17 maggio 2018 DI PAUL CRAIG ROBERTS
paulcraigroberts.org
Ho già avuto modo di spiegare che l’atteggiamento, tipicamente cristiano, del Presidente Russo Vladimir Putin di offrire l’altra guancia alle provocazioni dell’Occidente è una strategia intesa a convincere l’Europa che la Russia è ragionevole mentre Washington non lo è, e che la Russia non è una minaccia per gli interessi e la sovranità dell’Europa, mentre Washington lo è. Compiacendo Israele e ritirandosi dall’accordo multinazionale iraniano per la non-proliferazione nucleare, il Presidente americano Donald Trump potrebbe aver contribuito al successo della strategia di Putin.
I tre maggiori stati europei vassalli di Washington, Gran Bretagna, Francia e Germania si sono opposti all’azione unilaterale di Trump. Trump ritiene che il trattato multinazionale dipenda solo da Washington. Se Washington dovesse rinunciare all’accordo, questo rappresenterebbe la fine dell’accordo stesso. Non importa la volontà degli altri firmatari. Di conseguenza, Trump vuole reintrodurre le preesistenti sanzioni agli scambi commerciali con l’Iran e imporre ulteriori, nuove sanzioni. Se Gran Bretagna, Francia e Germania continuassero ad onorare i contratti commerciali stipulati con l’Iran, allora Washington sanzionerebbe anche i propri stati vassalli e proibirebbe alle aziende inglesi, francesi e tedesche di operare negli Stati Uniti. Ovviamente Washington ritiene che i profitti che gli Europei hanno negli Stati Uniti superino quelli che si possono ottenere in Iran e pensa che [gli Europei] si adegueranno alle decisioni di Washington, così come, da stati vassalli, hanno già fatto in passato.
E potrebbe anche essere così. Ma questa volta c’è una reazione negativa. Se dalle parole forti si arriverà ad una rottura con Washington, è ancora tutto da vedere. Il Consigliere per la Sicurezza Nazionale di Trump, il neoconservatore, filo-israeliano John Bolton ha ordinato alle aziende europee di cancellare i loro accordi commerciali con l’Iran. L’ambasciatore americano in Germania, Richard Grenell ha imposto alle ditte tedesche di interrompere immediatamente le loro attività in Iran. La prepotenza verso l’Europa e l’evidente disprezzo degli stati Uniti per gli interessi europei hanno fatto diventare di colpo il vecchio e consolidato vassallaggio dell’Europa fin troppo evidente e scomodo.
l Cancelliere tedesco Angela Merkel, fino ad ora un leale fantoccio degli Stati Uniti, ha detto che l’Europa non può più fidarsi di Washington e deve “prendere il destino nelle proprie mani”.
Il Presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Junker ha detto che la leadership di Washington ha fallito e che è il momento per l’UE di prendere la guida e “sostituirsi agli Stati Uniti”. Diversi ministri di governo francesi, tedeschi ed inglesi si sono espressi allo stesso modo.
Sulla copertina della rivista tedesca Der Spiegel, dal titolo “Goodbye Europa”, c’è Trump che mostra il dito medio all’Europa. La rivista afferma che “E’ giunto il tempo per l’Europa di unirsi alla Resistenza”.
Anche se i politici europei sono stati ben ricompensati per la loro sottomissione, potrebbero ora trovarla un peso meschino e insopportabile.
Anche se capisco l’importanza del rifiuto di Putin di reagire alle provocazioni con altre provocazioni, ho anche espresso la preoccupazione che, accettarle senza reagire incoraggerebbe ulteriori attacchi, che aumenterebbero di intensità fino a che una guerra o la resa della Russia rimarrebbero le uniche opzioni; viceversa, se il governo russo assumesse un atteggiamento più aggressivo nei confronti delle provocazioni, rispedirebbe il pericolo ed il costo delle stesse al mittente, agli Europei che, con la loro acquiescenza a Washington, le hanno rese possibili. Ora sembra che Trump in persona abbia insegnato questa lezione agli Europei.
La Russia ha passato diversi anni ad aiutare l’esercito siriano a ripulire la Siria dai terroristi mandati da Washington per rovesciare il governo siriano. Però, nonostante l’alleanza russo-siriana, Israele continua con i suoi illegali attacchi militari contro la Siria. Questi attacchi potrebbero essere fermati se la Russia fornisse alla Siria i sistemi di difesa antiaerea S-300.
Israele e gli Stati Uniti non vogliono che la Russia venda gli S-300 alla Siria perché Israele vuole continuare ad attaccare la Siria e gli Stati Uniti vogliono che la Siria continui ad essere attaccata. In caso contrario, Washington avrebbe costretto Israele a desistere.
Diversi anni fa, prima che Washington mandasse i suoi mercenari islamici ad attaccare la Siria, la Russia aveva acconsentito a vendere alla Siria un avanzato sistema di difesa antiaerea ma, per le pressioni americane ed israeliane, aveva rinunciato e non lo aveva consegnato. Ora, per la seconda volta, subito dopo la visita di Netanyahu a Mosca, sentiamo dire da Vladimir Kozhin, assistente di Putin, che la Russia continuerà a negare alla Siria i sistemi moderni di difesa antiaerea.
Forse Putin crede di doverlo fare per non dare a Washington un’opportunità che potrebbe essere utilizzata per riportare l’Europa in sintonia con la politica aggressiva degli Stati Uniti. In ogni caso, per quelli che non la vedono così, tutto questo fa nuovamente sembrare la Russia debole e riluttante a difendere un alleato.
Se Putin crede di aver una certa qual influenza su Netanyahu, nel senso di convincerlo a stipulare accordi di pace con la Siria o l’Iran, allora il governo russo non ha capito nulla delle intenzioni di Israele o dei 17 anni di guerre di Washington in Medio Oriente.
Io spero che la strategia di Putin funzioni. Se non sarà così, dovrà cambiare il proprio modo di reagire alle provocazioni o queste ci porteranno alla guerra.
Fonte: https://www.paulcraigroberts.org
Link: https://www.paulcraigroberts.org/2018/05/14/putins-strategy-finally-beginning-work/