Diversi media, continuano ad esibire certezze sulla responsabilità governativa della strage di Ghouta (Siria – Damasco – 21 agosto 2013) ma dicono il falso .
L’attacco chimico a Ghouta non si può liquidare in modo approssimativo secondo i tam-tam mediatici. Ancora non si sa esattamente neanche il numero delle vittime: esse vanno da “almeno 281 a 1.729 morti” dice wikipedia). Fornisco di seguito utili elementi per giudicare quell’evento:
1. L’indagine commissionata dall’Onu (richiamata nell’articolo ) non ha indagato solo sull’attacco chimico di Ghouta ma anche di quelli effettuati in altre località, precisamente: a Khan Al Asal (19 marzo) , a Saraqueb (29 marzo), a Sheik Maqsood (13 aprile), a Ghouta (21 agosto), a Bahhriyeh (22 agosto), a Jobar (24 agosto), a Ashrafiah Sahnaya (25 agosto). I risultati delle indagini non hanno provato in alcun caso responsabilità imputabili ai governativi mentre hanno potuto accertare nelle località Khan Al Asal, Jobar l’uso certo di un agente nervino contro l’esercito siriano da parte dei ribelli. Viene precisato dagli ispettori che l’indagine è stata effettuata a posteriori e non c’è certezza in nessun caso che le prove non siano state manipolate.
In definitiva la Commissione non ha potuto accertare la responsabilità dell’eccidio di Ghouta (qui il rapporto conclusivo: United Nations Mission to Investigate Allegations of the Use of Chemical Weapon ).
Però è significativo che accanto a quelle della Commissione Onu sono state svolte altre indagini indipendenti:
2. Il Mit (Scienze, Tecnology e Global Security Working Group- Massachuset Institute of Tecnology – USA) ha effettuato una proprio ricerca . Lo studio dimostra che l’attacco chimico di Ghouta non può essere stato effettuato da Damasco (Possible implication of faulty US tecnichal intelligence in the Damascus nerve agent attack)
3. Un’altra indagine è stata effettuata dal premio Pulitzer Seymour Hersh (vedi qui http://www.rainews.it/…/Siria-furono-i-ribelli-ad-usare… e qui http://www.huffingtonpost.it/2014/04/09/siria-attacco-chimico_n_5116324.html ). Il risultato di questa inchiesta è che l’attacco è stato effettuato dai ribelli e non dai governativi.
4. Dubbi sulla paternità dell’attacco è stato sollevato anche dall’l’Istituto Internazionale per la Pace, Giustizia e Diritti Umani (ISTEAMS) ha pubblicato una sua relazione (The chemical attack of east Ghouta).
Lo studio di ISTEAMS mette in luce che molte delle prove mostrate sono artefatte e sono state utilizzate con il chiaro intento di manipolare l’opinione pubblica e provocare un intervento militare occidentale.
La prova più significativa è che il documento prova che molte delle vittime attribuite all’attacco chimico di est-Ghouta in realtà sono uomini, donne e bambini uccisi, sequestrati, o scomparsi a seguito degli attacchi dei ribelli avvenuti il 3 agosto 2013 contro 11 villaggi alawiti di Latakia (le persone scomparse in quell’occasione furono più di 400, e quell’episodio non suscitò alcuna indignazione da parte della Comunità Internazionale).
Ci sono anche report giornalistici in cui i ribelli rivendicano la paternità della strage (articolo di Dale Gavlak che lavora anche per Associated Press).