Tutti i media all’unanimità riferiscono delle enormi risorse minerarie dell’Afghanistan. Ma come se ciò non bastasse, ora dicono che queste enormi risorse – tra le quali la più appetitosa è il litio – ( ma anche “grandi quantità di ferro e rame accessibili [e] abbondanti depositi di pietre pietre preziose, tra cui smeraldo, rubino e zaffiro”), passerebbero alla Cina, quindi gli Stati Uniti sarebbero doppiamente incapaci. in primo luogo per aver abbandonato l’Afghanistan e, in secondo luogo , per aver rinunciato a queste enormi risorse di cui avrebbero beneficiare offrendo la propria partnership.
Ebbene di tutto questo fragore informativo c’è ben poco di vero. Innanzitutto la presenza di una grande quantità di minerali e del litio, non è frutto di una scoperta ma di una stima fatta nel 2007. La fonte – come osservava Blake Hounshell su Foreign Policy – è il ministero delle Miniere dell’Afghanistan, che “è stato a lungo considerato uno dei dipartimenti governativi più corrotti del paese”, riporta il Wall Street Journal .
All’epoca agli Stati Uniti interessava rialzare un po’ il consenso sulla missione in Afghanistan e ha finto di dare credito a questa stima. Quindi anche se oggi i nostri media citano che la ‘US Geological Survey e la Marina degli Stati Uniti hanno concluso in un rapporto del 2007 che “l’Afghanistan ha quantità significative di risorse minerarie non combustibili non scoperte “, in realtà la fonte è lo stesso ministero afgano.
In altri termini, le risorse sono presenti ma non ci sono evidenze della precisa entità delle risorse minerarie. Esse non sono state rilevate da prospezioni geologiche ma da stime fatte in epoca ove la diffusione di tali notizie erano fin troppo conveniente. Ma sta di fatto che dal 2007 nessuna di queste risorse sono state sfruttate e addirittura anche i sovietici negli anni 80’ parlavano di tali risorse. Anche in questo caso mai sfruttate.
Soprattutto il problema è che lo sfruttamento dei minerali richiederebbe tempo, stabilità e una tonnellata di investimenti di capitali. La Cina lo ha già fatto in realtà. Diversi anni fa la Cina ha già speso 3 miliardi di dollari per lo sfruttamento delle risorse minerarie afgane ma completamente in perdita, soprattutto per la mancanza di infrastrutture o per la difficile utilizzazione di tali risorse, la corruzione e l’instabilità.
Anche la pubblicazione Daily Jstor riferisce che “l’estrazione mineraria richiede un grande investimento di capitale per produrre e raffinare il minerale e in infrastrutture per portare il prodotto finito sul mercato. L’insurrezione talebana in corso contro il governo dell’Afghanistan e l’occupazione statunitense di conseguenza rende molto difficile quantificare o fare affidamento sulle ricchezze minerarie dell’Afghanistan”.
Inoltre , la pubblicazione Politico riferì che un alto funzionario statunitense in pensione definì l’annuncio del governo sui minerali “piuttosto sciocco”: “Quando vivevo a Kabul all’inizio degli anni ’70, il [governo degli Stati Uniti], i russi, la Banca mondiale, l’ONU e altri erano tutti molto concentrati sull’ampia gamma di giacimenti minerari afgani. Modi economici per spostare il minerale verso i porti oceanici sono sempre stati il fattore limitante”.
Al Jazeera riferisce che l’Afghanistan è ricco di rame, litio, talco, marmo, oro, uranio e altri minerali , e che “si stima che la vasta ricchezza mineraria dell’Afghanistan superi i mille miliardi di dollari. Ma secondo i dati, ogni anno il governo perde circa 300 milioni di dollari di entrate dal settore minerario”.
La stesa CNN ammette che “Lo sviluppo dei giacimenti di litio, secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), richiede in media circa 16 anni. E lo sviluppo non è neanche iniziato. Pertanto, fa notare la CNN, la probabilità che i talebani, una volta al potere in Afghanistan, siano impegnati nell’estrazione di questo metallo è estremamente ridotta”. La CNN cita l’esperto dellaa società britannica Verisk Maplecroft Joseph Parkes “Sembra che sia ancora molto lontano dalla gestione funzionale dei giacimenti minerari”.
Quindi fino ad ora si parla di risorse potenziali ma la realtà è ben diversa. La prospettiva è per ora quella di grandi perdite. Tuttavia i grandi media stanno riportando la notizia rimbalzata l’una dall’altro , ipotizzando enormi profitti e che queste risorse cadranno immediatamente in mano alla Cina. Questa è la misura della disinformazione in atto e della professionalità di tali fonti, ove la diffusione di notizie è spesso solo funzionale alla narrativa più in auge.
patrizioricci by @vietatoparlare