La Turchia minaccia di invadere la Grecia mentre l’Europa latita per cattiva coscienza

La UE e la Nato continuano a trattare l’a prepotenza della Turchia verso la Grecia come se essi fossero due stati che in egual misura meritano la stessa stima e la stessa considerazione. Ma la Turchia si sta da tempo rivelando aggressiva nei confronti di tutti i suoi vicini, fino a fagocitare sotto la sua influenza islamista anche porzioni di Africa e si prepara a determinare la politica libica di Serraj. Ma non è tutto: ora non si accontenta più di metà di Cipro ma prospetta di sfruttare le acque marittime greche, probabilmente fino a realizzare il desiderio di impadronirsi di alcune isole nell’Egeo o forse di tutta Cipro.

Mentre queste vicende si susseguono e la Turchia si fa sempre più invadente e forte , la UE latita , anzi  è indecifrabile. Per la UE è più odiosa la Siria ed il suo popolo a cui commina pesanti sanzioni che la Turchia, al centro di crimini planetari, ma ricca e quindi sempre accreditata al tavolo dei forti.

E passo dopo passo, assenza dopo assenza, arriviamo sin qui. Una sequela di omissioni ha portato a questo: “La Turchia è pronta per la guerra” … Questo è il titolo di un articolo del giornalista turco Uzay Bulut (pubblicato sul sito web del Gatestone Institute), in cui già dal 2018 descrive i piani di Recep Tayyip Erdogan e la sua intenzione di prendersi con la forza le isole greche sull’Egeo.

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  • Il partito al potere in Turchia e gran parte dell’opposizione sembrano determinati, per non dire ossessionati, dall’idea di invadere e conquistare queste isole greche in quanto considerate da sempre territorio turco.
  • “Quello che abbiamo fatto finora è nulla in confronto agli attacchi ancor più grandi che stiamo pianificando per i prossimi giorni, inshallah [se Allah lo vuole].” – Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, 12 febbraio 2018.
  • Il capo della Diyanet, la Direzione per gli Affari religiosi finanziata dallo Stato, ha apertamente descritto la recente invasione militare di Afrin come un “jihad”. Un termine che ha senso se si pensa che i turchi musulmani devono la loro maggioranza demografica in Asia Minore a secoli di persecuzioni e discriminazioni turche contro i cristiani, gli yazidi e gli ebrei della regione.

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La dinastia ottomana e il suo impero furono fondati da un capo nomade turcomanno attorno al 1300. Nel corso degli oltre seicento anni del periodo ottomano, i turchi ottomani, che rappresentavano anche il Califfato islamico, hanno regolarmente lanciato il jihad, invadendo e occupando terre in tre continenti.

I fautori del neo-ottomanesimo in Turchia abbracciano ancora con orgoglio il concetto di jihad (la guerra santa islamica) contro i kafir (gli infedeli). Il capo della Diyanet, la Direzione per gli Affari religiosi finanziata dallo Stato, ha apertamente descritto la recente invasione militare di Afrin come un “jihad”.

Questo termine ha senso se si pensa che i turchi musulmani devono la loro maggioranza demografica in Asia Minore a secoli di persecuzioni e discriminazioni turche contro i cristiani, gli yazidi e gli ebrei della regione. Nell’XI secolo, i jihadisti turchi dell’Asia centrale invasero e conquistarono l’Impero bizantino, cristiano e di lingua greca, aprendo la strada alla graduale turchificazione e islamizzazione della regione, attraverso metodi quali omicidi, rapimenti, stupri e conversioni forzate.

Il più grande assalto turco contro i cristiani avvenne nel XX secolo. Dal 1914 al 1923, i turchi ottomani commisero un genocidio contro i greci, gli armeni e gli assiri (siriaci/caldei). Ciò non ha impedito alla Turchia di diventare membro della NATO nel 1952. L’attacco non le ha nemmeno impedito, tre anni dopo l’adesione alla Organizzazione del Trattato Nord Atlantico, di commettere un selvaggio pogrom contro la popolazione greca di Istanbul, o di cacciare con la forza, nel 1964, i greci rimasti in Turchia.

E proprio perché i turchi non sono mai stati ritenuti responsabili delle loro azioni e aggressioni criminali che continuano a minacciare la sicurezza e la sovranità dei paesi vicini. È giunto il momento che l’Occidente si svegli e richiami all’ordine Ankara.
Uzay Bulut, musulmana di nascita, è una giornalista turca che vive ad Washington D.C.

da “La Turchia minaccia di invadere la Grecia

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Quindi, il desiderio della Turchia di invadere la Grecia non è esattamente un segreto. E’ almeno dal 2018 che sia il governo turco che i partiti di opposizione chiedono apertamente di occupare le isole greche nell’Egeo, che sostengono appartengano alla Turchia. “Se si verificasse un simile attacco, l’Occidente abbandonerà la Grecia a sé stessa?” è indicato, tra l’altro, nell’articolo.

La Turchia è attualmente coinvolta in numerosi conflitti militari internazionali, sia contro i suoi vicini come Grecia, Armenia, Iraq, Siria e Cipro, sia contro altre nazioni come la Libia e Yemen.

Queste azioni di Ankara mostrano che la politica estera del paese sta destabilizzando sempre più non solo singoli stati, ma anche l’intera regione. “Inoltre, il regime di Erdogan sta prendendo di mira militarmente la Siria e l’Iraq, inviando i suoi mercenari siriani in Libia per impadronirsi del petrolio libico e continuando, come al solito, a molestare la Grecia”.

Che uno dei principali obiettivi della Turchia sembra essere la Grecia è  testimoniato dalla presenza della nave Oruc Reis nell’Egeo.

Ci sono state preoccupazioni per un possibile intervento turco nel Mediterraneo orientale nel tentativo di evitare un accordo sulla delimitazione di una zona economica esclusiva (ZEE) tra la Grecia e l’Egitto, che è attualmente in discussione tra funzionari dei due paesi .

L’invadenza della Turchia nel Mediterraneo orientale è iniziata ai primi di luglio, non appena il paese ha trasformato Hagia Sophia, una volta la più importante cattedrale greca, in una moschea.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha collegato la conversione di Santa Sofia alla promessa di “liberare la moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme” (vedi qui).

Il 21 luglio, le tensioni sono aumentate nuovamente dopo che la Turchia ha annunciato la sua intenzione di collegare le indagini sismiche a parti della piattaforma continentale greca in una zona marittima tra Cipro e Creta nell’Egeo e nel Mediterraneo orientale.

Successivamente – visto che la Grecia ha minacciato di affondare la Oruc Reis e correva effettivamente il pericolo reale di una seria escalation – la Turchia ha chiesto l’apertura di un negoziato.

@vietatoparlare

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