La UE rinnova le sanzioni alla Siria, ma per cosa?

mercoledì, maggio 31, 2017

Patrizio Ricci
                                            
Ovviamente le motivazioni della UE sono farneticanti: le sanzioni hanno causato più morti dei combattimenti stessi, e solo il governo siriano e gli alleati russi-iraniani stanno combattendo seriamente il terrorismo.
In Siria non è in corso nessuna insurrezione ma una ‘proxy-war’ voluta da potenze esterne con il contributo diretto di mercenari, per la maggior parte, salafiti. E’ noto infatti che la coalizione internazionale ed i vari attori arabi sono presenti in Siria per rompere con la forza l’asse Iran- Iraq – Siria – Libano, vanificando così il tentativo iraniano di realizzare una ‘mezzaluna’ sciita sotto la sua influenza. L’alternativa che però si sta prefigurando (appoggiata dall’occidente), è la nascita di un califfato sotto l’influenza diretta di al Qaeda nelle sue varie declinazioni.

I segni sono più che eloquenti: gli Usa hanno ricominciato a finanziare la guerriglia ed hanno appena tolto al Qaeda (Hay’at Tahrir al-Sham) dalla lista delle formazioni terroriste mentre la UE fornisce sostegno alle formazioni terroriste, anche direttamente tramite proprie forze speciali nella zona di al Tanf, lungo il confine giordano.

Per quando riguarda l’embargo, al precedente rinnovo, quello del 2016, ci fu una grande mobilitazione dei vescovi siriani che trovarono appoggio anche da alcuni partiti di opposizione nel Parlamento italiano (a fine 2015 sono state presentate due mozioni da parte della Lega e del M5S). In parlamento fu ascoltato anche il vescovo Tobji (QUI il video) che ebbe unanimità di consensi ma purtroppo (ed inaspettatamente) senza conseguenze politiche.

All’appello dei vescovi siriani, lanciato anche sotto forma di petizione lanciata su Change Org, si unì anche il premio Nobel Mairead Maguire. Questi tentativi sono stati tutti vani, nessun effetto, non fu permesso alcun dibattito parlamentare. In sede europea non si reputò necessaria neanche la benché minima discussione tra i ministri degli esteri. Sì, l’embargo che ha causato più morti della guerra e che colpisce soprattutto la popolazione civile non è stato oggetto di nessuna valutazione, di nessuna discussione.

Le sanzioni non servono il fine che dicono di perseguire: portano conseguenze atroci nella vita dei più deboli ed indifesi. La mancanza di merci in entrata, il gasolio, le sementi, i farmaci, i pezzi di ricambio per quel che rimane dell’industria,  precludono anche la possibilità di un’economia di sussistenza ed hanno consegnato milioni di persone alla dipendenza degli aiuti umanitari.
In definitiva, le privazioni derivanti dalle sanzioni, lungi dal realizzare il proposito dell’occidente di indebolire l’apparato militare governativo (che è l’unico che insieme alla Russia lotta contro i terroristi), si sommano alle privazioni della guerra in corso da 6 anni che gravano innanzitutto sulla società civile. Per contro, le armi in Siria non mancano mai…

A fronte di questa realtà ampiamente testimoniata, la risposta del potere alle giuste istanze di interruzione delle sanzioni, è stata di norma il  fastidio. Nè la Ue, nè i governi nazionali ritengono ormai di dover dare alcuna risposta alle numerose interrogazioni parlamentari ed iniziative portate dalla società civile ed all’evidenza.  L’atteggiamento di noncuranza ed il disprezzo per gli effetti che le sanzioni hanno sul popolo siriano, erano già molto chiari, quando i ministri degli esteri della UE dal 2012, sono chiamati a discutere il rinnovo delle stesse. Da allora, i responsabili della UE optano  per il rinnovo automatico, esprimendo il proprio consenso senza alcuna discussione.

Ricordiamo che 2016 per il rinnovo di un anno i ministri degli esteri  non si sono neanche incontrati ritenendo la posta elettronica un metodo del tutto sufficiente per rinnovare un simile provvedimento che ricade sulla testa di tutti i siriani. Molto probabilmente, come nel 2016,  queste sanzioni ancora una volta sono state decise senza una seria discussione e secondo gli indirizzi stabiliti nel G7 di Taormina. Questo dimostra che siamo in una situazione di chiara sospensione di democrazia in Italia ed in UE.

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