Secondo il giornale di notizie filo-turco londinese ‘Al Quds Al Arabi’ la Turchia ha informato la direzione del “Fronte di Liberazione Nazionale”(FNL) di aumentare gli attacchi sulle postazioni dell’esercito siriano visto che Damasco si sta preparando ad una una grande campagna di bombardamenti ad est di Idlib.
Nello stesso tempo, Ankara avrebbe anche “rassicurato l’ FNL che sta facendo del suo meglio con la Russia per fermare l’attacco”.
Inoltre, “Al-Quds Al-Arabi” riferisce che la Turchia ha avvisato sia Mosca che Teheran di esimersi di dare vita ad una grande offensiva contro le posizioni del FNL in Idlib, in caso contrario, Ankara “si ritirerebbe dall’accordo di Astana”.
Pur essendo posizionato sulle posizioni turche però il giornale filo-turco commenta che “dopo 2 settimane di attacchi [sulle posizioni sirine e sui villaggi cristiani NDR Vietato Parlare], l’escalation militare originata da ripetute violazioni di Tharir al Sham e dagli alleati, è stata inevitabile”.
Infatti:
“la Turchia e l’opposizione starebbero cominciando a raccogliere le conseguenze negative del loro ritardo nell’attuazione delle rimanenti disposizioni del contratto di Sochi, in particolare dal testo della voce VIII dell’accordo che prevedeva la ripresa del traffico e di transito sulle strade che collegano Aleppo, Latakia e Hama prima della fine del 2018 (questo era uno dei principali obiettivi dell’accordo dal punto di vista russo)”.
Per Al-Quds Al-Arabi, la situazione russa nell’ultimo vertice tra Putin Erdogan a Mosca (avvenuto a febbraio), è stata chiara:
“nell’ultimo incontro tra il presidente Erdogan ed il presidente Putin, il leader turco ha cercato di rimandare ancora la soluzione della problematica. La Russia allora avrebbe ha imposto di organizzare un monitoraggio congiunto effettuato con aerei senza pilota lungo i confini della zona demilitarizzata al fine di garantire la libera circolazione delle merci, preservare la popolazione locale e il ripristinare le relazioni commerciali ed economiche”.
Proseguendo, il giornale filo turco riconosce che l’attività di monitoraggio per essere efficace dovrebbe essere complementare alla possibilità di condurre pattugliamenti congiunti russo-turchi all’interno della zona smilitarizzata (la zona dei 20 km) ma questa possibilità è inibita da gravi problemi di sicurezza:
“(…) i pattugliamenti avrebbero bisogno di una protezione significativa dalle fazioni dell’opposizione per evitare che la polizia militare russa sia presa di mira dalle fazioni radicali. Ma il fronte “Ansar al-Din” e “Ansar al-Tawhid” o gruppo “Ansar al-Islam”, e gli altri gruppi appartenenti al “fronte di Liberazione nazionale”, non accettano di ‘proteggere’ i nemici.
Il alternativa , potrebbe garantire il cessate il fuoco potrebbero subentrare forze di paesi islamici fedeli a Mosca senza che non sollevino la bandiera russa, il che potrebbe essere accettabile per alcuni degli oppositori.
E ‘chiaro che la situazione in Idlib si è trasferita in una nuova fase di riscaldamento. La Turchia anche se sta ancora lavorando per trovare soluzioni, si oppone però a qualsiasi cambiamento [che prevede l’unica cosa che sarebbe logica: la liberazione di Idlib dalle bande salafite ed il ritorno della provincia sotto il legittimo controllo di Damasco – nota vietato parlare].
Per ora [una affidabile cartina al tornasole] per giudicare la rottura dell’accordo di Astana o meno è l’assenza dei bombardieri russi impegnati in raid su Idlib (i bombardamenti sono effettuati esclusivamente da l’aviazione siriana, con partenza dall’aeroporto di HAMA)”.
Infine, Al-Quds Al-Arabi conclude dicendo che
“E’ certo che quando il primo aereo decollerà dall’aeroporto di Hmeimim per bombardare Idlib, allora significherà che l’accordo di Sochi sarà diventato ormai un frutto del passato e che le relazioni russo-turche avranno subito una nuova una nuova trasformazione”.
Il fatto è che già due Su-24 russi hanno bombardato ieri le postazioni dei takfiri e/o del FNL, quindi sembra – a meno che non sia un’ultimo avvertimento – che la nuova fase sia già iniziata.
@vietato parlare