Il 25 aprile, aerei dell’aviazione turca hanno bombardato una base delle Unità di Protezione popolare vicino Dariq, nella zona montuosa del Jabal Qarju situata nella regione Shinqal, in territorio iracheno.
L’attacco, oltre la distruzione della base e di un centro radio del Partito dell’Unione Democratica (PYD), ha causato la morte di 20 combattenti curdi delle Unità di Difesa Popolare (YPG) e 5 peshmerga curdi iracheni. Come si vede nel filmato a corredo dell’articolo, in seguito la zona del bombardamento è stata visitata da un comandante americano.
A seguito di questo sopralluogo, gli Usa hanno espresso ‘preoccupazione’ per l’attacco considerato come ‘una interferenza nella lotta contro l’Isis’. La base infatti era impegnata attivamente contro il Califfato come base operativa e di addestramento per le forze curde e yazide.
La Turchia precedentemente aveva affermato che avrebbe colpito solo le postazioni del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), considerato una formazione terroristica anche dagli Usa. Però nel bombardamento del 25 di aprile (a cui hanno partecipato 26 aerei) sono stati colpiti obiettivi del YPG, oltre che a zone residenziali.
Nonostante le forze americane siano state avvisate un’ora prima dell’attacco, i curdi non sono stati avvertiti. Il Dipartimento di Stato americano (Mark Toner) ha comunque cercato di diminuire la propria responsabilità dicendo che la Turchia avrebbe operato senza l’approvazione Usa. Ma non è così: se avessero voluto, è giocoforza che una forte reazione Usa avrebbe fatto annullare il rischio di un attacco o quantomeno lo avrebbe ostacolato.
La slealtà dimostrata non ha limite. Infatti, il portavoce del Pentagono Laura M. Seal, ha confermato che le forze armate turche hanno avvisato Washington prima dell’attacco e gli Usa avrebbero almeno potuto avvisare gli alleati curdi. Invece, il grave fatto ha avuto una reazione molto flebile: “l’integrità territoriale dell’Iraq deve essere rispettata”, ha detto Laura M. Seal ma in realtà Washington ha lasciato fare, impantanata nel solito gioco di tenere i piedi in due staffe. La protesta degli Usa, se paragoniamo questa reazione a quella messa in atto in occasione dell’inesistente attacco siriano del 4 aprile con i gas ad Idlib – non è niente di più che il pigolio di un pulcino.
Comunque, le ostilità turche contro le forze curde, si erano aperte già nei giorni precedenti contro linee di difesa nei villaggi di al-Shahba, al-Samouqeh, Zouyan, al-Hasiyeh e Um Hawsh in intorno alle città di Azaz e Afrin a nord di Hama.
Fawza Yousif, un membro di spicco del democratico Federazione Consiglio esecutivo del Nord della Siria, a proposito di questi avvenimenti, ha dichiarato che se la coalizione anti-Isis a guida Usa non fermerà gli attacchi di Ankara, le forze curde interromperanno la propria avanzata verso Raqqa.