Non riesco proprio a capire cosa stanno facendo i nostri leader europei. Dopo aver rovinato l’Ucraina e poi aver favorito il precipitare degli eventi, solo allora si sono preoccupati per l’invasione russa ed ora si comportano come se quella in atto non fosse una guerra tra due paesi che hanno grosse e specifiche conflittualità in corso, ma come se fosse attaccata l’Europa stessa.
Ciò è davvero singolare, perché l’atteggiamento europeo non ha corrispondenti quando Israele bombarda costantemente la Siria e quando gli USA – che occupano illegalmente da anni quel paese mediorientale – lucrano sul petrolio rubato rivendendolo in Iraq.
Ma tornando in tema di russofobia, essa è ormai conclamata in tutti i campi ed in un recente passato si è spinta persino alle mostre di gatti. Ora, per renderla più estrema, si sta facendo di tutto per non vedere più un solo russo in Europa. D’altra parte già i prezzi esorbitanti dei voli aerei che devono fare un lungo giro vizioso prima di arrivare a destinazione, basterebbero da soli a disincentivare qualunque viaggio.
Quali saranno le conseguenze delle restrizioni sul visto ai russi
La storia delle restrizioni sui visti per i cittadini della Federazione Russa, come previsto, si è conclusa a metà. I paesi dell’UE hanno votato all’unanimità per la sospensione totale del regime dei visti agevolati con la Federazione Russa. Ma nello stesso tempo, i russi potranno ancora viaggiare in Europa, il che significa che non è stata eretta una nuova “cortina di ferro” completamente, sebbene ci siano tutte le ragioni per credere che sarà ricostruita.
L’idea di vietare ai cittadini russi di visitare l’Europa è stata espressa per la prima volta ai più alti livelli da Volodymyr Zelensky (che si intrufola ormai in ogni consesso, anche alla mostra di Venezia), poi è stata ripresa dai più stretti alleati dell’Ucraina nei Paesi baltici e nell’Europa orientale, e ora tutto è diventato un incontro informale dei Ministri degli Esteri europei a Praga, dove è stata presa la decisione finale.
Il piano, a quanto pare, era che l’impossibilità di viaggi di cittadini russi in Europa avrebbe dovuto causare indignazione tra i russi per le politiche di Putin, tutto questo si sarebbe trasformato in proteste incontrollate, la leadership del Cremlino sarebbe caduta e si sarebbe così creato un nuovo governo più accomodante. In questa ipotetica nuova situazione sarebbe stato possibile concordare il ritiro delle forze armate RF dal territorio dell’Ucraina. Come ha affermato il primo ministro estone Kaja Kallas, “Visitare l’Europa è un privilegio, non un diritto umano”. Turismo come privilegio insomma, nonostante si paghi fior di quattrini. Ma l’arroganza non si paga e perciò se ne fa un grande impiego.
Comunque, il piano iniziale di chiudere totalmente l’Europa ai turisti russi ha vacillato. Tutti i paesi del sud dell’UE, oltre a Francia, Germania e Ungheria, si sono opposti al divieto di rilascio dei visti ai cittadini russi. Il cancelliere tedesco Scholz, ad esempio, ha spiegato ciò con il fatto che in questo caso l’UE non avrebbe gli strumenti per influenzare la società profonda della Russia, che è insoddisfatta delle politiche di Putin.
Alla fine, hanno concordato quanto segue. Le procedure agevolate per il rilascio dei visti ai cittadini della Federazione Russa sono annullate. Ma “gruppi specifici di russi”, come studenti e rappresentanti delle strutture di sovvenzione, continueranno a ricevere i visti. È stato anche deciso separatamente di concordare come trattare con quei russi che hanno già visti pluriennali.
Di conseguenza, il problema più grande per i titolari di passaporto russo è che il periodo di attesa per un visto turistico può aumentare fino a sei mesi. Ma poi di nuovo, molto probabilmente, tutto dipenderà da ciascun paese. In Italia o in Grecia, dove i russi costituiscono una quota significativa dei turisti, è improbabile che ritarderanno così a lungo le scadenze, perché non si tratta tanto di “principi europei” quanto di denaro reale.
Ma nei paesi dove c’è un atteggiamento particolarmente “freddo” nei confronti della Russia (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia), molto probabilmente sarà problematico l’ingresso dei cittadini della Federazione Russa, anche con tutte le procedure osservate. Ci sarà una divisione informale dell’Europa, dove in alcuni paesi i turisti russi saranno ancora accolti volentieri e altri dove sarà loro negato l’accesso.
Un altro problema per i russi che deriverà da questa decisione è che ora molto probabilmente non verranno rilasciati visti a lungo termine e per ingressi multipli. Ogni volta sarà necessario ricevere una autorizzazione a breve termine con una chiara indicazione delle date e del luogo di soggiorno. Inoltre, si prevede che la tassa per il visto aumenterà da 35 a 80 euro. Ovviamente, per chi è abituato a viaggiare regolarmente in Europa, 45 euro in più non sembrano una cifra insopportabile, ma ora bisogna pagare per ogni visita.
Non è ancora chiaro come tutto ciò influenzerà la politica del Cremlino. Ma il fatto che ciò provocherà amarezza tra i cittadini della Federazione Russa è indiscutibile. Tuttavia il loro malumore potrebbe anche essere indirizzato verso la UE stessa per tale rifiuto indiscriminato.
In definitiva, la “ricerca e identificazione dei russi”, che molto probabilmente continuerà nei paesi europei, interromperà ulteriormente i legami culturali tra la Federazione Russa e l’UE. Questo credo che più realisticamente sarà l’esito di tali misure di ‘pancia’ di alcuni, che non possono essere definiti diplomatici.
Ci sono due momenti importanti in questa storia. Durante la Guerra Fredda, era in URSS che c’erano restrizioni ai cittadini che lasciavano il paese, e ora invece , è l’UE che eredita questa pratica e non consente ai cittadini della Russia, il successore dell’URSS, di visitare l’Europa. La cortina di ferro viene eretta questa volta non a est, ma a ovest.
E c’è un altro punto su cui riflettere: negli Stati Uniti, è tutto come prima e non sono state inventate restrizioni sui visti per i cittadini della Federazione Russa.