La condizione dei cattolici in Cina è complessa e spesso problematica. La Chiesa cattolica cinese è divisa tra la Chiesa patriottica, riconosciuta dal governo, e la Chiesa sotterranea, fedele al Vaticano. Questa divisione è frutto delle tensioni storiche e delle politiche di controllo religioso da parte del Partito Comunista Cinese (PCC). La sinicizzazione della Chiesa cattolica, ovvero l’adattamento della religione alle direttive del PCC, è una pratica diffusa che limita l’autonomia della Chiesa e la sua fedeltà al Papa. Questo processo ha portato a continue persecuzioni di sacerdoti e vescovi che rifiutano di aderire all’Associazione Patriottica dei Cattolici Cinesi (APCC), mantenendo una situazione di sofferenza per molti fedeli.
Un accordo provvisorio in merito è stato raggiunto nel 2018. Fino al 2018 non c’erano negoziati tra Vaticano e Cina. Questo accordo riguarda principalmente la nomina dei vescovi e rappresenta un tentativo di sanare la frattura tra le autorità cinesi e la Chiesa cattolica riguardo alla legittimità delle nomine episcopali. L’accordo permette al Papa di avere l’ultima parola sulla nomina dei vescovi, pur mantenendo un processo di consultazione con il governo cinese.
L’accordo è stato rinnovato per la prima volta il 22 ottobre 2020 e successivamente il 22 ottobre 2022, sempre per periodi biennali. L’obiettivo di questa intesa era normalizzare i rapporti tra le due entità. Sebbene la Chiesa cattolica cinese riconosca la subordinazione al Vaticano, gli arcivescovi non sono nominati direttamente dal Papa, ma attraverso un processo che coinvolge anche il governo cinese. Questo accordo rappresenta un tentativo di sanare la frattura storica tra le autorità cinesi e la Chiesa cattolica, migliorando la comunicazione e la cooperazione tra le parti. Tuttavia, la segretezza dei dettagli dell’accordo ha suscitato critiche e preoccupazioni tra i fedeli e gli osservatori esterni.
Vari articoli di testate cattoliche, tra cui ultimamente un articolo della “La Nuova Bussola Quotidiana“ , hanno sollevato diverse critiche all’accordo tra il Vaticano e la Cina. Le principali preoccupazioni riguardano la sinicizzazione e il controllo statale sulla Chiesa, la persecuzione continua dei fedeli che rifiutano di aderire all’APCC, la mancanza di trasparenza dell’accordo e le contraddizioni nelle direttive del Vaticano.
In particolare “La Nuova Bussola Quotidiana“, nel suo ultimo articolo in merito, ricorda che nonostante alcuni vescovi siano stati nominati con l’approvazione del Papa, la persecuzione di sacerdoti e vescovi che rifiutano di aderire all’Associazione Patriottica dei Cattolici Cinesi (APCC) continua. Questo metterebbe in luce che l’accordo non avrebbe migliorato le condizioni di libertà religiosa per i cattolici in Cina.
Infine, l’articolo sottolinea la contraddizione nel chiedere ai cattolici fedeli al Papa di riconciliarsi con i membri della Chiesa patriottica, considerati dal regime cinese come autentici, nonostante siano spesso visti come compromessi e politicamente motivati.
Sebbene alcune critiche siano comprensibili, bisogna considerare che la diffidenza della Cina nei confronti della Chiesa cattolica ha radici storiche profonde. Durante il periodo coloniale, i missionari cattolici arrivavano spesso insieme alle potenze europee, percepite come oppressori. Questa associazione tra missionari e potenze coloniali ha portato i cinesi a vedere la Chiesa come un’estensione del potere straniero. Episodi come la Rivolta dei Boxer (1899-1901), in cui i missionari e i convertiti cinesi furono bersaglio di violenza, hanno ulteriormente alimentato il sospetto e l’ostilità verso la Chiesa.
Con la fondazione della Repubblica Popolare Cinese nel 1949, il governo comunista ha promosso una politica di ateismo di stato, in questo contesto le organizzazioni religiose era viste come potenziali minacce alla sua autorità. La creazione dell’Associazione Patriottica dei Cattolici Cinesi nel 1957 ha segnato un tentativo di separare la Chiesa cattolica in Cina dall’autorità del Papa, portando a una divisione tra la Chiesa patriottica controllata dallo stato e la Chiesa sotterranea fedele al Vaticano.
Inoltre, ci sono state interferenze politiche e diplomatiche che hanno esacerbato le tensioni. La posizione del Vaticano su Taiwan e le critiche ai diritti umani in Cina sono state fonti di attrito. Episodi storici come la Rivolta dei Taiping e la Rivolta dei Boxer hanno lasciato un segno duraturo sulla percezione della Chiesa cattolica in Cina.
Nondimeno a presenza anche di chiese dichiaratamente contro il governo cinese come il movimento religioso noto come “Chiesa di Dio Onnipotente” (o “Chiesa di Dio Onnipotente”), ha contribuito ad esacerbare la posizione cinese. Questa è una setta cristiana clandestina che è fortemente perseguitata dal governo cinese ed appoggiata dagli Stati Uniti. Fondata nel 1989, la Chiesa di Dio Onnipotente considera il l’establishment cinese come il grande “dragone rosso” dell’Apocalisse, e quindi lo identifica come un nemico spirituale da abbattere. La loro opposizione è motivata dalla loro convinzione che esso rappresenti il male assoluto, e cercano la sua rimozione come parte della loro missione religiosa (Wikipedia).
Quindi, senza minimizzare le persecuzioni derivanti da questa situazione, ritengo che l’accordo tra il Vaticano e la Cina rappresenti un passo significativo verso la normalizzazione dei rapporti, pur essendo soggetto a critiche e preoccupazioni. È importante notare che alcune pubblicazioni cattoliche importanti non solo criticano aspramente il governo e il sistema cinese, ma anche paesi come la Siria e la Russia. Queste pubblicazioni pur pensando di agire in buona fede, spesso finiscono con il supportare una visione della realtà conforme all’approccio imperialistico della NATO o ad organizzazioni internazionali opportunistiche come il National Endowment for Democracy (NED), che promuovono la perpetuazione del potere degli Stati Uniti. In questo modo danno l’immagine di fare da cassa di risonanza alle politiche occidentali che agiscono essenzialmente per motivi egemonici globali e di supremazia di mercato mediante i diritti umani.
La percezione della Chiesa cattolica come alleata delle potenze coloniali ha avuto effetti duraturi sulla sua presenza in Cina. Anche dopo la fine del periodo coloniale, il sospetto e l’ostilità verso la Chiesa sono rimasti. Durante il periodo della Repubblica Popolare Cinese, il governo comunista ha adottato una posizione critica verso le religioni straniere, compreso il cattolicesimo, vedendole come potenziali strumenti di influenza straniera.
La speranza è che il dialogo costruttivo possa portare a una maggiore libertà religiosa e a un miglioramento delle condizioni per i cattolici cinesi, nonostante le sfide storiche e politiche che rimangono.
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