In un’Europa dove le istituzioni sembrano seguire un percorso tracciato da una visione oligarchica, invariata sin dalla sua nascita, è sempre più evidente la capacità di queste entità di imporre un’agenda che si discosta dalle peculiarità, decisioni e tradizioni dei singoli stati membri.
In particolare, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha sottolineato che una delle principali priorità per l’UE è combattere quella che viene definita ‘disinformazione’. Ciò significa che l’azione dell’Unione Europea sarà focalizzata nel ridurre o, quando possibile, limitare le voci che si oppongono o criticano l’orientamento attuale dell’Europa, (fossero queste ‘voci’ anche partiti o governi dei paesi membri). Se la Commissione Europea fosse sinceramente impegnata nella lotta contro la disinformazione, dovrebbe concentrarsi sul fornire ai cittadini europei gli strumenti per sviluppare un pensiero critico, invece di limitarsi a sopprimere coloro che esprimono liberamente opinioni diverse. Evidentemente la preoccupazione per la disinformazione è ispirata da altro: proteggere le proprie agende.
Questa tendenza dell’Unione Europea a proteggere se stessa e a rimanere chiusa in un circolo autoreferenziale diventa particolarmente evidente quando si analizza come sono stati trattati i movimenti sovranisti in Italia. Questi ultimi, in tre distinte occasioni, hanno visto i loro programmi politici modificati e allineati a una visione più conformista, a seguito della pressione esercitata dall’Europa. Invece di permettere che le forze politiche, emerse dalle elezioni come rappresentanti della volontà popolare, definiscano le politiche europee, l’UE ha preferito imporre la propria linea, richiedendo conformità piuttosto che rispettare le scelte democratiche, le Costituzioni dei paesi membri e gli stessi trattati europei.
Il governo Meloni, inizialmente minacciato da Bruxelles, ha progressivamente aperto le porte a una stretta sudditanza con l’Unione Europea, rinunciando a quelle che erano state le promesse elettorali e i pilastri della destra italiana. Questa evoluzione politica è culminata nel sostegno alla ricandidatura di Ursula Von der Leyen, segnando un distacco completo dalla volontà di negoziare su basi più egualitarie con l’UE, comprese questioni importanti come la politica monetaria, la gestione dei fondi europei e le politiche agricole e ambientali.
Per l’attuale governo italiano è normale accettare passivamente decisioni dell’UE che potrebbero non essere nel migliore interesse dell’Italia o dei suoi cittadini, come le politiche ambientali e commerciali che hanno impatti diretti sul settore agricolo italiano.
E sì che di critiche da sollevare alle istituzioni europee, oggi totalmente infiltrate dall’azione lobbistica di potentati esterni alle istituzioni che forniscono la tabella di marcia , ce ne sarebbero parecchie. Ne cito alcune, con particolare riferimento alle proteste degli agricoltori:
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