senato sull’Intelligence hanno mancato il vero problema della comunità dell’intelligence, che non è l’organizzazione o la cultura ma il concetto del Team B. E i veri malvagi sono i falchi che hanno creato questo concetto, partendo dalla riluttanza ad accettare i giudizi equilibrati degli esperti dell’intelligence.

Parte 2 – Come i neocon premono per la guerra falsificando i conti

Una vignetta del 1898 raffigura gli editori Joseph Pulitzer e William Randolph Hearst vestiti come personaggi della vignetta del giorno, una satira del ruolo dei loro giornali nel fomentare l’opinione pubblica verso la guerra – di Leon Barritt (Wikimedia)

La maggior parte degli Americani estranei dai circoli politici di Washington non sa nulla del Team B, da dove venga o di cosa sia responsabile, né sono consapevoli delle sue radici nella Quarta Internazionale, la branca trotskista dell’Internazionale Comunista. Lawrence J. Korb attribuì al Team B il fallimento dell’intelligence rappresentato dall’11 settembre, e così scrisse sul Los Angeles Times in un articolo [in inglese] del 2004:

Le radici del problema risalgono al 6 maggio 1976, quando l’allora direttore della CIA George H.W. Bush creò il primo Team B. Il concetto di una “analisi competitiva” dei dati fatta da una squadra alternativa fu contrastata da William Colby, predecessore di Bush alla guida della CIA. Anche se il resoconto del Team B conteneva pochi dati fattuali, ricevette un’accoglienza entusiastica da parte di gruppi conservatori come il Committee on the Present Danger [Comitato sul Pericolo Attuale]. Però il resoconto si rivelò essere grossolanamente inaccurato. Il Team B aveva ragione su una cosa: le stime della CIA erano sbagliate. Ma erano sbagliate nella direzione opposta.

Korb spiegò che uno studio del 1978 del Comitato del Senato sull’Intelligence aveva concluso che

la selezione dei membri del Team B aveva prodotto una composizione errata di prospettive e valutazioni politiche. Ed un’analisi del 1989 concluse che la minaccia sovietica era stata “fondamentalmente sovrastimata” nei rapporti annuali della CIA. Eppure il fallimento del Team B nel 1976 non scoraggiò i falchi dal contrastare i giudizi della CIA nei successivi tre decenni.

Ora da tempo dimenticate, le origini del “problema” del Team B in realtà risalgono alle opinioni politiche radicali e ai pregiudizi di James Burnham, al suo sodalizio con il rivoluzionario comunista Lev Trotsky e la creazione di potenti gruppi ad hoc della classe dirigente orientale: il Comitato sul Pericolo Attuale e il Consiglio per la Sicurezza Americana [in inglese]. dall’inizio della Guerra Fredda, fine anni ’40, una strana coalizione di ex-trotskisti radicali e associazioni economiche di destra aveva esercitato forti pressioni per aumentare i budget militari, acquisire sistemi d’arma avanzati e intraprendere una azione aggressiva per affrontare il comunismo sovietico. Il Vietnam aveva lo scopo di dimostrare la brillantezza delle loro teorie, ma come descritto dallo scrittore Fred Kaplan nel Wizards of Armageddon a pagina 336:

Il Vietnam ha svelato il lato oscuro di quasi tutti coloro all’interno della macchina della sicurezza nazionale americana. Ed ha fatto venire alla luce qualcosa di squallido e inquietante sulla stessa impresa degli intellettuali della difesa. Ha rivelato che la nozione di forza alla base di tutte le loro formulazioni e scenari era un’astrazione, praticamente inutile come guida per l’azione.

Kaplan termina scrivendo “La disillusione per alcuni divenne pressoché totale”. Il Vietnam rappresentò molto più di una sconfitta strategica per gli intellettuali della difesa americana; rappresentò un fallimento concettuale [in inglese] nella cinquantennale battaglia per contenere il comunismo di stampo sovietico, ma per la Team B, quella disillusione rappresentò l’opportunità di una vita.

Gli Intellettuali Trotskisti diventano prima gli Intellettuali di New York e poi gli Intellettuali della Difesa

Popolata da una classe di ex intellettuali trotskisti allevata al proprio interno, l’approccio del Team B ha rappresentato un cambiamento radicale nella burocrazia della sicurezza nazionale degli Stati Uniti trasformandola in un nuovo tipo di culto elitario. Negli anni ’60, i numeri e le statistiche di Robert McNamara giustificarono decisioni politiche cattive, e da quel momento in poi le agende personali e i rancori etnici avrebbe trasformato la politica estera americana in una crociata ideologica. Oggi, quelli che detengono il controllo di quella crociata combattono disperatamente per mantenere il controllo, ma solo decrittando l’evoluzione di questo “doppio governo” [in inglese] segreto si può capire l’inesorabile deriva dell’America post-Vietnam verso il dispotismo nel corso degli ultimi 40 anni.

Radicato in quello che può essere solo descritto come pensiero di una setta, l’esperimento del Team B [in inglese] ha demolito quello che era rimasto dell’obiettività professionale della CIA pre-Vietnam sottomettendola alla politicizzazione. All’inizio del decennio, l’Ufficio per la Ricerca Strategica della CIA (OSR) subì [in inglese] le pressioni di Nixon e Kissinger perché corrompesse le sue analisi per giustificare una maggiore spesa per la difesa, ma l’attenzione ideologica del Team B e i trucchi dei partiti esagerarono la minaccia in un modo tale che il processo non poté più tornare alla normalità.

La campagna venne guidata dalla cabala Neoconservatrice russofoba che comprendeva Paul Wolfowitz, Richard Pipes, Richard Perle e una manciata di vecchi estremisti anti-sovietici come Paul Nitze e il Generale Danny Graham. Iniziò con un articolo [in inglese] del 1974 sul Wall Street Journal del famoso stratega nucleare ed ex trotskista Albert Wohlstetter che denunciava la presunta vulnerabilità nucleare dell’America. Terminò due anni dopo con un massacro rituale alla CIA, la qual cosa segnalò che l’analisi ideologica e non basata sui fatti aveva ottenuto il controllo esclusivo sulla burocrazia americana.

L’ideologia indicata come neoconservatorismo [in inglese] può vantare molti padrini se non madrine. La reputazione [in inglese] di Roberta Wohlstetter come importante combattente della Guerra Fredda nella Corporazione RAND era pari a quella del marito. Le famigerate feste della coppia nella loro casa di Santa Monica agivano come una sorta di rito di iniziazione per la classe in ascesa degli “intellettuali della difesa”. Ma il titolo di padre fondatore potrebbe essere meglio applicato a James Burnham [in inglese]. Un convertito proveniente dal cerchio interno del rivoluzionario comunista Lev Trotsky, i suoi libri del 1941, The Managerial Revolution [in inglese] e del 1943, The Machiavellians: Defenders of Freedom, erano a favore del cambio di gestione antidemocratico avvenuto all’epoca nella Germania nazista e nell’Italia fascista, mentre col libro Lenin’s Heir del 1945 spostò la sua ammirazione, anche se solo in maniera sottilmente ironica, da Trotsky a Stalin.

George Orwell criticò la visione elitaria cinica di Burnham nel suo saggio [in inglese] del 1946 Second Thoughts on James Burnham, scrivendo:

Quello che Burnham si occupa principalmente di mostrare [nei “The Machiavellians”] è che una società democratica non è mai esistita e, per quanto possiamo vedere, non esisterà mai. La società è oligarchica per natura e il potere dell’oligarchia poggia sempre sulla forza e la frode… Il potere può a volte essere conquistato e mantenuto senza violenza, ma mai senza frode.

Si dice che Orwell abbia modellato il suo romanzo 1984 sulla visione di Burnham dello stato totalitario futuro che lui descriveva come “un nuovo tipo di società, né capitalista né socialista, e probabilmente basata sulla schiavitù”.

Come studioso inglese educato a Princeton e Oxford (uno dei suo professori al Balliol College fu J.R.R. Tolkien), Burnham si fece una posizione come scrittore e un istruttore nel dipartimento di filosofia alla New York University, giusto in tempo per vedere il crollo  di Wall Street del 1929. Anche se inizialmente disinteressato alla politica e ostile al Marxismo, dal 1931 Burnham si radicalizzò a causa della Grande Depressione e passò al Marxismo assieme al collega insegnante di filosofia della NYU Sidney Hook [in inglese].

Burnham trovò brillante il “materialismo dialettico[in inglese], spiegato nella Storia della Rivoluzione Russa di  Trotsky, per capire l’interazione tra l’uomo e le forze storiche. La sua revisione del libro di Trotsky avrebbe messo in rapporto i due uomini. E all’inizio, Burnham, passò sei anni in un’odissea attraverso la  sinistra comunista dell’America, una strana saga che, in ultima analisi, trasformò Burnham nell’agente della sua distruzione.

Quale fondatore dell’Armata Rossa e ardente marxista, Trotsky aveva dedicato la sua vita a diffondere in tutto il mondo la rivoluzione comunista. Per Stalin, invece, Trotsky era troppo ambizioso e la lotta per il potere che fece seguito alla morte di Lenin fece a pezzi il partito. Per loro natura, i Trotskisti erano esperti [in inglese] in lotte intestine, in infiltrazione e in sabotaggio. Burnham si crogiolava nel suo ruolo di intellettuale trotskista e nelle discussioni senza fine sul principio fondamentale del Comunismo (il materialismo dialettico), che era la base ideologica della crociata di Trotsky. Il Manifesto del Partito Comunista aveva approvato la tattica di sovvertire i più grandi partiti politici populisti (entrismo) e, a seguito dell’espulsione  di Trotsky dal partito Comunista nel novembre 1927, i suoi seguaci sfruttarono la cosa. L’esempio più noto di entrismo fu la cosiddetta “Svolta Francese” [in inglese] quando, nel 1934, i Trotskisti francesi si inserirono nel più grande Partito Socialista Francese, la SFIO, con l’intenzione di arruolare al loro seguito i membri più militanti.

Quello stesso anno i  seguaci americani di Trotsky, nella Lega Comunista d’America, il CLA, fecero anche loro una Svolta Francese con obiettivo statunitense, il Partito dei Lavoratori, la AWP, una mossa che elevò il James Burnham della AWP al ruolo di tenente e capo consigliere di Trotsky.

A Burnham piaceva la tenacia dei Bolscevichi e disprezzava la debolezza dei liberali. Secondo [in inglese] il suo biografo Daniel Kelly, “Fu orgoglioso della sua visione estremista del mondo, in contrasto alla filosofia radicata in sogni e illusioni.” Gli piacevano le tattiche di infiltrazione e di sovvertimento applicate agli altri partiti di sinistra e, nel 1935, “combatteé senza soste per la Svolta Francese” di un altro e ben più grande Partito Socialista, lo SP, con ventimila iscritti. I Trotskisti intendevano “catturare l’ala sinistra e la gioventù del partito, la sezione Giovani della Lega Socialista (YPSL),” scrive Kelly e “volevano trasformare i convertiti in nuovi alleati quando avrebbero lasciato il partito”.

Burnham rimase un “intellettuale trotskista” dal 1934 al 1940. Ma anche se militò per sei anni nel  partito, si è detto di lui che in realtà non vi appartenne mai e, all’inizio del nuovo decennio, rinunciò completamente a Trotsky e anche alla “filosofia del materialismo dialettico marxista”. Riassunse i suoi sentimenti in una lettera di dimissioni il 21 Maggio del 1940. “Delle convinzioni più importanti, che voi associate con il Movimento Marxista, sia nelle sue varianti riformiste, Leniniste, Staliniste o Trotskiste, non ne accetto praticamente nessuna nella sua forma tradizionale. Considero queste credenze come false, desuete o prive di senso; o, nel migliore dei casi, solo in una forma così limitata, e modificata da non essere più correttamente considerata marxista”.

Nel 1976 Burnham scrisse a un leggendario agente segreto, che il biografo Kelly descrive [in inglese] come “Brian Crozier, analista politico britannico”, dicendogli che non aveva mai digerito il materialismo dialettico o l’ideologia del Marxismo, ma era questione di essere pragmatici ai tempi dell’ascesa di Hitler e della Grande Depressione.

Ma, dato il ruolo influente che Burnham avrebbe avuto nel creare la nuova classe rivoluzionaria dei neoconservatori e il loro ruolo centrale nell’utilizzo delle tattiche di Trotsky usate mediante le lobby per impedire qualsiasi rapporto con l’Unione Sovietica, è difficile credere che il coinvolgimento di  Burnham con la Quarta Internazionale di Trotsky sia stato solo un esercizio intellettuale di pragmatismo.

Parte 3 – Come la CIA ha creato una falsa realtà occidentale per la ‘Guerra Non Convenzionale’

“Gli spiriti diabolici della Stampa Moderna” – Puck, un settimanale statunitense del 1888. Da Wikimedia.

L’ideologia  del Neoconservatismo, psicologicamente conflittuale e politicamente dirompente, può vantare molti padrini. Irving Kristol, padre di William Kristol, Albert Wohlstetter, Daniel Bell, Norman Podhoretz e Sidney Hook vengono in mente e ce ne sono molti altri. Ma sia in teoria che in pratica il titolo di padre-fondatore dell’agenda neoconservatrice di guerra infinita che governa il pensiero dell’America in questioni contemporanee di difesa e di politica estera, può essere al meglio assegnato a James Burnham.

I suoi scritti negli anni ’30 hanno fornito una raffinata cornice di intellettuale oxfordiano al Partito Socialista dei Lavoratori e, da consigliere vicino al rivoluzionario comunista Leon Trotsky e  alla sua  Quarta Internazionale [in inglese], ha avuto modo di imparare in prima persona le tattiche e le strategie di infiltrazione e sovversione politica. Burnham si svelò nel suo ruolo di “intellettuale troskista” giocando sporchi trucchi contro i suoi avversari politici nei movimenti marxisti concorrenti, trasformando la loro lealtà e sfruttando il loro miglior talento.

Burnham rinnegò la propria fedeltà a Trotsky e al marxismo in tutte le sue forme nel 1940, ma ne mantenne le tattiche e le strategie di infiltrazione e sovversione rivoltando contro gli stessi marxisti i loro metodi di materialismo dialettico. Il suo libro [in inglese] del 1941  La Rivoluzione Manageriale gli portò fama e fortuna e stabilì il suo ruolo di astuto, anche se non esattamente accurato, profeta politico che raccontava l’ascesa di una nuova classe di élite tecnocratica. Il suo libro successivo, The Machiavellians [I Machiavellici] confermò la sua transizione dall’idealismo marxista a un realismo molto cinico e spesso crudele, con la sua fede nell’inevitabile fallimento della democrazia e l’ascesa dell’oligarchia. Nel 1943 stese tutte le sue convinzioni in un memorandum per l’OSS, organizzazione nella cui linea di pensiero il suo anti-stalinismo troskista fece strada. E nel suo libro del 1945, La Lotta per il Mondo, Burnham estese la sua dialettica conflittuale nei confronti dell’Unione Sovietica fino a una permanente linea politica apocalittica di guerra senza fine. Entro il 1947 si completò la trasformazione di James Burnham da radicale comunista a conservatore americano sostenitore del Nuovo Ordine Mondiale. Il suo libro La Lotta per il Mondo aveva fatto fare una Svolta Francese [in inglese] alla rivoluzione comunista permanente di Trotsky, trasformandola in un piano di battaglia permanente per un impero americano globale. Quello che ci voleva per completare la dialettica di Burnham era un nemico eterno, e ciò richiedeva una sofisticata campagna psicologica volta a mantenere vivo per generazioni l’odio nei confronti della Russia.

L’ascesa dei Machiavellici

Nel 1939 Sidney Hook,  un collega di Burnham alla New York University e come lui filosofo marxista, aveva contribuito alla fondazione di un Comitato per la Libertà Culturale antistalinista come parte di una campagna contro Mosca. Anche Hook abbandonò il marxismo e, come Burnham, durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, in qualche modo, si ritrovò nel caldo abbraccio dell’ala di destra della comunità dello spionaggio americano. Hook era considerato un traditore dal Partito Comunista e un “rettile controrivoluzionario” per le sue attività ed entro il 1942 era diventato un informatore  dell’FBI a danno dei suoi stessi compagni.

Vendere alle impoverite e spossessate élite europee le virtù della cultura americana era essenziale per la costruzione dell’impero USA dopo la guerra e i primi scritti di Burnham fornirono l’ispirazione da cui sarebbe stata costruita una nuova controcultura di “Libertà”. Da veterani della guerra intestina troskista, sia Burnham che Hook avevano praticato le arti dell’infiltrazione e della sovversione e come da piano descritto [in inglese] in TheMachiavellians: Defenders of Freedom fecero in modo di mettere in cattiva luce qualunque cosa i Sovietici facessero o dicessero.

Come spiega Burnham in TheMachiavellians, la sua versione di Libertà voleva dire tutto tranne che libertà intellettuale, o quelle libertà definite dalla Costituzione Americana. Quello che intendeva realmente era conformismo e sottomissione. La libertà di Burnham vale solo per quegli intellettuali (I Machiavellici) che vorranno dire al popolo la dura verità riguardo alle necessarie politiche impopolari che si troverà ad affrontare. Queste erano proprio quelle necessità che avrebbero promosso l’ascesa inel mondo nuovo della classe manageriale la quale avrebbe fatto in modo di negare agli Americani quella democrazia che pensavano di possedere già. Come osservò Orwell nel suo Second Thoughts  del 1946  riguardo alle convinzioni machiavelliche espresse da  Burnham, “Il potere a volte può essere conquistato o mantenuto senza la violenza, ma mai senza l’inganno, perché ciò è necessario per usare le masse…”.

Nel 1949 la CIA già si impegnava attivamente nel defraudare le masse sostenendo segretamente la cosiddetta sinistra non comunista e comportandosi come se questa fosse un prodotto spontaneo di una società libera. Per mezzo della mossa di reindirizzare la sinistra al servizio del proprio crescente impero, la CIA stava applicando la propria versione di Svolta Francese, selezionando [in inglese] i migliori e più brillanti e la creazione del National Security State nel 1947 lo istituzionalizzò. Assistita dal britannico Information Research Department, l’IRD, la CIA reclutò ex agenti disinformatori sovietici addestrati prima della guerra che avevano gestito gruppi non comunisti per conto di Mosca e li mise all’opera. Come scrive [in inglese] Frances Stoner Saunders nel suo libro The Cultural Cold War,  “questi ex propagandisti dei Sovietici vennero riciclati, se ne candeggiarono le macchie di Comunismo, vennero quindi adottati dagli strateghi governativi che vedevano nella loro conversione un’occasione irresistibile di sabotare la macchina di propaganda sovietica che essi stessi avevano un tempo oliato”.

Per sua stessa ammissione, la strategia della CIA di promuovere la sinistra non comunista sarebbe diventata il fondamento teorico delle operazioni politiche dell’Agenzia contro il Comunismo per i successivi due decenni. Ma la guerra culturale senza esclusione di colpi contro il Comunismo Sovietico iniziò sul serio nel marzo 1949 quando un gruppo di 800 figure letterarie e artistiche di spicco si riunirono al Waldorf Astoria Hotel di New York per una conferenza “Culturale e Scientifica” sponsorizzata dai Sovietici per chiedere la pace. Sia Sydney Hook che James Burnham erano già attivamente coinvolti nell’arruolamento delle reclute atte a contrastare gli sforzi per influenzare l’opinione occidentale dell’Ufficio di Informazione dei Partiti Comunisti di Mosca (Cominform). Ma la conferenza al Waldorf diede loro l’opportunità, per la quale stavano pregando, di utilizzare gli sporchi trucchi.

Dei manifestanti organizzati da una coalizione di destra di gruppi Cattolici e la Legione Americana molestavano gli ospiti quando arrivavano. Delle suore Cattoliche si inginocchiavano in preghiera per le anime degli atei Comunisti presenti. Riuniti al piano di sopra in una suite nuziale al decimo piano, una banda di ex Trotskisti ed ex Comunisti guidati da Hook intercettava la posta del convegno, manipolava i comunicati ufficiali e pubblicava opuscoli che sfidavano i relatori ad ammettere il loro passato Comunista.

Alla fine l’intera conferenza divenne un folle teatro dell’assurdo e Burnham e Hook l’avrebbero usata per convincere Frank Wisner [in inglese] dell’Ufficio di Coordinamento Politico della CIA a iniziare lo spettacolo.

Il Congresso per la Libertà Culturale: di riffa o di raffa

Attingendo al potenziale non sfruttato della Quarta Internazionale, il partito che ne derivò nacque il 26 giugno 1950 al Titania Palace nella Berlino occupata. Chiamato come il concetto del 1939 di Hook per un comitato culturale, i quattordici punti del “Manifesto per la Libertà” del Congresso per la Libertà [in inglese] doveva identificare l’Occidente con la libertà. E dal momento che tutto ciò che riguardava l’Occidente era libero, libero, libero allora non c’era bisogno di dire che ciò che riguardava l’Unione Sovietica non lo era.

Organizzata da Burnham e Hook, la delegazione americana ha rappresentato il gotha ​​degli intellettuali americani del dopo guerra. I biglietti per Berlino sono stati pagati dall’ Ufficio di Coordinamento delle Politiche di Wisner attraverso organizzazioni di facciata, così come il Dipartimento di Stato, che ha contribuito a organizzare il viaggio, le spese e la pubblicità. Secondo lo storico della CIA Michael Warner, lo sponsor della conferenza ha ritenuto, con un rappresentante del Dipartimento della Difesa, quei soldi ben spesi definendola “una guerra non convenzionale al suo meglio.”

Burnham fungeva da collegamento cruciale tra l’ufficio di Wisner e l’intellighenzia che si spostava con facilità dall’estrema sinistra all’estrema destra. Burnham scoprì che il Congresso era un luogo per inveire non solo contro il Comunismo, ma anche contro la sinistra non comunista e lasciò molti a chiedersi se le sue idee non fossero pericolose per la democrazia liberale quanto per il comunismo. Secondo Frances Stoner Saunders, i membri della delegazione britannica trovarono la retorica proveniente dal Congresso un segnale profondamente preoccupante delle cose a venire:

Hugh Trevor-Roper [in inglese] rimase atterrito dal tono provocatorio…Ci fu un discorso di Franz Borkenau [in inglese] molto violento e anzi quasi isterico. Parlò in tedesco e mi dispiace dire che mentre ascoltavo e sentivo le voci abbaianti d’approvazione dell’enorme pubblico, ho percepito, beh, che quelle erano le stesse persone che sette anni fa stavano probabilmente abbaiando allo stesso modo a simili denunce del comunismo tedesche provenienti dal Dr. Goebbels nel Palazzo dello Sport. E ho pensato, beh, con che tipo di persone ci stiamo identificando? Questo è stato lo shock più grande per me. C’è stato un momento durante il Congresso, in cui ho sentito che eravamo invitati a evocare Belzebù al fine di sconfiggere Stalin”.

Il Congresso per la Libertà Culturale non aveva bisogno di Belzebù, lo aveva già sotto forma di Burnham, Hook e Wisner e nel 1952 la festa era solo all’inizio. Burnham fece gli straordinari perché Wisner legittimasse il Congresso come piattaforma per i Machiavellici a fianco di ex comunisti e perfino nazisti, tra cui il Generale delle SS Reinhard Gehlen [in inglese] e la sua unità di intelligence dell’esercito tedesco che era stata incorporata, per intero, nella CIA dopo la guerra. E. Howard Hunt [in inglese], “idraulico” dello scandalo Watergate e famoso come sporco imbroglione della CIA, ricordò Burnham nelle sue memorie, “Burnham è stato consulente dell’OPC praticamente su qualsiasi argomento di interesse per la nostra organizzazione… Aveva estesi contatti in Europa e, in virtù della sua provenienza trotskista, era un’autorità in materia di partiti comunisti nazionali ed esteri e organizzazioni di facciata”.

Nel 1953 venne nuovamente chiesto a Burnham da Wisner di andare oltre il comunismo per contribuire a rovesciare il democraticamente eletto Mohammad Mossadeq a Teheran, a quanto pare perché Wisner pensava che il suo piano avesse bisogno di “un tocco di Machiavelli”. Ma il più grande contributo di Burnham come machiavellico doveva ancora arrivare. Il suo libro The Machiavellians: Defenders of Freedom sarebbe diventato il manuale della CIA per rimpiazzare la cultura occidentale con una dottrina alternativa di conflitto senza fine in un mondo di oligarchi e, alla fine, aprire le porte di un inferno da cui non ci sarebbe stato ritorno.

Parte 4 – Lo stadio finale della presa delle elite machiavelliche sull’America

Da Trotsky a Burnham, da Burnham a Machiavelli e da Machiavelli al neoconservatorismo, si chiude il cerchio dell’imperialismo britannico

 

Copertina dell’edizione del 1550 de “Il Principe e La vita di Castruccio Castracani da Lucca” di Machiavelli. Da Wikimedia.

La recente dichiarazione [in inglese] della Casa Bianca di Trump, a proposito del fatto che Damasco e Mosca avrebbero costruito una “narrativa falsa” per ingannare il mondo sull’attacco del 4 aprile col gas sarin a Khan Shaykun in Siria, è un pericoloso passo in avanti nella guerra di propaganda sulle “fake news” lanciata negli ultimi giorni dell’amministrazione Obama. È un passo le cui profonde radici nella Quarta Internazionale Comunista di Trotsky vanno comprese prima di decidere se la democrazia americana vada rivendicata.

Intorbidendo le acque della responsabilità, in modi che non si vedevano dai tempi in cui il senatore McCarthy era nel pieno della campagna sulla “paura rossa” negli anni ’50, il “Countering Disinformation and Propaganda Act[in inglese, legge sul contrasto della disinformazione e della propaganda] è entrato in vigore senza clamore nel dicembre 2016 grazie ad Obama. Esso ha ufficialmente autorizzato una burocrazia dedita alla censura governativa, in maniera paragonabile solo al fittizio Ministero della Verità del 1984 di George Orwell. Sotto il nome di “Global Engagement Center”  [in inglese], questa nuova burocrazia ha lo scopo ufficiale di “riconoscere, comprendere, divulgare e combattere la propaganda e la disinformazione mirate a danneggiare gli interessi della sicurezza nazionale statunitense, vengano esse da Stati stranieri o da privati”. Il vero obiettivo di questo incubo orwelliano è di distorcere qualsiasi cosa si contrapponga alla narrativa guerrafondaia dei neocon di Washington, e di intimidire, perseguitare e imprigionare chiunque ci provi. Come è stato dimostrato dal lancio di missili Tomahawk su una base aerea governativa siriana da parte del presidente Trump, questa è la ricetta per una guerra mondiale e, piaccia o meno, la guerra è già cominciata.

Quest’ultimo attacco alla presunta falsa narrativa russa ci riporta indietro al 1953 e agli inizi della guerra culturale tra Est e Ovest. Le sue radici sono legate al Congresso per la Libertà Culturale, al ruolo di James Burnham dalla Quarta Internazionale trotskista al neoconservatorismo di destra e all’ascesa dei neocon machiavellici come forza politica. Come ha sottolineato Burnham nel suo La lotta per il mondo [in inglese], la Terza Guerra Mondiale era già cominciata con la rivolta comunista dei pescatori greci nel 1944. Secondo il pensiero manicheo di Burnham, l’Occidente era sotto assedio. La politica di contenimento della Guerra Fredda di George Kennan non era diversa dalla politica di riconciliazione di Neville Chamberlain. La distensione con l’Unione Sovietica equivaleva alla resa. La pace era solo un travestimento della guerra, e quella guerra sarebbe stata combattuta con politica, complotti, terrorismo e guerriglia psicologica. L’influenza sovietica doveva essere combattuta ovunque possibile. Ciò significava sovvertire l’Unione Sovietica e i suoi alleati e, laddove necessario, rovesciare anche le stesse democrazie occidentali.

L’ironia degli odierni sforzi tardivi di Washington per monopolizzare la “verità” e attaccare le narrazioni alternative non è solo sfacciato disprezzo per la libera espressione. La vera ironia è che l’intero “Manifesto della Libertà” portato avanti da USA e Gran Bretagna sin dalla Seconda Guerra Mondiale non è mai stato davvero libero, ma era un risultato del programma di guerra psicologica verso indistintamente nemici ed alleati da parte della Commissione Strategica Psicologica [in inglese] della CIA.

La CIA avrebbe considerato l’inizio del programma, con la conferenza di Berlino del 1950, come una fase strategica della Guerra Fredda, non solo per rafforzare il controllo della CIA sulla sinistra non comunista e i “liberi” pensatori occidentali, ma anche per permettere alla stessa di privare segretamente Europei ed Americani della propria cultura politica, senza che se ne potessero rendere conto.

Come scrisse [in inglese] lo storico Christopher Lasch nel 1969, a proposito della cooptazione della sinistra americana da parte della CIA:

lo stato moderno è un motore di propaganda che alternativamente produce crisi per poi dichiararsi l’unico strumento in grado di risolverle. Questa propaganda, per avere successo, richiede la cooperazione di scrittori, insegnanti e artisti, non come propagandisti a contratto o come funzionari statali, ma come ‘liberi’ pensatori capaci di vigilare nel proprio campo e di garantire standard accettabili di responsabilità all’interno delle varie professioni intellettuali.

Per attirare codesti “liberi” pensatori verso idee contrarie ai propri interessi, importantissimo fu il programma dottrinale della CIA per la trasformazione culturale dell’Occidente, contenuto nel documento PSB D-33/2 [in inglese]. Esso prevede un “movimento intellettuale a lungo termine con l’obiettivo di spezzare le linee di pensiero dottrinale mondiali” e per “indebolire il fascino intellettuale della neutralità e predisporre i suoi aderenti allo spirito occidentale” e “predisporre le élite locali alla filosofia portata avanti dagli ideatori del movimento”, mentre servirsi delle élite locali “aiuterebbe a dissimulare l’origine americana del programma, così che possa apparire un’idea locale”.

Anche se si dichiarava un antidoto al totalitarismo comunista, un critico interno del programma, l’ufficiale del PSB Charles Burton Marshall, vedeva il PSB D-33/2 spaventosamente totalitario, perché interponeva “un ampio sistema dottrinale” che “accetta l’uniformità come un sostituto per la diversità”, che abbracciava “tutti i campi del pensiero umano – tutti i campi degli interessi intellettuali, dall’antropologia e le creazioni artistiche alla sociologia e la metodologia scientifica”; in conclusione, “Questo è quanto di più totalitario esista”.

L’elitarismo machiavellico di Burnham si annida in ogni ombra del documento. Come raccontato in The Cultural Cold War, di Frances Stonor Saunders:

Marshall si incaricò anche dell’affidamento del PSB su ’teorie sociali non razionali’ che enfatizzavano il ruolo di una élite in un modo che ricordava Pareto, Sorel, Mussolini e così via’. Non erano questi i modelli utilizzati da James Burnham nel suo libro sui machiavellici? Forse c’era una copia di questo libro utilmente a portata di mano quando il PSB D-33/2 veniva stilato. Più probabilmente, lo stesso James Burnham era utilmente a portata di mano.

Burnham è stato più che a portata di mano quando si trattò di impiantare segretamente una filosofia fascista di elitarismo estremo nell’ortodossia della Guerra Fredda dell’America. Con The Machiavellians, Burnham aveva stilato il manuale che aveva fuso la vecchia sinistra trotskista con una élite di destra Anglo/Americana. La prole politica di quella volatile unione sarebbe stata chiamata Neoconservatorismo, la cui missione palese sarebbe stata quella di fare indietreggiare l’influenza russa/sovietica in tutto il mondo. La sua missione segreta sarebbe stata quello di riaffermare un dominio culturale britannico sull’Impero Anglo/Americano emergente e mantenerlo attraverso la propaganda.

A lavorare duramente su questo compito dal 1946 c’era il segreto Information Research Department del Ministero degli Esteri del Commonwealth e dell’Inghilterra, noto come IRD.

Raramente si parlava di esso nel contesto delle operazioni segrete finanziate dalla CIA, l’IRD servì come unità segreta di propaganda anti-Comunista dal 1946 fino al 1977. Secondo Paul Lashmar e James Oliver, autori di Britain’s Secret Propaganda War [in inglese],

La grande impresa IRD aveva un unico obiettivo: diffondere la sua propaganda incessante (cioè una miscela di menzogne ​​e fatti distorti) tra i giornalisti di alto livello che lavoravano per importanti agenzie e riviste, tra le quali la Reuters e la BBC, e per ogni altro canale disponibile. All’estero, ha lavorato per screditare i partiti comunisti dell’Europa Occidentale che avrebbero potuto acquisire potere con mezzi del tutto democratici e in patria, per screditare la sinistra britannica.

L’IRD doveva diventare una macchina di disinformazione che si autoavvera per l’estrema destra dell’élite dello spionaggio internazionale, offrendo al tempo stesso informazioni fabbricate e distorte per le agenzie di stampa “indipendenti” e utilizzando poi la storia ritoccata come “prova” della validità della storia falsa. Una simile impresa di facciata creata col denaro della CIA era il Forum World Features, gestito dall’accolito di Burnham Brian Rossiter Crozier [in inglese]. Descritto dal biografo di Burnham Daniel Kelly come un “analista politico britannico” in realtà il leggendario Brian Crozier è stato per oltre cinquanta anni uno dei migliori propagandisti e agenti segreti [in inglese] della Gran Bretagna.

Se qualcuno oggi è scioccato dalla corsa xenofoba al giudizio, di parte e unilaterale, relativa all’influenza russa nel corso delle elezioni presidenziali del 2016, questi non hanno bisogno di guardare oltre l’armadio di Brian Crozier per trovare i progetti. Come ci è stato detto a titolo definitivo da un ufficiale militare americano durante la prima guerra in Afghanistan nel 1982, gli Stati Uniti non avevano bisogno di “prove che i Sovietici avessero usato gas velenosi” e non hanno bisogno di prove contro la Russia oggi. Crozier potrebbe essere meglio descritto come uno che crede ai sogni ad occhi aperti, un pericoloso imperialista che agisce al di fuori dei suoi sogni ad occhi aperti [in inglese]. Dall’inizio della Guerra Fredda fino alla sua morte nel 2012 Crozier e il suo pupillo Robert Moss [in inglese] hanno fatto propaganda per conto dei dittatori militari Francisco Franco e Augusto Pinochet, creato organizzazioni di spionaggio private per destabilizzare i governi in Medio Oriente, in Asia, in America Latina e in Africa e hanno lavorato per delegittimare i politici in Europa e in Gran Bretagna visti come non sufficientemente anticomunisti. Il compito del suo Istituto per lo Studio dei Conflitti (ISC), istituito nel 1970, era quello di esporre la presunta campagna di sovversione del KGB in tutto il mondo e di divulgare storie per far passare chiunque mettesse in dubbio la sua esistenza come una vittima, un traditore o una spia comunista. Crozier considerava The Machiavellians come un’importante influenza formativa nel suo sviluppo intellettuale, e scrisse nel 1976 “anzi è stato soprattutto questo libro che mi ha insegnato per primo come [sottolineatura aggiunta da Crozier] pensare alla politica”. La chiave per il pensiero di Crozier era la distinzione di Burnham tra il significato “formale” del discorso politico e quello “vero”, un concetto che è stato naturalmente colto solo dalle élite. In un articolo del 1976 Crozier si meravigliò di come la comprensione di Burnham della politica aveva attraversato 600 anni e come l’uso del “formale” per nascondere “il vero” non era diverso oggi rispetto a quando veniva usato dalla “mente medievale, presumibilmente illuminata” di Dante Alighieri. “Il punto è valido oggi come lo era nei tempi antichi e nel Medioevo fiorentino o nel 1943. La stragrande maggioranza degli scrittori politici e degli oratori usano ancora il metodo di Dante. A seconda del grado di occultamento richiesto (sia dalle circostanze che dal carattere della persona), la scissione tra significato formale e reale è più o meno assoluta”.

Ma Crozier fu più che un pensatore strategico, lui fu un agente politico sotto copertura di alto livello [in inglese], che mise a frutto il talento per l’offuscamento di Burnham e la sua Quarta Internazionale per minare la distensione e preparare la scena per la caduta dell’Unione Sovietica.

Nel febbraio del 1977, in una riunione alla City di una banca londinese, lui brevettò perfino una organizzazione privata di spionaggio operativo conosciuta come Sesta Internazionale (6I) per riprendere da dove Burnham aveva lasciato: politicizzare e, ovviamente, privatizzare molti degli sporchi trucchi che la CIA e le altre agenzie di spionaggio non si potevano più permettere di essere scoperte ad usare. Come spiegò nelle sue memorie, Free Agent, il nome 6I fu scelto “Perché la Quarta Internazionale, quella di Trotsky, si divise e da allora, almeno sulla carta, ce ne furono cinque, di Internazionali. Nel gioco con i numeri, noi avremmo costituito la Sesta Internazionale, cioè ‘6I’ ”.

La collaborazione di Crozier con numerosi “funzionari del Congresso, abili diligenti” come quella con “lo straordinario Generale Vernon (detto Dick) Walters, recentemente ritiratosi dalla carica di Vice Direttore della CIA,…” cementò l’ascesa dei Neoconservatori. Quando Carter cedette al Team B e al piano del suo Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Zbigniew Brzezinski, per adescare i Sovietici e trascinarli nel loro Vietnam in Afganistan, non fece altro che compiere la missione di Burnham e servì il mondo ai Machiavellici senza che ci fosse qualcuno più saggio. Come scrisse George Orwell nel suo Second Thoughts on James Burnham “Quel che a Burnham interessa mostrare soprattutto [nei The Machiavellians] è che una società democratica non è mai esistita e, fin che giunge il nostro sguardo, mai esisterà. La società è per sua natura oligarchica e il potere dell’oligarchia poggia sempre sulla forza e sulla frode. Il potere può, a volte, esser conquistato e mantenuto senza violenza, ma mai senza la frode”.

Oggi, l’utilizzo di Burnham del trattato politico dantesco De Monarchia può essere meglio sostituito dalla Divina Commedia di Dante, una commedia degli errori paranoica in cui le porte dell’inferno si aprono ad ognuno e a tutti, incluse le élite, senza riguardi per il loro status. O, come dicono all’Inferno, Lasciate ogni speranza, voi ch’intrate. Abbandonate ogni speranza tutti voi che entrate qui.

Paul Fitzgerald e Elizabeth Gould sono gli autori di Invisible History: Afghanistan’s Untold Story, Crossing Zero The AfPak War at the Turning Point of American Empire and The Voice [tutti in inglese]. Visitate i loro siti qui e qui.

Fonti [tutte in inglese]:

Parte 1: American Imperialism Leads the World Into Dante’s Vision of Hell

Parte 2: How Neocons Push for War by Cooking the Books

Parte 3: How the CIA Created a Fake Western Reality for ‘Unconventional Warfare’

Parte 4 – The Final Stage of the Machiavellian Elites’ Takeover of America

*****

Articolo di Paul Fitzgerald ed Elizabeth Gould apparso su The Saker il 10 maggio 2017

Traduzione in italiano di Fabio_San, Elvia Politi, Voltaire1964, Raffaele Ucci, Mario B., Roberto Bargone

per SakerItalia

[le note in questo formato sono dei traduttori]

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Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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