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La Turchia è tentata ancora di invadere la Siria

E rispolvera un piano del 2012 mai accantonato…

di Patrizio Ricci (pubblicato su quotidiano online LPL News 24)

Il presidente turco Erdogan  non esclude la possibilità di invadere il territorio siriano. Lo scopo sarebbe quello di istituire una 'zona di sicurezza'  per proteggere le popolazioni curde stanziate vicino al confine . Questa giustificazione lascia dubbiosi: nei giorni scorsi queste popolazioni  sono fuggite dai loro villaggi sotto il fuoco di ISIS e sono confluite in massa verso il confine turco.

I militari che presidiavano il confine hanno accolto i fuggitivi molto male:  li hanno tenuti per lungo tempo al di là del filo di recinzione. E per  contenere quella gente già provata non hanno lesinato in bastonate, lancio di idranti e gas lacrimogeni…  Inoltre è notoria la repressione della popolazione curda, una costante 'spina al fianco' per la Turchia costantemente alle prese con le loro ambizioni di indipendenza .  

Per queste ragioni, questa improvvisa 'solerzia' di proteggere i curdi non è credibile: la Turchia è pesantemente coinvolta nella guerra siriana.  Benché neghi, l'appoggio fornito agli estremisti islamici è un segreto di pulcinella (noi ce ne siamo occupati in un precedente articolo: ''la strana coalizione dei supporters di ISIS contro ISIS''),

Se la Turchia farà la 'zona cuscinetto':  sarà l'ennesimo tentativo 'legale' di risolvere la crisi regionale e di "vincere" la guerra in Siria. Ma l'idea non è nuova : la Turchia ha adottato in toto  il documento ''Medio Oriente Memo 21-  Valutazione delle opzioni per cambio di regime"  della Brookings Institution " : appunto,  in esso si afferma  che è necessario creare una 'zona cuscinetto' per vincere la guerra.

Tuttavia, per muoversi, la Turchia aveva bisogno di una minaccia. Così è nata l'idea di una provocazione creata 'ad hoc' per giustificare l'invasione:  così si era scelto di far eseguire un attacco dallo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante nella zona dove si trova la tomba di Suleiman Shah in Siria (Suleiman è il nonno di Osman I, il fondatore dell'impero ottomano.  In virtù del Trattato di Ankara del 1921 il mausoleo dove sono custodite le sue spoglie ha il privilegio della extraterritorialità ed è  sorvegliata da forze turche).

I particolari per mettere in atto la 'lalse flag' sono stati decisi nel corso di un incontro tra il ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu, il Sottosegretario degli Affari Esteri Feridun Sinirlioglu, il Vice Capo di Stato Maggiore Gen. Yasar Guler e il capo della National Intelligence (MIT) Hakan Fidan.  Però le cose non sono andate liscie: la registrazione  della conversazione è stata resa pubblica dopo che il piano era in parte stato messo in atto (probabilmente ad opera di qualche servizio segreto straniero o di qualche oppositore ( qui i dettagli).

In tale riunione era stato deciso di dare attuazione al piano ''Medio Oriente Memo 21". Il piano d'azione è diventato operativo: il  21 marzo 2014, all'alba, il villaggio di Kessab è stato attaccato dai terroristi islamici che sono stati fatti defluire dal territorio turco da 5 differenti posizioni. L'attacco è stato supportato da carri armati con l'appoggio dell'artiglieria turca che ha colpito le postazioni dell'esercito siriano. La contraerea turca è intervenuta ad abbattere uno dei caccia siriani mandati  in soccorso delle proprie postazioni. I ribelli entrati nel villaggio armeno di Kessab hanno  massacrato 80 civili e profanato le chiese. Gli abitanti sono fuggiti verso sud, (a Laodicea vicino Latakia, sono stati accolti nella chiesa armena e nella chiesa greco-ortodossa della città. Al momento gli armeni di Kessab sono ancora a Laodicea, senza sapere quando  e come potranno tornare).

Mehmet Ali Edipoglu, membro della commissione per gli affari esteri del Parlamento era in zona  'per indagare  sulla contiguità sul  supporto turco con gli  estremisti islamici siriani. Così è stato testimone di come sono andate le cose. E al quotidiano al Monitor ha raccontato: " Secondo le informazioni da abitanti dei villaggi, migliaia di combattenti provenienti dalla Turchia hanno attraversato il confine in almeno cinque punti differenti per lanciare l'attacco a Kassab". Sono stati visti oltrepassare il confine anche 2 carri armati turchi. Le testimonianze sono state raccolte tra la popolazione dei villaggi turchi anche da un  reporter del canale Ala-Alam che ha  confermato che  l'esercito turco ha bombardato la base militare siriana vicino Kassab  .  (fonte quotidiano libanese al Monitor http://www.al-monitor.com/pulse/security/2014/03/fall-kassab-syria-costly-turkey.html##ixzz3EbHQvCfG )

Le reazioni della comunità armena non si è fatta attendere: la Kessab Educational Association of Los Angeles, dopo l'eccidio, ha inviato un appello al Segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon per chiedere un intervento delle Nazioni Unite in difesa della minoranza armena cristiana a Kessab, accusando apertamente la Turchia di aver concesso il passaggio sul proprio territorio ai ribelli. Il comunicato cita anche testimoni che hanno visto forze turche partecipare direttamente all’attacco contro l’esercito siriano.

La riprovazione a livello internazionale suscitata per quell'ennesimo strage verso il popolo armeno (già pesantemente provato dalla persecuzione turca  e dal genocidio degli anni 20') ha fatto il suo effetto:  la Turchia ha dovuto frenare  le proprie ambizioni.  

Ma, a quando pare,  il governo turco non ha mai messo da parte ill documento della Brookings Institution  e sta valutando ancora la possibilità di invadere la Siria. Giudica propizio il momento  vista la mobilitazione internazionale  intorno alle decapitazioni di cittadini occidentali. Così accantonando di passare contro lo Stato Islamico del Levante può mettere almeno in difficoltà le forze siriane.

Un proverbio descrive questa situazione come 'prendere due piccioni con una fava': per farlo  il Pentagono ha detto che occorrono  3 anni di bombardamenti . Gli obiettivi dei raid sembra si decideranno in corso d'opera. Tuttavia,  visto la composizione della coalizione, l'obiettivo potrebbe essere duplice: l'ISIS ma sullo sfondo  Assad.  Due zone cuscinetto sul Golan e lungo la frontiera turca dovrebbero rappresentare una ulteriore spinta per larealizzazione di  questi propositi.
Se il piano va in porto, alla fine 'la preda' sarà fiaccata, tutta la regione destabilizzata, la sovranità tolta , la popolazione inerme privata di ogni cosa, e 'giustizia' sarà fatta. Della Siria resterà un campo di battaglia , le rovine, gli alberi divelti, le vite spente , le radici strappate e bruciate … ma c'è chi pensa che dopo, se l'apocalisse accadrà, tutto andrà meglio.

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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