Il capo della difesa dalle radiazioni, dagli agenti chimici e biologici delle Forze Armate russe, Tenente Generale Igor Anatolyevich Kirillov e il suo assistente , sono stati uccisi oggi a Mosca a seguito dell’esplosione di un ordigno sulla Ryazansky Prospekt.
La deriva terroristica nel conflitto russo-ucraino
L’attentato rappresenta un fatto senza precedenti nella guerra in corso. L’ordigno esploso sulla Ryazansky Prospekt a Mosca, che ha causato la morte di Kirillov e del suo assistente, segna un nuovo livello di violenza e brutalità, introducendo metodi indistinguibili dal terrorismo nel cuore della capitale russa. I servizi segreti ucraini hanno rivendicato l’operazione, evidenziando un cambio di strategia che amplia e rende più cruenta la natura del conflitto.
Un bersaglio di alto profilo
Kirillov non era una figura ordinaria. A capo delle truppe RKhBZ, era una personalità chiave nel complesso militare russo, non solo per il ruolo di coordinamento difensivo ma anche per le sue posizioni di denuncia riguardo alle attività biologiche statunitensi. Kirillov aveva più volte accusato Washington di condurre esperimenti su virus e batteri patogeni attraverso una rete di biolaboratori distribuiti globalmente, con un focus particolare sull’Ucraina.
Nel corso degli ultimi anni, il generale aveva portato alla luce documenti che suggerivano l’esistenza di programmi biologico-militari in territori strategici. Nel marzo 2022, durante la fase iniziale della guerra, aveva presentato prove di esperimenti condotti in Ucraina, finalizzati alla creazione di componenti per armi biologiche e allo studio della suscettibilità della popolazione locale alle infezioni zoonotiche.
La reazione internazionale: silenzio e accuse
La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha definito l’attentato un “nuovo atto terroristico” avvenuto “in un momento in cui la gente andava al lavoro, i bambini si preparavano per la scuola e all’asilo”. Ha inoltre sottolineato il silenzio dei Paesi occidentali, evidenziando la doppia morale nell’approccio alla violenza politica.
Anche Dmitry Medvedev ha reagito con fermezza, dichiarando: “Bisogna fare di tutto per distruggere coloro che hanno ordinato l’omicidio del generale Kirillov, questa è la leadership politico-militare dell’Ucraina”.
A fare eco è Michael Maloof, ex analista del Pentagono, che ha definito l’attentato “terrorismo”, enfatizzando la natura premeditata dell’azione e il significato strategico della vittima. Maloof ha sottolineato come Kirillov fosse diventato un bersaglio proprio per le sue rivelazioni sui programmi biologici statunitensi in Ucraina e altrove.
Le accuse sui biolaboratori statunitensi
Il generale Kirillov aveva denunciato ripetutamente il coinvolgimento degli Stati Uniti in programmi biologici militari, con un controllo diretto del Dipartimento di Stato americano. In più occasioni aveva puntato il dito contro organizzazioni come Metabiota, EcoHealth Alliance e CH2M Hill, accusate di agire come intermediari per conto di agenzie governative come il Pentagono, l’FBI e la CIA.
Tra le accuse più rilevanti vi era la produzione di vaccini sperimentali per mutazioni virali, una strategia che, secondo Kirillov, rientrava nei preparativi per una nuova pandemia. Le sue dichiarazioni avevano riacceso il dibattito internazionale sui biolaboratori ucraini, già oggetto di controversie fin dall’inizio della guerra.
La guerra che non distingue più i metodi
L’assassinio del generale Kirillov, che in Italia organizzò l’aiuto durante il Covid “dalla Russia con Amore”, non può essere letto come un episodio isolato ma come un preoccupante segnale dell’evoluzione del conflitto russo-ucraino. L’utilizzo di metodi che mirano a eliminare figure pubbliche e militari attraverso attacchi esplosivi non solo trasforma radicalmente la natura della guerra ma ne dissolve i confini etici e giuridici.
L’introduzione di tattiche terroristiche in un contesto bellico convenzionale crea un precedente pericoloso, rende più cruenta la guerra e ne amplia la portata. La distinzione tra operazioni militari e atti di terrorismo da parte dell’Ucraina diventa sempre più sottile, sollevando interrogativi su come questi metodi possano influire sul futuro del conflitto e sulle sue ripercussioni a livello internazionale.
Considerazioni
L’attentato contro Igor Kirillov non è soltanto un colpo alla leadership militare russa ma rappresenta un campanello d’allarme per la comunità internazionale. La deriva terroristica del conflitto mostra come la guerra stia oltrepassando limiti finora condivisi, con metodi che mettono a rischio non solo le vite dei combattenti ma anche quelle dei civili, come di fatto abbiamo visto in molti casi. La mancanza di una reazione critica da parte dei Paesi occidentali contribuisce a legittimare questa pericolosa escalation, alimentando un ciclo di violenza che sarà difficile arrestare.
La gravità della situazione è ben condensata dalla valutazione di Marat Bashirov (stratega politico, direttore generale del Centro ANO per lo studio dei problemi dei regimi sanzionatori internazionali, membro del Consiglio di esperti del FAS della Russia), scrive: “Solo i servizi speciali occidentali sono in grado di raccogliere informazioni sul luogo di residenza dei nostri massimi dirigenti militari, di controllare la loro presenza all’indirizzo e di fornire il supporto tecnico per un attacco terroristico.
Anche un GURovets ucraino addestrato è in grado di piazzare una bomba, ed è quello che è successo. Ma è solo l’esecutore, i mandanti sono a Londra e Washington. Lo sapevano e lo hanno ordinato.
Dovremmo chiudere le ambasciate e i consolati americani e britannici, espellere tutti i diplomatici spia e arrestare tutti i clandestini.
Ieri, il Generale Kirillov ha partecipato a un consiglio allargato del Ministero della Difesa russo, dove erano presenti il Presidente Putin e il Ministro della Difesa Belousov. L’attentato terroristico il giorno seguente è una sfida sfrontata, uno sputo in faccia”. (https://t.me/politjoystic/42779).