La visione di Putin sui principali temi mondiali: Valdai 2017

L’intervento di Vladimir Putin al Forum Valdai 2017

Errori (domanda di Sabine Fischer, Fondazione Scienze e Politiche, Berlino).

Signor Presidente, Lei è stato molto critico verso le politiche dell’ Occidente a proposito delle sue relazioni con la Russia. A dire la verità, molti temi da Lei toccati richiedono una discussione critica approfondita. Allo stesso tempo sappiamo che in ogni rapporto (fra paesi come fra persone), entrambe le parti fanno errori. E dunque ho una domanda. Quali sono gli errori politici che, a parer Suo, ha commesso la Russia nelle relazioni con l’ Occidente nel corso degli ultimi 15 anni e cosa deve essere fatto, quali conclusioni devono essere tratte per il futuro di queste relazioni?).

Vladimir Putin – Il nostro errore più serio nelle relazioni con l’ Occidente è stato un eccesso di fiducia. E il vostro errore è stato che avete inteso la fiducia come debolezza, e ne avete approfittato. Quindi è necessario lasciarsi tutto ciò alle spalle, girare pagina e andare avanti, costruendo le nostre relazioni sulla base del reciproco rispetto e trattandoci l’un l’altro come interlocutori alla pari che esprimono valori alla pari.

Futuro della Russia

Vladimir Putin – Dobbiamo rendere la Russia molto flessibile e altamente competitiva. Flessibile in termini di forma e di metodo di governo, flessibile in termini di sviluppo di una economia che sia preparata ad affrontare il futuro, in termini di introduzione di tecnologia avanzata, di creazione di opportunità e di loro utilizzo. Inutile dire che dobbiamo rinforzare le nostre capacità difensive e migliorare il nostro sistema politico in modo da renderlo un organismo vivente e svilupparlo e tenerlo complessivamente aggiornato. E in tema di tecnologia, la persona alla mia sinistra, il fondatore di una grande compagnia globale, ha palato di Big Data. Sapete, noi non abbiamo davvero coscienza di cosa si stia parlando. Forse lo sapete, molti lo hanno sentito, di un caso recente verificatosi negli Stati Uniti, quando una società improvvisamente ha iniziato a mandare ad una ragazzina di 14 anni offerte per comprare prodotti per donne in stato interessante, il che ha offeso i suoi genitori. I due hanno scritto un reclamo alla società e la società si è scusata. Poi si è scoperto che la ragazza era davvero incinta. Né lei né i suoi genitori lo sapevano. Abbiamo saputo che sulla base di un gran numero di dati, del cambiamento negli interessi della ragazza, delle preferenze, delle domande e delle ricerche, una macchina può giungere alla conclusione di avere a che fare con una donna incinta e quindi ordinare ad un’ altra macchina di offrire prodotti per donne incinte. Siamo per la prima volta alle prese con una sorta di controllo su umani amministrati dalla tecnologia. Dobbiamo tenere conto del fatto che ci sono aspetti sia positivi che negativi in tutto questo. Dobbiamo riflettere su ciò nel nostro pese e usarlo per il bene della nostra gente. Questo è il nostro super-compito.

Guerra Fredda (nuova)

Avevamo [fra Stati Uniti e URSS/Russia] più divergenze e discordie ai tempi sovietici. In ogni caso sa di cos’altro c’era abbondanza? Rispetto. Fatico ad immaginare che ai tempi dell’Unione Sovietica si potessero ammainare le bandiere sovietiche dalle missioni diplomatiche sovietiche. E tuttavia lo avete fatto. Non è il solo segno di mancanza di rispetto. Tale mancanza si dimostra non solo in queste azioni formali, ma anche nelle questioni di sostanza. Ne abbiamo già parlato oggi, e quindi non è probabilmente il caso di tornarci. Avevamo più rispetto dei reciproci interessi. Certo, il rispetto deve essere sostento dalla potenza economica e militare, questo è chiaro. Va a noi stessi gran parte del biasimo per esserci messi da soli in questa posizione. In una posizione umiliante, come negli anni novanta, quanto vi abbiamo permesso di accedere alle nostre installazioni nucleari sperando che faceste altrettanto. Comunque non lo avete fatto, e aspettarsi qualcosa da voi è stato probabilmente una dimostrazione di stupidità da parte degli esponenti della “nuova Russia” che lo fecero. Comunque vorrei chiudere le mie osservazioni su di una nota positiva. Io credo molto che la soluzione delle questioni di reciproco interesse dipenda dal lavoro comune. Ciò dovrebbe aiutarci a rimanere concentrati sul pensiero che le nostre prospettive sono buone. Abbiamo appena parlato della Siria. Per ritornare sul tema (credo di non poter svelare i dettagli) teniamo incontri fra gruppi tematici, a livello di servizi segreti, di Ministero della Difesa, di Ministero degli Esteri, quasi su base settimanale. Abbiamo ottenuto alcuni risultati, il che significa che siamo in grado di farlo.

Multilateralismo

Il mondo è entrato in un’ era di rapidi cambiamenti. Cose che erano ancora poco fa considerate fantasiose o inattuabili sono diventate realtà e parte delle nostre vite quotidiane. Processi qualitativamente nuovi si stanno sviluppando simultaneamente in ogni sfera di attività. Veloci cambiamenti nella vita pubblica in molti paesi e la rivoluzione tecnologica sono interconnesse con cambiamenti sull’arena internazionale. La competizione per un posto nella gerarchia globale si va esacerbando. Quindi molte vecchie ricette di gestione globale, di soluzione dei conflitti e delle contraddizioni naturali non sono più applicabili, spesso falliscono, mentre non ve ne sono ancora disponibili di nuove. Naturalmente gli interessi degli stati non coincidono sempre, al contrario. Ciò è normale e naturale. E’ sempre stato così. Le potenze egemoni hanno diverse strategie e percezioni del mondo. Questa è l’ essenza immutabile delle relazioni internazionali, che sono costruite sul bilanciamento fra cooperazione e competizione. Vero è che quando questa bilancia è alterata, quando l’ osservanza o persino l’ esistenza di regole universali è messa in dubbio, quando gli interessi sono promossi costi quel che costi, le divergenze diventano imprevedibili e pericolose e portano a conflitti violenti. Non un solo problema internazionale può essere risolto in circostanze simili ed in un simile quadro e dunque le relazioni intestatali semplicemente si degradano. Il mondo diventa meno sicuro. Invece di democrazia e progresso viene lasciato campo libero ad elementi radicali e a gruppi estremisti che rifiutano la civiltà stessa e cercano di tornare ad un passato remoto, al caos, alla barbarie.

La storia degli ultimi anni fornisce una rappresentazione fedele di ciò. Basta guardare cosa è successo nel Medio Oriente, che alcuni attori hanno provato di risistemare e riformattare secondo i loro gusti, imponendo un modello di sviluppo estraneo attraverso colpi di Stato all’uopo organizzati, o semplicemente con la forza delle armi. Invece di lavorare assieme per aggiustare la situazione e portare un colpo effettivo al terrorismo, invece di condurre una lotta (nei fatti simulata ed inesistente), alcuni nostri colleghi fanno tutto il possibile per rendere permanente il caos in questa regione. Alcuni pensano ancora che si possa ancora utilizzare il caos a proprio vantaggio. Nel frattempo ci sono alcuni esempi positivi nell’esperienza recente. Come probabilmente avete capito, mi riferisco all’esperienza siriana. Dalla quale apprendiamo che esiste una alternativa a questo genere di politica arrogante e distruttiva. La Russia sta combattendo i terroristi al fianco del legittimo governo siriano e di altri stati della regione, e agisce sulla base del diritto internazionale.

Devo dire che queste azioni e i progressi che ne sono seguiti non sono stati facili. C’è un forte elemento di dissenso nella regione. Ma ci siamo rinforzati con la pazienza e, soppesando ogni mossa e ogni parola dei nostri nemici, abbiamo lavorato con tutti i partecipanti a questo processo con rispetto per i loro interessi. I nostri sforzi, il cui risultato è stato messo in dubbio dai nostri colleghi ancora recentemente, stanno ora (diciamolo con cautela) instillando una speranza. Si sono dimostrati molto importanti, corretti, professionali e tempestivi. O, prendete un altro esempio: il confronto intorno alla penisola coreana. Sono sicuro che abbiate affrontato questo argomento estensivamente. Sì, noi condanniamo senza ambiguità i test nucleari condotti dalla Repubblica Democratica Popolare di Corea e soddisfiamo completamente le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite relative alla Corea del Nord.

Colleghi, voglio sottolineare con enfasi questo aspetto in modo che non siano possibili interpretazioni soggettive. Noi osserviamo tutte le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. In ogni caso questo problema può naturalmente essere risolto solo attraverso il dialogo. Non dobbiamo spingere la Corea in un angolo, minacciare azioni di forza, inclinare alla rozza maleducazione ed all’invettiva. Piaccia o non piaccia il regime della Corea del Nord, non dobbiamo dimenticare che la Repubblica Democratica Popolare di Corea è uno stato sovrano. Tutte le controversie devono essere risolte in una maniera civile. La Russia ha sempre favorito tale approccio. Siamo fermamente convinti che anche i nodi più aggrovigliati (sia che si parli delle crisi in Siria, Libia, Penisola Coreana o, poniamo, Ucraina) debbano essere sciolti, non tagliati.

NorthStream

Una volta gli apologeti della globalizzazione provavano a convincerci che l’interdipendenza economica universale avrebbe prevenuto i conflitti e le rivalità geopolitiche. Tuttavia, questo non è accaduto. Al contrario, la natura delle contraddizioni si è fatta sempre più complicata, sviluppandosi su più livelli e lungo diverse linee. Per la verità, mentre le interconnessioni sono un fattore di contenimento e stabilizzazione, assistiamo anche ad un crescente numero di esempi di politica che entra in conflitto violento con l’ economia e con le logiche di mercato. Ci avevano messi in guardia: tutto questo è inaccettabile, controproducente e deve essere evitato.

Ora gli stessi che lanciavano avvertimenti fanno proprio loro tutto ciò. Alcuni non si preoccupano nemmeno di inventare dei pretesti politici per promuovere i loro immediati interessi commerciali. Per esempio, il recente pacchetto di sanzioni adottato dal Congresso USA è apertamente inteso ad escludere la Russia dai mercati energetici europei e a costringere l’Europa a comprare il più costoso gas liquefatto prodotto dagli Stati Uniti, sebbene la scala di questa produzione sia ancora troppo modesta. Si stanno facendo tentativi per alzare ostacoli ai nostri sforzi di creare nuove vie di approvvigionamento energetico (South Stream e North Stream) sebbene la diversificazione logistica sia economicamente efficiente, sia utile all’Europa e aumenti la sua sicurezza. Lasciate che lo ripeta: è solo naturale che ogni stato abbia interessi politici, economici e di altra natura. Il problema sono i mezzi con cui tali interessi sono tutelati e promossi.

ONU

Colleghi, come vediamo il futuro dell’ ordine internazionale e del sistema di governo globale? Per esempio, nel 2045, quando l’ ONU vedrà il suo centesimo anniversario? La sua creazione è divenuta un simbolo del fatto che l’ umanità, a dispetto di tutto, è in grado di sviluppare regole di condotta comuni e di seguirle. Non essendo poi tali regole state osservate, ne sono inevitabilmente derivate crisi e altre conseguenze negative.

In ogni caso, negli ultimi decenni, abbiamo assistito a diversi tentativi di sminuire il ruolo di questa organizzazione, di screditarla, o semplicemente di prenderne il controllo. Secondo noi l’ ONU, con la sua eredità universale, deve rimanere il centro del sistema internazionale. Il nostro fine comune è aumentare la sua autorità ed efficacia. Non ci sono alternative all’ONU, oggi.

Per quanto riguarda il diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza, che è a sua volta messo in discussione, bisogna ricordarsi che questo meccanismo è stato pensato e attuato per evitare confronti diretti fra gli stati più potenti, come garanzia contro l’arbitrio e la prepotenza, in modo che nessun singolo paese, nemmeno il più influente, possa rivestire le proprie azioni aggressive con una apparenza di legittimità. In ogni caso, parliamone, gli esperti sono qui, e sanno che l’ ONU ha legittimato a posteriori le azioni di singoli membri nel proscenio internazionale. Certo, è qualcosa, ma nulla che di per sé possa dare un contributo positivo. Servono riforme, il sistema dell’ ONU ha bisogno di essere migliorato, ma le riforme possono solo essere graduali, evolutive e, naturalmente, devono essere sostenute dalla maggioranza schiacciante dei membri in un procedimento internazionale all’interno della stessa organizzazione, con consenso corale. La garanzia dell’ efficacia dell’ ONU sta nella sua natura rappresentativa. Vi è rappresentata la maggioranza assoluta degli stati sovrani del mondo. I principi fondamentali dell’ ONU dovrebbero essere preservati per gli anni e i decenni a venire, visto che nessun’ altra entità è in grado di rappresentare l’ intero spettro delle politiche internazionali.

Rivoluzione d’ Ottobre

Una rivoluzione è sempre il risultato di un errore di calcolo sia di quelli che vogliono conservare, congelare in ogni modo un ordine di cose ormai superato che ha chiaramente bisogno di essere cambiato, e di quelli che aspirano a velocizzare i cambiamenti, e che devono ricorrere alla guerra civile ed alla resistenza distruttiva.

Oggi, se ci volgiamo alle lezioni di un secolo fa, per essere precisi della Rivoluzione Russa del 1917, vediamo come i suoi risultati siano stati ambigui, e come siano strettamente intrecciate le conseguenze negative e quelle positive, che pure dobbiamo riconoscere. Chiediamoci: sarebbe stato possibile seguire una via evolutiva piuttosto che passare per una rivoluzione? Avremmo potuto evolverci per graduali e sostanziali movimenti progressivi piuttosto che al prezzo di distruggere il nostro stato e di spezzare senza pietà milioni di vite umane? In ogni caso, il modello e l’ ideologia largamente utopistici che lo stato nuovamente formato tentò di realizzar subito dopo la rivoluzione del 1917 fu un potente vettore di trasformazione in tutto il mondo (il che è abbastanza evidente e deve essere riconosciuto), provocò una vasta riconsiderazione dei modelli di sviluppo, e innescò una competizione ed una rivalità il cui beneficio, direi, fu raccolto in prevalenza dall’Occidente. Mi riferisco non solo alle vittorie geopolitiche seguite alla Guerra Fredda.

Molti progressi del mondo Occidentale nel ventesimo secolo furono risposte alle sfide poste dall’Unione Sovietica. Parlo dell’ aumento della qualità della vita, alla formazione della classe media, alla riforma del mercato del lavoro e della sfera sociale, alla promozione dell’ educazione, alla tutela dei diritti umani, inclusi i diritti delle minoranze e delle donne, al superamento della segregazione razziale che, come forse ricorderete, era una vergognosa pratica di molti paesi, inclusi gli Stati Uniti, fino a pochi decenni or sono. In seguito ai cambiamenti radicali avvenuti nel nostro paese e in tutto il mondo all’inizio degli anni novanta, si è presentata una possibilità veramente unica di aprire un nuovo capitolo nella storia. Mi riferisco al periodo successivo alla fine dell’ Unione Sovietica. Sfortunatamente, dopo aver diviso l’eredità geopolitica dell’ Unione Sovietica, i nostri interlocutori occidentali si sono convinti della giustezza intrinseca della loro causa e si sono auto dichiarati vincitori della guerra fredda (come ho già accennato) e hanno preso ad interferire negli affari di paesi sovrani, ad esportare la democrazia proprio come la dirigenza sovietica aveva tentato di esportare la rivoluzione socialista al resto del mondo, a suo tempo.

Siria

La prima cosa che vorrei fare, a proposito dell’accordo sulla Siria e del processo di Astana, è ringraziare il Presidente del Kazakistan Nursultan Nazarbayev per aver reso possibile a noi ed agli altri partecipanti di questo processo incontrarci ad Astana. Il Kazakistan non è solo il posto dove ci siamo incontrati. E’ un contesto molto adatto visto che il Kazakistan mantiene la neutralità. Non interferisce nei complessi processi regionali ed è rispettato come intermediario. Vorrei notare che ad un certo punto il Presidente Nazarbayev si è preso la responsabilità di impedire alle parti di scontrarsi e ai negoziatori di abbandonare il tavolo. E’ stata una cosa molto positiva, e gli siamo molto grati per questo.

Per quanto riguarda la situazione dei negoziati, stanno procedendo lungo una direttrice positiva. Ci sono stati momenti buoni e momenti cattivi, dei quali parlerò in seguito ma, in definitiva, il processo avanza positivamente. Grazie alla posizione assunta dalla Turchia, dall’ Iran e, ovviamente, dal Governo Siriano, siamo stati in grado di ridurre le distanze nelle posizioni delle parti sul tema chiave della cessazione delle violenze e sulla creazione di zone di de-escalation. E’ il risultato più significativo che abbiamo ottenuto in Siria negli ultimi due anni, in particolare nel contesto del processo di Astana.

Devo notare che altri paesi, inclusi gli Stati Uniti, stanno dando un contributo rilevante. Sebbene non stiano partecipando direttamente ai colloqui di Astana, stanno influenzando il processo da dietro le quinte. Manteniamo una stabile cooperazione con i nostri interlocutori americani in questa sfera, su questa linea, sebbene non senza divergenze. Comunque nella nostra cooperazione ci sono più elementi positivi che negativi. Al momento abbiamo trovato un accordo su molte questioni, comprese le zone di de escalation meridionali, dove sono presenti anche interessi israeliani e giordani. Naturalmente questo processo non sarebbe stato ciò che è stato senza il contributo positivo di paesi come l’Arabia Saudita, l’Egitto, la Giordania, come di molti altri paesi, piccoli ma importanti incluso, a proposito, il Qatar. Che prospettive ci sono? Abbiamo ragione di credere (cercherò di esprimermi con cautela) che la faremo finita con i terroristi entro breve. Ma questo non è causa di particolare esultanza, non è sufficiente a dire che il terrorismo è morto e sepolto. Perché, in primo luogo, il terrorismo è un fenomeno molto radicato, radicato nell’ingiustizia del mondo contemporaneo, nei torti che molte nazioni, etnie e gruppi religiosi subiscono e nella mancanza di una educazione completa in interi paesi del mondo. La mancanza di una normale, effettiva, educazione di base è suolo fertile per il terrorismo.

Ma se liquidiamo la sacca di resistenza terrorista in Siria, di certo non significa che la minaccia alla Siria, alla regione ed al mondo nel suo complesso sia cessata, no di certo. Al contrario, bisogna sempre restare sul chi vive. Il processo, in via di definizione, fra l’ opposizione ed il governo è anch’esso fonte di preoccupazione. E’ in corso, ma procede molto lentamente, in maniera impercettibile; le parti in conflitto diffidano molto l’ una dell’ altra. Spero che sarà possibile superare questo ostacolo. Una volta stabilite le zone di de escalation, speriamo di muovere alla fase seguente. C’è un idea di convocare un congresso del popolo siriano, mettendo assieme tutti i gruppi etnici e religiosi, il governo e le opposizioni. Se riuscissimo in questo, anche con il supporto di paesi garanti e anche delle principali potenze fuori dalla regione (l’Arabia Saudita, gli Stati Uniti e l’Egitto) sarebbe un ulteriore passo, molto importante, sulla via della sistemazione politica. E a qual punto forse si potrebbe procedere alla stesura di una nuova costituzione. Ma è presto per parlarne ora. E’ un piano appena abbozzato.

(interviene il moderatore Fyodor Lukyanov): Signor Presidente, le zone di de-escalation porteranno ad una divisione della Siria?)

Vladimir Putin: un simile rischio esiste, ma come ho detto prima, non voglio che si tratti di un abbozzo di spartizione della Siria, al contrario, voglio che si crei una situazione per cui, una volta che le zone di de escalation sono stabilite, la gente che controlla queste zone entri in contatto con Damasco, con il governo. A dire il vero ciò accade già in molti posti. Per esempio a sud di Damasco, in un piccolo territorio controllato dall’opposizione, la gente va a lavorare a Damasco e torna a casa ogni giorno. Vede: la vita quotidiana incoraggia la comunicazione. Spero tanto che questa prassi evolverà nelle altre zone di de escalation così che gradualmente, passo dopo passo, la cooperazione incomincerà a livello quotidiano, il che, secondo me, dovrebbe estendersi in accordi politici di lungo termine.

Stati Uniti

(risposta all’analista americana Toby Gati che aveva chiesto: non vi importa di rinforzare ogni stereotipo negativo sugli Stati Uniti e di rendere più difficile superarli?)

Vladimir Putin: prima di tutto ciò è connesso alla reciproca disposizione critica. Vorrei segnalare alla vostra attenzione il fatto che, come sicuramente sapete, una campagna anti russa senza precedenti è stata lanciata negli Stati Uniti: è iniziata nelle ultime fasi dall’amministrazione Obama, e non è ancora finita. Non capisco perché siate sorpresi dalla mia disposizione critica verso l’ attività della precedente amministrazione USA, come verso quella dell’ attuale. Gli Stati Uniti hanno lanciato una campagna in alcun modo provocata contro la Russia. Qualcuno ha perso le elezioni contro il Signor Trump, la Russia è stata accusata di qualsiasi cosa ed è stata montata una perniciosa isteria anti Russa (non posso descriverla in altro modo). Ogni ostacolo, ogni fallimento, è attribuito alla Russia. Non è forse così? Certo, è proprio così: su ogni tema. Seguono la pista russa, e, guarda il caso, ne trovano immediatamente una. Questa è la mia prima considerazione.

Secondo: oggi ci siamo incontrati qui non per appuntarci l’un l’altro medaglie ed onorificenze. Stiamo discutendo e lo stiamo facendo con onestà e sincerità. Ho esposto la mia posizione su molti aspetti delle nostre relazioni che considero negativi. Non ho creato stereotipi: ho parlato di fatti. Per esempio: il fatto che le armi chimiche non siano state eliminate. E’ uno stereotipo o un fatto? E’ un fatto. Al posto di soddisfare i nostri impegni bilaterali li hanno cambiati unilateralmente e non stanno osservando il contenuto del trattato. Ho parlato di questo. In ogni caso questo non significa che le nostre relazioni nel passato non… Sì, a proposito, quando ho detto che abbiamo consentito a nostri interlocutori accesso a tutte le installazioni nucleari: cos’è questo, un qualche tipo di stereotipo anti americano? Ovviamente no. Ho parlato della nostra apertura, ed ho detto che quela apertura non è stata debitamente apprezzata. Poi è del tutto ovvio e devo ripeterlo: come ex direttore dell’ FSB, so per certo che c’è stato un supporto massiccio al separatismo ed al radicalismo nel Caucaso settentrionale. Non chiedetemi come lo so: lo so. Non ci sono stati bombardamenti a Belgrado? Senza approvazione del Consiglio di Sicurezza? E’ uno stereotipo? E’ un fatto. Sono gli Stati Uniti a creare questi “stereotipi”.

Comunque, ciò non significa che non vi sia nulla di buono nei nostri rapporti. Ci sono state anche cose buone, concordo con Lei: il sostegno all’adesione al WTO, è vero, e altri sviluppi positivi. Anche a livello personale abbiamo avuto discussioni e contatti proficui. Ad esempio non dimenticherò mai il sostegno di Bill Clinton quando muovevo i primi passi come Primo Ministro. Boris Eltsin mi mandò in Nuova Zelanda al suo posto e quella fu la prima volta che incontrai il Signor Clinton. Stabilimmo un rapporto umano molto positivo, buono e gentile. In altre parole, avremmo anche qualcosa di positivo di cui parlare, ma io voglio concentrarmi sull’ordine del giorno. Per cosa siamo qui: per farci complimenti? La situazione attuale lascia molto a desiderare, o no? Siete isterici, siete malcontenti, ammainate le nostre bandiere, chiudete le nostre missioni diplomatiche. Vede qualcosa di buono in tutto questo? Ed è tutto frutto di problemi accumulati. Ho spiegato da dove vengono. Dopo tutto, non siamo qui per farci complimenti e moine, ma per identificare i problemi, individuare la loro origine e pensare a come risolverli. Si possono risolvere o no? Credo di si. Lavoriamoci assieme. Aspettiamo i suoi consigli e le sue raccomandazioni.

Ucraina

Riguardo all’Ucraina Lei ha detto che, secondo gli europei, la palla è nel campo della Russia. Ebbene, noi pensiamo che la palla sia nel campo dell’Europa, perché, a causa della posizione del tutto priva di spirito costruttivo (come vedete sto scegliendo le parole in modo da non sembrare maleducato) dei precedenti componenti la Commissione Europea, la situazione si è spinta fino al colpo di Stato. Sapete che fecero. Il problema era solo relativo alla firma, da parte dell’Ucraina, di un accordo di associazione, un accordo economico con l’Unione Europea. Il Presidente Yanukovich ad un certo punto disse: “Ho un problema con questo testo, devo rivedere i tempi di sottoscrizione. Lavoriamo su questo testo ancora un po’”. Non ha mai rifiutato di firmarlo. Sono seguiti i disordini sostenuti dagli Stati Uniti (sostenuti finanziariamente, politicamente e mediaticamente) e da tutta l’Europa. Hanno sostenuto una presa di potere incostituzionale, una presa di potere sanguinosa, con morti sul terreno, ed hanno spinto la situazione verso la guerra nel sud est Ucraina. La Crimea ha dichiarato l’ indipendenza e la sua riunificazione con la Russia, e adesso pensate che siamo noi a doverci rimproverare tutto quello che è successo?

Chi è stato che ha sostenuto il colpo di Stato incostituzionale? L’attuale situazione è il risultato di una presa di potere incostituzionale in Ucraina, ed è l’Europa colpevole, perché è lei che l’ha sostenuta. Cosa sarebbe stato più facile che dirgli: “Voi avete fatto il colpo di Stato e, dopo tutto, anche voi siete garanti”? Come garanti i Ministri degli Esteri di Polonia, Francia e Germania hanno firmato un documento, un accordo fra il Presidente Yanukovich e l’opposizione. Tre giorni dopo, quell’accordo è stato calpestato, e dove erano i garanti? Chiedeteglielo: dove eravate voi garanti? Perché non gli avete detto “per favore, rimettete le cose a posto. Rimettete Yanukovich al potere e tenete elezioni democratiche e costituzionali”? Avevano ogni possibilità di vincere, il 100%. Nessun dubbio. No: hanno preferito fare un colpo di Stato. Bene. Abbiamo preso atto di questo fatto, lo abbiamo accettato e abbiamo firmato gli accordi di Minsk. A questo punto l’attuale dirigenza ucraina ha sabotato ogni paragrafo di quell’accordo, e ciascuno lo può vedere alla perfezione. Tutti quelli che partecipano al processo negoziale ne sono pienamente consapevoli, ve lo assicuro. Non un singolo passo è stato compiuto verso la realizzazione degli accordi di Minsk. E nonostante tutto questo tutti dicono: “le sanzioni non saranno tolte sino a che la Russia non realizza gli accordi di Minsk”.

Tutti quanti hanno ormai capito che l’attuale dirigenza ucraina non è in condizione di soddisfare gli accordi. Ora che la situazione in quel paese ha toccato il fondo sia in termini di economia che di politica interna, e che la polizia usa il gas contro i manifestanti, aspettarsi che il Presidente dell’Ucraina faccia il minimo passo verso l’attuazione degli accordi di Minsk è un esercizio futile. Non ho idea di come potrà farlo. Ma sfortunatamente non esistono alternative.

Comunque continueremo a lavorare nel Formato Normandia per tutto il tempo che piacerà ai nostri colleghi, e cercheremo di realizzare questi accordi di Minsk che Lei ha menzionato. Giusto di recente abbiamo sostenuto una iniziativa di inviare in loco una forza di interposizione delle Nazioni Unite. Nemmeno una forza di interposizione, ma unità armate delle Nazioni Unite con il compito di proteggere il personale dell’OSCE. Ci avevano sempre detto e chiesto di armare il personale dell’OSCE che opera sulla linea di contatto. Avevamo subito aderito a questa richiesta. Ma l’OSCE ha rifiutato di farlo. Sono sicuro che Lei ne è a conoscenza, e molti, fra il pubblico, che hanno a che fare con queste cose, ne sono a conoscenza. L’OSCE ha detto: “no, non possiamo farlo, non abbiamo le competenze, non abbiamo le armi, non abbiamo mai usato le armi nelle nostre operazioni. Inoltre temiamo che le armi ci trasformino in bersagli per le parti in conflitto”. E un no è un no. A questo punto il Presidente Poroshenko ha tirato fuori l’idea di creare condizioni adeguate per proteggere il personale OSCE con l’aiuto di unità armate dell’ONU. Abbiamo concordato e praticamente abbiamo iniziato il processo, per evitare di essere accusati di sabotare l’affare.

No: loro hanno pensato che non fosse abbastanza. Ora vogliono interpretare il tutto liberamente. Sa cosa temiamo? Glielo dirò, ammesso che si possa dire che temiamo qualcosa. Se loro non adottano la legge sull’amnistia prima di sciogliere i nodi politici e di provvedere questi territori di uno status speciale secondo quanto previsto dalla legge adottata dalla Rada ed estesa per un altro anno, chiudere il confine fra la Russia e le repubbliche separatiste porterà ad una situazione simile a quella di Srebrezniza. Ci sarà un bagno di sangue. Non possiamo permettere che succeda.

Quindi rimproverare la Russia di ogni cosa e dire che la palla e nel suo campo, e che noi dovremmo fare qualcosa, semplicemente non ha senso. Lavoriamoci assieme. Andate, ed usate la vostra influenza presso l’ attuale governo di Kiev, in modo che almeno facciano qualche passo verso una normalizzazione della situazione. Noi lavoreremo di conserva e faremo del nostro meglio per normalizzare la situazione. Abbiamo bisogno di una Ucraina democratica ed amichevole. Vedete: quando qualche impero si disintegra e qualche territorio passa di mano in mano in conseguenza di una guerra, questa è la situazione. Quando l’Unione Sovietica collassò, la Russia si privò volontariamente di questi territori. Noi abbiamo spontaneamente acconsentito che tutte le ex repubbliche sovietiche divenissero stati indipendenti. Non abbiamo pensato nemmeno lontanamente di chiedere qualcosa a qualcuno e di dividere i territori. Non dimenticatelo: abbiamo fatto tutto di nostra spontanea volontà. E nemmeno oggi vogliamo farlo. Vogliamo solo avere vicini amichevoli nei nostri confronti.

Credevate davvero che voi e l’Ucraina avreste firmato un accordo di associazione, avreste aperto tutti i mercati ed i confini ucraini, e l’Ucraina, come membro della vostra zona doganale, sarebbe stata una porta per i nostri mercati? Ve lo avevamo detto: “Ragazzi, non potete farlo, fermatevi”. Nessuno ci è stato a sentire. Ci hanno detto: “Noi non interferiamo nei vostri accordi con la Cina. Voi non interferite nei nostri accordi con il Canada. Allora state fuori dai nostri accordi con l’Ucraina”. Questo è quello che ci hanno detto, letteralmente. Che accidenti di posizione è questa? Nessuno ha mai voluto tener conto del fatto che noi abbiamo delle relazioni speciali con l’Ucraina, e che alcuni settori della nostra economica sono legati a quel paese. E allora, ritorniamo ad un dialogo costruttivo e sostanziale, direbbero i diplomatici. Siamo pronti, e siamo lieti di farlo, prima è meglio è, visto che nemmeno noi abbiamo bisogno di conflitti in corso ai nostri confini.

(…)

Spero fortemente che faremo dei progressi. Lo dico in assoluta sincerità. Ma non basta fare appello solo alla Russia: bisogna influenzare anche la posizione di Kiev. Ora hanno preso una decisione sulla lingua, essenzialmente proibendo l’uso di lingue di minoranze etniche nelle scuole. L’Ungheria e la Romania hanno avanzato riserve. Anche la Polonia ha fatto qualche commento a riguardo. Ma l’Unione Europea nel suo complesso è rimasta muta. Perché non condannate questa cosa? Silenzio. Poi hanno fatto un monumento a Petlyura. Un uomo con opinioni nazistoidi, un antisemita che uccise ebrei durante la guerra. A parte il Congresso Ebraico Sionista, tutti gli altri hanno taciuto. Avete paura di offendere i vostri pupilli di Kiev, vero? Tutto questo non è fatto per popolo ucraino, è fatto per soddisfare le esigenze delle principali autorità al potere. E perché tacete? Fino a che non viene compreso che questo problema non si può risolvere senza influenzare l’ altra parte, non succederà nulla. Spero che alla fine questa consapevolezza arriverà.

Io vedo l’interesse dei nostri interlocutori, principalmente dei nostri interlocutori europei, alla soluzione di questo conflitto. Vedo il loro interesse autentico. Angela Merkel si impegna parecchio, ci mette tempo, e sta prendendo grande confidenza con queste faccende. Sia l’ex presidente della Francia che il Presidente Macron fanno attenzione alla vicenda. Ci lavorano concretamente. In ogni caso non è sufficiente lavorarci sul piano tecnico e tecnologico, serve un intervento politico. E’ essenziale esercitare una pressione sulle autorità di Kiev, costringerle a fare almeno qualcosa. Per concludere: anche l’ Ucraina ha un interesse a che le nostre relazioni si normalizzino. Ultimamente hanno deciso di imporre sanzioni contro di noi, come ha fatto l’Unione Europa. Abbiamo risposto per le rime. Il Presidente mi ha chiesto: “Perché lo avete fatto?”. Dico: “Beh, perché voi lo avete fatto a noi.”. Allora lui (sentite, è fantastico!): “Si ma le nostre sanzioni non vi fanno nulla, mentre le vostre ci danneggiano sul serio!”. E allora? Pensavate che avreste fatto una cosa del genere senza una risposta? Sono rimasto senza parole.

Ma la situazione attuale è insostenibile e deve essere risolta, credo che ciò sia ovvio e, cosa più importante, credo che ciò sia ovvio per la stragrande maggioranza dei cittadini ucraini. A noi piace l’Ucraina, e io personalmente considero il popolo ucraino come una nazione sorella se non addirittura come la stessa nazione, parte della nazione russa. Sebbene ciò non piaccia ai nazionalisti russi, e nemmeno a quelli ucraini, questa è la mia posizione, il mio punto di vista. Presto o tardi succederà: ci sarà una riunificazione, non a livello interstatale, ma in termini di ripristino delle relazioni. Prima sarà, meglio sarà, faremo del nostro meglio per giungere a questo fine.

 

Arabia Saudita

Vladimir Putin: il mondo sta cambiando, tutti i paesi stanno cambiando e le relazioni tra gli stati stanno cambiando. In questo non c’è nulla di insolito. Infatti, ai tempi dell’Unione Sovietica, i rapporti tra l’Arabia Saudita e l’Unione Sovietica erano abbastanza buoni, ma vi erano vincoli di natura puramente ideologica. Oggi non ve n’è alcuno, e non c’è niente che possa fondamentalmente dividerci. Ora, cosa può unirci con l’Arabia Saudita o altri paesi della regione? Non vedo in realtà alcuna ragione per queste linee di divisione. Ho un rapporto personale molto buono, quasi amichevole, con quasi tutti i leader di questi stati.

La visita del Re dell’Arabia Saudita è stata un grande onore per noi. E’ stato un evento storico, tra l’altro si è trattato della prima visita del Re saudita in Russia. Da solo questo evento mostra l’atteggiamento dell’Arabia Saudita verso la costruzione di un rapporto con la Russia.

Non abbiamo assolutamente alcun problema con il fatto che questi paesi, inclusi l’Arabia Saudita, abbiano i loro particolari interessi, legami storici e relazioni d’alleanza con, tra gli altri, gli Stati Uniti. Perché dovrebbe preoccuparci? Questo non significa che ci è proibito lavorare con l’Arabia Saudita; lo faremo. Per quanto riguarda l’Arabia Saudita e gli altri paesi della regione, sceglieranno loro con chi preferiranno lavorare e su quali temi.

La Russia sta dimostrando stabilità, prevedibilità e affidabilità nella sua politica estera. E credo che questo possa interessare i nostri partners. Inoltre abbiamo interessi economici in comune – soprattutto interessi di natura globale. Ora, abbiamo coordinato la nostra posizione sul mercato dell’energia con le nazioni dell’OPEC, soprattutto con l’Arabia Saudita e il prezzo (del greggio) è rimasto stabile, circa 50 dollari (al barile). Lo consideriamo un prezzo equo; per noi è abbastanza adeguato. Questo è un risultato di sforzi congiunti.

Non ci sono altri risultati. Le prime opportunità sono emerse per la cooperazione nella tecnologia della difesa. Si, esistono contratti multi-miliardari con gli Stati Uniti. Ottimo! Sapete cosa dice la nostra gente? “I polli beccano un granello alla volta.” I nostri legami si espanderanno lentamente e forse questi contratti cresceranno.
Mi è stato anche chiesto se abbiamo paura che l’Arabia Saudita sarà nuovamente con gli Stati Uniti, non abbiamo paura di niente! Di cosa dovremmo avere paura? Sapete, è l’Arabia Saudita che dovrebbe avere paura, per così dire, che gli americani portino la democratizzazione in Arabia Saudita. Questo è ciò che dovrebbero temere. Ma cosa c’è da temere per noi? Abbiamo già la democrazia. Continueremo a lavorare.

Catalogna

La situazione in Spagna dimostra chiaramente quanto possa essere fragile la stabilità persino in uno stato prospero e consolidato. Chi se lo sarebbe aspettato, anche solo di recente, che la discussione sullo status della Catalogna, che ha una lunga storia, potesse risultare in una acuta crisi politica?

La posizione russa è nota. Tutto ciò che sta accadendo è una questione interna alla Spagna e deve essere risolta sulle basi della legge spagnola in conformità con le tradizioni democratiche. Siamo consapevoli che la leadership del paese sta prendendo misure in questa direzione.

Nel caso della Catalogna, abbiamo visto che l’Unione Europea e alcuni altri stati condannano all’unanimità i sostenitori dell’indipendenza.

Sapete, a questo proposito non posso fare a meno di notare che sarebbe stato il caso di pensarci prima. Cosa, nessuno era consapevole dell’esistenza di questi disaccordi centenari in Europa? Lo erano, non è vero? Certo che lo erano. Tuttavia ad un certo punto hanno accolto con favore la disintegrazione di un numero di stati in Europa senza nascondere la loro gioia.

Perché sono stati così sconsiderati, guidati da fugaci considerazioni politiche e dal loro desiderio di appagare il loro grande fratello a Washington, fornendogli sostegno incondizionato alla secessione del Kosovo, provocando così simili processi in altre regioni europee e nel mondo?

Ricorderete che quando la Crimea ha dichiarato l’indipendenza, e in seguito – dopo il referendum – ha dichiarato di voler far parte della Russia, tutto ciò non è stato accolto bene per qualche ragione. Ora abbiamo la Catalogna. C’è un problema simile in un’altra regione, il Kurdistan. Forse questa lista è tutt’altro che esaustiva, ma dobbiamo chiederci, cosa faremo? Cosa dovremmo pensare a riguardo?

Si scopre che alcuni dei nostri colleghi ritengono che ci siano “buoni” combattenti per l’indipendenza e la libertà, e che ci siano “separatisti” che non hanno alcuna possibilità di difendere i propri diritti, anche con l’uso di meccanismi democratici. Come diciamo sempre in casi simili, questi doppi standard – e questo rappresenta un esempio di doppio standard – costituiscono un grave pericolo allo sviluppo stabile dell’Europa e degli altri continenti, e al progresso dei processi di integrazione nel mondo.

Catalogna 2

Per quanto riguarda la “sfilata delle sovranità”, come ha affermato, e il nostro atteggiamento a riguardo… In realtà credo in una dimensione globale, la creazione di stati mono-etnici potrebbe portare a scontri nella lotta per la realizzazione degli interessi di stati mono-etnici di nuova costituzione. Questo è ciò che probabilmente accadrà.

E’ per questo che le persone che vivono in uno stato unificato all’interno dei confini comuni hanno una maggiore probabilità che il loro stato persegua una politica equilibrata. Guardate la Russia. I musulmani costituiscono circa il 10 per cento della nostra popolazione, che significa molto. Non sono stranieri o migranti. La Russia è la loro unica patria e la vedono come tale. Cosa ci ha incoraggiati a fare? Ho suggerito di puntare allo status di osservatore all’Organizzazione della Cooperazione Islamica. Ciò influenza le nostre politiche estere e domestiche, rendendo la nostra politica più bilanciata e attenta a questa parte della comunità internazionale. Lo stesso vale per altri paesi.

Per quanto riguarda la sentenza della corte delle Nazioni Unite, ce l’ho. Non l’ho citata in modo da non sprecare il vostro tempo. Ho letto la sentenza perché sapevo che avremmo affrontato la questione. Siete esperti, quindi sapete tutto a riguardo. Vorrei tuttavia ricordarvi che l’8 Novembre 2008, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la Risoluzione 63/3. Domanda: la dichiarazione unilaterale di indipendenza da parte delle istituzioni temporanee del Kosovo è conforme al diritto internazionale? Questa domanda è stata trasmessa alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia.

Il 22 Luglio 2010, dopo due anni di deliberazioni, la Corte dell’Aia ha emesso un Parere Consultivo secondo il quale la dichiarazione d’indipendenza del Kosovo, adottata il 17 Febbraio 2008, non ha violato il diritto internazionale. In linea di principio la decisione del tribunale riguarda non solo il Kosovo ma anche l’applicabilità del diritto internazionale alla dichiarazione d’indipendenza da parte di qualsiasi Stato. In questo senso avete assolutamente ragione che questa ampia interpretazione non sia applicabile al Kosovo. Era una sentenza che ha aperto la scatola di Pandora. Si, avete perfettamente ragione a questo proposito. Un centro perfetto.

Guardate cosa dice la sentenza del tribunale del 22 Luglio 2010. Il paragrafo 79: “La pratica degli Stati in questi ultimi casi non fa riferimento all’emergere di una nuova regola nel diritto internazionale che vieti la dichiarazione d’indipendenza in tali casi”. Punto 81: “Nessun divieto generale contro le dichiarazioni di indipendenza unilaterali può essere dedotto dalla pratica del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”. Paragrafo 84: “Il tribunale ritiene che il diritto internazionale generale non contenga alcun divieto applicabile alle dichiarazioni d’indipendenza. Di conseguenza, conclude che la dichiarazione d’indipendenza del 17 Febbraio 2008 non ha violato il diritto internazionale generale”. Eccolo qua, in bianco e nero.

Come hanno spinto e fatto pressioni alla Corte Internazionale dell’Aia, questi paesi Occidentali! Sappiamo per certo che gli Stati Uniti avevano una raccomandazione scritta per la Corte Internazionale. Il Dipartimento di Stato scrisse: “Il principio dell’integrità territoriale non esclude la creazione di nuovi stati nel territorio di stati già esistenti”.
Sotto: “Le dichiarazioni di indipendenza possono (e spesso lo fanno) violare la legislazione nazionale. Tuttavia ciò non significa che sia una violazione del diritto internazionale.” Inoltre “In molti casi, compreso il Kosovo, le circostanze della dichiarazione d’indipendenza possono significare un rispetto fondamentale del diritto internazionale da parte del nuovo stato”.

La Germania: “Questa è una questione di diritto dei popoli per l’autodeterminazione. Il diritto internazionale che riguarda l’integrità territoriale degli stati non si applica a tali popoli.” Decisero di dichiarare l’indipendenza, beh, bene per loro. E i loro principi di integrità non si applicano a questo stato.

L’ Inghilterra: “La secessione o la dichiarazione d’indipendenza non contraddice la legge internazionale”

La Francia: “Esso (il diritto internazionale) non la consente (la secessione o separazione) ma in generale non la vieta”.

Poi c’era la reazione alla sentenza della Corte. Ecco cosa scriveva la signora Clinton (qualcuno potrebbe aver lavorato con lei) dopo la sentenza: “Il Kosovo è uno Stato indipendente e il suo territorio è inviolabile. Invitiamo tutti gli Stati a non concentrarsi eccessivamente sullo status del Kosovo e dare il proprio contributo costruttivo a sostegno della pace e della stabilità nei Balcani. Invitiamo i paesi che non hanno ancora conosciuto il Kosovo a farlo”.

Germania: “La sentenza consultiva della Corte Internazionale conferma che la nostra valutazione giuridica della legittimità della dichiarazione d’indipendenza del Kosovo. Rafforza la nostra opinione che l’indipendenza e l’integrità territoriale della Repubblica del Kosovo siano innegabili”.

Francia: “L’indipendenza del Kosovo è irreversibile. La sentenza della Corte Internazionale, che ha terminato i dibattiti legali in materia, è diventata una pietra miliare e permetterà a tutte le parti di dedicarsi ad altre questioni importanti da risolvere”.

Ora, “altre questioni importanti” sono sorte oggi, e non è piaciuto a nessuno quando queste “altre questioni importanti” sono emerse. A nessuno! Questo è ciò che chiamo “doppi standard”. Questo esempio rappresenta la scatola di Pandora che è stata aperta e il genio a cui è stato permesso di uscire dalla lampada.
Qual’è la nostra posizione in questo caso? Ho detto, stavo dicendo, se avete ascoltato con attenzione, stavo dicendo che speravo che il problema fosse risolto sulla base della legislazione della Costituzione spagnola. Credo che questa sia la sua fine. La sua fine. Tuttavia, ovviamente, dobbiamo stare attenti a tali questioni e molto sensibili a tutto ciò che sta succedendo. Speriamo che tutto venga risolto nel quadro di istituzioni e procedure democratiche; non ci saranno più prigionieri politici e così via. Ma questo è un problema interno al paese. Credo sia sufficiente.

Cina

Come saprete durante i nostri incontri ci chiamiamo pubblicamente amici. Questo dimostra quanto sia evoluto il livello delle relazioni tra noi, sul piano umano.

Tuttavia, oltre a tutto ciò, sosteniamo gli interessi delle nostre nazioni. Come dicono i diplomatici, spesso questi interessi sono molto vicini o identici. Ha continuato ad evolversi una situazione incredibile e, volendo Dio, continuerà a farlo il più a lungo possibile: raggiungiamo sempre un consenso su ogni tema, anche apparentemente controverso; raggiungiamo sempre un accordo, cerchiamo soluzioni di compromesso e le troviamo.

In ultimo, questi accordi portano benefici ad entrambi gli stati, perché ci muoviamo in avanti, non ci fissiamo, non ci fermiamo, non conduciamo la situazione in un vicolo cieco, ma risolviamo le questioni controverse e andiamo avanti, e nasceranno nuove opportunità. Questa è una pratica molto positiva.

Quanto al congresso di partito in Cina, lo seguiamo attentamente e noto l’inusuale apertura di questo congresso. Credo che ci sia un numero di giornalisti e membri della comunità internazionale senza precedenti. Non vi è dubbio che tutto ciò che il Presidente della Cina ha detto, il suo discorso e le discussioni in corso mostrano che la Cina è focalizzata sul futuro.

Stiamo vedendo sia difficoltà che prospettive. Come accennato prima, la Cina ha prospettive economiche meravigliose: la crescita del 6-8 per cento del PIL, credo nei primi tre trimestri dell’anno. Questo sarà poco meno di prima, ma non fa differenza. Credo che i cambiamenti in corso nel mercato del lavoro e sull’economia in quanto tale siano dietro a questa crescita. Nel complesso la Cina, in linea con l’India che anche lei dimostra una crescita economica molto buona, è certamente un “trader” economico globale.

Abbiamo il più alto scambio commerciale tra stati con la Cina, ed enormi piani congiunti. Incluse alcune sfere veramente significative e importanti, come lo spazio, l’alta tecnologia e l’energia. Tutto ciò sta posando le basi per le nostre future relazioni intestatali.

Corea del Nord

Come sapete, la situazione è pericolosa. Parlare di un attacco preventivo di disarmo (abbiamo udito tali suggerimenti o persino minacce dirette) è pericoloso. L’ho detto così tante volte.

Chissà dove e cosa hanno nascosto i nord coreani, e se saranno in grado di distruggere tutto in una singolo attacco. Ne dubito. Sono quasi sicuro che sia impossibile. Anche se teoricamente sarebbe possibile, ma estremamente pericoloso.

Anche se supponiamo che siano messi alla prova per scoprire cosa hanno nascosto e dove, non tutto sarà trovato. Quindi c’è un solo modo, cioè raggiungere un accordo e trattare questa nazione con rispetto.

L’ho citato tra le mie osservazioni.

Che ruolo può giocare la Russia? In questo caso può agire come un intermediario. Abbiamo proposto una serie di progetti tripartiti congiunti che coinvolgono la Russia, Corea del Nord e Corea del Sud. Essi comprendono la costruzione di una ferrovia, trasporto tramite oleodotti e così via. Dobbiamo lavorare. Dobbiamo liberarci di una retorica belligerante, realizzare il pericolo associato a questa situazione e andare oltre le nostre ambizioni. E’ imperativo smettere di discutere. E’ così semplice.

Qualcosa che ho già menzionato qui. Siamo stati d’accordo ad un certo punto che la Corea del Nord avrebbe fermato i suoi programmi di armi nucleari. No, i nostri partner americani pensavano che non fosse abbastanza e, poche settimane dopo credo, dopo l’accordo, hanno imposto nuove sanzioni, dicendo che la Corea dovrebbe fare meglio. Forse può, ma non ha assunto tali obblighi. Inoltre si ritirò da tutti gli accordi, e riprese a fare tutto ciò che faceva prima. Dobbiamo utilizzare moderazione in tutte queste azioni. Allora abbiamo raggiunto un accordo, e penso che potremmo farlo di nuovo.

Disarmo

Poche ore fa mi è stato detto che il Presidente degli Stati Uniti ha detto qualcosa sui social media riguardo la cooperazione Russia-USA nell’importante ambito della cooperazione nucleare. E’ vero che questa è la sfera più importante dell’iterazione tra Russia e Stati Uniti, tenendo presente che la Russia e gli Stati Uniti hanno una speciale responsabilità nei confronti del pianeta, essendo le due più grandi potenze nucleari.

Tuttavia vorrei usare questa opportunità per parlare più in dettaglio di quanto è accaduto negli ultimi decenni in questa area cruciale, per fornire un quadro più completo. Ci vorranno almeno due minuti.

Negli anni ’90 sono stati firmati diversi accordi bilaterali. Il primo, il programma Nunn-Lugar è stato firmato il 17 Giugno 1992. Il secondo, il programma HEU-LEU è stato firmato il 18 Febbraio 1993. L’uranio a basso arricchimento, quindi HEU-LEU.

I progetti del primo accordo si sono concentrati sull’aggiornamento dei sistemi di controllo, la contabilità e la protezione fisica dei materiali nucleari, lo smantellamento e la rottamazione dei sommergibili e i generatori termoelettrici a radioisotopo.

Gli americani hanno fatto – e si prega di prestare la massima attenzione su questo punto, non è una informazione segreta, semplicemente pochi ne sono a conoscenza – 620 visite di verifica in Russia per verificare la nostra conformità agli accordi. Hanno visitato i più sacri complessi di armi nucleari russe, vale a dire le imprese impegnate nello sviluppo di testate nucleari e munizioni, plutonio per armamenti e uranio. Gli Stati Uniti hanno ottenuto l’accesso a tutte le infrastrutture segrete in Russia. Inoltre l’accordo era di natura quasi unilaterale. Sotto il secondo accordo, gli americani hanno visitato i nostri impianti di arricchimento altre 170 volte, visitando le aree con accesso limitato, come le unità di miscelazione e le strutture di stoccaggio. L’impianto di arricchimento nucleare più potente al mondo – la Ural Eletrochemical Combine – aveva persino un presidio d’osservazione americano. Lavori permanenti erano creati direttamente presso i laboratori dove gli specialisti americani andavano a lavorare quotidianamente. Le stanze dove queste persone sedevano, in queste strutture segrete russe, avevano bandiere americane, come sempre.

Inoltre è stata redatta una lista di 100 specialisti americani di 10 diverse organizzazioni statunitensi che avevano il diritto di effettuare ispezioni supplementari in qualsiasi momento e senza alcun avvertimento. Tutto questo è durato per 10 anni. Secondo questo accordo 500 tonnellate di uranio per armamenti sono state rimosse dalla circolazione in Russia, equivalente a circa 20.000 testate nucleari.

Il programma HEU-LEU è diventato una delle misure più efficaci del vero disarmo nella storia dell’umanità – lo dico con piena fiducia. Ogni passo sul lato russo è stato attentamente monitorato dagli specialisti americani, in un momento in cui gli Stati Uniti si sono limitati a riduzioni del loro arsenale nucleare molto più modeste e lo han fatto su una pura base di buona volontà.

I nostri specialisti hanno anche visitato le imprese del complesso degli armamenti nucleari statunitensi, ma solo a loro invito e a condizioni stabilite dagli Stati Uniti.

Come si vede, il lato russo ha dimostrato un’apertura e una fiducia assolutamente senza precedenti. Per caso – e parleremo probabilmente di questo in seguito – tutti sanno cosa ne abbiamo ricavato da tutto ciò: sono stati totalmente trascurati i nostri interessi nazionali, è stato dato sostegno al separatismo nel Caucaso, azioni militari che hanno circonvenuto il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, come il bombardamento della Jugoslavia e di Belgrado, l’introduzione di truppe in Iraq e così via. Ebbene, è facile da capire: una volta che la condizione delle forze armate e del complesso nucleare erano state osservate, la legge internazionale pareva inutile.

Negli anni 2000 la nostra collaborazione con gli Stati Uniti è entrata in una nuova fase di collaborazione veramente equa. E’ stato caratterizzato dalla firma di un certo numero di trattati strategici e di accordi sugli usi pacifici dell’energia nucleare, noto negli Stati Uniti come Accordo 123. Ma nonostante tutti gli intenti e gli scopi, gli Stati Uniti hanno interrotto l’accordo unilateralmente nel 2014. La situazione attorno al Plutonium Management and Disposition Agreement (PMDA) del 20 Agosto  2000 (firmato a Mosca) e del 1 Settembre (firmato a Washington) fa pensare ed è allarmante. Secondo il protocollo di questo accordo, le parti dovevano intraprendere passi reciproci per trasformare in modo irreversibile il plutonio degli armamenti in combustibile di ossido misto (MOX) e bruciarlo in centrali nucleari, in modo da non poter essere più usato per scopi militari. Qualsiasi modifica in questo metodo è stata consentita solo tramite il consenso delle due parti.

Questo è scritto nell’accordo e nei suoi protocolli.

Cosa ha fatto la Russia? Abbiamo sviluppato questo combustibile, abbiamo costruito un impianto per la produzione di massa e, come ci siamo impegnati nell’accordo, abbiamo costruito un impianto BN-800 che ci ha permesso di bruciare questo combustibile in sicurezza. Vorrei sottolineare che la Russia ha adempiuto a tutti i suoi impegni. Cosa hanno fatto i nostri partner americani? Hanno cominciato a costruire un impianto sul sito del fiume Savannah. Il suo prezzo iniziale era di 4,86 miliardi di dollari, ma hanno speso quasi 8 miliardi, sono arrivati al 70% della costruzione e poi han congelato il progetto. Ma a nostra conoscenza la richiesta di bilancio per il 2018 include 270 milioni per la chiusura e l’arresto di questa struttura. Come al solito ci si pone una domanda: dove sono i soldi? Probabilmente rubati. O hanno pianificato male qualcosa durante la costruzione. Queste cose succedono. E qua capitano troppo spesso. Ma questo non ci interessa, non ci riguarda. Ci interessa ciò che accade all’uranio e il plutonio. A che punto siamo con lo smaltimento del plutonio? Si propone la diluizione e lo stoccaggio geologico del plutonio. Ma questo contraddice completamente lo spirito e la lettera dell’accordo, e soprattutto non garantisce che la diluizione non sia riconvertita in plutonio da armamenti. Tutto questo è una sfortuna ed è sconcertante.

E ancora. La Russia ha ratificato il Trattato Globale di Blocco dei Test Nucleari più di 17 anni fa. Gli Usa non lo hanno ancora fatto.

Si sta sviluppando una massa critica di problemi nella sicurezza globale. Com’è noto, nel 2002 gli Stati Uniti sono usciti dal Trattato Anti-Missili Balistici. E pur essendo i promotori della Convenzione sul divieto delle armi chimiche e della sicurezza internazionale – essi stessi hanno avviato l’accordo – non riescono a rispettare i loro impegni. Restano ad oggi l’unico e più grande detentore di armi di distruzioni di massa. Inoltre gli Stati Uniti hanno posticipato la scadenza per eliminare le loro armi chimiche, dal 2007 al 2023. Non sembra opportuno per una nazione che sostiene di essere un campione di non proliferazione e controllo.

Al contrario, in Russia il processo è stato completato il 27 settembre di quest’anno. In questo modo il nostro Paese ha contribuito significativamente al rafforzamento della sicurezza internazionale. A tale proposito, i media occidentali preferivano tacere per non notarlo, v’è stata una menzione da qualche parte in Canada ma è stato tutto, poi il silenzio. Nel frattempo l’arsenale delle armi chimiche immagazzinato dall’Unione Sovietica è sufficiente da uccidere la vita sul pianeta più volte. Credo sia giunto il momento di abbandonare un programma obsoleto. Mi riferisco a ciò che era. Senza dubbio dobbiamo guardare avanti, dobbiamo smettere di guardare indietro. Sto parlando di tutto questo per capire le origini dell’attuale situazione che sta prendendo forma.

Disarmo 2

Se mi chiedete se il disarmo nucleare è possibile o no, direi, sì, è possibile. La Russia vuole un disarmo nucleare universale o no? Anche qui la risposta è sì, la Russia lo vuole e lavorerà per raggiungerlo. Questa è il lato buono.

Tuttavia, come sempre, ci sono problemi che fanno pensare. Le moderne potenze nucleari ad alta tecnologia stanno sviluppando altri tipi di armi, con maggiore precisione e solo leggermente inferiori alle armi nucleari nella loro forza distruttiva. Le armi nucleari includono bombe e missili che colpiscono grandi aree, trasportando una potente carica che colpisce un territorio enorme con il potere dell’esplosione e delle radiazioni. Le moderne forze armate ad alta tecnologia cercano di sviluppare e mettere in servizio armi ad alta precisione, che si avvicinano alle armi nucleari nel loro potere distruttivo; non proprio, ma vicino. Penso che se lo prendiamo questo problema seriamente – vedo cosa sta succedendo nel mondo: quelli che dicono di essere pronti sono pronti quanto hanno progredito nello sviluppo e nella distribuzione di nuovi sistemi d’arma. Devo subito dire che saremo pronti anche per questo mentre seguiremo attentamente ciò che sta succedendo nel mondo, non appena il nostro Paese avrà nuovi sistemi non nucleari, anche quelli non nucleari.

Disarmo 3

Non torniamo agli anni ’50. Sono stati fatti tentativi per rimandarci indietro. Avete citato alcuni accordi. Ci sono tre accordi in cui abbiamo sospeso la nostra partecipazione. Perché l’abbiamo fatto? Perché i nostri partner americani non stanno facendo nulla.

Non possiamo fare tutto da soli. Abbiamo preso una decisione unilaterale per eliminare le nostre armi chimiche e le abbiamo eliminate, come ho detto nei commenti di apertura. Ma i nostri partner americani han detto che non faranno ancora la stessa cosa, perché non hanno i soldi per questo.

Non hanno i soldi? La zecca americana sta stampando dollari, ma non hanno soldi. Abbiamo trovato i soldi per costruire gli stabilimenti per la distruzione delle armi chimiche. Credo abbiamo costruito otto impianti, investendo enormi fondi nella costruzione e nell’addestramento di personale. E’ stato un lavoro titanico. Stiamo pensando adesso ad altri modi per utilizzare queste strutture.

Come ho detto quando parlavo del plutonio, abbiamo creato un sistema per trasformare il plutonio degli armamenti in combustibile in combustibile ad ossido misto. Sono serviti oltretutto soldi e sforzi, perché la questione riguarda gli investimenti. Abbiamo costruito un reattore e coordinato il metodo per distruggere questo plutonio con gli americani. Ma poi hanno intrapreso un passo unilaterale in violazione dell’accordo senza neanche avvisarci, come si dovrebbe fare tra partner. Come lo sappiamo? Lo abbiamo appreso da una presentazione del bilancio al Congresso. Hanno chiesto milioni di dollari per finanziare un nuovo metodo di utilizzazione e hanno posticipato il processo per un periodo non specificato.

No, non dovrebbe essere così. Con questo nuovo metodo americano il plutonio può essere convertito in armi. Non ci siamo ritirati da questi accordi ma li abbiamo sospesi, aspettando una reazione normale dai nostri partner.

Speriamo riprendano i negoziati.

Per quanto riguarda il trattato anti-missilistico sono d’accordo con voi, l’ho detto molte volte, e altri l’han fatto – tutti gli esperti sono d’accordo su questo –, che questo trattato era la base della sicurezza internazionale nel campo delle armi strategiche. Ma no, anni di negoziati con i nostri amici americani non sono riusciti a convincerli a rimanere nei limiti del trattato.

Ora veniamo a conoscenza che anche il nuovo trattato START non funziona. Non ci stiamo ritirando dal trattato, anche se qualcosa può non funzionare con noi. Questo fa sempre parte di un qualche tipo di compromesso. Tuttavia è meglio avere alcuni accordi piuttosto che nessuno. Se lo capiamo, faremo qualsiasi cosa per rispettare i nostri impegni, e li rispetteremo.

Ora torniamo al trattato INF, sui missili a medio e breve distanza.

Hanno sempre detto, beh, non sempre, ma recentemente abbiamo sentito molte accuse, la Russia avrebbe violato questo trattato accampando qualche scusa. Saremmo tentati di farlo se solo non avessimo missili per aria e per mare. Ora li abbiamo. Gli Stati Uniti avevano tali missili, noi no.

Quando abbiamo accettato di eliminare i missili a medio e corto raggio, l’accordo riguardava i missili Pershing, che sono situati a terra, e i nostri sistemi missilistici.

Tra l’altro, quando i nostri missili intermedi e a corto raggio sono stati eliminati il nostro ingegnere capo si è suicidato, perché credeva di tradire il suo paese. Questa è una storia tragica, cambiamola.

Tuttavia gli Stati Uniti hanno ancora missili trasportabili per aria e per mare. Infatti questo è stato un disarmo unilaterale anche per il lato sovietico, ma ora abbiamo missili sia per aria che per mare. Avete visto quanto sono efficaci i missili Kalibr: dal Mar Mediterraneo, dal Mar Caspio, dall’aria o da un sommergibile, qualunque cosa si possa desiderare.

Abbiamo inoltre altri sistemi missilistici oltre al Kalibr che ha una portata di 1.400 km, molto potenti con una portata operativa di 4.500 km. Crediamo di aver solo bilanciato la situazione. Se a qualcuno non piacesse e desiderasse ritirarsi dal trattato, per esempio i nostri partner americani, la nostra risposta sarebbe immediata, vorrei ripeterlo come avvertimento. Immediata e reciproca.

Elezioni presidenziali Russe del 2018

Fyodor Lukyanov: si tratta delle elezioni. Ha intenzione di …?

Vladimir Putin: È giunto il momento di concludere …

Fyodor Lukyanov: Ecco perché non stiamo ponendo questa domanda. Tuttavia, vorrei dirlo in modo indiretto.
Innanzitutto, il Club di Valdai ha difficoltà ad immaginare come dovremo incontrarci se prenderà una decisione diversa. Ci siamo abituati. Lei è come un talismano per noi. Sarà difficile.

Vladimir Putin: Significa che non mi inviterà? O che mi cancellerà immediatamente dalla lista dei prodotti alimentari come un soldato smobilitato?

Fyodor Lukyanov: Va bene siamo s’accordo.

In secondo luogo, l’unico a cui mancherebbe tanto quanto a noi – per fortuna o purtroppo, non c’è niente che possiamo fare a riguardo – sarebbe il pubblico mondiale, in particolare il pubblico occidentale. Perché attualmente sta svolgendo una funzione molto importante.
Quando tutto è detto e fatto, lei è un polo – un polo del male probabilmente che consolida e mobilita. Non riesco semplicemente ad immaginare come potrebbero andare avanti senza di lei. Quindi mi sembra che dovrebbe pensare molto prima di prendere una decisione. Il mondo ha bisogno di lei!

Vladimir Putin: Guardai Petr Aven e mi vennero in mente i nostri oligarchi. In chiusura, vi racconterò una storia meravigliosa.
Un oligarca è andato in bancarotta (non Aven, sta andando bene, parleremo ancora dello sviluppo di Alfa Group, ma cose simili capitano) e sta parlando con sua moglie. Questo è una vecchia barzelletta- così vecchia che gli è cresciuta una barba – probabilmente più lunga della sua. Così le dice: “Sai, dovremo vendere la Mercedes e comprare una Lada.” “Bene.” “Dobbiamo spostarci dalla casa Rublyovka al nostro appartamento a Mosca.” “Okay.” “Ma mi amerai ancora? “E lei:” Ti amerò moltissimo, e mi mancherai tanto “. Quindi non credo che mancherò loro molto a lungo.

Fyodor Lukyanov: Anche a noi mancherà, fino alla prossima riunione del Club Valdai.

Un grande grazie a tutti i partecipanti. Grazie a tutti i nostri colleghi. Credo che oggi abbiamo coperto moltissimi temi, forse abbiamo registrato un record.
Grazie mille. Vi auguro il meglio.

*****

Traduzione in italiano a cura di Sascha Picciotto e Marco Bordoni per SakerItalia.it

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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